Ormai siamo all’arrivo, alle Olimpiadi Invernali di Sochi manca pochissimo, dopo i Dream Team ora andiamo a raccontare storie e leggende dei recenti tornei Olimpici, dal 1998, da quando cioè i professionisti sono atterrati sul pianeta a cinque cerchi.
1998 Holly & Benji, Jagr & Hasek
Venne il giorno che gli Dei dell’hockey dimenticarono Usa, Canada e Urss (o Russia oggi). Nell’edizione che apre ai professionisti del campionato americano sono proprio gli Usa il flop del torneo, manifestazione giocata contro voglia e considerata una perdita di tempo, ottavo posto finale e grossa delusione.
Non va meglio al Canada che ha Eric Lindros capitano e Wayne Gretzky a dirigere l’ultimo palcoscenico della sua gloriosa e immensa carriera. Purtroppo per Great One tutto il Canada va a sbattere su un portiere che a Nagano entra in una dimensione marziana, Dominik Hasek domina qualsiasi disco e anche le foglie d’acero saranno vittima.
La Rep.Ceca ha una sorta di versione hockeistica di Holly & Benjii e visto che ci si trova in Giappone il paragone è azzeccato, sono Jaromir Jagr, il più forte attaccante del momento e Dominator Hasek, il più forte portiere di allora e degno erede di Vladislav Tretiak, altra super leggenda delle Olimpiadi Invernali.
Nonostante al torneo Olimpico ci sia anche il già citato Gretzky la Rep.Ceca sfida senza timori reverenziali il Canada di Patrick Roy, altro portiere stellare, dopo che Jagr e compagni hanno eliminato gli Stati Uniti per 4 a 1.
Roy contro Hasek è il meglio che c’è, spunta fuori una gara tiratissima decisa agli shootout, con Dominator che li para tutti e qualifica i cechi alla finalissima. Petr Svoboda segna poi in finale il gol che manda a casa la Russia, Holly & Benjii esultano, Jagr è fenomenale, spesso o per necessità gli chiedono di giocare in prima,terza e quarta linea come con gli Usa e lui replica con una tenuta di gioco esemplare, la stessa che ancora oggi, a 43 anni, lo fa risultare il migliore dei New Jersey Devils con il gol numero 700 in carriera ad un passo, 1728 punti fatti e sorpasso ai danni di Lemieux al settimo posto nei record man di tutti i tempi, neanche a dirlo ma il biglietto per Sochi è pronto.
Dominik Hasek è un fenomeno che ogni tanto rimette i pattini e “minaccia” la Nhl di tornare, campionissimo a Detroit, sfortunatissimo a Buffalo dove valeva l’intera squadra. Jagr & Hasek come Holly e Benjii, sintesi ceca di una squadra vincente.
2002 L’oro di Super Mario
Su Mario Lemieux si potrebbe scrivere un romanzo e Play.it USA l’ha documentato più volte. Nel 2002 Lemieux è un Hall of Famer che da 2 anni ha lasciato la scrivania del suo ufficio di proprietario dei Pittsburgh Penguins e si è rimesso i pattini da gioco. Il Canada è reduce da 50 anni di delusioni olimpiche dopo aver dominato in lungo e in largo dal 1920 al 1952, perdendo una sola gara in 41 partite di anni d’oro.
Cosi ci si affida a Wayne Gretzky, il numero 1 decide di chiamare il suo grande amico e degno rivale, e a 37 anni Lemieux partecipa per la prima volta alle Olimpiadi e lo fa in veste di capitano.
È un Super Mario acciaccato ma presente, non dimentichiamo che 10 anni prima combatte e sconfigge il morbo di Hodgkin e come ha abituato i suoi tifosi stringe i denti, la gamba destra gli dà problemi e decide che sarà la fisioterapia a fargli compagnia nell’avventura di Salt Lake City.
Gli occhi sono tutti sugli Usa alla ricerca di un terzo miracolo dopo la vittoria nel 1960 a Squaw Valley e nel 1980 a Lake Placid, quel del “Miracle on Ice”. Chi meglio di Herb Brooks può allenare gli Stati Uniti, lui che era il coach della splendida avventura di Mike Eruzione e di un gruppo di dilettanti che mise spalle al muro la corazzata sovietica 22 anni prima di Salt Lake City.
È la seconda Olimpiade aperta ai marziani della Nhl, la prima a Nagano per il Canada è finita malissimo nonostante Lindros e Gretzky e una delle partite più belle, se non la più bella, giocata contro la Rep.Ceca.
Gretzky quella gara la rivive come un incubo per 4 anni e nonostante gli si dica che non ha esperienza va contro tutto e tutti, purtroppo però va anche a sbattere contro la Svezia che in meno di 10 minuti gli rifila 4 gol nella sconfitta 5 a 2 che apre l’avventura.
C’è ancora Dominik Hasek a tormentare The Great One ma questa volta a salvarlo è ancora una volta lui, Super Mario Lemieux, ottimo nel firmare una doppietta nel tormentato 3 a 3 che fa scagliare Gretzky contro gli arbitri e contro i media, dicendo che solo i canadesi tifano Canada, il resto sono uniti nel voler vedere la nazione con la foglia d’acero perdere malamente.
