Prima dell’inizio di gara 5, fu programmato un intervallo di due settimane, che sarebbe risultato fondamentale nel proseguimento della serie: in questo lasso di tempo, i Canadesi riuscirono a migliorare la loro condizione fisica, ma soprattutto impararono a conoscersi dal punto di vista tecnico; non dimentichiamoci, infatti, che i Sovietici giocavano insieme da diverso tempo, a differenza dei professionisti NHL.

Il 16 e il 17 settembre, il Canada disputò a Stoccolma due partite contro una selezione svedese, vincendo la prima per 4-1 e pareggiando la seconda 4-4: al termine degli incontri, ci furono delle accuse reciproche tra le compagini, a causa del gioco eccessivamente duro eviolento; tuttavia, queste partite furono importanti perché abituarono i professionisti alla superficie europea (ricordiamoci che la superficie di gara della NHL è di dimensioni inferiori rispetto a quella della IIHF), oltre che rinsaldare lo spirito di squadra.

Intanto in Canada, nessuno aveva abbandonato i propri beniamini, nonostante la contestazione di Vancouver: i giocatori ricevettero numerosi telegrammi d’incitamente, mentre addirittura tremila appassionati intrapresero un viaggio a Mosca; il loro coro “Da, Da, Kanada! Nyet, Nyet, Soviet!” avrebbe raggiunto la popolarità in pochissimo tempo.

Tuttavia poco prima della ripresa delle ostilità si verificò un episodio controverso: quattro giocatori canadesi, Jocelyn Guevremont, Marcel Dionne, Richard Martin e Vic Hadfield, contrariati per lo scarso utilizzo durante le partite iniziali, decisero di lasciare il ritiro della squadra e di rimettersi al servizio delle proprie formazioni di provenienza.

L’arrivo in Russia fu alquanto traumatico per i Canadesi, sconvolti dalle terribili condizioni di vita nell’Unione Sovietica: oltre a ciò, i giocatori della Foglia D’Acero dovettero risiedere in alberghi tutt’altro che accoglienti, in cui erano continuamente disturbati da improbabili telefonate nel cuore della notte; tutti i Canadesi avvertirono chiaramente la sensazione di essere osservati e controllati.

Il 22 settembre alla Luzhniki Arena di Mosca era in programma gara 5, che si aprì su una nota divertente: durante l’introduzione dei giocatori, Phil Esposito scivolò sul ghiaccio, provocando le risate del pubblico. I Canadesi, confortati dal sostegno ricevuto, presero subito il comando della partita, giocando alla perfezione; alla fine del secondo tempo il tabellone segnava 3-0 a loro favore, mentre al quinto minuto del terzo periodo, Henderson segnò il secondo gol personale, portando i suoi sul 4-1. Quando ormai tutti gli osservatori erano convinti di una loro vittoria, i Canadesi improvvisamente crollarono, permettendo ai Sovietici di rovesciare la partita con quattro marcature in cinque minuti.

Risultato finale: URSS – Canada 5 – 4
Serie: Canada – URSS 1 – 3 (1 pareggio)

La situazione per i Canadesi era ormai compromessa: soltanto tre vittorie consecutive avrebbero permesso loro di aggiudicarsi la serie, ma ben pochi osservatori avrebbero potuto prevedere una rimonta; messi alle corde, i professionisti nordamericani rifiutarono la resa e, visto il miglioramento della forma fisica, erano consci che il risultato poteva essere ribaltato: la contesa non era ancora finita e mai nessuno avrebbe abbandonato o ceduto.

Fin dal primo ingaggio di gara 6, disputata il 24 settembre, i Canadesi giocarono con grinta e aggressività, sorprendendo i Sovietici, sicuramente non abituati a contatti fisici di tale durezza; tuttavia, questo stile non sembrò vincente, infatti, all’inizio del secondo tempo l’URSS trovò il vantaggio con Yuri Liapkin, su assist di Yakushev e Shadrin. In quel momento, molti osservatori previdero l’ennesimo successo russo, ma invece i Canadesi si risollevarono: tra il sesto e il settimo minuto, la Foglia D’Acero segnò con Hull, Cournoyer e Henderson, ribaltando completamente il punteggio.

