Rebuild in corso: Patrick Kane rimarrà a Chicago?

Non ci sono mezzi termini: Chicago, tramite il suo general manager Kyle Davidson, ha annunciato una totale rebuild, un reset che sembra molto più simile a quello che vediamo nel baseball che nell’hockey, a dire la verità. Nessuna conferma: tutti i pezzi della vecchia gestione fuori, pick per il draft e si ricomincia.

Ecco, tutti tutti proprio no: quando hai due Hall of Famer nel roster, che oltretutto si sono portati a casa ben tre Stanley Cup con la divisa degli Hawks addosso, serve pazienza. Parliamo ovviamente di Captain Serious, Jonathan Toews, e Mr. Showtime, Patrick Kane.

Inizio con la mia opinione personale: trovate una squadra per loro e date una chance a questi due di vincere di nuovo. Hanno dato tutto e di più a Chicago, saranno sempre ricordati come icone a prescindere da dove continueranno, ed eventualmente concluderanno, le loro carriere. Soprattutto Patrick Kane: sa ancora infiammare il ghiaccio con le sue giocate magiche, non ha rallentato nonostante l’età e so che può ancora dare tantissimo alla lega, ma è giusto che campioni come lui possano competere per vincere.

Detto questo, andiamo a vedere come Davidson ed il management Blackhawks ha deciso di gestire la cosa. L’impressione, almeno per ora, è che vogliano lasciare in mano la decisione proprio ai due giocatori menzionati.

Toews e Kane hanno entrambi commentato di come non fossero al corrente delle mosse incombenti di Chicago, e di aver scoperto della decisione proprio come noi tifosi, mentre guardavano il draft. Il trade in particolare di Alex DeBrincat sembra aver veramente portato Kane sull’orlo di una crisi di nervi, dopo aver visto in precedenza un’altra ala con cui aveva una chimica pazzesca, Artemi Panarin, lasciare in modo simile.

Nè il capitano nè il magico 88 sono d’accordo con le scelte del management, e Toews l’ha proprio detto chiaro: questa rebuild non mi sta bene. Entrambi sono all’ultimo anno dei titanici contratti firmati durante gli anni d’oro della Windy City, e quindi sarebbero comunque free agent a fine stagione. Dunque, perché attendere?

Dal punto di vista di Davidson, Toews non garantisce un grande ritorno, e rimane una figura carismatica ed importante negli spogliatoi, e potenzialmente essenziale per la crescita dei giovani. E Kane, semplicemente, vende i biglietti di una arena che rischia di non essere sold out spesso e volentieri, date le recenti scelte. Ma per Patrick il potenziale ritorno è sicuramente più grande, e la domanda sembra quasi essere: lo diamo via in offseason, o alla deadline la prossima stagione?

Le voci sembrano essere dalla parte della seconda ipotesi: il ritorno non sarà molto in ogni caso, neppure per Kane, e quindi si pensa di lasciare le due leggende in casacca Blackhawks fino a metà stagione, per poi cercare di accaparrarsi la migliore offerta da una squadra in cerca di un aiuto per la corsa in postseason.

Quello di cui siamo sicuri è che le due stelle sono contrariate: faticano a dichiarare di voler lasciare Chicago per il rapporto che hanno con la storia Blackhawks, ma nel contempo Patrick Kane ha visto tutti i suoi partner degli ultimi anni venduti al miglior offerente, e Toews ancora aspetta un’erede per la sua posizione di centro di prima linea. Brutto dirlo, ma l’addio è questione di quando, e non di se.

Addio a DeBrincat e Dach: al loro posto due pick importanti. Chi sono Korchinski e Nazar?

La rebuild porta nuovo sangue: Alex DeBrincat passa agli stuzzicanti Ottawa Senators, e grazie a lui Chicago ottiene il settimo pick nel draft 2022, utilizzato per selezionare Kevin Korchinski. Defenseman correntemente parte dei Seattle Thunderbirds della WHL, abbina un fisico prototipo con un talento offensivo eccezionale. Questo ragazzo è il classico esempio di boom-or-bust: se impara a migliorare posizionamento ed utilizzo del suo fisico, e capitalizza completamente sul già eccellente comparto offensivo, diventa istantaneamente un all-star e un possibile candidato al Norris. Se questi elementi dovessero mancare, si rischia di avere l’ennesimo Tony DeAngelo. O l’ennesimo Adam Boqvist, per rimanere in tema.

Io non voglio, e non posso, non avendo abbastanza conoscenza su questo ragazzo, criticare la scelta: che Chicago abbia bisogno di un defenseman di alto profilo non c’è dubbio, primo perché Seth Jones è una risposta poco definitiva, dati i dubbi sul suo gioco che forse era fin troppo ben coadiuvato, e mascherato, da Zach Werenski a Columbus. Secondo perché se anche Jones può essere considerato un’opzione elitaria, una sola opzione di questo tipo ormai non è più abbastanza, per una NHL che vede nei defensemen una chiave di gioco sempre più importante (chiedete a Cale Makar ed Adam Fox, per fare due nomi tra tanti altri).

