Dopo un episodio speciale dedicato all’All Star Game, anche questa è stata una settimana “diversa” in cui i giocatori hanno continuato le loro vacanze fino al mercoledì. Ma fortunatamente il mondo della NBA è talmente interessante che anche con il campionato fermo gli argomenti di cui parlare non mancano mai. Infatti, anche se avrei voluto cominciare la settimana raccontandovi nei dettagli di come una povera ragazza abbia dovuto aspettare oltre tre anni per ricevere una risposta da quel figaccione di Steven Adams, purtroppo ho dovuto ripiegare su cose più serie.

 

LUNEDÌ 19 FEBBRAIO – GUESS WHO’S (TRYING TO COME) BACK

Chris Bosh è convinto di aver ancora qualcosa da dire in NBA e ci piacerebbe che avesse ragione

Nel corso di un’intervista rilasciata a ESPN First Take, Chris Bosh ha dichiarato di essere in forma, allenato, e desideroso di tornare a giocare al più presto. L’ala da Georgia Tech è fuori da oltre due stagioni, ossia da quando importanti problemi di coaguli nel sangue spinsero i Miami Heat a fermarlo definitivamente, dopo che già nel 2015 era stato costretto a saltare i playoff per lo stesso problema.

Bosh si è sempre opposto alla decisione del front office di Miami, ma diverse commissioni mediche (l’ultima delle quali lo scorso giugno) hanno confermato la diagnosi e gli hanno impedito di tornare sul paquet, sostenendo che la carriera del nativo di Dallas dovesse considerarsi finita. A quanto pare però il giocatore non si arrende: sostiene di essere pronto, che diversi medici gli hanno assicurato che sta bene e che tornare a giocare non sarebbe un rischio per la sua salute.

Nel proseguo dell’intervista Bosh sostiene che, se potesse essere autorizzato a rientrare in campo già in questa stagione,  gli piacerebbe giocare in una di quelle che ritiene essere le tre squadre più forti della NBA: Golden State, Houston e Toronto. Ai Warriors e ai Rockets troverebbe dei sistemi tattici perfetti per le sue caratteristiche di stretch-five, mentre a i Raptors tornerebbe a vestire la maglia con cui è diventato un All Star.

Al momento si tratta solo di fantabasket, perchè sembra difficile che la NBA possa tornare sui suoi passi e che qualche franchigia si prenda gli enormi rischi connessi ad un ritorno in campo di Bosh. Però lasciateci sognare: non è mai bello vedere un giocatore costretto a fermarsi per problemi di salute e ci piacerebbe davvero che la parola fine sulla sua carriera potesse essere cancellata per fare spazio ad un altro capitolo.

 

MARTEDÌ 20 FEBBRAIO – DALLAS, WE HAVE A PROBLEM

Nell’immagine l’espressione di Mark Cuban dopo aver letto il reportage di Sports Illustrated sui Dallas Mavericks

Mark Cuban e i Dallas Mavericks avevano già fatto saltare la mosca al naso ai vertici della NBA il giorno prima, quando nel corso del podcast House Call with Dr. J della ESPN il proprietario della franchigia texana aveva ammesso candidamente di aver detto ad alcuni suoi giocatori che “At the moment, losing is our best option“, invitando in sostanza gli atleti a perdere quante più partite possibili da qui alla fine della stagione per guadagnare palline nella lottery di Giugno. Puntuale è arrivata pochi giorni dopo la multa della NBA da 600.000 dollari, da aggiungere alla lista (per la verità piuttosto corposa) di sanzioni collezionate dal vulcanico presidente Cuban.

Il tutto però sbiadisce nel confronto con il polverone che ha suscitato un lungo reportage di Sports Illustrated, nel quale viene riportato come l’ex amministratore delegato dei Dallas Mavericks, Terdema Ussery, sarebbe al centro di un clamoroso scandalo di molestie sessuali che coinvolgerebbe anche altri esponenti della franchigia texana. Le accuse vanno dalle richieste di sottostare a rapporti sessuali, ai commenti sessisti, al palpeggiamento durante le riunioni. Ma la cosa peggiore è che diverse donne sostengono che tutto l’ambiente (ad esclusione della zona “tecnica” della franchigia) sia pervaso da un clima generale di ostilità verso le donne e che la cosa sia nota a tutti i livelli. La definizione usata è “Animal House in the real life“.

