Sono consapevole del rischio di risultare noioso e di parte, ma non mi interessa, Lamar Jackson e i Baltimore Ravens devono essere celebrati. La distruzione sistematica dei Miami Dolphins – che, ripeto, sono rimasti in partita più a lungo di quanto possa suggerire il risultato finale – va ad aggiungersi all’impressionante collezione di vittorie nette contro squadre di livello.
Sfornare un cinquantello contro una squadra come Miami a meno di una settimana di distanza dall’esaltante successo sui 49ers ci dice tutto quello che dobbiamo sapere su questi Ravens, ossia che i playoff non possono cominciare abbastanza in fretta.

Intendiamoci, non sto in alcun modo provando a lamentarmi del primo seed, entrare in corsa al Divisional Round è un vantaggio gigantesco che li posiziona a una partita dal trovarsi a una partita dal Super Bowl, tuttavia vi confesso candidamente che devo ancora finire di metabolizzare quanto successo nel 2019, anno in cui il bye week li fece arrivare ai playoff arrugginiti e fuori ritmo dando il là alla fuga dei Titans.

Questi Ravens, però, sono diversi. Lamar Jackson è un giocatore completamente diverso da quello che vinse l’MVP 2019. Il reparto difensivo, ora sotto la guida di Roquan Smith, è completamente diverso e, in generale, la loro adattabilità e resilienza – grazie Covid per avermi rovinato una bellissima parola – aumenta esponenzialmente la loro pericolosità. Sono profondi pressoché ovunque e stanno dimostrando di saper sopravvivere a perdite sulla carta insormontabili.
Hanno rallentato il potente gioco aereo dei Dolphins nonostante una secondaria più che rattoppata.

Vedere Isaiah Likely varcare la end zone settimanalmente mi gonfia il petto di ottimismo: malgrado Mark Andrews resti insostituibile, il promettente sophomore sta rispondendo presente quando la palla scotta davvero. Quella, in tempi migliori, era la mansione di Andrews. Che sia in red zone o su quarto down, Likely settimanalmente mette a segno una big play il cui valore trascende quello delle yard guadagnate. Sono riusciti addirittura a sopperire all’infortunio di Keaton Mitchell aumentando il carico di lavoro a un Justice Hill a cui la difesa dei Dolphins non ha saputo trovato alcun tipo di risposta.

Hanno a disposizione un paio di settimane per recuperare quanta più gente possibile e presentarsi ai playoff freschi, sani e concentrati – anche se le cicatrici del 2019 mi fanno tremare le ginocchia ché quello della ruggine resta un rischio concreto. Non ci resta che aspettare e constatare se la diversità appena sciorinata abbraccerà pure i playoff.
Spero che dopo domenica il dibattito sull’MVP sia definitivamente chiuso.

Gli Atlanta Falcons dimostrano la versatilità della proprietà commutativa, a mio avviso la regola matematica più prestata alla narrativa in assoluto: cambiando l’ordine degli addendi il risultato finale non cambia.
Che under center ci sia Heinicke o Ridder fa poca differenza, i limiti dei Falcons sono tracciati settimanalmente dal gioco di corse: se quello funziona e la difesa regge hanno buone speranze, se una delle due condizioni appena delineate non sussiste niente da fare. Atlanta non può, non sa vincere in altri modi.

Hanno chiaramente bisogno di un quarterback per il 2024 – oltre che di un allenatore nuovo. Non riesco a non pensare a cosa potrebbero essere stati con competenza under center, la difesa ha compiuto un salto di qualità che non può in alcun modo essere sbugiardato dal disastro di domenica.
La division era assolutamente alla loro portata, ora sono per tre quarti fuori. Possono ancora vincere la division, ma devono sperare che i Panthers trovino un modo per battere i Buccaneers e, soprattutto, dovrebbero vincere contro i Saints in modo da concludere tutte e tre appaiate sull’8-9 e aggiudicarsi la NFC South in virtù di un miglior record in division.
In ogni caso, urge un cambiamento.

Quella di domenica contro i Giants è stata una vittoria tanto brutta quanto fortunata, ma che vada a farsi benedire l’estetica: Los Angeles per blindare la sorprendente qualificazione ai playoff aveva bisogno di un successo e successo è stato.
Non credo che Sean McVay mostrerà i film di questa partita ai propri nipoti sul letto di morte, ma non possiamo permettere che il gusto amarognolo lasciatoci in bocca dalla vittoria di domenica offuschi il sapore di quella che a mio avviso deve essere considerata a tutti gli effetti un’impresa.

