La trade che 9 anni dopo riunisce Harden e Westbrook rilancia Houston nella conversazione per il titolo NBA ma porta inevitabilmente con se tanti dubbi e domande.

1- Houston aveva veramente bisogno di rimescolare le carte con una trade?

Gli Houston Rockets  si presentavano alle porte della free agency NBA con il miglior record su tre anni collezionato nella sua storia in NBA grazie a rispettivamente 55, 65 e 53 vittorie nelle passate regular season; dopo il capitolo Howard, il binomio Harden-Paul sembrava quello vincente ma tra la franchigia texana e il titolo ci sono sempre stati i Warriors che per 4 volte nelle ultime 5 post season hanno eliminato Harden e compagni.
Ecco che quindi in una delle offseason più movimentate di sempre, con Golden State che ne è uscita decisamente indebolita dalle partenze di KD e Igoudala, la gerarchia della Western Conference é stata completamente ridefinita e i Rockets si sono ritrovati di fronte ad un bivio: dare continuità allo stesso gruppo in un NBA mai cosi equilibrata o mettere mano al roster con una novità importante.
La novità si chiama Russel Westbrook e nessuno meglio di lui è in grado di stravolgere una squadra, nel bene o nel male ce lo dirà il campo.
L’impressione è che la deludente sconfitta nella serie contro dei Warriors mai cosi vulnerabili, privi di KD, abbia convinto Morey che quella squadra avesse mostrato l’apice delle proprie possibilità ed era il momento di un colpo di scena per rilanciarsi nella mischia per altri 2/3 anni con un progetto diverso.

2- Cosa ha portato alla scelta di sacrificare Chris Paul?

Houston completa una trade per migliorarsi e allungare la sua possibilità di competere per il titolo anche nei prossimi anni, il prezzo da pagare sono state 4 future scelte di cui 2 cadranno nel 2024- 2026 dopo la scadenza del contratto di Harden e Westbrook, quindi in pieno periodo di ricostruzione nell’era post-barba.
Paul è un giocatore più adatto e complementare per dividere il campo con Harden ma le sue assenze per infortunio si sono spesso fatte sentire; fondamentale per esempio l’infortunio che ha condizionato la finale di conference del 2017. Una squadra che ambisce al titolo non può dipendere dalla situazione fisica precaria del suo secondo violino.
Ultimo fattore e forse il più importante che ha portato alla scelta dello scambio, è il rinnovo firmato lo scorso anno dal neo giocatore di Okc che allunga il suo contratto fino alla stagione 2021-22 dove guadagnerà addirittura 44 milioni.
Houston dà vita così ad un progetto chiaro per i prossimi anni dove avrà sotto contratto (fino al 2023) Harden, Westbrook, Capela e Gordon, che ha appena rinnovato, e si costruisce anche, nel caso in cui la cose non dovessero funzionare, una possibile via di uscita con il contratto di Westbrook molto appetibile da scambiare via trade.

3- Harden e Westbrook possono funzionare insieme?

Esiste una statistica avanzata chiamata Usage-rate che determina una stima della percentuale di possessi gestiti da un certo giocatore mentre è in campo.
Nella scorsa stagione Harden ha avuto il secondo usage più alto in una regular season della storia nba, piazzandosi dietro proprio al record di Westbrook della stagione 2016-17; questi dati però non devono far preoccupare i tifosi dei Rockets: se andiamo a vedere l’usage per esempio di Chris Paul nell’ultima stagione con i Clippers e lo paragoniamo a quello della prima con la maglia dei Rockets vediamo che il dato passa da 24.3 a 23.5, le statistiche ci dicono quindi che il numero di possessi che entrambi sono abituati a gestire non cambierà sostanzialmente e i due non si pesteranno i piedi a vicenda.
Ciò che fa preoccupare invece sono le percentuali tenute da Westbrook nell’ultima stagione a OKC: 29% da tre e in particolare il 30% in catch-and-shoot. Il gioco di Harden per essere efficace necessita di esterni pronti a segnare con continuità sugli scarichi, ecco quindi che i Rockets decideranno, nel caso in cui Russell sia cosi discontinuo al tiro e confermi le sue difficoltà nell’attaccare senza palla, di affidargli più palloni e più p&r per sfruttare invece il barba come arma secondaria.
Più che l’attacco sarà però la fase difensiva a determinare fortemente il successo di questa coppia e inevitabilmente della squadra, entrambi lungo le loro carriere sono stati etichettati come difensori distratti e passivi, e in una stagione in cui Houston perde un leader difensivo come Paul, entrambi dovranno salire di intensità nella propria metà campo.

