Boston e Cleveland si ritroveranno domenica notte sullo stesso proscenio che le aveva viste darsi battaglia dodici mesi fa (in quell’occasione finì 4-1 per i Cavs), per poi diventare protagoniste dello scambio più chiacchierato dell’estate (quello che ha visto Kyrie Irving stabilirsi in Massachusetts in cambio di Jae Crowder, Isaiah Thomas e una preziosissima scelta). Sembrano passati secoli, tanto che nessuno dei “pezzi” di quella trade potrà calcare il parquet in una serie dalle premesse affascinanti, tra una squadra matura, con ambizioni da titolo, e un gruppo giovane e di prospettiva.

 

L’ANALISI DELLA SERIE

A febbraio, Boston tenne a battesimo i Cavaliers dopo l’arrivo in Ohio dei vari Rodney Hood, Jordan Clarkson, Larry Nance jr. e George Hill, in una sfida a senso unico che sparigliò la serie di Regular Season in favore della compagine capitanata da LeBron James. LBJ ha tenuto medie ragguardevoli contro i Celtics (24 punti, 10.3 rimbalzi e 8.3 assist) ma si troverà ad affrontare un avversario inedito, com’è inevitabile, stante l’assenza dell’amico/nemico Kyrie Irving. Boston (testa di serie n.2) si è rifiutata di capitolare agli infortuni, e dopo aver avuto ragione di Giannis Antetokounmpo con la sua Milwaukee, ha disposto senza troppi patemi dei Sixiers di quel Joel Embiid che nelle movenze ci ricorda un Chris Webber extralage, ma sembra avere in comune con C-Webb anche le incertezze quando la palla scotta. LBJ e la sua Cleveland (seed n.4) saranno un avversario di tutt’altro spessore rispetto alla Philadephia del pur talentuoso Ben Simmons, che ha pagato carissima l’inconsistenza del proprio jumper. Il riassunto migliore è di Aron Baynes: “Sappiamo dov’è la testa del serpente, e su cosa dovremo concentrarci, ma ci sono tanti grandi role-player attorno a lui, e anche altri giocatori che sanno creare opportunità”. Amen.

 

LO STATO DI FORMA

Dovesse uscirne trionfante, sarebbe l’ottava Finale NBA consecutiva per il trentatreenne LeBron, e la quarta per i Cavs; per quanto questi record non abbiano un valore intrinseco, servono a ribadire il dominio totale esercitato dal figlio prediletto di Akron sulla Eastern Conference. In queste undici partite, LBJ viaggia a 34.3 punti di media, 9 rimbalzi e 9.4 assist che nulla dicono però circa la sensazione d’essere in controllo delle operazioni trasmessa dal James. Sarà una sfida che testerà in modo severo i giovani di Boston, assurti al ruolo di attori protagonisti dopo gli infortuni che hanno tolto di mezzo Irving, Daniel Theis, Shane Larkin e Gordon Hayward (rottosi proprio contro i Cavs). Non basta? Jaylen Brown non è ancora al meglio dopo l’infortunio patito al bicipite femorale. I Celtics sono come l’Idra di greca memoria, e ad ogni infortunio coach Stevens ha scovato qualcuno seduto in panca, pronto ad elevare il proprio rendimento, ma prima o poi le assenze presenteranno il conto. Cleveland, viceversa, arriva all’appuntamento con le Finali di Conference senza particolari apprensioni, complice anche il riposo ritemprante gentile omaggio dei poveri Raptors, spazzati dal parquet senza troppi complimenti, e contro cui J.R. Smith e Korver si sono concessi un sontuoso 63% da tre, mentre l’attacco segnava 121.5 punti per 100 possessi; il rischio può semmai essere la ruggine accumulata nel corso di uno stacco troppo lungo dal ritmo Playoffs. La serie proporrà inoltre un test probante per la (sospetta) difesa dei Cavaliers, che dovrà tener botta contro un attacco capace di eseguire bene in mezza transizione e dotato di atleti dalle mani veloci, capaci di far male in contropiede.

 

I PROTAGONISTI

Tanto dipenderà dal (normalmente clamoroso) impatto di LeBron James; i Boston Celtics non hanno un ideale defensive-stopper da opporgli, ma allo stesso tempo, sono un gruppo privo di conclamati punti deboli nella propria metà campo. Se riusciranno a restare coi tiratori, e se la staffetta su King James (Morris e Marcus Smart) ne limiterà i punti in verniciato, la trama potrebbe infittirsi, e magari riservare un finale a sorpresa. Se invece LBJ riuscirà a dettar legge, imponendo il raddoppio, sarà Cleveland a comandare le operazioni. Siamo ansiosi d’assistere al duello tra LeBron e coach Brad Stevens, supremo stratega alla guida di un gruppo giovane eppure maturo, raccolto attorno al talento di Jaylen Brown, Jayson Tatum e Terry Rozier. Saranno i tre alfieri bianco-verdi a fungere da terminali offensivi, senza più contare sul vantaggio atletico che avevano contro Redick e McConnell. Se LeBron sta giocando divinamente nel quarto periodo, va detto che Rozier e Horford lo tallonano nella speciale classifica per punti “clutch”, senza dimenticare la classe e la calma glaciale da killer silenzioso di Jayson Tatum, capace di segnare 18.8 punti di media nei PO col 45.9% dal campo, con 3.2 assist e 4.5 rimbalzi e un UsgRt del 24.4% e di salire a 23.6 punti di media contro Philadelphia.

 

 

LE POSSIBILI SORPRESE

Il confronto tra Al Horford e Kevin Love potrebbe rivelarsi la chiave di serie dal pronostico incerto; il figlio di Tito è perfettamente a suo agio nel ruolo ritagliato per lui da Stevens, ma lo stesso non può dirsi per Love, che resta comunque una pedina importante nello scacchiere tattico di coach Tyron Lue (curiosità: è un lontano cugino di Tatum). Vedremo se sarà Horford (il cui record contro James nei PO è 1-16) a dominare Love, o se viceversa il Beach Boy (reduce da 25 punti di media col 54% dal campo nelle ultime tre partite) riuscirà a segnare e far la voce grossa a rimbalzo, ma in ogni caso, questo sarà un match-up cruciale per il passaggio del turno. Lo stesso si può dire della posizione di Point Guard; da un lato ci sarà Scary Terry, al secolo Terry Rozier, ormai assurto a personaggio di culto in quel del TD Garden, reduce da un cammino strepitoso (18.2 punti, 5.5 rimbalzi e 5.8 assist), contrapposto al più navigato George Hill, a sua volta decisivo per gli equilibri dei Cavs, in particolare per Love, suo ideale partner nei giochi “elbow”. La vera sorpresa però, sarebbe scoprire in Marcus Morris un efficacie LeBron-stopper; sarà il gemello di Markieff a doversi prendere in carico il numero 23 (come preconizzato da Ainge in estate) e se dovesse riuscire stare con lui difensivamente, Boston potrebbe guadagnarsi la ventiduesima apparizione in Finale nella storia della franchigia.

IL PRONOSTICO

Parlare di Cleveland diventa vieppiù difficile: hanno faticato contro un’Indiana capace di portarli alla settima partita, ma poi hanno spazzato via gli ectoplasmi di Toronto, quindi non si può nemmeno dire che giochino con le marce, adeguandosi agli avversari. Hanno esperienza da vendere, talento, punti nelle mani e orgoglio; in più possono contare sul miglior giocatore del mondo, ma dall’altra parte c’è una squadra allenata in modo fantastico, su di giri e con niente da perdere. Il pronostico è 4-3 in favore dei Cavaliers.

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