L’inizio dei playoff NBA 2024 non ha visto certo troppe emozioni per quanto riguarda il primo turno del lato Western Conference del tabellone. Abbiamo infatti tre serie ipotecate nelle prime gare dalle tre squadre di vertice, in ordine di classifica gli Oklahoma City Thunder, i Minnesota Timberwolves e i Denver Nuggets, che hanno confermato il distacco della stagione regolare in cui si sono giocate in esclusiva il primo posto negli ultimi mesi.

Solo la serie tra Los Angeles Clippers e Dallas Mavericks è apparsa più equilibrata e avvincente, mentre il resto dello scenario ha visto praticamente la fine di un’era: con Steph Curry già eliminato coi suoi Warriors nel play-in tournament, è toccato a LeBron James e Kevin Durant trovarsi sotto 3-0. Praticamente un passaggio di testimone in mano a nuovi campioni che avviene interamente durante un turno playoff.

Un'immagine già virale, con l'aggiunta di Chris Paul e Russell Westbrook

Un’immagine già virale, con l’aggiunta di Chris Paul e Russell Westbrook

Analizziamo quindi ciò che ci hanno finora offerto le prime battute della postseason che vedrà un secondo turno comunque potenzialmente più emozionante offrendo con ogni probabilità lo scontro diretto tra le suddette squadre di testa.

OKLAHOMA CITY THUNDER (1) – NEW ORLEANS PELICANS (8): 3-0

Finora quasi tutto facile per gli Oklahoma City Thunder che dopo essere stati nelle prime posizioni della Western Conference per tutta la regular season e aver conquistato il primo posto nelle ultimissime partite stanno dominando il primo turno contro i New Orleans Pelicans la cui resistenza è durata solo il tempo di gara-1.

La perdita di Zion Williamson per infortunio durante il play-in tournament e forse anche la mancata conquista dei playoff diretti che sembrava quasi cosa fatta a marzo hanno minato irrimediabilmente le certezze dei Pelicans, squadra con un sistema di gioco che prevede schemi piuttosto rigidi e che si è ritrovata ad avere poco più del veterano Jonas Valanciunas sotto canestro dovendo dare tantissimi minuti al bistrattato Larry Nance Jr. per sostituire Zion.

Il risultato è che all’equilibrio della partita inaugurale, in cui i Thunder l’hanno spuntata di soli due punti, sono seguite due gare che hanno visto la totale supremazia in campo della squadra allenata per il quarto anno da Mark Daigneault. I leader dell’Ovest non hanno pagato l’inesperienza quasi totale ai playoff e hanno confermato tutte le doti che l’hanno portata a guardare dall’alto in basso le rivali nella fase precedente.

Il ritorno della squadra erede dei Seattle Supersonics alla postseason dopo quattro anni ha quindi visto di nuovo un fantastico Shai Gilgeous-Alexander perfetto direttore d’orchestra coi suoi 28.3 punti a gara conditi da 4.7 rimbalzi e 5.7 assist affiancato da Chet Holmgren che ha definitivamente spazzato via gli ultimissimi dubbi sul suo impatto con la lega (e con la postseason) marcando 15.7 punti e 8.7 rimbalzi, calando leggermente i primi ma aumentando i secondi rispetto alla regular season (dove ha chiuso a 16.5+7.9) e da un grande supporting cast con le doti balistiche di Josh Giddey e Jalen Williams e la difesa di Lu Dort, elogiata dal suo stesso leader.

Proprio Dort è stato di fatto il giocatore decisivo per i Thunder in gara-1 ringhiando sull’ultimo possesso di CJ McCollum (tenuto alla fine a 20 punti con 9/22 dal campo) e costringendolo a forzare e sbagliare il suo nono tiro da tre punti (di cui solo 2 mandati a segno) sull’ultimo buzzer della gara.

Si può sicuramente parlare di rimpianti per i Pelicans in questa occasione (in cui hanno rimontato anche un -10 all’inizio dell’ultimo quarto) ma le due gare successive li hanno invece visti crollare prima con un -32 in gara-2 e poi, nella prima partita giocata in Louisiana, con 21 punti di distacco e un body language che lasciava intendere anche a un occhio distratto quanto i giocatori di Willie Green siano probabilmente già con la testa in vacanza.

