Spoiler: nel corso di questa puntata di 7for7, una rubrica dedicata al basket NBA, si parlerà qua e là anche di:
– football americano
– ciclismo
– rapper con manie di protagonismo
– Lapo Elkann & Fantozzi
– francobolli rari
– alieni

L’ho detto prima così almeno poi non mi venite a fare rimostranze perchè il contenuto non era di vostro gradimento. In ogni caso l’ufficio reclami di Play.it USA è aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17, oppure in alternativa potete attendere 7 giorni l’arrivo su queste frequenze del molto più serio Andrea Cassini.

 

LUNEDÌ 06 MARZO – WHEN THE JAZZ GO MARCHING IN

donovan mitchell

L’esplosione del numero 45 è una delle ragioni dei recenti successi dei Jazz, ma non è l’unica

I Jazz al momento sono fuori dalle magnifiche otto della Western Conference. Il record attuale, 37 vinte e 30 perse, non è ancora sufficiente per guadagnarsi un posto al sole e vale solamente il decimo posto ad Ovest. Però… C’è un però. Utah è partita malissimo, subendo oltremodo il contraccolpo derivato dalla partenza di Gordon Hayward in direzione Boston. Ma da un paio di mesi a questa parte Coach Snyder (signor allenatore se mi permettete un giudizio personale) sembra aver trovato la quadratura del cerchio e sono arrivate ben 18 vittorie nelle ultime 20 partite, comprese diverse quality win con squadre del calibro di Spurs (x2), Pelicans (x2), Raptors e Warriors.

Se l’impatto del rookie Donovan Mitchell è stato indubbio (19.7 punti, 3.6 rimbalzi e 3.6 assist a partita) e in un mondo senza Ben Simmons potrebbe garantirgli a mani basse il premio di ROY, non va assolutamente sottovalutato il contributo di molti suoi compagni. Rudy Gobert dal suo ritorno post-infortunio è tornato ad essere la miglior ancora difensiva dell’intera NBA e sembra anche aver finalmente trovato il modo di convivere in frontline con Derrick Favors. Ricky Rubio, dopo aver inizialmente subito negativamente lo spostamento a guardia off-ball, ha cominciato a ritagliarsi uno spazio importante anche come scorer e da gennaio in poi sta tirando con quasi il 40% da tre punti. E a proposito di tiri dall’arco, Joe Ingles sta avendo una stagione spettacolare con circa il 45% dalla lunga distanza, a cui vanno aggiunti 4.1 rimbalzi e 4.2 assist che lo rendono il perfetto giocatore di complemento per la truppa di Snyder.

Se sapranno mantenere questa costanza di rendimento fino alla fine allora i playoff sono ampiamente alla portata, anche perchè la strenght of schedule dei Jazz da qui alla fine è la migliore tra le concorrenti. In ogni caso, nello Utah si intravede la costruzione di qualcosa di molto interessante e un po’ di spazio nel cap per migliorare ulteriormente il roster nella prossima offeason ci sarà.

 

MARTEDÌ 07 MARZO – “AND THE PASS IS… CAUGHT BY LEBRON JAMES!”

pittsburg stealers

Se proprio volesse fare l’impresa delle imprese però dovrebbe provare con i Cleveland Browns…

LeBron James sarà free agent alla fine della stagione, e questo ormai lo sanno anche i sassi. È quindi prevedibile che da qui a luglio (e qualcuno, come vi ha raccontato Andrea la scorsa settimana, ha già cominciato) saranno molte le squadre che proveranno a convincere il Re di rappresentare il posto giusto per rendere immortale la sua legacy. Che però a queste squadre si potessero aggiungere i Pittsburg Steelers della NFL sinceramente non me lo aspettavo.

JuJu Smith-Schuster, wide receiver della franchigia della Pennsylvania, ha ufficialmente invitato LeBron a raggiungerlo per compiere l’ultimo passo che lo separa dall’immortalità. Secondo Schuster, James ha già realizzato tutto nella NBA, ma potrebbe diventare indiscutibilmente il miglior atleta di tutti i tempi se decidesse di spostarsi in NFL per vincere il Super Bowl con gli Steelers.