Non avremmo messo un euro su questi Rams “all’anno zero”. Invece la linea d’attacco ha ricominciato a rendere, la difesa seppur priva di nomi non si è comportata male come potevamo aspettarci e Stafford ha trovato un paio di amici nuovi in Kyren Williams e Puka Nacua.
Williams è il miglior running back a disposizione di McVay dalla rovinosa caduta di Todd Gurley, mentre Nacua è riuscito a compensare al fisiologico calo di rendimento di Kupp, sempre più lontano dalla propria versione del 2021. L’attacco dei Rams ne segna 24 a partita guadagnando più di 365 yard di total offense, ottimi numeri.
Nuovamente protetto, Stafford ha ricominciato a essere il pistolero senza paura di cui ci siamo innamorati e come per magia ecco a voi la squadra che nessuno vorrà incrociare ai playoff.

In NFL chi sbaglia paga e, sabato notte, Brad Allen e la sua crew hanno sbagliato nel peggior momento possibile. Sì, torno un attimo sul luogo del delitto, sulla conversione da due punti perfettamente regolare… diventata misteriosamente irregolare finendo per rubare a Detroit due punti potenzialmente decisivi – enfasi sul “potenzialmente”.
Gli autori del misfatto, Brad Allen e la sua squadra, rischiano di pagare a carissimo prezzo l’erroraccio di sabato con l’esclusione dai playoff. Non saprei dirvi se sia una scelta giusta o meno, principalmente perché non restituisce a Detroit i due punti ingiustamente tolti, ma ben venga se può servire a prevenire errori del genere in futuro. L’impunità tende a generare pigrizia, quindi credo che questa possa rivelarsi un’utile sveglia per il resto della classe arbitrale.

A questo punto è lecito domandarsi dove sarebbero ora gli Steelers se avessero affidato l’attacco a Mason Rudolph senza passare da Mitch Trubisky. Nelle ultime due partite Pittsburgh ha sempre sfornato un trentello, prelibatezza estremamente rara da quelle parti. Vi ricordo che sabato scorso hanno interrotto un digiuno che si era esteso per più di cinquanta partite.
Con Rudolph a dirigere le operazioni l’attacco degli Steelers ha ritrovato l’esplosività dei giorni migliori, basti pensare che in queste due uscite Rudolph abbia in media guadagnato più di 11 yard per lancio tentato – non completato -, un dato ben più robusto delle 6.4 di Kenny Pickett.

Il miracoloso ritrovamento della profondità ha resuscitato pure il gioco di corse che, con difese più distese e intimorite dalla minaccia play action, ha ricominciato a macinare yard: non è un caso che nelle ultime due partite abbiano accumulato 315 rushing yard, o se preferite 157.5 yard a uscita. Il duo Harris e Warren fila che è una meraviglia, sono visibilmente complementari fra di loro e, in generale, l’intero reparto offensivo ha trovato quel mix di efficienza ed esplosività che sembrava esser loro precluso da entità ultraterrene.
Non ho idea di quanto possa durare questo momento, so solo che sabato Baltimore non avrà alcun motivo per schierare i titolari e che non è affatto scontato che Buffalo e Jacksonville escano vincitrici dai propri impegni con Miami e Tennessee.
Dovessero scivolare ai playoff, con questo nuovo attacco potrebbero creare qualche grattacapo a chiunque.

In NFL tutti i nodi vengono al pettine. Anche per una squadra fino a non troppo tempo fa considerata imbattibile come lo poteva essere Philadelphia.
Il nervosismo dilaga da mesi, ma finché le inanellavano, le vittorie riuscivano a occultare tutto. Poi è arrivato il cambio di defensive coordinator, scelta alquanto peculiare per una squadra allora sul 10-3 e, se possibile, le cose sono solo peggiorate.
La settimana scorsa hanno flirtato con l’idea di farsi rimontare dai poveri New York Giants, domenica hanno voluto concretizzare la perversa fantasia facendosi rimontare 15 punti dagli Arizona Cardinals che nella seconda metà hanno concluso ogni singolo drive con un touchdown.

Correre contro Philadelphia oggi è tutt’altro che proibitivo. Si sono fatti umiliare dai poveri Cardinals davanti al proprio pubblico di casa: l’attacco di Murray è restato in campo per quasi 40 minuti, imponendo la propria volontà su un front seven che solamente dodici mesi fa scriveva pagine di storia chiudendo la regular season con 70 sack.
Il duo Slay-Bradberry non annulla più sistematicamente i due migliori ricevitori avversari, tutt’altro. In generale, nessuno ha più così paura di questa versione nervosa e scriteriata dei Philadelphia Eagles. La difesa non terrorizza più nessuno e l’attacco, non meno esente da colpe, arranca. Drive che l’anno scorso venivano conclusi da touchdown ora fruttano solo tre punti.

