Rose va a canestro contro Butler, neo acquisto dei Bucks

Rose va a canestro contro Butler, neo acquisto dei Bucks

Si sa che la pre-season sia solo un anomalo antipasto della stagione regolare, ma ogni anno si prova sempre a darle maggiore importanza per poter stilare una classifica delle possibili protagoniste e, soprattutto, di quei giocatori che saranno in grado di smuovere qualcosa da qui ai prossimi anni.

Ma tralasciando le prestazioni di squadra che sono alquanto irrilevanti in uno scenario del genere, almeno per quanto mi riguarda, queste partite pre-stagionali sono state significative per alcuni rientri importanti che avevano privato la lega di protagonisti assoluti e non.

Quello che non passa inosservato è sicuramente il rientro di Derrick Rose. La stella dei Bulls ha collezionato sette presenze, guidando i suoi alla vittoria in ogni occasione e siglando ben 20.7 punti con 5.0 assist in 27.4 minuti di utilizzo. Quello che ha più sorpreso è la condizione fisica ottimale, ma non ancora del tutto, che ha mostrato sprazzi di un D-Rose che temevamo non poter vedere più. Invece, le sue solite penetrazioni, il suo immancabile e immarcabile crossover sono rimasti intatti e questo, a detta di molti, è ancora niente.

Con le sue prestazioni confortanti, il numero 1 dei Tori si candida di diritto al ruolo di protagonista della stagione che sta per iniziare, cercando di mantenere un’integrità corporea che gli permetta di competere con giocatori d’elite che di problemi fisici ne hanno avuti pochi o niente. Con lui, Chicago può tornare a puntare in alto e ad impensierire quei Miami Heat che finora sono sembrati indistruttibili.

Proprio da Miami è ripartita la carriera di Greg Oden, sfortunato ragazzone scelto dai Portland Trail Blazers al Draft del 2007. Le sue ginocchia di cristallo non gli hanno permesso di giocare ai livelli che gli erano stati pronosticati e per cui valeva la sua prima chiamata assoluta. Ora, sperando che non faccia la stessa fine di un altro ex Blazer come Brandon Roy, Greg è pronto a tornare sul parquet com’è stato in occasione della partita contro i Pelicans in cui ci ha anche deliziato con una schiacciata a due mani.

Portland, con il senno di poi, si sta ancora mangiando le mani nel non aver selezionato un certo Kevin Durant in quel maledetto Draft. KD ha già fatto vedere di che pasta sarà fatta pure questa regular season e in poco meno di 28 minuti ha siglato prestazioni alquanto convincenti, nonostante la mancanza del suo fido – nonostante qualche scaramuccia in passato – Russell Westbrook che dovrà rimanere fuori ancora per un po’ . La nonchalance con cui si guadagna la via del canestro è rimasta la stessa di quando lo avevamo lasciato, staremo a vedere se anche la cattiveria agonistica sarà uguale e se riuscirà a portare i suoi Thunder verso le Finals.

Da segnalare anche l’ottimo ritorno di Eric Gordon a New Orleans, consacrato da 17.0 punti di media in 20.8 minuti. Un vero portento offensivo che se dovesse mantenersi su queste medie regalerebbe ai Pelicans un insidioso attaccante che lui non ha mai smesso di essere se non per via dei numerosi infortuni. NOLA è stata la sorpresa di questa pre-season e anche se le cose cambieranno quando si inizia a fare sul serio, per gli uomini di Monty Williams c’è in aspettativa un radioso futuro.

Lieto come back quello di Kevin Love che è apparso già in forma campionato, soprattutto dal punto di vista offensivo, con 17.0 punti e 7.9 rimbalzi in appena 24.3 minuti di media. C’è ancora da lavorare sulla sua condizione fisica, ma le possibilità di vedere il Love di due anni fa sono assai alte e ci sperano i Timberwolves, soprattutto per le loro ambizioni di playoff.