Gli Stati Uniti rullo compressore sono perfetti, niente e nessuno riesce a fermarli, cosi si arriva alle semifinali che vedono Canada-Bielorussia e Usa-Russia.
I canadesi si sbarazzano facilmente dei bielorussi, è un 7 a 1 che non lascia troppi dubbi sul divario tecnico tra le 2 nazioni, dall’altra parte del tabellone è il revival del miracolo dell’80, gli Usa ci arrivano con 21 gol fatti e solo 3 subiti, giocano un hockey perfetto per 40 minuti andando sul 3 a 0 grazie soprattutto alla “Divine Line”composta da John LeClair, Brett Hull e Mike Modano salvo poi subire la rimonta russa fino al 3 a 2 quando Mike Richter para ogni tiro, proprio nell’esatto anniversario della sfida di Lake Placid.
Tutto il mondo vuole Usa-Canada, Herb Brooks è ancora imbattuto in panchina nella sua storia di coach statunitense,il 24 febbraio Mario Lemieux lo inizia come ogni giorno, tendinite cronica all’anca destra, la stessa che lo costringe mesi prima ad un intervento chirurgico e muscoli fasciati quasi fosse un pupazzo.
“Bisogna giocare anche col dolore, specie se si rappresenta il proprio paese”, queste le parole di “Le Magnifique”e da buon capitano guida i suoi alla sfida. Lo fa cercando di vincere dove gli Stati Uniti sono imbattuti, in casa infatti non perdono dal 1932 e Tony Amonte lanciato da Doug Weight spiega col vantaggio che anche questa volta sarà vittoria.
Serve una magia, allora scambio Lemieux-Pronger, assist del difensore per Super Mario che anziché tirare ha la lucidità per lasciar sfilare il disco sotto le sue gambe spalancando la strada per Kariya che tutto solo supera Richter lasciando esterrefatti gli statunitensi.
Non è finita cosi, Iginla su assist di Sakic segna il 2 a 1 chiudendo il primo periodo in vantaggio. In tre minuti del secondo periodo gli Stati Uniti sognano col pareggio di Rafalski in power play ma a -2 dalla fine arriva il secondo gol di Joe Sakic con un gran tiro.
L’occasione più ghiotta per gli Usa capita a Brett Hull ma Brodeur para un tiro che nove volte su dieci è gol, ad aver il colpo di grazia in canna è ancora Lemieux ma su respinta di Richter prende il palo con lo specchio della porta liberissimo.
Poco male, il Canada è una nazione di Capitani e Gladiatori, Yzerman per Sakic e Joe per Iginla, gol del 4 a 2 nel tripudio canadese che diventa boato nel 5 a 2 ancora di Sakic. Sul trionfo le telecamere inseguono i grandi sorrisi di Gretzky e Lemieux, il primo ha la sua rivincita 4 anni dopo Nagano, il secondo è semplicemente Super Mario, eroe nazionale e mito indiscutibile.
2006 I vichinghi indomabili
Nel 2006 si cambia aria, si arriva in Italia, paese dove l’hockey è spesso dimenticato dalle tv e che alla Rai è commentato da Fabio Capello, allenatore di calcio e seconda voce dell’ottimo Stefano Bizzotto (fortuna nostra almeno lui), si arriva col Canada campione in carica che rinuncia a Lemieux a causa di un’aritmia e si ripresenta con Gretzky al comando, tra le polemiche per l’assenza dell’astro nascente Crosby.
A differenza della storia che insegna che l’hockey è uguale a Canada + Usa spunta fuori la terribile nazionale dei vichinghi svedesi, Nicklas Lidstrom li guida come guida i Red Wings, vuoi perché è un campione, vuoi perché è nella miglior generazione di talenti della sua nazione.
Partiamo da Henrik Lundqvist in porta e annoveriamo i gemelli Sedin, il bomber del torneo Daniel Alfredsson e il leggendario Peter Forsberg, colui che è su un francobollo per il rigore che decide la finale del 1994 ai danni del Canada di un giovanissimo Kariya. “Foppa”appartiene al Triple Gold Club con la vittoria di Stanley Cup, Mondiale e Olimpiade.
Il torneo si fa interessante dai quarti, la corazzata canadese si schianta contro la Russia, Ovechkin e Kovalev rifilano un uno-due terrificante nell’ultimo periodo, per Gretzky, già in cattive acque per una vicenda di scommesse che riguarda il suo vice a Phoenix Rick Tocchet e la moglie del Great One.
Uscire con i russi è uno scandalo di dimensioni bibliche. 129 minuti senza segnare nel girone eliminatorio spiegano tanta pochezza del Canada, 5 gol su 31 power play, lacune difensive che Pat Quinn non si spiega e gogna mediatica sulle scelte del numero 99. Non ridono neanche gli Usa guidati da capitan Chelios, 44 anni, spediti a casa da una doppietta di Olli Jokinen nel 4 a 3 della Finlandia mentre passano Rep.Ceca contro la Slovacchia e dilaga la Svezia 6 a 2 contro la Svizzera sorpresa del torneo.
