In questo articolo, andremo ad analizzare tre giocatori nel roster di Boston. In particolare, nostro obiettivo sarà selezionare:

  • Un giocatore che dovrà confermarsi, dopo un’ottima stagione l’anno scorso
  • Un giocatore che dovrà riaffermarsi, dopo una delusione
  • Un giocatore che dovrà sorprendere, tradendo, positivamente, le aspettative

LA CONFERMA: TAYLOR HALL

Dopo aver letto il titolo, ci sarà già chi non è d’accordo con questa affermazione: cosa deve confermare ancora Hall, dopotutto?
Facciamo però un riassunto della sua carriera: first overall pick ad Edmonton, non ha l’impatto desiderato, o forse non gli si dà il tempo necessario, ma finisce per essere protagonista di una trade. Finisce dunque ai Devils, dove vince un titolo MVP meritato, ma dove arriva alla post-season una volta sola e non combina nulla di che, complici certo anche diversi infortuni a lui ed ai suoi compagni di squadra.

Passa un breve stint in Arizona, dove fa bene ma dove non porta a casa nulla. E alla sua prima free agency, Taylor si ritrova a firmare un contratto da un solo anno con i Buffalo Sabres, la squadra più disastrata della lega, complice anche l’impossibilità da parte delle franchigie di spendere tanto e a lungo termine (sì, a causa della pandemia).
Alla fine, la prevedibile parabola di Buffalo si concretizza e Taylor viene ceduto last-minute in trade ai Bruins, che cercano di completare un’ultima corsa alla Stanley Cup, fallendo nonostante buone prestazioni.

Ecco, arriviamo qua: Hall rinnova con Boston, ma a questo punto quale è il suo status? Per ora, è stato fondamentale per rivitalizzare una seconda linea sempre criticata come “poco efficace” dai sostenitori di Boston e dagli esperti, ma David Krejci, inaspettatamente, decide di tornarsene a casa e di giocare in Repubblica Ceca. Una chimica subito spezzata, Hall è di nuovo un ex MVP comunque dietro nelle gerarchie nero-gialle, data la presenza di Marchand e Pastrnak.

Insomma, Hall non si è mai confermato come giocatore da MVP. Ha avuto una grande stagione con New Jersey, dove però era il principale terminale offensivo di tutte le azioni dei Devils, dove giocavano per lui, non solo con lui. Nulla toglie all’impresa di quell’annata, ma Hall è davvero un giocatore trascendentale, oppure è semplicemente un ottimo elemento?
È qui che dovrà dare la conferma: per la prima volta nella sua carriera è all’interno di una squadra di ottimo livello, con un coach capace e con compagni di talento ovunque. Certo, Boston invecchia, forse non è più quella di prima, ma la qualità è innegabile.

Taylor non ha più scuse: serve una prestazione da MVP per far capire di essere il presente ed il futuro di Boston, che già guarda al post-Bergeron con preoccupazione, con l’incognita Tuukka Rask a dondolare nel mezzo. 93 punti in 76 partite gli valsero la nomina a miglior giocatore della lega nell’ormai lontano 2017-18, possiamo chiedere qualcosa meno, essendo Boston non “Hall-centrica”, ma serve un livello di gioco simile.
80 punti bucando la soglia dei 35 goal non è qualcosa di impossibile se Taylor è davvero il giocatore che dice di essere.

Hall e Bergeron festeggiano un goal contro gli Islanders

Patrice Bergeron (37) e Taylor Hall (71) festeggiano il goal dell’ex MVP contro gli Islanders. Taylor dovrà tornare ai ritmi della sua unica stagione da Hart Trophy per dimostrarsi veramente parte dell’élite.


IL RITORNO: CHARLIE COYLE

Coyle è stata una delle aggiunte più intelligenti che Boston abbia fatto negli ultimi anni, e secondo me una parte determinante del motivo per cui i Bruins riuscirono a centrare le Finals contro i Blues del miracolo. Dopo tanto tempo a Minnesota, dove non faceva altro che guardare i colleghi lottare in postseason dal divanetto di casa, Coyle ha avuto la sua opportunità con una franchgia che ormai da anni punta sempre a tutto.