Al 17:11, l’URSS accorciò le distanze, prima di poter disporre di una doppia superiorità numerica (5 contro 3) nei minuti finali del secondo tempo: i Sovietici sfiorarono la segnatura con Kharlamov, ma Dryden effettuò un salvataggio sulla linea che salvò il risultato, anche se forse quel disco aveva effettivamente superato la linea di porta. Nel terzo tempo, l’URSS si buttò in avanti alla ricerca del pareggio, ma Dryden finalmente offrì una prestazione degna della sua fama: la gara si chiuse sul 3-2 per il Canada, che ottenne la prima vittoria dopo la sfida di Toronto.

Purtroppo, la partita fu seguita da aspre polemiche, in cui le rispettive compagini si accusarono reciprocamente: i Canadesi protestarono veemente contro gli arbitri della Germania Ovest Josef Kompalla e Franz Baader, i quali avrebbero favorito l’URSS, fischiando 31 minuti di penalità ai Nordamericani, contro i miseri 4 ai Sovietici; fortunatamente il penalty killing canadese effettuò una prestazione eccezionale, riuscendo a bloccare il fortissimo Power Play russo. Inoltre, in alcune occasioni i direttori fischiarono contro i professionisti NHL degli offsides alquanto dubbi.

Tuttavia anche i Sovietici presentarono le loro critiche e recriminazioni, indirizzate principalmente a Bobby Clarke, il quale, con un con un colpo di bastone, aveva provocato una frattura alla caviglia di Valery Kharlamov: immediatamente si intuì che la scorrettezza di Clarke era stata volontaria (anni più tardi lo stesso giocatore confessò l’intenzionalità della propria azione), ma quella bastonata era l’unico sistema per fermare Kharlamov, che era diventato un vero incubo per i difensori canadesi; il fuoriclasse russo fu costretto a saltare gara 7, mentre il suo contributo nella partita conclusiva fu davvero limitato.

Risultato finale: URSS – Canada 2 – 3
Serie: Canada – URSS 2 – 3 (1 pareggio)

Il 26 settembre si disputò il settimo confronto di questa epica sfida: il morale dei Canadesi era molto alto, anche perché i Sovietici, battuti per la prima volta dopo gara 2, iniziarono ad avere paura; ormai, la compagine nordamericana si era trasformata da un insieme di stelle in una vera squadra ed era pronta a ribaltare le sorti della serie.

Anche in gara 7, il Canada continuò a giocare in modo aggressivo ed energico, aprendo le marcature con Phil Esposito; i Sovietici ribaltarono il risultato con le reti di Yakushev e Petrov, tuttavia il vantaggio non fu mantenuto, perché ancora Esposito pareggiò negli ultimi minuti del primo tempo.

Il secondo periodo si chiuse senza reti, ma i Sovietici rimpiansero di non avere concretizzato alcune occasioni favorevoli, infatti, nella terza frazione il Canada tornò in testa grazie a Rod Gilbert; l’URSS pareggiò con Yakushev, per poi spingersi in attacco per cercare la marcatura del vantaggio, ma Tony Esposito effettuò alcune eccellenti parate.

A poco più di tre minuti dalla fine accadde un episodio molto spiacevole quando Boris Mikhailov, in seguito ad una dura carica, iniziò a calciare ripetutamente con i pattini Gary Bergman: nonostante un vistoso taglio alla tibia, il difensore canadese reagì, scatenando una rissa che fortunatamente fu bloccata sul nascere. I Sovietici, tuttavia, rimasero scossi dall’accaduto e il Canada ne seppe approfittare: a due minuti dal termine, Paul Henderson, ricevuto il puck da Serge Savard, si trovò davanti due difensori avversari e, liberatosi della doppia marcatura, trafisse Tretiak, regalando al Canada la vittoria del 3-3.