Delle quattro serie ad Ovest questa è la maggiore candidata a uno sweep, in questo caso in favore di OKC che è ora attesa a uno scontro molto più probante nella fase successiva. La squadra di Daigneault ha mostrato di fare sul serio, a meno di miracoli dei Pelicans o dei Lakers vedremo se basterà a giocare alla pari con avversari più quotati dei New Orleans Pelicans di quest’anno.

DENVER NUGGETS (2) – LOS ANGELES LAKERS (7): 3-1

Nella notte del 27 aprile i Nuggets hanno visto interrompersi una striscia di 11 vittorie consecutive, tra playoff passati, presenti e stagione regolare, ai danni dei Los Angeles Lakers. Posto che non toglierà il sonno a Nikola Jokic e compagni, questo dato è già sufficientemente esplicativo del divario tra Denver, ormai da anni ai vertici della lega fino ad arrivare quest’anno a difendere il primo titolo della sua storia, e la Los Angeles gialloviola che sembra invece navigare a vista fin dall’anello del 2020.

La rivincita della finale di Conference dello scorso anno ha visto la squadra di Mike Malone andare sopra 3-0 prima che i Lakers realizzassero quello che con molta probabilità sarà solo il proverbiale punto della bandiera. Rispetto alla serie tra Thunder e Pelicans l’andamento delle singole gare è stato diverso con Los Angeles a iniziare in vantaggio e i Nuggets che si prendono la partita nel secondo tempo, anche rimontando un -20 nel terzo quarto di gara-2 andando a vincere con una prodezza assoluta, successiva al tiro da tre sbagliato da LeBron James, di un Jamal Murray che ha ulteriormente provato la sua clutchness.

Facile parlare di sfortuna per i Lakers ma nel momento in cui si ripete per tre volte di fila lo stesso scenario (LA in vantaggio a fine primo tempo in tutte e quattro le partite) la succitata differenza di valori tra le due squadre alla fine viene inesorabilmente rispettata dal campo. In particolare il supporting cast di Murray e Nikola Jokic si è confermato perfettamente funzionale come da anni a questa parte con le triple di Michael Porter Jr. (44.1% da tre a cui aggiunge anche 9.5 rimbalzi nella serie) e l’atletismo di Aaron Gordon (9 rimbalzi tondi a gara a cui aggiunge 15.5 punti) su tutti.

Da questo punto di vista il solo Austin Reaves (16.3 punti nella serie con buona costanza ma anche col 27.2% da tre) ha costituito finora un’alternativa consistente a LeBron e Anthony Davis, quest’ultimo nettamente il miglior Laker con medie che non si vedevano dalla finale vincente del 2020: 30.5 punti e addirittura 15.8 rimbalzi nella serie. Non basta però se il contributo dei compagni di squadra, criticato dallo stesso James al termine di gara-1, è del livello di quelli di D’Angelo Russell (che ha alternato una gara-2 da 7/11 da 3 a una gara-3 con zero punti e 0/7 dal campo o una gara-1 con 1/9 dall’arco) o di un Rui Hachimura ancora troppo timido per questo livello (mai in doppia cifra nella serie con l’ulteriore macchia dell’1/7 dal campo in gara-2)

Denver può quindi guardare in tutta tranquillità alla fine della serie malgrado la sconfitta in gara-4 con la reazione d’orgoglio di LeBron autore di un trentello tondo e top scorer dei suoi, godendosi ancora una volta un maestoso Nikola Jokic in tripla doppia di media nella serie: 29 punti, 15.3 rimbalzi, 10 assist. L’ennesimo clinic di un maestro del basket di questi anni, ancora una volta favorito per prendersi il titolo di MVP e leader di una squadra che già pregusta un’altra deep run nei playoff.

MINNESOTA TIMBERWOLVES (3) – PHOENIX SUNS (6): 3-0

Altro giro altro 3-0 iniziale con lo scontro tra due diversi tipi di progetto: quello dei Minnesota Timberwolves, iniziato con la famigerata trade per Rudy Gobert che tante critiche aveva portato alla dirigenza, e il win-now-mode dei Phoenix Suns con l’ennesima riproposizione dei Big Three rappresentati stavolta da Kevin Durant, Devin Booker e Bradley Beal. Sui risultati di questi progetti parla chiarissimo il campo.

