Il 1993 era una stagione molto affascinante per l’hockey su ghiaccio, poiché si festeggiava il centesimo anniversario della Stanley Cup, il trofeo consegnato da Lord Stanley un secolo prima alla Montreal AAA; sarebbe stato bello per gli Habs, guidati da Jacques Demers, celebrare degnamente quell’evento, ma la regular season non fu completamente soddisfacente: la qualificazione ai playoff era stata raggiunta, ma pochi pronosticavano una vittoria finale.

Il primo turno li vedeva di fronte agli arci-rivali dei Quebec Nordiques, i quali si aggiudicarono gara 1 (in overtime) e gara 2; i Canadiens sfruttarono le partite interne vincendo il terzo (ai supplementari) e il quarto confronto: ora la quinta sfida, da disputarsi a Quebec City, sarebbe stata fondamentale.

Dopo 60 minuti il punteggio era di 4-4, ma Montreal riuscì a segnare il gol decisivo nel prolungamento: la serie era segnata e gli Habs si qualificarono per il secondo turno, dove i Buffalo Sabres erano pronti a sfidarli; grazie a tre vittorie in overtime, gli Habs superarono i rivali 4-0, conquistando il titolo della Adams Division. La finale della Eastern Conference, giocata contro i New York Islanders, fu vinta da Montreal 4-1, ma sia gara 3 sia gara 4 furono risolte in overtime.

Gli Habs erano pronti a contendersi l’ennesima Stanley Cup, dimostrandosi molto confidenti e sicuri, nonostante dall’altra parte ci fossero i Los Angeles Kings del signor Wayne Gretzky: in verità i Californiani partirono alla grande, aggiudicandosi la prima sfida al Montreal Forum e prendendo un vantaggio iniziale nella seconda; gli Habs reagirono e, dopo la squalifica assegnata a Marty McSorley per mazza illegale, rimontarono, vincendo l’incontro al supplementare.

La serie si spostò al Forum di Los Angeles, ma i Canadiens erano lanciati: tutte due le partite finirono in overtime, ma i Kings furono ancora battuti; sul 3-1, la serie tornò in Canada e gli Habs chiusero il conto definitivamente.

I Montreal Canadiens in tutta la post-season avevano vinto dieci partite in overtime, stabilendo un record probabilmente imbattibile, ma cosa più importante si erano aggiudicati la 24esima Coppa (e il 25esimo titolo NHL) della loro illustre storia; il centesimo anniversario del trofeo di Lord Stanley non poteva avere migliore celebrazione. Inoltre i Canadiens, staccando di due lunghezze i New York Yankees, potevano dichiararsi a ragione la squadra più vincente nella storia dello sport nordamericano.

L’eroe indiscusso di quella formazione fu certamente il leggendario Patrick Roy, premiato meritatamente con il Conn Smythe Trophy; Roy era l’unico giocatore di grido presente nel roster, sicuramente di qualità inferiore se confrontato con quello di sette anni prima: i contributi di Guy Carbonneau, Vincent Damphousse, Eric Desjardins e Brian LeClair furono importanti, ma nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla vittoria finale di Montreal.


Patrick Roy alza la 24esima Stanley Cup

(Nella seconda metà degli anni ’90, i New York Yankees conquistarono 4 World Series, raggiungendo quota 26 nella classifica totale: i Montreal Canadiens, quindi, furono relegati in seconda posizione).

Tuttavia dopo quel successo i Canadiens lasciarono definitivamente le posizioni nobili della NHL, anche se il discorso andrebbe allungato a tutte le squadre della Foglia D’Acero: le innumerevoli disparità economiche con le squadre americane contribuirono enormemente al declino delle formazioni canadesi; inoltre due franchigie, i Winnipeg Jets e proprio i Quebec Nordiques, furono trasferite negli USA, diventando i Phoenix Coyotes e i Colorado Avalanche, mentre gli Oilers rimasero ad Edmonton con enormi difficoltà.

