Gli Heat in questa serie sono stati sempre in difficoltà, sempre sull’orlo del baratro, ma dopo tre partite che avrebbero potuto benissimo perdere tutte e tre si trovano in vantaggio per due ad uno ed hanno scaricato tutta la pressione sugli avversari, che a questo punto devono vincere per forza, per non trovarsi in uno svantaggio, tre ad uno, che mai nessuno è riuscito a ribaltare nella storia delle finali NBA.
Partita vinta dalla grande difesa e dalla grinta degli Heat o persa dai Thunder a causa della loro inesperienza e sconsideratezza? Per questa gara 3 dare una risposta è difficilissimo. Ancora una volta abbiamo visto un Lebron James sontuoso, con 29 punti e 14 rimbalzi al suo attivo, ma il dato davvero decisivo è che i Thunder sono stati tenuti a “soli” 85 punti, grazie anche alla netta prevalenza degli Heat a rimbalzo.
Gli Heat hanno infatti catturato 7 rimbalzi in più degli avversari e, aspetto decisivo per portare a casa la vittoria, hanno catturato ben 14 rimbalzi offensivi. Se consideriamo che quasi sempre hanno giocato con James da ala forte, Battier ala piccola e centro un Bosh che non è certo fisicamente dominante in quel ruolo, abbiamo la misura della grinta e della voglia di vincere dei ragazzi di Pat Riley e di coach Spoelstra.
Questa è la squadra con i tre pards, quelli che hanno fatto una conferenza stampa dicendo che portavano i loro talenti a south beach, quelli che dicevano che non avrebbero vinto un titolo, non due, non tre e così via, quelli che prendevano in giro Dirk Nowitzki nelle scorse finali (e, giustamente, mal gliene incolse), gente sempre abituata ad essere coccolata e viziata, una squadra con gente simile che vince grazie alla difesa asfissiante ed ai rimbalzi offensivi catturati? Alzi la mano chi ci avrebbe creduto solamente un anno fa.
Ancora una volta occorre mettere un punto esclamativo sulla maturazione dei tre e, soprattutto, del più sfottuto, Lebron James, autore fino a questo momento di una serie di partite davvero eccellenti, serie di partite cui per scomodare paragoni illustri manca solo il lieto fine.
Soprattutto nel terzo quarto i Thunder hanno avuto la possibilità di allungare definitivamente, ma gli Heat hanno superato la grande difficoltà in cui si trovavano con il lavoro sporco, la difesa, cercando di mandar fuori fase gli avversari e nell’ultimo quarto, proprio quando erano soliti perdere coraggio, fiato e punti, hanno piazzato la zampata decisiva.
Non a caso il miglior rapporto plus/minus (punti fatti e subiti dalla squadra con il giocatore in campo) ce l’hanno Shane Battier, sempre più decisivo in queste finals, ed Udonis Haslem, due che non sono esattamente conosciuti per le mani da pianista o le schiacciate spettacolari, ma per l’applicazione difensiva.
Intendiamoci, la serie è tutt’altro che conclusa, i Thunder si sono trovati sotto anche contro gli Spurs ed hanno reagito, inoltre con un pizzico di cinismo e cattiveria agonistica in più avrebbero potuto vincere almeno un’altra partita, Westbrook ed Harden hanno gettato via ottime occasioni tirando davvero male ed i lunghi non hanno retto il confronto con avversari più bassi di loro (stavo per scrivere leggeri, ma uno dei lunghi degli Heat è stato Lebron James, che di leggero ha davvero poco), ci sono ampi spazi di crescita per loro, ma intanto la pressione è tutta sulle loro spalle e non hanno più alcun margine di errore, e tutto questo grazie al fatto che gli Heat siano ormai diventati una squadra vera.
Dopo una gara uno in cui non si vedeva un blocco, un aiuto, tutti erano fermi a guardare Wade o James che palleggiavano, adesso vediamo una squadra che continua a giocare un brutto basket offensivo, troppo basato su isolamenti e zingarate dei due realizzatori, ma con una difesa molto compatta, in cui tutti si aiutano, ed anche l’attacco sarà troppo monotematico, ma almeno si vede dinamismo e giocatori che portano blocchi e senza palla si fanno vedere. Non a caso finalmente James e Wade riescono ad attaccare il ferro, cosa che in gara 1 si sognavano ed in gara 2 sono riusciti a fare solo a tratti.
Gli Heat hanno ancora molto da sudare, ma c’è una serie, una serie vera, che hanno tutte le possibilità di vincere, cosa che era difficile prevedere dopo gara 1.
Certo, ancora una volta in molti puntano l’indice sugli arbitraggi, ma ancora una volta, giustamente, Durant e soci non ne parlano, concentrandosi sul gioco, ed ancora una volta occorre riconoscere che questo è l’andamento della NBA odierna, in cui troppo spesso le stelle sono protette anche nelle giocate difensive ed il gioco spettacolare viene troppo tutelato. Troppo prevedibile per arrabbiarsi davvero e per non averlo previsto in anticipo.
Ed ora, dopo alcune partite che erano giustamente da considerarsi decisive, se ne gioca una che decisiva lo è di sicuro al di là di qualsiasi considerazione. Se vincessero ancora gli Heat sarebbe difficile per i Thunder anche solo pensare di tornare ad Oklahoma City, ma se vincessero i Thunder recupererebbero il vantaggio del campo, che sappiamo quanto sia importante per loro.
Il mio umile pronostico dice sempre heat favoriti ma se c’è una cosa che ho imparato seguendo questo sport da anni è che l'”inerzia” o l'”indirizzamento” non esistono, finché non è finita può sempre succedere tutto con le stesse probabilità, le sorprese sono sempre dietro l’angolo. E per fortuna