L’ipotesi è suggestiva: LeBron è da sempre un appassionato di football, ha giocato wide receiver alla high school e a flag football non se non se la cava affatto male. Inoltre i suoi 203 centimetri per 113 chilogrammi e le strepitose doti atletiche sarebbero sicuramente compatibili anche con la NFL (quantomeno su Madden 2K18). Peccato solo per un piccolo dettaglio… Mi sembra infatti piuttosto improbabile che James decida a 34 anni di mollare la NBA, rinunciando al trono di miglior giocatore di basket del pianeta (o giù di lì), per andare a prendere inenarrabili legnate dalle secondarie della NFL, che tra l’altro non vedrebbero l’ora di dimostrare al mondo che i veri “duri” sono quelli che giocano a football mentre i cestisti sono solo delle delicate signorine. Ma, come sempre, perchè rovinare una bella storia con la verità?

 

MERCOLEDÌ 08 MARZO – RAPTORS CLINCH PLAYOFF SPOT

Lo confesso, la prima volta che ho letto il nome di Fred Van Vleet pensavo si trattasse di un ciclista fiammingo

Con questo canestro di Fred Van Vleet i Toronto Raptors sono stati la prima squadra della NBA a garantirsi matematicamente il posto ai playoff in questa stagione. Prima dei Warriors campioni in carica, prima dei Rockets delle 17 vittorie consecutive, prima dei rampanti Celtics di Coach Stevens, prima (molto) dei Cavaliers di Sua Maestà LBJ. Nonostante questo, quando si parla di favorite per il titolo NBA il nome dei Raptors viene spesso dimenticato nell’armadio.

La scorsa estate molti avevano storto il naso davanti ai faraonici rinnovi concessi a Kyle Lowry (100 milioni in tre anni) e Serge Ibaka (65 milioni in tre anni), che aggiunti ai contratti di Valanciunas e DeRozan hanno fatto lievitare il cap a quota 116 milioni per il 2018, 126 per il 2019 e 121 per il 2020. Il tutto per una combinazione di giocatori che sembrava aver già dato il meglio di sè arrivando alla finale di Conference del 2016 e che nella passata stagione è stato schiantato dai Cavs in semifinale.

Ma Masai Ujiri è tutto fuorchè un cretino e come risultato Toronto sta disputando la stagione migliore della sua storia. DeRozan ha aggiunto anche una spolverata di tiro da tre al suo arsenale, Lowry è nel pieno della sua maturazione cestistica (sperando che non si smarrisca nuovamente nella offseason), il trio Valanciunas-Siakam-Poeltl è un’ottima combo di lunghi e la panchina dei Raptors numeri alla mano è la migliore della NBA. Basterà per arrivare fino in fondo? Non lo sappiamo, ma come minimo la stagione della franchigia canadese meriterebbe un po’ più di rispetto.

 

GIOVEDÌ 09 MARZO – THAT DAMNED RIGHT ANKLE

stephen curry

Cavigliere o non cavigliere, quelle articolazioni di Curry sembrano essere sempre a rischio

Dopo soli due minuti e ventidue secondi dall’inizio della gara casalinga contro i San Antonio Spurs, Curry ha appoggiato il piede su quello di Dejounte Murray e la sua caviglia si è girata in modo innaturale. La solita, maledetta caviglia destra che già è stata fonte di diversi problemi in passato, non ultimo quello  che ha costretto Steph a saltare la maggior parte dello scorso dicembre. Prima di uscire zoppicando, Curry ha comunque tirato e segnato i due liberi che gli derivavano dal fallo subito (vi ricorda qualcuno?). Riaccompagnato negli spogliatoi, i medici hanno effettuato i dovuti test e decretato la fine della sua serata sul parquet.

Ad una prima occhiata l’infortunio non è sembrato essere troppo grave e anche nei giorni seguenti lo staff medico di Golden State ha scongiurato drammi. Curry verrà tenuto a riposo per qualche partita ma fortunatamente dovrebbe tornare in campo a breve, anche se ovviamente Kerr lo farà rientrare soltanto quando sarà al 110%.

Nella partita in questione i Warriors sono poi riusciti a prevalere grazie alla tripla doppia di Draymond Green e ai 37 punti di Kevin Durant, portando a 7 il conto delle vittorie consecutive (striscia poi interrotta due giorni dopo dalla sconfitta contro i Blazers) e rimanendo in scia ai Rockets nella lotta al primo posto della Western Conference. Ma ovviamente l’attenzione adesso è rivolta tutta verso il recupero di Steph, che in stagione sta viaggiando su numeri comparabili rispetto alla sua stagione da unanimous MVP: 26.3 punti, 5.1 rimbalzi, 6.2 assist con il 49.4% dal campo, il 42.4% da tre e il 91.9% ai liberi.