Risultato finale: URSS – Canada 3 – 4
Serie: Canada – URSS 3 – 3 (1 pareggio)

Il 28 settembre 1972 è una data che sarà per sempre ricordata dagli appassionati di hockey: il giorno della verità era finalmente arrivato e tutta la Nazione della Foglia D’Acero si strinse intorno ai propri giocatori, tanto che in pochissime altre occasioni fu così unita e compatta; ogni radio e televisore era sintonizzato sulle emittenti che trasmettevano l’incontro, mentre scuole, negozi, uffici furono chiusi per permettere a tutti di vivere le emozioni della partita. Ormai la serie era diventata molto più di un semplice evento sportivo: a causa della Guerra Fredda tra URSS e Occidente, che aveva chiaramente acceso gli animi, la Summit Series si era trasformata in uno scontro tra due società, tra due mondi rivali.

La serie era sul 3-3, ma i Sovietici avrebbero reclamato la vittoria finale in caso di pareggio nell’ultima partita: nel computo totale delle sfide, infatti, i Russi avevano realizzato più gol, quindi i Canadesi, nonostante l’inerzia a proprio favore, erano obbligati a vincere.

Fin da subito però, i massimi dirigenti dell’URSS cercarono di “truccare” la partita: gli arbitri designati a dirigere l’incontro, lo svedese Uve Dahlberg e il ceco Rudy Bata, furono misteriosamente sostituiti da Kompalla e Baader, autori di una discussa prestazione in gara 6. La delegazione canadese si ribellò, minacciando addirittura un ritiro se la coppia tedesca fosse stata designata; alla fine fu firmata una “tregua”, in cui le due squadre avrebbero scelto un direttore di gara a testa: i Canadesi chiamarono Bata, mentre i Sovietici Kompalla.

E proprio Kompalla si rese protagonista nelle fasi iniziali di Gara 8, concedendo all’URSS alcune superiorità numeriche discutibili che si tramutarono in due reti per i padroni di casa: memorabile fu la protesta di Jean Paul Parisè, che, dopo l’ennesima penalità fischiata dall’arbitro tedesco, inscenò una reazione esagerata, rimediando un’espulsione.

Il primo tempo si chiuse sul 2-2, ma nella frazione centrale, i Sovietici premettero sull’acceleratore, assumendo meritatamente il comando della contesa: dopo quaranta minuti di gioco il punteggio era sul 5-3, eppure, nonostante il doppio svantaggio, i Canadesi non avevano alcuna intenzione di cedere, anzi erano sicuri di poter rimontare e vincere.

In apertura di terzo periodo, Phil Esposito ridusse le distanze, mentre al 12:56 Cournoyer trovò il gol del 5-5; ulteriori polemiche seguirono la segnatura del pareggio, poiché la luce dietro la porta (che si accende in caso di gol) rimase spenta. Le proteste furono così veementi che fu necessario l’intervento della Polizia Russa, la quale salì sul ghiaccio e portò fuori Alan Eagleson, dirigente e membro della delegazione canadese.

(Alan Eagleson, oltre ad essere un avvocato di successo, fu uno dei più importanti agenti dei giocatori della NHL, oltre ad essere tra i fondatori della NHL Players Association; Eagleson fu uno degli elementi chiave per l’organizzazione della serie. Negli anni ’90 ammise di essersi arricchito defraudando molti dei suoi assistiti e fu condannato a 18 mesi di carcere)

Dopo la rete di Cournoyer, i minuti corsero veloci e quando tutti erano rassegnati al pareggio conclusivo, un errore in fase difensiva di Yuri Liapkin preparò l’azione più memorabile (forse) della storia dell’hockey su ghiaccio: il puck tornò in possesso dei Canadesi e….

“Cournoyer has it on the wing. Here’s a shot. Henderson made a wild stab for it and fell. Here’s another shot. Right in front. They Score!! Henderson has scored for Canada!”
(Commento del telecronista canadese Foster Hewitt).