Le tre partite giocate finora nella serie hanno visto il dominio pressochè totale della squadra allenata da Chris Finch che si trova sopra 3-0 per la prima volta nella sua storia oltre a ipotecare il passaggio del turno per la prima volta dal 2004. In tutte le occasioni i Wolves hanno vinto in doppia cifra iniziando dal +25 di gara-1, con la partita chiusa già tra secondo e terzo quarto, per poi proseguire col +12 di gara-2 e con lo sbancare il Footprint Center di Phoenix vincendo di 17.

Le deludenti stagioni passate hanno portato una preziosa dote d’esperienza a un gruppo ora affiatato e devastante guidato da un Anthony Edwards ormai da considerare tra le stelle assolute della lega (28 punti con 7.7 rimbalzi e 6.3 assist nella serie) e soprattutto dalla realizzazione definitiva del progetto riguardante il frontcourt di Minnesota. Così vediamo Karl-Anthony Towns libero di mettere in mostra tutte le sue qualità offensive in quanto Rudy Gobert è tornato a spazzare via qualsiasi cosa si muova nei pressi del suo ferro (17 punti e 13 rimbalzi per l’ex Jazz in risposta al sondaggio che lo indicava come giocatore più sopravvalutato della lega dai suoi colleghi)

Phoenix ha provato a rispondere agli avversari, a lungo primi nella Western Conference a fronte di una squadra che invece ha acciuffato la qualificazione diretta ai playoff solo nelle ultime gare, nel modo che tutti si aspettavano fin dall’inizio della stagione: cercando di controbattere colpo su colpo con le sue superstars e sperando che il loro talento individuale potesse bastare. Non è stato così neanche per sbaglio e a fianco dei 20.3 punti a gara di Booker (ma con solo 4/15 da tre) dei 24.7 di Durant e dei 19 con 50% da tre di Beal non c’è stato quasi nulla con Jusuf Nurkic in particolare che perde fragorosamente il confronto diretto con Gobert.

Dall’altra parte abbiamo invece un supporting cast degno di una squadra da deep run con l’uomo d’esperienza Mike Conley pronto a togliere pressione a Edwards, l’intensità di Nickeil Alexander-Walker e il sesto uomo dell’anno 2024 Naz Reid che ha mostrato di meritare appieno il riconoscimento con 10 punti tondi di media in soli 18 minuti medi di utilizzo.

Per quanto sia più che probabile, come per i Lakers, una reazione dei Suns in gara-4 per salvare l’onore evitando lo sweep anche in questo caso si può dire con discreto margine di certezza che la pratica primo turno sia in archivio per i Timberwolves che ora attendono con ogni probabilità lo scontro con i Denver Nuggets di Nikola Jokic. Una serie che si preannuncia incerta e appassionante tra due squadre che hanno dominato la Conference insieme ai Thunder e attese ora allo scontro diretto per il bersaglio grosso.

LOS ANGELES CLIPPERS (4) – DALLAS MAVERICKS (5): 1-2

Unica serie in equilibrio è quella tra i Clippers e i Mavericks al loro terzo scontro in cinque anni e con Luka Doncic al ritorno ai playoff dopo l’assenza dello scorso anno e stavolta coadiuvato, a differenza delle serie 2020 e 2021 che videro in entrambi i casi la vittoria di Los Angeles, dal fantastico Kyrie Irving dell’ultima parte di stagione.

La prima gara della serie è stata però una mattanza in favore dei Clippers che hanno fatto valere la loro maggiore esperienza ad alti livelli playoff disinnescando tutte le armi che avevano portato Dallas a prendersi i playoff a marzo. Così Daniel Gafford è stato massacrato da Ivica Zubac (20 punti e 15 rimbalzi per il croato-bosniaco a fronte dei soli 3 punti di Gafford) e James Harden ha sforacchiato da tutti i lati la difesa avversaria chiudendo con 28 punti e 6/11 da tre una partita che a livello di squadra era già finita dopo due quarti con i Clippers in vantaggio di 26, con particolare menzione per il secondo quarto da 8 punti totali per i Mavericks, peggiore prestazione in un quarto playoff dai 6 dei New Jersey Nets datati 2007.