Se pensiamo a quanto successo con il caso-Sterling ai Los Angeles Clippers, l’intera proprietà dei Mavericks è a rischio di pesanti sanzioni. Cuban ha promesso che verrà istituita una commissione indipendente e che i colpevoli verranno tutti allontanati, ma di sicuro questo è solo l’inizio di una storia che sarà lunga, difficile e dolorosa: da tifoso dei Mavs, ne sono particolarmente disgustato e preoccupato.

 

MERCOLEDÌ 21 FEBBRAIO – BYE BYE KAWHI?

kawhi leonard

Possibile che non vedremo mai più Kawhi giocare con questa maglia?

La telenovela Leonard è stata fin dal principio molto misteriosa anche per gli standard degli Spurs. Zero notizie su un infortunio, tendinite al quadricipite destro, che all’inizio sembrava una cosa da poco e con il passare dei mesi è apparso invece sempre più grave. Kawhi ha provato a rientrare a dicembre, ma dopo 9 partite è stato costretto a fermarsi nuovamente.

Dopodichè di nuovo silenzio quasi assoluto fino appunto a mercoledì, quando Gregg Popovich ha dichiarato che sarebbe sorpreso di vedere Kawhy Leonard rientrare in campo in questa stagione e che gli Spurs devono andare avanti senza di luiAd aggiungere benzina sul fuoco il super-insider Adam Wojnarowski ha affermato che in realtà Leonard avrebbe ricevuto il via libera per tornare a giocare ma che adesso sarebbe stato lui a rifiutarsi di rientrare nel roster. La notizia non solo pone una pietra tombale sulle speranze degli Spurs (peraltro non moltissime) di poter competere con le corazzate dell’Ovest in questa stagione, ma rischia di complicare non poco la possibile permanenza del giocatore nella franchigia texana.

Leonard è sotto contratto fino al 2020 ma ha un ‘opzione per uscire dal contratto un anno prima e  sembra essere ai ferri corti con gli Spurs, che quindi tra quindici mesi rischierebbero di perderlo senza avere niente in cambio. Più che possibile, a meno di una clamoroso pace estiva “stile Aldridge”, che gli Spurs a Luglio comincino a valutare le proposte di trade che arriveranno dalle altre franchigie. Leonard è uno dei primissimi giocatori della Lega e avrà sicuramente molti pretendenti, ma la storia recente ci insegna quanto sia difficile ottenere una adeguata contropartita per una stella che dichiara (più o meno esplicitamente) di volersene andare.

GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO – THE BUZZER BEATER GAME

Not one, not two, not… Ops, quella era un’altra storia.

Finalmente riparte la NBA, dopo una pausa dell’All Star Game mai così lunga come in questa stagione. Se qualcuno poteva avere il timore che tanti giorni di pausa potessero bagnare le polveri dei giocatori, guardando la partita tra Warriors e Clippers ha potuto tranquillizzarsi.

Intanto perchè le due squadre hanno realizzato un totale di 261 punti tirando una con il 50% (i Clips) e l’altra con il 62% (i Dubs) dal campo. Poi perchè Stephen Curry, che giorni liberi in realtà ne ha avuti decisamente meno degli altri, ha piazzato 44 punti con 6/8 da due, 8/11 da tre e 8/8 ai liberi. Infine perchè, cosa a memoria mai vista nel corso di una partita NBA, si sono visti tre buzzer beaters per ciascuno dei primi tre quarti. Prima un tiro assurdo di Steph, poi una magia di Gallianari, infine il circus shot di Lou Williams. Vero che i biglietti alla Oracle vengono via un po’ cari, ma direi che i tifosi presenti alla gara non hanno potuto certo lamentarsi.

Ah, visto che all’appello mancava il tiro allo scadere per chiudere il quarto quarto, ci ha poi gentilmente pensato Russell Westbrook.

 

VENERDÌ 23 FEBBRAIO – JIMMY GETS INJURIED

Come rompe i giocatori Tom Thibodeau nessuno mai.

Odio parlare dei giocatori che si fanno male. Essendo stato un ex atleta il primo pensiero corre a tutte le volte, purtroppo non poche, in cui mi sono trovato nella stessa situazione, però a quanto pare quest’anno tocca parlarne fin troppo spesso. Il lungo elenco di All Star (passati e presenti) che nel corso di questa stagione hanno subito infortuni che vanno dal grave al molto grave comprende Hayward, Leonard, Millsap, Conley, Love, Wall, Cousins e Porzingis. Ad essi da ieri sera va aggiunto il nome di Jimmy Butler, caduto a terra per un problema al ginocchio destro nel corso della gara contro i Rockets.