A soli 34 secondi dalla fine il Canada aveva segnato e, mantenendo il vantaggio negli ultimi istanti della gara, vinse la partita e la serie.

L’eroe, ovviamente, fu Paul Henderson, autore di sette gol in otto partite, ma soprattutto delle tre segnature che decisero gara 6, gara 7 e soprattutto gara 8: tuttavia va ricordato che Henderson non era una superstar, ma solamente un discreto giocatore; probabilmente se Hull avesse rifiutato le offerte dei Winnipeg Jets, Paul Henderson (che non fu mai eletto nella Hall of Fame) non sarebbe stato convocato per la Summit Series.

In verità, il vero trascinatore della squadra canadese fu Phil Esposito, che si dimostrò un eccezionale leader carismatico: con tredici punti (sette gol e sei assist), Espo fu il miglior marcatore della serie, ciononostante sarà ricordato per la carica emotiva con cui disputò ogni incontro, rivelandosi la vera guida spirituale per i compagni. Successivamente, Esposito raccontò che la Summit Series era diventata una guerra, ammettendo che avrebbe potuto anche uccidere pur di vincere.

Se dovessimo decidere il migliore giocatore tra i Sovietici, la nostra scelta cadrebbe su Alexander Yakushev, che disputò otto partite su standard elevatissimi; con sette gol e quattro assist, Yakushev fu il principale marcatore per la CCCP, impressionando tutti gli osservatori nordamericani. Nonostante le ottime prestazioni nelle prime partite, Tretiak subì un evidente calo nel settimo ed ottavo incontro, dovuto probabilmente al logorio fisico.

Finita la serie, scoppiarono le ovvie polemiche: i Sovietici protestarono perché i Canadesi, dopo le batoste iniziali, avevano attuato delle tattiche sporche e scorrette: se Kharlamov avesse partecipato attivamente alle ultime due partite, il risultato sarebbe stato diverso. Tuttavia non si deve dimenticare che i Canadesi furono svantaggiati da alcune chiamate arbitrali che avrebbero potuto condurre l’URSS al successo finale.

In verità, la chiave del trionfo canadese va cercato altrove: Tretiak confessò che, dopo i primi successi, i Sovietici si sedettero, si rilassarono e forse proprio per questo motivo si sentì la mancanza di Anatoly Tarasov, il quale non avrebbe permesso quell’euforia eccessiva; purtroppo Bobrov e Kulagin non avevano la dovuta esperienza e la situazione sfuggì loro di mano.

Dall’altra parte, i Canadesi, guidati da un meraviglioso Phil Esposito, giocarono con una cattiveria, un agonismo, una determinazione nettamente superiori, meritando la vittoria finale: la loro gioia era immensa e molti di loro affermarono che neanche la conquista della Stanley Cup poteva essere paragonata alla soddisfazione di battere l’URSS. Lo stesso Tarasov ammirò l’estremo spirito combattivo dei canadesi, lodando la loro voglia di lottare senza mai arrendersi.

Tuttavia, i Sovietici, nonostante la sconfitta, potevano uscire a testa alta perché avevano dimostrato al mondo intero di non essere inferiori ai professionisti della NHL e di possedere delle qualità tecniche (pattinaggio, controllo del puck) sicuramente migliori. Può risultare assurdo, ma il gol di Paul Henderson è considerato il quinto momento più importante nella storia del Canada.

Risultato finale: URSS – Canada 5 – 6
Serie: Canada -URSS 4 – 3 (1 pareggio)

Il giorno dopo la storica partita, i Canadesi si recarono a Praga, dove incontrarono la nazionale cecoslovacca: l’incontro si chiuse sul 3-3, ma i professionisti della NHL segnarono il gol del pareggio a soli 4 secondi dal termine; il beniamino degli spettatori fu Stan Mikita, dei Chicago Black Hawks, nato a Sokolce (nell’attuale Repubblica Slovacca), ma trasferitosi in Canada a soli otto anni.

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