Non è facile scrivere un articolo sui Milwaukee Bucks dopo la disfatta contro i Golden State Warriors, perciò è meglio riavvolgere il nastro e partire da dove avevamo concluso la scorsa stagione, cioè dal titolo NBA conquistato dopo 50 anni di digiuno.

Un titolo che ha ridato vigore ad una comunità di tifosi che ormai non conosceva altro che delusioni e che ha rischiato di mandare giù l’ennesimo boccone amaro quando Phoenix era andata avanti 2-0 nella serie, prima che si scatenasse l’uragano Giannis.

Ed è proprio da quella rimonta che si è capita la vera forza di questa squadra. Quella di non abbattersi mai e di non perdersi mai d’animo, pure nelle situazioni peggiori. Lo stiamo vedendo anche quest’anno con i diversi ribaltamenti che le partite hanno subito quando gli uomini di Mike Budenholzer si sono accesi improvvisamente. Ma questa non è altro che una conseguenza del loro primo difetto, cioè il giocare troppo ad intermittenza.

Questo è dovuto certamente anche ad una difesa che fa sempre molta fatica a contenere gli attacchi avversari, specialmente da oltre l’arco, nonostante la presenza di un giocatore come Jrue Holiday che è considerato uno dei migliori difensori perimetrali della lega.

Giusto per dare qualche dato che giustifichi tale considerazione, i Bucks sono tredicesimi per defensive rating e quindicesimi per percentuale concessa da tre punti. Ma la statistica peggiore, e che dovrebbe far più preoccupare, è quella delle triple realizzate e tentate dagli avversari. Difatti Milwaukee si trova ultima in entrambe le voci.

Tutto questo viene compensato da un’ottima difesa nel pitturato, ma se si vorrà avere qualche chance di ripetere il favoloso epilogo della scorsa stagione, bisognerà trovare una soluzione per limitare i danni dalla linea dei tre punti.

Ma, giusto per tornare al discorso iniziale, i Bucks sono capaci di riprendere in mano la partita quando meno te lo aspetti e nei finali punto a punto sono una squadra che nessuno vorrebbe mai affrontare. La forza mentale è aumentata notevolmente grazie alla consapevolezza acquisita con la vittoria del titolo e questo permette a Milwaukee di essere più sicura in sé stessa quando arrivano i momenti caldi della gara.

Poche squadre possono vantare tale caratteristica e poche squadre possono vantare un attacco così prolifico. I Bucks sono terzi per offensive rating e quarti per percentuale di punti segnati da tre, segno che, seppur non riescano a difendere con efficacia da oltre l’arco, almeno sanno come segnare.

L’uomo più pericoloso rimane, ovviamente, Khris Middleton, ma è in buona compagnia. Grayson Allen è arrivato ad agosto a Milwaukee, tramite una trade con i Memphis Grizzlies, e si è subito fatto riconoscere per il suo efficace gioco perimetrale. Ed è proprio questo che gli chiede coach Budenholzer: rimanere fuori dall’arco per prendere più tiri da tre possibili come dimostrano i 6.3 che tenta a partita e che sono il massimo fin qui fatto registrare in carriera. Così come lo sono i 2.5 che realizza, per una percentuale poco sotto il 40%.

Anche Holiday sta fornendo il suo miglior contributo in tredici stagioni tra i pro, tirando con il 41.6% e chi ha guardato già diverse partite dei Bucks quest’anno, sa che non sono tutti tiri comodi, anzi.

Ed è anche per questo che il GM Jon Horst ha voluto rifirmare Bobby Portis nella scorsa off-season e prendere Serge Ibaka prima della trade deadline. Lo spagnolo di origine congolese ci ha messo qualche partita prima di adattarsi al nuovo ambiente, ma ora sembra essere rientrato nei suoi standard con cui si è sempre guadagnato la fiducia dei coach per cui ha giocato, a suon di triple, stoppate e presenza sotto canestro.

Il suo arrivo ha sicuramente alleviato l’assenza di Brook Lopez il quale è praticamente fermo dall’opening night per un problema alla schiena che lo ha portato, poi, a doversi operare. Il suo ritorno è previsto a breve, ma grazie alla presenza di Ibaka non c’è fretta.

Un altro infortunato eccellente è certamente George Hill che è tornato quest’anno nel Wisconsin dopo essere stato “parcheggiato” una stagione tra Oklahoma City e Philadelphia e che fino al momento dell’infortunio stava regalando minuti di qualità. Perciò, per garantire un sostituto valido ad Holiday, Horst è dovuto intervenire anche qui, portandosi a casa Jevon Carter, scaricato dai Nets a fine febbraio e che sta sempre di più entrando nella rotazione di Budenholzer. Bisognerà solo vedere come verrà gestita la situazione non appena rientrerà Hill, il che dovrebbe capitare tra non molto.

Ma la perdita più importante è stata indubbiamente quella di Pat Connaughton, idolo dei tifosi e anima e corpo di questi Bucks per il quale ha messo sempre sul piatto grande intensità e professionalità, dettate da un’etica del lavoro invidiabile che è andata a compensare la mancanza di talento. Tra l’altro, prima di fermarsi, stava tenendo una media di 10.1 punti, la prima volta in carriera in doppia cifra. Il ripiego su DeAndre’ Bembry non ha funzionato e ora che si è pure fatto male al ginocchio, l’assenza di colui che viene soprannominato “Vanilla Thunder” si farà sentire ancora di più.

Assenza e assenze a cui sta, ovviamente (ma non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo), cercando di sopperire il greco con il numero 34, il quale sta realizzando la quinta stagione di fila in doppia-doppia di media per punti e rimbalzi, con 29.7 (massimo in carriera ) e 11.5 ad allacciata di scarpe. Ma ormai non sorprende più, anche perché è già da qualche anno che si sta confermando una stella assoluta del firmamento NBA. La cosa che fa più spavento è che ha “solo” 27 anni e chissà quante altre stagioni avrà ancora davanti ad altissimo livello.

Quella che conta, ora, però, è questa, nella quale per Giannis e compagni sarà dura ripetersi, anche per via di una concorrenza agguerrita ad Est. La fine della stagione, il rientro degli infortunati e l’inizio dei playoff ci diranno sicuramente molto meglio quale sarà il reale potenziale dei Bucks che, come detto, dovranno mettere a posto alcuni difetti per aumentare le loro possibilità di arrivare fino in fondo ed essere la prima squadra a conquistare un titolo in back-to-back dai Warriors del biennio 2017-2018.

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