“Chiudete l’Est” si diceva spesso tra gli appassionati NBA italiani neanche troppo tempo fa per sottolineare il pesante divario di competitività tra la Western e la Eastern Conference, quest’ultima in effetti per molto tempo infarcita di agnelli sacrificali da dare in pasto a LeBron James e alla sua squadra di turno.

Quei tempi però sono finiti: oggi la Eastern Conference annovera tra le sue fila i campioni in carica dei Milwaukee Bucks ma soprattutto può offrire un tabellone playoff quanto mai appassionante e incerto.

La lotta per strappare il titolo ai Bucks vede come protagonisti superstars affermate, campioni in cerca del primo anello e giovani emergenti per otto squadre che hanno, chi più chi meno, mostrato ambizioni di successo. Analizziamo quindi ciò che potrebbe accadere nella parte sinistra del tabellone playoff nella consapevolezza che, come sempre, tutto può accadere nella National Basketball Association.

MIAMI HEAT (1) vs ATLANTA HAWKS (8)

Dalla offseason i Miami Heat sono stati considerati tra le Big della Eastern Conference dopo l’innesto di Kyle Lowry per dare quell’ultimo fit in più a un roster che aveva già portato la finale NBA nel 2020 (ma anche uno sweep dai futuri campioni Bucks l’anno scorso) Il risultato della regular season ha visto il campo confermare le ambizioni di successo in Florida.

Gli Heat non avranno avuto una stagione da schiacciasassi ma il sistema di gioco dell’ormai ultraveterano Erik Spoelstra continua a funzionare come un orologio svizzero con Jimmy Butler leader morale e materiale di una squadra affiatata e funzionale e che con l’esperienza di Lowry a sostituire il declinante Goran Dragic si presenta effettivamente come una squadra vincente più che come l’underdog che affrontò i Lakers nella bolla di Orlando.

Ad affrontare Miami al primo turno gli Atlanta Hawks di Trae Young che invece non sembrano aver compiuto quel passo in più dopo la sorprendente deep run dello scorso anno (finale di Conference con eliminazione anche in questo caso per mano dei Bucks) e hanno vissuto una stagione di difficoltà acciuffando la postseason dalla porta di servizio del play-in tournament.

L’infortunio di John Collins, out a tempo indeterminato per un problema a un piede, ha fatto ulteriormente calare le quotazioni di una squadra che presenta gli stessi pregi e difetti dello scorso anno e in più nella drammatica gara di stanotte contro i Cleveland Cavaliers che ha dato i playoff agli Hawks ci si è messa anche una probabile iperestensione al ginocchio per Clint Capela a testimoniare che per lui (così come per Gallinari) ormai ogni stagione è un anno in più nelle gambe.

Favoriti d’obbligo i Miami Heat dunque, ma altrettanto d’obbligo è l’attenzione al talento e alla voglia di vincere di Trae Young. Il campione texano già l’anno scorso ha guidato i suoi all’upset contro i New York Knicks, che come gli Heat avevano la loro forza in un consolidato sistema corale, e alla conseguente cavalcata verso le Conference Finals e anche al play-in è stato assoluto protagonista. Ad Atlanta sperano che sia lui il granello di polvere in grado di far saltare l’ingranaggio perfetto di Miami, che però a differenza di quello di New York ha anche esperienza playoff e soprattutto funzionalità offensiva.

Difficile in sostanza aspettarsi che Miami non passi il turno, ma occhio a Young.

BOSTON CELTICS (2) vs BROOKLYN NETS (7)

La serie più attesa del tabellone orientale e probabilmente quella più attesa in assoluto dei playoff NBA di quest’anno è la rivincita della scorsa stagione tra i Celtics e i Nets, che si affrontarono nel 2021 a fattore campo invertito rispetto a quest’anno con una vittoria neanche troppo faticosa per i Nets di Kevin Durant. Quest’anno è Boston ad avere il vantaggio del pubblico di casa in 4 gare su 7 e la serie si preannuncia, come già accennato, esplosiva ed incerta.

