Uno, due tre, quattro. Basta questo per portarsi a casa una serie NBA e passare il turno dei Playoff. Semplice, no? Quattro vittorie, facile facile. Eppure tutto ciò che succede sopra il parquet rende il compito uno tra i più complicati dello sport. Per sforzo fisico, per stress, per impegno mentale, per tensioni, per polemiche arbitrali. Perché tutto quello che la palla a spicchi dà, è pronto a togliertelo in un nanosecondo. Un tiro sulla sirena. Un minuto di disconnessione psico-fisica. Un infortunio in garbage time. Perché se c’è una cosa vera nella lega americana, è che basta un battito d’ali di farfalla per scatenare uno tsunami.

Ma ora bando alle ciance. Praticamente raggiunta la decima alba della post-season 2024, nessun verdetto è ancora stato definito nella parte est degli Stati Uniti. Tutto è ancora in gioco, da definire. Almeno in apparenza. I rapporti di forza rimangono invariati più o meno ovunque, ma le certezze traballano. Dappertutto.

BOSTON CELTICS (1) vs MIAMI HEAT (8): 3-1

Doveva essere lo sweep degli sweep. La prima forza della Eastern Conference (e dell’intera NBA) contro una squadra che per quanto agguerrita giocava priva di Terry Rozier e Jimmy Butler, e con un Tyler Herro ancora in convalescenza. Beh, come sempre il parquet si riserva di tirar fuori qualche sorpresa ogni tanto. Vincerà Boston? Tendenzialmente sì. Ma i biancoverdi hanno perso molte certezze non facendo rimanere inchiodati sulle zero vittorie i Calori di Miami.

Gara-1 è senza storia. Sembra il perfetto primo capitolo di un secco 4-0 senza possibilità di controbattere. Il 114-94 finale con cui Boston prende il comando della serie è perfino bugiardo, complice una semi-dormita di qualche minuto nell’ultimo quarto che ha fatto ‘riavvicinare’ gli Heat. In ogni caso al TD Garden vittoria corale: in doppia cifra Hauser, Porzingis, White, Horford, Tatum e Brown. Facile facile, come da pronostico.

Gara-2 arriva come un fulmine a ciel sereno: 101-111. L’attacco di Miami – non si sa per quale stregoneria di coach Spoelstra – funziona. La retina si muove, Boston risponde ma la retina continua a non voler stare ferma. Gli Heat hanno il pallino del gioco in mano, e prendono anche controllo del tabellone nel terzo quarto. Parzialino di 27-18 e allungo decisivo fino alla sirena finale. E fu così che la ottava testa di serie senza due dei tre migliori giocatori espugna le mura casalinghe della migliore squadra NBA. Tutto normale, no? Herro ne mette 24 con 14 assist, Adebayo 21 con 10 rimbalzi e pure un vintage Caleb Martin supera i 20. Ma decisivo è un sonoro 53.5% dall’arco, la classica arma dei floridiani.

Si va a South Beach per Gara-3, e il copione riprende come previsto: 104-84. Dominio incontrastato dalla palla a due al termine. Da entrambe le parti non splende nessuno, il punteggio basso lo certifica. Bastano i 44 del duo Brown-Tatum e i 18 di Porzingis contro una Miami che improvvisamente ha smesso di ricordarsi come si gioca in attacco.

Gara-4 non è molto diversa: 102-88 per una Boston corsara che si riprende con gli interessi tutto quello che aveva perso al TD Garden. Protagonista assoluto della serata è Derrick White, 38 punti con il 58% dal campo e 8 triple segnate. Miami non riesce mai a entrare in ritmo e perde la sesta partita consecutiva casalinga di Playoff. Unica nota dolente per i verdibianchi? L’infortunio di Porzingis, che rischia di privare coach Mazzulla di uno degli uomini di punta. Una perdita che andrebbe a colpire Boston proprio nel reparto dove è rimasta meno scoperta: finché è Miami a mezzo servizio ancora va bene, ma di fronte a una New York o a una squadra più agguerrita avere Horford in campo per 34 minuti…