L’infortunio è stato un non-contact-injury che ha fatto temere il temuto torn ACL (la rottura del legamento crociato anteriore) ma la risonanza magnetica ha evidenziato “solo” un problema al menisco. Il giocatore si sottoporrà ad un intervento chirurgico nei prossimi giorni che dovrebbe riportarlo sul parquet entro 4-6 settimane, quindi in tempo per i playoff. I tifosi dei TWolves possono tirare un sospiro di sollievo, anche se la lotta per i playoff della Western Conference è ben lunga dall’essere finita.

Non per voler gettare a tutti i costi la croce addosso a Coach Tom Thibodeau, perchè gli infortuni sono quasi sempre episodi riconducibili alla sfortuna, ma ai Timberwolves il quintetto titolare Teague-Wiggins-Butler-Gibson-Towns guida nettamente la classifica (con il secondo talmente distante che arriva terzo) dei minuti giocati in NBA e lo stesso Butler, secondo assoluto con 37.1 minuti per allacciata di scarpe, aveva dichiarato di essere talmente stanco da chiedere a Mike D’Antoni di essere tenuto fuori dalla partita delle stelle all’All Star Game. Insomma, la sfiga è sfiga ma certo darle una mano non mi sembra la strategia del secolo.

 

SABATO 24 FEBBRAIO – ZAZA DOES IT AGAIN

Come faceva quel detto? A pensar male di fa peccato ma…

Chi vi scrive è un grande estimatore dello spirito competitivo dei giocatori, ma ci sono casi in cui ritengo che alcuni gesti non siano sportivamente giustificabili. Se la dinamica del contatto che durante gara 1 delle finali di conference dello scorso anno provocò l’infortunio alla caviglia di Kawhi Leonard ha lasciato qualche dubbio sulla volontarietà o meno del movimento di Zaza Pachulia, l’episodio di ieri sera sembra infatti un po’ più difficile da difendere.

Nel corso della bella vittoria dei Golden State Warriors sugli Oklahoma City Thunder, Russell Westbrook è finito a terra dopo un tentativo di layup. Lascio volentieri giudicare a voi quello che è successo dopo, ma personalmente ritengo la caduta di Pachulia un po’ troppo “plastica” e “misurata” per non sembrare intenzionale. Di certo, Westbrook e compagni nel postpartita l’hanno etichettata come un tentativo volontario di far male ad un giocatore, definendo Zaza un giocatore “sporco”. Kyrie Irving ha rincarato la dose con un tweet non proprio sibillino in cui invita la stessa NBA a prendere provvedimenti al più presto nei confronti del giocatore degli Warriors. Vedremo cosa decideranno Silver e soci, di certo la non già scintillante reputazione di Pachulia con questo episodi non è particolarmente migliorata.

 

DOMENICA 25 FEBBRAIO – THE ROCKETS ARE FOR REAL

james harden

Se questa non è la barba dell’MVP di questa stagione allora c’è qualcosa che non mi torna.

Dodici vittorie consecutive. Miglior record della NBA. 2-1 nei confronti diretti con Golden State in questa stagione. Un roster che comprende il probabile MVP, una delle migliori cinque point guard della lega e il candidato principale al (nuovo) titolo di sesto uomo dell’anno. 30 vinte e 1 persa con Harden, Paul e Capela in campo.

Com’è che con tutti questi dati a disposizione non riusciamo ancora a considerare dei credibili favoriti per il titolo gli Houston Rockets? Gira che ti rigira finiamo sempre a dare quasi per scontato l’ennesimo rematch in finale tra Warriors e Cavaliers, al massimo concedendo ai Celtics (i Raptors sono anch’essi iper-sottovalutati nonostante una stagione eccellente) il beneficio del dubbio. Per quanto Golden State sia indubbiamente una corazzata, credo che dovremmo cominciare a dare un minimo di credito a quello che stanno facendo i ragazzi di Coach D’Antoni perchè per quello che stanno dimostrando in questa stagione se lo meriterebbero senza dubbio.

Ah, tanto per chiudere con un ultimo dato statistico, vi faccio presente che i Rockets al momento hanno il miglior attacco in assoluto per efficienza. Non intendo in stagione, intendo NELLA STORIA DELLA NBA. Pausa scenica e giù il sipario…

 

Anche per questa settimana è tutto, appuntamento tra sette giorni con Andrea e con me tra quindici. Jorghes out

2 thoughts on “7for7 La settimana in NBA (Ep. 8)

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