Da una parte però, la top 2 chiusa da Bergeron e Krejci ha impedito a Coyle di fare quel “balzo strutturale”, a livello di gerarchie di roster, per esprimersi al 100%.
A 29 anni di età, Charlie è ancora al top del suo gioco e può dare moltissimo. Anzi, è chiamato a fare di più dopo l’inaspettata scelta di David Krejci di abbandonare il truce ghiaccio NHL per un più comodo campionato casalingo.

L’anno scorso però si è visto un calo generale da parte dell’ex Wild: Coyle, nonostante la posizione di centro di terza linea, ha sempre avuto spazio in power play, ha sempre fatto la sua sana dose di goal e, soprattutto, è sempre stato determinante a livello difensivo. Nella stagione 2020-21 invece piazza solo 16 punti in 51 partite, di cui 6 goal, troppo pochi. Il plus/minus di -4 ed un proporzionale drop nel numero di hit determina poi un calo statistico nelle categorie difensive dove solitamente, invece, brilla.

Ora Coyle è in seconda linea, escluse improbabili sorprese, ed è in prime atletica: serve tornare ai fasti della sua migliore stagione, quella 2016-17 con Minnesota: per prima cosa, quella fu l’unica stagione dove giocò tutte le partite della regular, senza esclusioni dovute ad infortuni o altro, cosa che deve essere fatta anche questa annata.
Poi registra 56 punti: i goal sono 18, e molti di essi ad even strength. Oltretutto, ha un plus/minus ampiamente positivo, +13, 101 hit e ben 63 blocchi, un numero davvero ragguardevole per un centro.
La perfetta stagione two-way, che deve essere ripetuta, con qualche ritocco: difatti, parliamo di un Coyle più esperto, al picco della condizione, e con intorno tanto, tanto talento in più di quello che Minnesota poteva sfoggiare in quegli anni.

Cosa significa tutto questo? Più goal, sfruttando la power play, dove si è già dimostrato letale, soprattutto nel ruolo di “bumper” davanti al portiere avversario, sfruttando spizzate del disco o deviazioni su rimbalzi lasciati andare dal goalie.
Allora ci aspettiamo 60 punti, con almeno 20 goal, sarebbe preferibile sfondare i 25, ed un rendimento difensivo top, tornando a vedere 80 hit, 40 blocchi ed un plus/minus che sorrida.

Coyle segna dopo 28 partite senza goal

Coyle (13) festeggia il suo goal dopo 28 partite senza marcature, insieme ai compagni Ritchie (21) e Kuraly (52). L’ex Wild deve evitare di ripetere i numeri della scorsa stagione, soprattutto nel nuovo ruolo in top 6.


LA SORPRESA: JEREMY SWAYMAN

Boston ha un roster molto maturo, forse troppo, ma questo ha delle conseguenze: scegliere una sopresa diventa difficile, perché oramai i giocatori Bruins li conosciamo bene, e sappiamo cosa aspettarci da loro. 
Uno shake-up però c’è stato: Dan Vladar, il goalie del futuro secondo tanti, ha deciso di cercarsi lo spazio da titolare in quel di Calgary. Tuukka Rask, la leggenda, è alle prese con un infortunio grave e non è ancora stato rimesso sotto contratto da Boston, contratto necessario in quanto Rask ha concluso la stagione passata diventando un unrestricted free agent.
Jaro Halak si è accasato a Vancouver, dunque anche qui una potenziale soluzione si trasforma in mancanza.

Boston è corsa ai ripari, prendendo il meglio del disponibile: Linus Ullmark dai Sabres, che rimane secondo me un backup di medio talento e medie prestazioni. Rask, anche se tornerà, rimarrà fuori per buona parte della stagione, o almeno i report così sembrano indicare.
E dunque a prendersi qualche responsabilità in più dovrà essere l’attuale numero uno nella pipeline di Boston, nel ruolo di goalie: Jeremy Swayman.
Goalie mobile e rapido, l’anno scorso debutta ed in 10 partite colleziona un record di 7-3-0, un buon campione con statistiche di 1.50 GAA e percentage di .945.
Ottimi numeri, ma da prendere con le pinze: l’estratto è poco corposo, e se le partite diventassero 30, 40, 50 allora i discorsi potrebbero cambiare.