Entrambe le squadre arrivano ai playoff dopo varie traversie in regular season: Brooklyn ha dovuto sopportare la vicenda Kyrie Irving e ha scoperto che James Harden non era il nome migliore per fare da terzo violino a Durant e all’ex Cavs per cui si è quasi ritrovata fuori dai playoff per poi riprenderli al play-in grazie alle prestazioni straripanti di Irving e al solito, fantastico Durant. Dal canto suo Boston ha iniziato malissimo la stagione regolare con l’esordiente Ime Udoka a dover gestire uno spogliatoio diventato incandescente; una volta sistemati gli screzi interni però i Celtics hanno iniziato a macinare gioco e risultati fino a giungere a un meritatissimo secondo posto.

Fare una previsione per la serie è difficilissimo. Tantissimi sono i fattori in gioco: il ricordo della serie dello scorso anno, il ritorno di Irving al Boston Garden che non passa mai inosservato, il sistema di gioco di Udoka con Jayson Tatum e Jaylen Brown a fare da leader offensivi e Marcus Smart a occuparsi di Irving contro il duo delle meraviglie di Brooklyn con Kevin Durant che ogni giorno che passa vuole dimostrare di più di poter aggiungere un altro anello ai suoi due personali vinti a Golden State. In più c’è il fattore infermeria.

Boston potrebbe infatti recuperare il centro Robert Williams entro la fine della serie e sarà un rientro (eventuale) molto importante contro una Brooklyn che non ha certo nei lunghi il suo maggiore punto di forza. Ma soprattutto potrebbe finalmente debuttare, entro gara-4 a sentire i rumours, Ben Simmons in maglia Nets.
L’australiano è reduce da un lunghissimo periodo di recupero fisico e psicologico dopo la peggior stagione della sua carriera a Philadelphia lo scorso anno condita dalle figure barbine di cui si è reso protagonista ai playoff. Il suo rientro è una vera bomba a orologeria: può portare l’atletismo e la difesa che renderebbero Brooklyn potenzialmente ingiocabile o potrebbe far definitivamente implodere la situazione in casa Nets.

Dovessi indicare una favorita direi comunque Boston perchè appare in forma da mesi, ha gerarchie e ruoli meglio definiti e vari giocatori attesi alla prova del nove per vincere l’anello. Ma davvero è il più classico dei 50-50 e non resta che godersi lo spettacolo.

MILWAUKEE BUCKS (3) vs CHICAGO BULLS (6)

I campioni in carica dei Milwaukee Bucks non hanno avuto una stagione da dominatori assoluti ma comunque si sono confermati ai vertici dell’Est, quasi come accadde lo scorso anno quando il loro cammino non sembrava devastante ma li ha comunque sempre visti nelle prime posizioni e col primo posto finale. La squadra allenata da Mike Budenholzer però nella stagione 2021 ha mostrato un’importante capacità di alzare il proprio livello di gioco ai playoff che ha consentito a Milwaukee di piazzare la zampata decisiva per portarsi a casa il titolo.

Facile quindi aspettarsi che anche quest’anno avvenga lo stesso, con Jrue Holiday e Khris Middleton a mostrare la loro versione playoff alle avversarie assistendo in maniera degna Giannis Antetokounmpo e sgravandolo da troppe responsabilità. D’altra parte al primo turno i Bucks trovano i Chicago Bulls che appaiono in caduta libera più di quanto dica la classifica che li ha visti comunque qualificarsi direttamente alla postseason senza passare per il play-in tournament.

I Bulls però dalla pausa per l’All Star Game hanno un record che rasenta appena il 35% di vittorie con solo 8 gare vinte su 23 giocate e malgrado gli importanti investimenti negli ultimi tempi (su tutti la trade dello scorso anno per Nikola Vucevic e la cessione dell’inconsistente Lauri Markkanen) hanno presentato un’incostanza di rendimento non proprio consona a chi vuole fare strada nella postseason, passando da lottare per le prime posizioni a doversi guardare le spalle per evitare il play-in.