Una pre-season che ha visto anche il collaudo della coppia Harden-Howard, già con forti assonanze e non solo per l’iniziale del cognome. Dwight deve ancora recuperare al meglio da tutti i problemi fisici avuti in questi ultimi due anni, specialmente per trovare una dimensione adeguata nei movimenti sotto canestro. Non sembra nemmeno essere ancora entrato perfettamente nei meccanismi del gioco di coach McHale, almeno offensivamente parlando. E’ ancora presto, ma Superman non potrà fare altro che integrarsi al meglio e sotto la guida di Olajuwon c’è la certezza che possa tornare quello visto ad Orlando.

Per il Barba il discorso è diverso. Ha il vantaggio di essere già da un anno a Houston e di essere il leader di questa squadra, così come ha dimostrato nelle sette partite amichevoli giocate con lo spirito giusto in vista di una stagione che promette scintille, soprattutto se il suo compagno succitato lo permetterà.

Oltre all’esordio di Howard con la maglia bianco-rossa, sono avvenuti anche altri importanti debutti con maglie vecchie e nuove. Josh Smith ha realizzato il canestro decisivo contro Minnesota, portando i suoi Pistons alla vittoria, ma bisognerà attendere la regular season per vederlo effettivamente all’opera.

Il suo compagno Brandon Jennings ha giocato una sola partita, rimanendo poi fuori per colpa di un’operazione odontoiatrica, ma dovrebbe rientrare a breve. Chi, invece, ha sorpreso è stato il back up di Chris Paul ai Clippers, cioè Darren Collison che ha realizzato 16.4 punti con 5.4 assist. Il rischio che si realizzi ciò che si preannunciava dopo il suo acquisto, cioè che potesse essere un vero e proprio furto, c’è eccome.

Ottimo anche l’esordio di Bledsoe con la maglia dei Suns, tanto che la squadra dell’Arizona ha chiuso con un buon 5-2, frutto anche delle prestazioni dell’ex Clipper capace di mettere a segno 13.0 punti con 5.9 rimbalzi. Bene anche Nick Young e Jordan Farmar con i Lakers, Omri Casspi con i Rockets e Kevin Martin con i Wolves.

Per quanto riguarda i rookie, Victor Oladipo ha già confermato di poter essere il favorito numero uno al titolo di matricola dell’anno e di poter essere il vero e unico trascinatore di questi Magic che non avranno nulla da chiedere in questa stagione. Sorprende, invece, Tim Hardaway Jr., bistrattato da ben ventitre squadre nell’ultimo Draft prima che i Knicks lo selezionassero, dando fiducia al figlio del grande Tim Senior, play di Miami Heat e Golden State Warriors negli anni ’90.

L’ex Michigan ha realizzato 12.6 punti in 30.7 minuti, non moltissimi, ma sufficienti per poter convincere coach Woodson a dargli qualche chance pure durante la regular season. E se Tim ha sorpreso, lo sconosciuto Toure Murry ha addirittura sovrastato rookie assai più quotati di lui. La guardia di New York ha collezionato prestazioni confortanti nelle cinque partite giocate, tanto da meritarsi un posto in squadra, anche se sarà molto difficile vederlo nelle rotazioni, anzi è più probabile che venga mandato in D-League a farsi le ossa.

Chi sarà titolare, invece, è Ben McLemore che ha giocato tutte e sette le partite dei suoi Kings, andando in doppia cifra per punti segnati. LeBron ha affermato che vede un futuro brillante in lui e Sacramento spera che sia effettivamente così, dimenticando l’abbaglio che fu preso con Tyreke Evans.

Per quanto riguarda la prima scelta, Anthony Bennett, non ci si può di certo lamentare dato il suo minutaggio ridotto, mentre  Caldwell-Pope e Carter-Williams hanno fatto vedere discreti miglioramenti rispetto alla Summer League di luglio.

Si possono ritenere soddisfatti i Celtics, soprattutto sotto canestro, dove splendono, ma ancora non abbagliano, due giocatori come Victor Faverani e Kelly Olynyk. La pre-season della squadra bianco-verde non è stata delle migliori, ma, in attesa del rientro di Rondo, i giovani crescono.

Ci sarebbe tanto altro da dire, ma le chiacchiere più approfondite le lasciamo per la stagione regolare che è ormai pronta a scattare, mettendosi alle spalle le amichevoli e i convenevoli e aprendo finalmente le porte al basket che conta.

 

One thought on “Pre-season 2013: tra rientri ed esordi

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