Durante l’offseason avevo parlato di effetto last dance, sappiamo che la carriera di alcuni loro pilastri protagonisti del Lombardi di un lustro fa sia agli sgoccioli: è come se si fossero resi conto che questo non sia il loro anno e, consapevoli che per alcuni non esisterà un domani, giocano sotto una pressione che non sembrano essere in grado di reggere.
Commettono turnover, scialacquano vantaggi, non sanno mandare fuori dal campo gli attacchi avversari quando serve.
Questi Eagles, un po’ come i Chiefs, sono davvero nei guai e l’unica speranza è che l’aria da dentro-o-fuori dei playoff sia in grado di risvegliare in loro quel killer instinct apparentemente smarrito.

Sta già diventando interessante il draft d’aprile… e siamo solo a gennaio!
Non saprei spiegarvi il perché, ma ho questo sesto senso che mi ripete ossessivamente che i Bears scambieranno pure quest’anno la prima scelta assoluta al draft. La fame di quarterback è tanta e, con Commanders e Patriots attualmente in possesso della seconda e della terza pick, qualche front office potrebbe sentirsi obbligato a ipotecare il proprio futuro per la possibilità di scavalcarli e selezionare il quarterback che potrebbero chiamare loro. Perché sì, sia Washington che New England ad aprile aggiungeranno un nuovo quarterback.

Pure quest’anno è tutto nelle mani di Chicago che potrebbe sì prendere un quarterback, ma chissà, non è più così scontato. Fields nell’ultimo mese ha esibito intriganti miglioramenti e i Bears, zitti zitti, si sono vinti quattro delle ultime cinque partite. E se con la prima scelta assoluta regalassero a Fields Marvin Harrison Jr.?
Sono patetico. Guardate come provo a mettere le mani avanti e a ragionare sul draft, come se questo bastasse a nascondere la tristezza per la conclusione della regular season.
Malinconia, tanta malinconia.

7 thoughts on “Considerazioni (il più possibile) lucide su Week 17 del 2023

  1. Sono veramente curioso di vedere come andranno i PO di Philadelphia e Kansas City. Alla luce di quest’ultimo mese sarebbero le due squadre ideali da incontrare prima di una finale di conference o alla finale di conference stessa. Allo stesso tempo potrebbero risvegliare le loro peculiarità e sull’onda volare al gran ballo….
    La reale consistenza dei Rams dicembrini la vedremo domenica prossima, non so se Shanahan e McVay schiereranno le seconde linee, ma sarà sicuramente un buon test per entrambi.
    Baltimore deve essere celebrata, hai ragione Mattia, in questo momento pare non ci siano avversari che possano impensierirli e fanno veramente paura sia per gioco che per fisicità. Sono seriamente i favoriti per la finale a Las Vegas.
    A mio parere Chicago farebbe bene a scommettere su Fields e puntare a fornirgli un adeguato contorno di attaccanti, perché non sempre il vero problema sta nel….manico.

    • Mi riservo di celebrare la mia squadra ( Ravens) dopo la partita ( seppur insignificante) con gli Steel ers.Molto importante l’atteggiamento e magari vincerla con qualche back up senza farsi male.Andare al bye con mollezza porterebbe ad un corto circuito agonistico molto pericoloso,eppoi i giallonero potrebbero ancora qualificarsi e toglierseli dalla corsa ,specie ora che c’è già un altra rivale divisionale minacciosa ( i Browns) sarebbe oro colato.

  2. Ma figuriamoci se può essere un problema celebrare, o meglio dare il giusto merito ad una squadra che si sta comportando in quel modo. Vai tranquillo👍👌

    Poi speriamo che si calmino ma questo è un altro discorso ehm😁

  3. Innanzitutto un sincero grazie ai Cardinals che ci hanno fatto avere, con una settimana di anticipo, il seed 1. Domenica, contro dei Rams a loro volta già ai PO, potremo schierare un po’ di riserve senza rischiare la salute dei titolari. Veramente complimenti ai Ravens, anche se, fossi in loro, un po’ di timore dei Browns l’avrei. Sono tostissimi. Tutto quello che c’era da dire sull’arbitraggio a favore Cowboys l’hai già detto tu. Le partite più brutte della settimana… lo “scontro” quarterbackless tra Chargers e Broncos e quello fra micetti dove Jax ha vinto più per demeriti altrui che per meriti propri.

    • Onore ai Browns ma voglio vedere Flacco ai playoff… è passato un secolo da quando ha vinto con baltimore…lo hanno tolto dalla naftalina.. simpatizzo per lui ma durerà poco

  4. Ravenna che quasi le buscavano in casa ebrown battuti a mani basse. Lets go rams! Che draft! Best offensive e difensive rookie numeri alla mano senza politiche o pompate alla americana

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.