Ferragosto appena passato, primo turno playoff compromesso, sotto 1-2 coi Flames e 3-4 nella quarta gara, porta sguarnita da tempo e 12 miseri secondi restanti sul cronometro: il resto è storia e Dallas sopravviverà a questa come ad altre situazioni negative di una magica postseason, proseguita con gli scalpi eccellenti degli Avalanche e Vegas, prima di arrendersi onorevolmente alla corazzata Lightning nel ballo finale!

E’ in quella sassata di Pavelski infatti che inizierà un momentum psicologico che accompagnerà poi le gesta dei ragazzi di Rick Bowness – coach ad interim da dicembre 2019 e promosso ora quale head più anziano del mondo (65 anni) – per ben 21 delle 27 partite finali, facendo fronte a numerose sciagure sia fisiche che di punteggio.

Le assenze di punta durante questo viaggio saranno infatti quelle dell’accoppiata Bishop e Stephen Johns per 45 match combinati, di Faksa (8), Comeau (4) ed Hintz per due, mentre un Seguin sottotono si scoprirà successivamente aver convissuto coi dolori all’anca che lo porteranno al pari del goalie a saltare lo start 2021!

Un roster completo e profondo, ricco d’esperienza, qualità e resilienza agonistica, è riuscito a sopperire a carenze così complicate e portare a casa 9 comeback win, appena sotto il primato di Pittsburgh 2009.

E’ stato di 20-13-5 il record col nuovo allenatore, bravo dopo a lasciare briglia sciolte ai suoi nelle partite del tabellone allargato, cedendo la responsabilità dell’attacco a tutti i play-creator presenti, difensori in primis, sacrificando magari copertura e attenzioni avanti lo slot, affidate esclusivamente alla verve di Anton Khudobin, generando in tal modo una compagine assolutamente ingestibile, che ha chiuso con quasi 14 uomini in doppia cifra, elevando a cannonieri le due stelle Klingberg ed Heiskanen, prodigiosi nelle D-pair con Lindell e Oleksiak!

Finalmente determinante e vero capitano Jamie Benn, concentrato più a proteggere i suoi che a mantenersi lucido e diplomatico dinanzi le telecamere, e al fianco del quale, oltre le sicurezze assodate, sono esplosi la sensazione stagionale Gurianov e la matricola Kiviranta, eroe dei power play in overtime!

Il torneo d’altronde era iniziato sottraendo alla rosa Zuccarello, Spezza, Pitlick, Nichushkin, Ritchie e Methot, con l’intento di creare spazio salariale e annettere alla prima linea stellare composta da lui, Seguin e Radulov, un ulteriore asso del calibro di Joe Pavelski, giunto assieme all’altra icona Corey Perry e Andrej Sekera: l’obiettivo dichiarato e sfiorato era vincere subito, sfruttando la loro capacità – poi confermata – di incidere nei winner take all!

Gli Stars sono oggi un team fatto e finito, pregio per chi vuole ripercorrere un nuovo assalto alla Stanley Cup, ma limite per chi necessita miglioramenti, purtroppo preclusi da un cap space di 14 milioni scarni e un monte ingaggi impegnato dalle stelle veterane, con Seguin “ancora” ventinovenne ma fisicamente sfiancato!

Per questo i commiati agli UFA Perry (Ottawa?) e soprattutto Janmark (Chicago) – defensive forward e penalty killer coi fiocchi – fanno male ma sono necessari per confermare Faksa (16,25M per 5 anni) e Khudobin a 10 per 3, quest’ultimo in là con gli anni ma indispensabile per tappare il buco in gabbia.

Le speranze futuristiche di Tom Gagliardi hanno le sembianze delle già certezze Heiskanen, Hintz e Gurianov (loro due RFA e l’ultimo rinnovato giorni or sono), tutti da perfezionare contrattualmente, mentre Kiviranta sarà atteso a confermarsi breakout, Ty Dellandrea è in procinto del grande salto e Mavrik Bourque lavorerà per farsi le ossa!

Dallas ripartirà tra le favorite, senza però poter contare su rinforzi o trade di valore, rispetto ad esempio alle superpotenze deluse dell’est. Questo non toglie nulla a quanto si sono guadagnati sul ghiaccio nella tornata appena conclusa, un’autostima essenziale per ricominciare più forti e sicuri dei propri mezzi!

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