A guidare i tori di Chicago però abbiamo pur sempre il miglior DeMar DeRozan degli ultimi anni che dopo la parentesi triennale ai San Antonio Spurs, in cui ha tristemente accompagnato il declino della franchigia post-Kawhi Leonard, ha vissuto un’importante stagione di rilancio che è la sua migliore in assoluto per punti segnati (27.9) e percentuale da tre punti (35.2%) Chiaro che l’ex Toronto vuole dimostrare di essere ancora un top player in grado di competere per l’anello, ma dovrà avere un contributo più incisivo dai suoi compagni di squadra per fare strada a tutti gli effetti (su tutti uno Zach LaVine che invece è in calo sia per punti che per percentuale dal campo)

Anche con la versione migliore dei Bulls tuttavia Milwaukee si presenta ai blocchi di partenza come favorita per vincere la serie anche perchè, detto del supporting cast con la difesa di Bobby Portis e Wesley Matthews a fare il resto, Giannis Antetokounmpo proprio non vuole saperne di mollare lo scettro arrivando ai playoff forte di quasi 30 punti di media a partita, anche per lui l’anno migliore in carriera. Vedremo se DeRozan e compagni potranno compiere l’upset ma appare davvero difficile.

PHILADELPHIA 76ERS (4) vs TORONTO RAPTORS (5)

Se questa serie fosse iniziata un mese fa il risultato sarebbe stato piuttosto scontato con Philadelphia in piena ascesa dopo l’affare James Harden e i Raptors a barcamenarsi a metà classifica e più vicini al rebuilding che a competere ancora per bissare quel memorabile anello vinto nel 2019. Oggi, però, la situazione non è esattamente la stessa.

Il pickandroll più ingiocabile della NBA con Harden ed Embiid non ha ancora espresso appieno il suo potenziale con i Sixers piombati al quarto posto (appaiati ai Bucks in terza posizione ma perdenti negli scontri diretti) dopo aver combattuto per la testa della classifica ma soprattutto Toronto ha piazzato un colpo di coda devastante che dopo tre sconfitte consecutive tra il 3 e il 6 marzo l’ha vista perdere in tutto solo altre 4 gare, tra cui l’ininfluente ultima partita contro New York.

Merito sicuramente del rilancio di Pascal Siakam, 22.8 punti di media quasi come nel 2019 quando erano 22.9, del solito grande Fred VanVleet ma anche di un’importante crescita dei comprimari come Gary Trent Jr. (30 punti nella terzultima gara vinta proprio contro Philadelphia) e Precious Achiuwa (solo 4 volte in singola cifra nell’ultimo vincente periodo dei Raptors) Insomma Toronto non ci sta a fare da agnello sacrificale e si presenta alla serie decisa a ripetere il clamoroso upset che la portò ad eliminare i favoriti Sixers due anni fa in finale di Conference e viaggiare poi verso l’unico titolo NBA assegnato fuori dal Canada.

Ciò detto, i Sixers continuano ad avere dalla loro parte un certo Joel Embiid. Il camerunense, forse liberato anche dell’ingombrante presenza di Ben Simmons, quest’anno si è imposto come favorito per l’MVP finendo a guidare la classifica cannonieri (prima volta per un centro dai tempi di Shaquille O’Neal) e garantendo quindi alla sua Philadelphia una pazzesca doppia doppia di media da 30.6 punti e 11.7 rimbalzi, career high in entrambe le voci. A livello personale Embiid guarda tutti dall’alto in basso, chiaro che ce la metterà tutta per mettersi al dito l’anello NBA.

Al suo fianco James Harden ha probabilmente l’ultima occasione per un anello da protagonista e la sua scelta di abbandonare Brooklyn, dove un’eventuale vittoria sarebbe avvenuta comunque da comprimario di Kevin Durant e Kyrie Irving, è più che esplicativa in proposito. Probabile che il Barba abbia tenuto le sue cartucce migliori per la postseason e in questo caso sarebbero guai grossi non solo per i Raptors, ma per tutte le contendenti al titolo.

I Raptors lotteranno fino alla fine, ci aspetta un’altra serie tiratissima, ma non si può certo dire che i Philadelphia 76ers non siano i favoriti per la vittoria e una seria contender al titolo.

 

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