NEW YORK KNICKS (2) VS PHILADELPHIA 76ERS (7): 3-1

Si preannunciava la serie più interessante e combattiva dell’Est. Non ha deluso: qualche parolina di troppo da entrambe le parti, dei fischi arbitrali a dir poco dubbi, gli errori ammessi dalla stessa lega NBA, i cinquantelli, le triple folli e le rimonte disperate. Quattro partite giocate, quattro tirate fino all’ultimo minuto. Un manifesto del basket. Non tanto quello moderno e spettacolare, tutto triple e schiacciate, ma quello un po’ nostalgico e old school. Anche perché in fondo sono i Playoff, e qui segnare più punti dell’altro è l’unica cosa che conta.

Il Madison Square Garden è gremito per Gara-1, e non viene certo deluso. Le due franchigie si alternano: il primo quarto va a Philly, il secondo (33-12!) ai Knicks, il terzo agli ospiti e il quarto di nuovo ai Knicks. Il risultato finale recita 111-104 per i padroni di casa newyorchesi grazie ai 22 di Brunson e Hart (che ci aggiunge i suoi 13 rimbalzi) e i 21 di McBride.

Gara-2 è sinonimo di polemiche. Sul filo del rasoio, Philadelphia è avanti di cinque a 50 secondi dal termine. Nello spazio di 27 secondi succede di tutto. New York accorcia a -2 con una tripla di Brunson. Rimessa dal fondo Sixers: Maxey è vistosamente trattenuto, coach Nurse prova a chiamare timeout. Nessun fischio. Anzi la palla è messa in gioco e finisce nelle mani dello stesso Maxey: braccato con contatti a dir poco dubbi, prova a difendersi. Nurse richiama timeout… ignorato di nuovo. Palla persa, tripla, ferro, rimbalzo offensivo, tripla, bang! DiVincenzo firma il chiacchieratissimo e decisivo sorpasso per portarsi a casa la partita 104-101.

Si va a Philadelphia, dopo che la NBA ha apertamente ammesso gli errori arbitrali. E Gara-3 questa volta va nelle tasche dei Sixers: 125-114. Il tutto grazie a un terzo quarto da +16 e 43 punti segnati. Ma soprattutto dai 50 di Embiid, ci si aggiungono i 25 di Maxey. Ai Knicks non basta un eroico Brunson da 39 punti e 13 assist.

Uno spettacolo, quello di Brunson protagonista, che si ripete in Gara-4. Sempre Wells Fargo Center, pieno zeppo di sostenitori Knicks, ma questa volta l’esito è diverso. New York espugna la Pennsylvania e torna a casa sul 3-1 grazie a un risicato 97-92. Di quei 97, Brunson ne segna 47 (+10 assist). Uno spettacolo dietro a un capolavoro… esattamente ciò che ci ha fatti innamorare di questo fantastico giocatore.

MILWAUKEE BUCKS (3) VS INDIANA PACERS (6): 1-3

Forse l’unica vera sorpresa arriva da qui. Una sorpresa per modo di dire, in realtà. Perché giocare senza Giannis Antetokounmpo contro una banda di giovani assatanati non è mai una passeggiata. Certo, però, le aspettative erano ben diverse.

Soprattutto perché il preludio – vale a dire Gara-1 al Fiserv Forum – non aveva avuto storia. Doppia doppia di Middleton (23+10) e Portis (15+11). E un Damian Lillard formato Dame Time che di punti ne ha piazzati ben 35 e sembrava essere tornato la sua versione migliore. Insomma, quello dei Playoff. Il 109-94 finale sta anche un bel po’ stretto ai Cervi visti i valori espressi in campo. Rendendo inutili, lato Pacers, i 36 punti di Pascal Siakam. E quel segno dell’orologio che Haliburton aveva fatto durante la NBA Cup di dicembre sembrava invecchiato molto male.