Korchinski sicuramente ha il profilo giusto per essere proprio un defenseman “alla Makar”, e pare diventata una moda quella di ricercare Cale 2.0, ma i fan di Chicago, come il sottoscritto, poco possono fare se non sperare di centrare proprio questo obiettivo.

Ciò che mi fa sperare di quello che ho visto di Korchinski è che per prima cosa è dappertutto, ha uno skating di altissimo livello e tanta resistenza fisica. In secondo luogo, non è egoista e gioca con la squadra, non forza la giocata, la supporta in modo naturale e sa quando affondare. I difetti sono nel posizionamento e talvolta nella mancanza di disciplina, ma i medesimi difetti sono stati evidenziati su moltissimi defenseman a trazione anteriore nei loro anni pre-Draft, e spesso si sono rivelate preoccupazioni poi egregiamente risolte dagli staff NHL ed AHL. Incrociamo le dita e speriamo in bene, perché un Boqvist 2.0 non lo vuole nessuno.

Kirby Dach, ahimè prospetto che trovo sia stato gettato tra i lupi troppo presto ma che ancora ha potenziale, saluta per Montreal, che intanto lascia agli Hawks il tredicesimo pick nel draft 2022, con cui la Windy City sceglie Frank Nazar, centro del programma di sviluppo statunitense.
Vi confesso che il web e gli esperti sono esplosi per questo pick: tutti sono d’accordo nel dire che possa essere uno steal, e che Nazar sia un giocatore molto sottovalutato rispetto al suo reale potenziale.

Cerchiamo di capire perché: Nazar viene descritto come uno skater d’élite, tra i migliori (se non il migliore) del draft, fenomenale offensivamente e velocissimo sui pattini. Parliamo di un ragazzo americano di cirfca un metro e ottanta, mago con pattini e bastone, offensivamente superdotato, che gioca centro ma che potrebbe passare al ruolo di ala in NHL. Qualche campanello? In maniera molto più d’impatto, ma era così che descrivevano Kane come prospetto prima che venisse scelto con la prima assoluta nel lontano 2007.

Lungi da me dire che Nazar sarà equivalente a Patrick Kane, ma è chiara la scelta: Chicago ha bisogno di velocità e abilità offensiva, e potenzialmente vedrà la sua stella numero uno andarsene prima dell’inizio della stagione o durante. Perché passare l’opportunità di prendersi un prospetto secondo tutti gli scout sottovalutato e che ha le medesime caratteristiche di chi ti sta per lasciare?
Oltretutto, Nazar non è cattivo difensivamente: è un giocatore normale. Non è un difensore generazionale, non è da Selke, ma neppure qualcuno che non sa che pesci prendere se non è in possesso del disco. E ovviamente, deve ancora sviluppare parte del suo gioco, che potrà portare ad ulteriori miglioramenti.

Lo vedremo nell’università del Michigan in NCAA, dove recentemente sono passati diversi top prospect NHL come Owen Power e Matty Beniers, primo e secondo pick del 2021. Sarà proprio il giovane prodigio dei Kraken che andrà a sostituire nelle gerarchie dei Wolverines.
E una curiosità: a causa del suo nome, i compagni gli hanno affibbiato il nomignolo “Sinatra”. Se il talento si classifica su quel livello, Chicago può dormire sonni tranquilli.

Spazio ai giovani, chi sono i giocatori più attesi per il proverbiale salto?

Abbiamo parlato di futuribili, ma chi sono i giocatori pronti ora per dare qualche opzione in più a Chicago ed al nuovo coach Luke Richardson (di cui non abbiamo parlato, ma che porta con sé un curriculum di tutto rispetto)? Il primo nome è quello di Lukas Reichel: uno dei tre prodigi tedeschi del draft 2020, fu scelto 17esimo e in AHL ha fatto la storia, in quanto è stato il rookie con più punti di sempre per gli IceHogs, l’affiliata nelle minor di Chicago, con 57. Le skill offensive ci sono, e anche se in NHL è stato utilizzato prevalentemente come ala, invece che come centro, Reichel ha quelle caratteristiche di velocità e tecnica che gli Hawks hanno cercato di portare con i pick discussi nella sessione precedente.

Altra cosa che personalmente adoro di Reichel: non sta mai fermo ed è sempre in pressione, un vero motore. Proprio per questo trovo che con il corretto sviluppo muscolare, possa diventare efficace anche a livello difensivo.

Poi abbiamo Ian Mitchell: a 23 anni, è sicuramente un prospetto un po’ maturo, ma c’è da dire che è un defenseman e sappiamo che questa posizione, più di ogni altra, molte volte porta a compiersi il classico “late bloomer” tanto popolare negli sport americani, ovvero un giocatore che raggiunge il potenziale visto giusto un po’ dopo quanto fosse pronosticato.