4- Come cambiano i Rockets con Westbrook in campo ?

Insieme a tanti dubbi Westbook porta però con se anche tante certezze e con lui ci si aspetta che  l’attacco di Hoston, lento e ostaggio dei palleggi di Harden, guadagni più ritmo, più intensità e più velocità.
Mike D’Antoni ha rilasciato di recente un’intervista al Hoston Chronicle in cui spiega appunto come i nuovi Rockets saranno più dinamici e giocheranno molto di più in transizione per sfruttare al meglio le caratteristiche del loro nuovo innesto che ha costruito la sua fortuna in questa lega proprio grazie al suo gioco in campo aperto.
L’aggressività è la qualità che più è mancata nelle ultime stagioni a questa squadra nei playoff, quella forza nell’aggredire la partita con 2/3 giocate di purà intensità, Hoston ha bisogno di contrapporre alla calma e al controllo del barba, quella cattiveria agonistica in grado di accendere la partita da un momento all’altro e infuocare l’arena nelle partite decisive.
Dal punto di vista tattico invece non cambia molto, Westbrook sarà utilizzato nello stesso modo di Paul, dividerà con Harden tutti i P&R della squadra.
Importante per Houston sarà che Russ attacchi con continuità il ferro sia con la palla, in cui è probabilmente uno dei migliori nella lega, sia senza come tagliante, caratteristica sviluppata negli anni affianco a KD ma poi persa con la partenza di quest’ultimo. Arma letale nelle giocate decisive potrebbe essere un P&R con Westbrook palla in mano e Harden bloccante.

5- Quali saranno le rotazioni nella prossima stagione ?

Il quintetto sarà praticamente uguale a quello della scorsa stagione con un unico dubbio sugli esterni: oltre all’insostituibile Tucker, con la possibilità che Eric Gordon possa essere utilizzato come arma della panchina, in quintetto potrebbe partire Daniel House, dolce sorpresa della passata stagione dopo una carriera più in G-League che in NBA, ha chiuso una stagione da 9.4 punti a partita, 41% da 3-punti e il miglior NET rating di squadra tra i giocatori con almeno 10 minuti di media a partita.
Come successo la passata stagione D’Antoni vorrà avere 48 minuti con almeno un Hall of Famer in campo, quindi prepariamoci ad una gestione di Westbrook simile a quella di Paul.
Starting lineup: 1 Russell Westbrook, 2  James Harden, 3  Eric Gordon / Daniel House, 4  PJ Tucker, 5 Clint Capela
Confermati per avere un impatto partendo dalla panchina sono Austin Rivers, decisivo ai playoff,e Gerard Green, mentre Shumpert ha rifiutato l’offerta di contratto ed è stato sostituito dando una chance a Ben McLemore, chiamato a rilanciare la propria carriera a 26 anni.
Aspettando da Capela un definitivo salto di qualità dopo un’ultima stagione tra alti e bassi, gli altri minuti disponibili sotto canestro saranno poi divisi tra gli esperti Chandler (36 anni), reduce da una ottima stagione in giallo-viola e da Nene (37 anni), mentre troverà spazio anche il promettente Hartenstein.
Gli ultimi posti del roster sono occupati dalla scommessa Anthony Bennett, scomparso in G-League negli ultimi anni, e da Tabo Sefolosha.

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