Di qui in avanti una fatica immane. Gara-2 è la replica della prima uscita ma a ruoli invertiti. Con la differenza che il vantaggio di Indiana non nasce da uno strappo iniziale ma da un costante lavorio ed erosione della difesa di Milwaukee. Lillard ne mette ugualmente 34, cui il solito Siakam risponde con un sonoro 37+11. Haliburton, la vera stella della franchigia di Indianapolis, finalmente risponde presente con una doppia doppia da 12 punti e 12 assist. In poche parole: 44% da tre, 55% dal campo e vittoria 108-125 per i Pacers.

Da Gara-3 in poi, per coach Rivers inizia un incubo. Manca poco alla fine del primo quarto e Lillard si ferma: la diagnosi – tendinite del tallone d’Achille – arriva solo molto dopo la partita. È però evidente che dopo il rientro sul parquet l’ex Blazers non è saldo sui suoi appoggi. Fa in tempo a segnare 28 punti, sostenuto dalle gesta da 42 punti di Middleton. Non basta: al supplementare la spuntano i giovani gialloblu 118-121. trascinati dalla tripla doppia di Haliburton (18 punti, 16 assist e 10 rimbalzi) e da altri cinque giocatori in doppia cifra.

Di male in peggio: Gara-4 (a questo punto senza Antetokounmpo e Lillard) inizia in modo pessimo per i Bucks. Sette minuti di gioco e Bobby Portis viene cacciato dal campo per espulsione. Lopez, Middleton e Beasley non possono reggere la baracca da soli. E i Pacers sembrano aver trovato il loro ritmo: 51% da tre e vittoria facile 113-126. Guidati dai 53 punti del duo Haliburton-Turner. E ora si torna al Fiserv Forum per la possibilità di chiudere la serie. Per Indiana, non per Milwaukee.

CLEVELAND CAVALIERS (4) VS ORLANDO MAGIC (5): 2-2

Il riassunto della serie sulla carta più combattuta della Eastern Conference potrebbe essere un vecchio adagio latino un po’ riadattato: idem con patate. Due partite in casa Cavs, al Rocket Mortgage Fieldhouse. Due partite in casa Magic, al Kia Center. Appaiati a due a due, il copione è sempre lo stesso. E la qualificazione ancora completamente in bilico ne è solo uno degli indicatori.

Gara-1 è un assolo Cavs. Il risultato di 97-83 evidenzia due verità. La prima: che quando Cleveland accende la difesa, è davvero dura segnare. E come ben sappiamo, nei Playoff le partite si vincono soprattutto nella propria metà del campo. La seconda: che questi Cavaliers non sono ancora riusciti a trovare una quadra offensiva efficace. Quattro su quattro sotto i 100 punti. Ma merito va dato alla difesa di coach Mosley. Intanto però Bickerstaff si gode i 30 punti di Donovan e la doppia doppia monstre di Jarrett Allen (16 punti e 18 rimbalzi).

Gara-2 è una Gara-1 due notti dopo. Le squadre rimangono leggermente più vicine, ma il tabellone finale recita comunque 96-86 per i padroni di casa. Jarrett Allen ancora protagonista (16 punti e 20 rimbalzi), Mitchell e Garland contribuiscono con 39 punti. Per Orlando niente da segnalare. Almeno finché la serie non si sposta in Florida.

Nello Stato del sole, la musica cambia tonalità. Completamente. I Magic segnano, e anche tanto. I Cavs no, anzi faticano ancora di più a penetrare le mura difensive degli avversari. Gara-3 è dominio assoluto per i nord-floridiani: 121-83. A guidare la carica ci pensa un fenomenale Banchero (31 punti e 14 rimbalzi), cui si aggiunge un Suggs da 24 punti e un Franz Wagner da 16.

Passano due giorni ma la storia non cambia. Gara-4 e la torcia passa nelle mani di Wagner: 34 punti e 13 rimbalzi. Serve poco altro per annientare un attacco dormiente come quello dei Cavaliers. Il 112-89 è una sirena di allarme per tutti in Ohio. E ora? Adesso viene il bello. Perché sfido chiunque a predire con assoluta certezza cosa accadrà stanotte. È semplicemente impossibile.

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