 

VENERDÌ 10 MARZO – #GUARANDRAKE

I gradi di separazione tra Lapo Elkann e Drake diventano sempre meno con il passare del tempo

Lo so, di solito negli episodi di 7for7 non parliamo mai due volte della stessa squadra, però questa occasione era troppo ghiotta per farsela scappare. Intanto perchè è stata la sera del confronto tra la numero 1 ad Ovest, Houston, e la numero 1 ad Est, Toronto. La partita è stata come previsto molto tirata e anche decisamente bella e si è risolta solo all’ultimo possesso, validando ancora una volta la teoria espressa sopra che i risultati e il gioco Raptors dovrebbero già aver fatto alzare ben più di un sopracciglio.

Ma in fondo la partita è stata solo un contorno al grande protagonista della serata. Il tifoso numero uno della franchigia canadese, il rapper Aubrey Drake Graham noto semplicemente come Drake, ha infatti deciso di rubare il proscenio ai giocatori. Nel pregara esibendosi in un pep talk in cui ha garantito che i suoi Raptors avrebbero interrotto la striscia vincente da 17 partite degli avversari. Nel finale, sussurrando all’orecchio di Trevor Ariza le magiche parole di sfiga tramandate dal mitico ragionier Fantozzi. Risultato? Mezzo pasticcio di Ariza e conseguente tiro di Harden da lontanissimo che non prende nemmeno il ferro. Raptors vittoriosi, Drake MVP e la #Guarandrake si prende lo spazio nella storia una volta riservato all’immortale Rasheed Wallace.

 

SABATO 11 MARZO – GO KAWHI GO

In questa foto più rara di un Gronchi Rosa potete ammirare l’unico sorriso nell’intera carriera NBA di Leonard

Un paio di settimane fa ero stato estremamente pessimista sulle possibilità che il rapporto tra Kawhi Leonard e gli Spurs proseguisse oltre questa stagione. Le dichiarazioni che (faticosamente) filtravano dalla franchigia e dall’entourage del giocatore erano estremamente asciutte e lacunose e l’impressione generale è ancora quella che tra le due parti ci siano parecchi punti di frizione.

Vedremo cosa succederà da luglio in poi, ma nel frattempo i timori di Popovich di non poter avere a disposizione Leonard per il finale di stagione a quanto pare erano infondati. Secondo quanto riportato infatti da Lisa Salters della ESPN, Kawhi dovrebbe tornare a disposizione di Coach Pop nella partita di giovedì prossimo contro i New Orleans Pelicans.

Giusto in tempo, viene da dire. Gli Spurs sono infatti in un periodo di estrema difficoltà: hanno perso 9 delle ultime 13 partite e vedono a rischio l’approdo ai playoff. Questa sarebbe un’evenienza più unica che rara dalle parti di Fort Alamo, visto che qui sono abituati a godersi la postseason da 20 anni consecutivi (!), ma Utah e Denver, che occupano la nona e la decima posizione nella graduatoria della Western Conference, incalzano distanti solo mezza partita. Vedremo se il rientro di Leonard sarà sufficiente a tenere a sufficiente distanza le inseguitrici o se come svago primaverile ai cittadini di San Antonio rimarranno solamente le tranquille passeggiate sul quel Riverwalk tanto caro a Mark Cuban.

 

DOMENICA 12 MARZO – ONE VISION

Assist of the Year?

Ok, questa settimana la regola “NO 2X” è andata bellamente a donne di facili costumi. Però spiegatemi voi come potrei bypassare una roba come questa… Ovviamente poi la partita i Cavs poi l’hanno persa (ancora) e sono scesi (ancora) nella classifica della Eastern Conference fino al quarto posto, con preoccupante tendenza al peggioramento. Hanno fatto sembrare Julius Randle una sorta di Wilt Chamberlain redivivo e concesso ad Isaiah Thomas una dolce, seppur minima, vendetta.

Insomma, i Cavs al momento fanno (ancora) abbastanza schifo, ma James sembra sempre un uomo arrivato da un altro pianeta.

 

Anche per questa settimana è tutto, appuntamento tra sette giorni con Andrea e con me in una quindicina. Jorghes out

One thought on “7for7 La settimana in NBA (Ep. 10)

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