La stagione ridotta del 1995 fu molto triste per i Canadiens, che, per la prima volta dal 1970, non si qualificarono per la post-season; qualche mese più tardi, invece, si materializzò il divorzio di Patrick Roy, che, dopo uno scontro con il tecnico Mario Tremblay e la dirigenza, fu ceduto proprio ai Colorado Avalanche: in una partita contro i Red Wings persa 12-1, Roy aveva incassato nove gol di Detroit prima di essere sostituito.

Roy non accettò questo affronto e accusò pesantemente tutto lo staff tecnico e dirigenziale di Montreal, chiedendo apertamente il trasferimento: a Denver Roy ritrovò Claude Lemieux, contribuendo insieme al successo in una nuova Stanley Cup; tuttavia i tifosi degli Habs, sempre leali con i loro beniamini, non serbarono rancore nei confronti di Roy, quando tornò a Montreal da avversario.

Il momento più commovente degli anni ’90 si verificò l’11 marzo 1996, quando i Canadiens si esibirono al Forum per l’ultima volta: la vittoria per 4-1 contro i Dallas Stars salutò definitivamente il leggendario impianto, diventato indubbiamente il tempio dell’hockey su ghiaccio; cinque giorni dopo, contro i New York Rangers, fu aperto il moderno Molson Centre (ora Bell Centre), privo però della magia e della tradizione. Nel vecchio Forum, tra l’altro, erano presenti i fantasmi dei giocatori passati, che in moltissime occasioni aiutarono i Canadiens a vincere le partite più improbabili: almeno così si dice a Montreal!

Ma il vero evento che sconvolse l’intero Canada fu la morte, al termine di una lunga malattia, di Maurice Richard il 27 maggio 2000: il Rocket aveva 78 anni, ma era ancora venerato come un dio da tutti gli appassionati; s’ipotizza che oltre centomila persone si siano recate al Molson Centre per rendere omaggio alla salma di Richard, un vero eroe nazionale.

Cosa si possono aspettare i Montreal Canadiens del nuovo millennio? Sarà in grado George N. Gillett Jr, che nel 2001 ha acquistato l’80,1% della proprietà dalla Molson Inc, di riportare gli Habs al vertice della NHL?

Queste domande sono molto difficili: la stagione 2001-02 è stata indubbiamente positiva, coronata dall’ingresso ai playoff e dal passaggio al secondo turno.

Il capitano, il finlandese Saku Koivu, è rientrato in squadra dopo una brutta malattia, mentre Jose Theodore è stato premiato sia con il Vezina Trophy, sia con l’Hart Trophy: la grandissima tradizione di portieri degli Habs, che parte proprio da Georges Vezina e prosegue con George Hainsworth, Bill Durnam, Jacques Plante, Ken Dryden e Patrick Roy, potrà sicuramente continuare; Theodore, inoltre, è l’ennesima dimostrazione di come il Quebec sia la patria dei portieri.

Purtroppo l’annata successiva è stata alquanto deludente, coronata dal licenziamento del coach Michel Therrien in favore di Claude Julien; tuttavia con l’arrivo di Bob Gainey in qualità di GM si stanno notando dei miglioramenti e forse gli Habs dovrebbero aver lasciato alle spalle il periodo difficile.

I tifosi di Montreal sognano di rivedere i propri idoli in cima alla NHL, ma forse non solo loro: i Canadiens con la loro tradizione e il loro fascino hanno coinvolto anche i sostenitori delle altre squadre (a parte quelli dei Bruins e dei Nordiques), che, nel profondo del loro cuore, sperano che gli Habs possano tornare ad essere i dominatori dell’hockey su ghiaccio.

Fonti dell’articolo:

Site Web Officiel / Official Web Site – Canadiens de Montreal
GOHABS.COM – Your Web Connection to Canadiens Hockey
HABS.COM – The Habs Page
Legends of Hockey
HockeySandwich.com
Maurice “The Rocket” Richard

Total Hockey, the Official Encyclopedia of the NHL (Second Edition), Total Sports Publications, Kingston, New York 1998, 2000

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