Sembrerebbe tutto pronto per l’oro della Russia ma la gara degli attacchi più prolifici contro la Finlandia vede il tremendo black out di Ovechkin e soci, 4 a 0 e figuraccia a 5 cerchi. La Svezia ormai ci prende gusto, i vichinghi travolgono 7 a 3 la Rep.Ceca che schiera Hasek in porta ma che viene superato da 7 marcatori diversi, cosi la finale è tutta dei paesi scandinavi.
Il Nord Europa vede cosi la sfida tra Selanne e Forsberg, è una finalissima molto spettacolare, il blocco Red Wings formato da Zetterberg, Kronwall e Lidstrom annulla il vantaggio Timonen e il risultato finale è il 3 a 2 che consegna il secondo alloro olimpico agli svedesi . Il podio è completato dalla Rep.Ceca che complice il letargo post-Canada dei russi li batte 3 a 0. Per la Svezia è la conferma di un torneo guidato da campioni.
2010 il momento del predestinato
Nel Canada l’hockey è religione, ancora scottati dalla delusione italiana del 2006 il team con la foglia d’acero si affida al predestinato della Nhl, Sidney Crosby.
Il nuovo fenomeno sul ghiaccio a 23 anni ha da poco sollevato la sua prima (e unica) Stanley Cup, gli occhi son tutti su di lui, ma una nazione medita vendetta, gli Usa non hanno dimenticato la sconfitta in casa contro i canadesi nel 2002 e provano a restituire il favore.
Proprio la nazione a stelle e strisce domina il torneo come 8 anni prima, la sfida nel girone eliminatorio tra le 2 potenze mondiali finisce 5 a 3 per gli Usa che superano il Canada dopo ben 50 anni grazie alla doppietta di Rafalski e i gol di Langenbrunner, Kesler e Drury.
Con quella sconfitta il Canada viene relegato ad un turno in più di partite dove non si affrontano le prime dei gironi già qualificate. Da lì in poi, quasi sentendo la musica della cavalcata delle valchirie, è show a Vancouver, 8 a 2 alla Germania con la corazzata al completo che segna con Crosby, Nash, Mike Richards Thornton, Scott Niedermayer, Weber e due volte con il vecchio Iginla.
Turno successivo altra vendetta, è la Russia di Torino 2006 ad essere spedita a casa con un eclatante 7 a 3 che spezza i sogni di Ovechkin e fa esultare i padroni di casa grazie alle reti di Perry (2), Morrow, Boyle, Getzlaf, Weber e Nash, il tutto mentre i cuginetti statunitensi regolano col minimo sforzo la sorprendente Svizzera battuta 2 a 0 con doppietta di Zach Parise.
Le semifinali sono cosi Usa-Finlandia e il 6 a 1 dimostra che c’è ben poca partita, e Slovacchia-Canada chiusa nel terrore di una sorpresa visto che le foglie d’acero vincono solo con un gol di scarto, 3 a 2, grazie a Morrow, Marleau e Getzlaf.
La finale è scritta ed è quello che tutti vogliono vedere, Usa-Canada, partita vibrante e 2 a 2 ai tempi regolamentari, col Canada in festa sul 2 a 0 iniziale di Toews e Perry raggiunta poi da Kesler sino alla beffa di Parise che segna a 25” dalla fine.
Quando si è però predestinati alla storia si risponde presente, un corpo abulico dalla manovra sin li risponde al nome di Sidney Crosby, tocca un disco nei supplementari ma lo fa depositandolo in rete, è il gol che vale la medaglia d’oro e il boato di tutta Vancouver.
Con queste premesse l’avventura a Sochi si presenta come un delizioso regalo a chi vive di hockey, sarà il Canada di Crosby o la Russia di Ovechkin a vincere? E gli Usa di Kane che faranno?
Non ci resta che attendere.
Supereroe travestito di giorno da ragioniere e di notte da redattore, Francesco Fiori nasce il 30 maggio 1983 a Sassari e da subito capisce che lo sport è come una passione esagerata, allevato con pane e album Panini. Un sardo che ama il ghiaccio, impossibile, conosce la Nhl grazie ai compiti dell’ora di pranzo che rinvia a causa della dipendenza da TELEPIU2. E’ nel giugno 2008 che decide per curiosità di collaborare con Playitusa grazie ad un pezzo dedicato al grande eroe Mario Lemieux. Non solo Hockey tra le passioni di colui che è casinista, testardo e sognatore (più altri mille difetti), segnala l’amore per la bici (definita sua dolce metà) ma anche una dedizione totale a calcio (INTER), basket (DINAMO SASSARI) e qualsiasi cosa sia sotto la voce SPORT e non lo faccia dormire.
Se anche voi non dormite rintracciatemi alla mail fcroda@yahoo.it giusto per 2 risate.
bravo francesco , bel articolo
grazie mille!!!!
bellissimo articolo, grande