L’assenza di Kawhi Leonard a causa di un’infiammazione al ginocchio non è pesata in una gara che ha visto solo PJ Washington a salvare la faccia per Dallas a fianco dei 33 di Doncic con 15 rimbalzi e dei 31 di Irving. Tuttavia al rientro dell’ex stella di Spurs e Raptors le cose sono cambiate e la difesa Mavericks è tornata quella delle ultime settimane di stagione regolare.

Proprio nella metà campo difensiva Dallas ha costruito le due vittorie che la portano ora in vantaggio per 2-1 nella serie con Washington (già negli annali la sua reazione all’alterco con Terance Mann in gara-3) Derrick Jones Jr. e alla fine anche Gafford (per quanto Zubac continui a vincere il confronto diretto) a contestare nuovamente ogni tiro e a rendere difficilissimo arrivare al ferro. Da questo punto di vista è stato fondamentale anche l’impatto di Dereck Lively, al rientro da un infortunio che l’aveva visto fuori da metà aprile, che malgrado l’età da rookie si esalta con 9 rimbalzi in gara-2 e con un devastante secondo quarto in gara-3 nel break poi mantenuto dai Mavericks fino al termine.

La serie è combattutissima e la gara-4 del 28 aprile è già fondamentale per entrambe le squadre, con Dallas che vuole ipotecare il passaggio del turno e i Clippers che con una vittoria si riprenderebbero il fattore campo. A dare un leggero vantaggio ai Mavericks nel pronostico è però la rotazione niente affatto ampia a disposizione di Tyronn Lue (con menzione disonorevole per un Russell Westbrook da censura in gara-3) e la questione leadership.

Se Harden si è confermato ancora in grado di guidare una squadra vincente lo stesso non può certo dirsi per Paul George, ancora una volta deludente ai playoff con una gara-3 inguardabile da 3/11 dal campo, mentre Leonard è ancora pesantemente condizionato dall’infortunio. Di contro l’alternanza tra Doncic e Irving, tolta gara-1, sta continuando a funzionare con l’ex campione NBA con Cleveland a finire il lavoro iniziato dallo sloveno.

Dal canto suo Doncic, anche lui peraltro non in perfette condizioni fisiche, sta mettendo su ancora una volta cifre da fenomeno assoluto andando non lontano dalla tripla doppia di media con 29 punti, 9.7 rimbalzi e 8 assist nella serie e confermandosi leader della sua squadra con i tiri che hanno chiuso gara-2.

Se la difesa della squadra di Kidd continuerà a funzionare assistendo i suoi leader sarà davvero dura per i Clippers, che dal canto loro possono sperare che i punti di George siano più incisivi e che Leonard, malgrado la condizione precaria, possa sfoderare lampi del campione che è.

In sostanza, malgrado Dallas possa dirsi leggermente favorita, questa si conferma l’unica serie in cui può accadere davvero di tutto.

One thought on “NBA Playoff 2024: il punto sulla Western Conference

  1. Premesso che Kidd come allenatore fa cacare, Doncic attualmente produce del gran stats padding (certo, la gente guarda gli ailàiz dove si vedono solo i tiri realizzati, ma nella realtà ci sono gli altri 50 o 60 o 70 sbagliati): il vero valore aggiunto dei MaveriX attualmente è l’immarcabile Irving. Lato LAC: Harden è insolitamente ordinato e preciso nel playmaking (bravo) ma le due vittorie dei Clippers sono firmate Paul George che forza quasi sempre (cattivo) ma esibisce giocate letteralmente jordanesche. Westbrick ex giocatore e pazienza.
    Delle vittorie di Dallas metà è arrivata con Harden+Leonard 2/15 da 3 (match perso di 3 punti) sicchè il margine è ancora californiano. Fosse sano Kawhi (non lo è per niente) pure ‘sta serie sarebbe durata poco. Considerazione collaterale: i Celtics hanno dominato una conference davvero mediocre.

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