Ma è questo che si chiede a Jeremy: 23 anni a Novembre, grande carriera NCAA nell’Università del Maine, buonissimi numeri in AHL, ma anche qui pochissime gare, solo 9, Swayman è un goalie da verificare su un numero di partite più sostanzioso.
Riuscirà a sostenere la pressione night in, night out? Come se la caverà dopo una partita storta, o con due partite in due giornate di fila? Sono domande importanti, ma che solitamente vengono riservate allo starter. E Jeremy sarà lo starter per Boston?

Se questa fosse la decisione, sarebbe l’ennesimo tassello ad una rebuild che si sta avvicinando sempre di più: Chara ha lasciato, Krug pure. Davanti, Bergergon non durerà in eterno e Krejci già ha fatto le valigie. Certo, ci sono Marchand, Pastrnak, Hall, McAvoy, Coyle. Una base solida, ma senza il goalie non si va da nessuna parte.
Ma è sensato dare l’opportunità a Swayman ora, quando è ancora aperto lo spiraglio per la Coppa? Solo l’entourage di Bruce Cassidy e dei Bruins lo potranno dire, e a noi resta solo l’attesa.
Intanto, Swayman etichettiamolo come sorpresa, dando fiducia al fatto che quelle 10 partite perlomeno triplichino: mantenere le stesse statistiche, e lo stesso record in proporzione, non sarà facile. Ma fare bene, non benissimo, è quello che pretendiamo da un goalie giovane e promettente, che per la prima volta in carriera potrebbe mettere sulle spalle una buona dose di responsabilità da massima lega.

Swayman si riscalda insieme a David Pastrnak

David Pastrnak (88) osserva il compagno Jeremy Swayman (1) durante il riscaldamento. Il giovane goalie potrebbe dover sostenere una responsabilità decisamente più corposa quest’anno.

QUALCHE PAROLA SU BOSTON

Forse l’ho ripetuto allo sfinimento, qui ed in altri articoli: Boston sta esaurendo il suo tempo. È una cosa normale, succede in tutti gli sport, a tutti i livelli: si può vivere ere di supremazia assoluta e poi sprofondare nel dimenticatoio.
Boston arriva alla coppa nel 2011, con Chara, Bergeron, Rask e compagni che già la missione più difficile la compiono. Ci hanno ritentato più volte, ed in quel 2019 ci sono andati molto vicino, ma hanno trovato davanti a loro un avversario troppo carico e sereno mentalmente per poter vincere.

Ma il tempo non perdona: come già detto, tassello dopo tassello la vecchia guardia si sta scombinando. E quando il tuo miglior centro, il tuo miglior defenseman ed il tuo titolare in porta da ormai più di 10 anni scricchiolano, sai che tra poco si dovrà ricominciare da capo. Il taglio non è mai netto come in altri sport, ma purtroppo arriva il momento.
Sono consapevole però che non sarà quest’anno, ed oltretutto la scommessa e la conferma di Hall come nuovo membro del roster mi fa pensare che Don Sweeney cercherà, in qualche modo, di estendere questa finestra ulteriormente, nonostante gli addii, chi per ritiro, chi per acque più seducenti, di componenti importanti.

Dipende tantissimo dalle prestazioni: Hall deve diventare, insieme a Marchand, la nuova colonna portante di una squadra che sta spostando il suo baricentro sulle ali, lasciando il blocco centri in una forma più difensiva e di sostanza.
Charlie McAvoy è obbligato ad elevare il suo status di promessa eterna a quello di costante giocatore da Norris, ingrediente fondamentale per ogni squadra che sogni di vincere.
Ed il durissimo nodo goalie va risolto: tagliare la testa al toro, decidere se Rask possa essere ancora la soluzione, se buttarsi in free agency o se rischiare tanto su Swayman ed il suo potenziale.

Sempre quella è la parola chiave: tempo. Solo lui ci dirà se Boston si abbandonerà al cliché della rebuild, dopo un ultimo botto finale, oppure se riuscirà a rinnovare la propria forma con i giusti innesti e le giuste conferme, imponendosi come potenza ad est ancora per anni a venire.
La certezza comunque è una: anche quest’anno, l’obiettivo è la Coppa. Perché non è ancora arrivato il momento di ricostruire.