Mitchell continua ad avere potenziale, e la stabilità trovata in AHL lo ha portato a sviluppare di nuovo quel gioco molto promettente che si era visto all’Università di Denver, in cui ha militato durante una straordinaria carriera collegiale in NCAA.

Alex Vlasic rimane poi una possibilità come big man impiegato alla “spauracchio”, per fare male con la sua fisicità e gli ottimi istinti di posizionamento. Rimango dubbioso sul potenziale offensivo da alcuni decantato, ma se dovesse confermarsi in un ruolo di “shutdown D”, non penso che Chicago avrebbe di che lamentarsi.

Seth Jones: mossa disperata, o parte del piano a lungo termine?

Le statistiche, spesso si dice, sono per chi di sport non ne capisce. E forse tante volte è vero, e ne si abusa, soprattutto se non si è direttamente coinvolti nel mondo dello sport, in particolare professionistico.

Negli States poi c’è una statistica odiatissima tanto nel basket che nell’hockey: il plus/minus. Sinteticamente, è un punteggio a cui aggiungi 1 se la squadra segna quando sei presente, e togli uno se la squadra subisce quando sei presente. Molto semplice, vero?
Seth Jones ha registrato un plus/minus di -38 nonostante un bottino superiore ai 50 punti: sintomo di crollo generale, a livello di squadra, o c’è dell’altro sotto?

Per chi è contro le statistiche, la spiegazione è semplice: Chicago non ha coesione, ha poca velocità ed è tappata offensivamente, e questo sfoga sulla difesa, che viene soverchiata dalla pressione. C’è del vero in questo, assolutamente. Ma io non sono contro le statistiche. Non sono neppure a totale favore, ma ho l’abitudine di osservare un giocatore e di interpretare quelle statistiche secondo il suo stile di gioco: Seth Jones non è responsabile di tutti quei punti negativi, ma lo è di molti.

Chi lo ha decantato per anni come un candidato perenne al Norris sbagliava: è ormai evidente che lo stile di Tortorella ed un sottovalutatissimo Werenski hanno coperto molto di quella che era la principale lacuna di Jones sin dal suo debutto: la difesa. Non a caso Nashville lo ha lasciato andare, in quanto incompatibile con la sua identità.

Seth Jones è un ottimo giocatore e defenseman. È un talento offensivo di primissimo livello, ed un difensore capace, ma non eccellente. Ha bisogno di un compagno ideale, di uno con le caratteristiche adeguate per coprire le sue lacune e permettere la sua valorizzazione. Non è il solo che ha avuto bisogno di questo genere di “protezione” nel corso degli anni, ed è giusto fornirgliela perché con l’amalgama giusta, Seth Jones funziona, è un’opzione offensiva di prima fattura. Ma questa opzione per ora non c’è, e Seth deve trovare anche il modo di ridurre il suo deficit se si vuole davvero confermare come un all-star nel suo ruolo.

Trovo che sarà un lavoro 50-50: metà sarà di Jones, che ha il dovere di mettere a tacere le critiche con dei miglioramenti forse mai portati a termine a causa di una condizione, a Columbus, di eccessivo agio. L’altro 50 è di Richardson, che ebbe una carriera ventennale come defenseman NHL, categoria “difendo e basta, ma difendo bene”. Chi meglio di un ex shutdown D per capire come mettere Jones in condizione di difendere meglio, o di potersi sfogare con al suo fianco il giusto complemento?

Qual è la strada per Chicago d’ora in poi?

Pazienza. Il periodo d’oro non è lontano nel passato: Chicago ha vissuto un momento speciale, con giocatori speciali. Diversi di essi hanno salutato, e gli ultimi due probabilmente saluteranno presto. Ci sono stati errori di valutazione, come Teravainen, Panarin e, forse, DeBrincat. Lo scandalo che ha colpito Coach Q e la dirigenza, non a caso completamente rimossa e sostituita, non ha aiutato.

Adam Boqvist e Kirby Dach sono stati gestiti male: non è detto fossero scelte sbagliate, ma l’amministrazione del loro talento è stata carente. Ora serve essere tranquilli, serve mettere in piedi una cultura ed un ambiente capace di far crescere il talento giovane e riportare i Blackhawks in alto, sapendo che Chicago sarà sempre una grande città per l’hockey.

Dire addio a Patrick Kane e Jonathan Toews, anche per il sottoscritto che è diventato appassionato del disco grazie a loro e ad un certo Duncan Keith, sarà molto difficile. Vederli giocare con un’altra casacca, per i tifosi americani, anche di più. Ma è uno step necessario, e a questi due glielo dobbiamo: lasciamo che possano concludere le loro carriere al top, diamo loro la possibilità di essere dei campioni, degli atleti al massimo della competizione, e non dei semplici traghetti animati da un passivo senso del dovere.

La Windy City deve avere pazienza, aspettando di trovare un nuovo trio di fenomeni su cui costruire. E chissà che Nazar e Korchinski non siano proprio due di loro…

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