3 thoughts on “Three Players: Boston Bruins

  1. No, la coppa non arriverà nemmeno quest’anno, temo….! Pastrnak giocherà meglio di sicuro di come ha fatto l’anno scorso, Marchand potrà ripetere la strepitosa stagione scorsa, Patrice rallenterà ancora l’inevitabile invecchiamento e Swayman si ergerà a nuovo giovane portiere fenomeno, ma non credo basterà. Non è bastato l’anno scorso, non basterà adesso. Nonostante gli innesti in offseason, i problemi permangono e soprattutto le rivali (Tampa, Islanders, Vegas, Colorado su tutti) appaiono decisamente più complete e forti quindi. Coyle ha l’occasione della vita in seconda linea, ma è tutto da vedere se troverà alchimia con Hall e Smith e, soprattutto un rendimento decente, dopo l’orribile stagione scorsa (dovuta anche a problemi fisici). Hall è un ottimo giocatore, non una superstar e mi pare lo si sia capito: a Boston comunque ha portato quella classe e pericolosità che mancava in seconda linea. Dietro si alterneranno i nuovi acquisti, però Foligno è in chiara fase calante ormai, mentre Nosek non ha mai avuto tante responsabilità realizzative nelle ultime squadre dove ha militato (Vegas). Dei nuovi acquisti, solo Haula promette qualcosa di interessante giocando come centro. De Brusk è all’ultima chiamata. In difesa tutto può girare discretamente bene se non ci sono gravi infortuni (Brando però ha dimostrato di essere mooooolto fragile) e se Grzelcyk saprà resistere nelle partite che contano. Forbort porta fisicità sicuramente dietro. E allora cosa manca? Manca in primis un bel centro di livello dietro a Bergeron (addio Krejci!), un playmaker sopraffino da power play (sempre addio Krejci) e soprattutto…manca l’intensità dei giorni migliori ahimè!!!!!!! Negli ultimi due anni i Bruins sono arrivati al secondo turno di playoffs dopo aver giocato bene, ma …sulle ginocchia!!! La verità è questa: le energie non bastano più per la race intera dei playoffs! A livello tecnico e di cattiveria, non temiamo nessuno. Però dopo il primo turno di playoffs, i momenti abulici, di stanchezza, di improduttività totale nella metà campo avversaria si moltiplicano. Dalla finale persa coi Blues (2019), il vero problema è stato ed è questo: l’età, il fisico logoro, la stanchezza. Nè Tampa nel 2020, nè gli Islanders nel 2021 ci hanno sovrastato tecnicamente, ma fisicamente sì. Vedo altre squadre molto più prestanti di noi purtroppo….vedremo!

    • Analisi sincera e che mi trova totalmente d’accordo, Deolone.
      Si vede che la fede per i Bruins è forte!

      DeBrusk assolutamente all’ultima chiamata, lo hai sottolineato, però non essere troppo pessimista. La chiave secondo me rimane il passetto in più di McAvoy e quanto Taylor Hall saprà dare alla squadra. Se lui, Marchand e Pastrnak dovessero girare, in mezzo basterà semplicemente tanta solidità difensiva, e allora a quel punto Bergeron e Coyle sapranno dare più del necessario.

      La difesa però, oltre che da Charlie, come hai detto tu dipende dalla solidità di Carlo, assolutamente fondamentale nelle gerarchie. Grzelcyk lasciamelo dire ha deluso per quanto mi riguarda, non riesce a fare il saltino per diventare un vero top 4, e lo stesso dicasi per Clifton. Manca un po’ di materiale, e anche nella pipeline purtroppo non sembra ci sia granché.

      Ma non mettere via i tuoi Bruins, sono sempre in corsa!

  2. Sono d’accordo con te, soprattutto sulla difesa. Grzelcyk deve fare il classico step-up e supportare la difesa nei momenti duri (nei playoffs, dove tutto conta triplo ha deluso tanto finora), Clifton sarà un eterno terza linea e…vedrai che prima della dead line ante playoffs verrà innestato qualcuno dietro di sicuro. Non ho dubbi sulla produttività delle nostre due linee offensive e ritengo migliorate anche le ultime due, ma…..come dicevo in precedenza….è l’ossigeno che mi preoccupa !!! Vedremo. Spiace vedere il tramonto di una squadra incredibile che alla fine ha vinto un solo titolo….

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