AFC NORTH

Baltimore Ravens – Essersi fidati ciecamente dei propri pass rusher

Vivendo nel mondo dei quarterback va da sé che l’importanza dei loro antagonisti principali stia aumentando anno dopo anno. Oramai qualsiasi front office è disposto a frantumare il salvadanaio per mettere le mani su individui capaci di portare consistentemente pressione al quarterback, basti pensare a quanto si stiano arricchendo gli interior lineman efficaci nel pass rush.
Baltimore, ciò nonostante, si affaccia al 2023 con una pletora di punti interrogativi sotto questo punto di vista poiché al momento i titolari – a matita – sono Odafe Oweh, Tyus Bowser e David Ojabo, o se preferite un de facto rookie, una scelta al primo round con un otto sack complessivi in due stagioni e un versatile outside linebacker che non ha mai sbarcato il lunario grazie al numero di sack.
Li conosco abbastanza da aspettarmi che aggiungano un veterano – Justin Houston? -, tuttavia fatico a nascondere una preoccupazione piuttosto lucida e motivata: almeno uno fra Oweh e Ojabo dovrà compiere un gigantesco passo in avanti e affermarsi come giocatore da doppia cifra.


Cincinnati Bengals – Non aver ancora rinnovato il contratto a Joe Burrow

Dovesse volerlo, Joe Burrow diventerà il quarterback più pagato nella storia della National Football League. Per lui ho finito i superlativi, in tre anni ho già visto abbastanza da non avere più mezzo dubbio e, ve lo garantisco, il fatto di “averlo in division” è un qualcosa a cui penso ogni singolo giorno della mia vita.
Da solo li ha salvati dall’irrilevanza e la più deprimente inettitudine, è fenomenale in campo tanto quanto lo è nella vita reale – uno dei pochi giocatori che vale la pena ascoltare parlare – ed è chiaro che Cincinnati sarà costretta ad assecondare qualsiasi sua richiesta contrattuale. Credo sia troppo ossessionato dalla vittoria per chiedere un contratto capace di compromettere il futuro dei Bengals, ma è ingenuo aspettarsi qualsiasi cosa sotto i 50 milioni all’anno, quindi fossi nel front office dei Bengals accelererei le operazioni per rinnovarlo il prima possibile.
O almeno, prima che sia socialmente accettabile darne più di 50 a stagione al Daniel Jones di turno.


Cleveland Browns – Non aver aggiunto un vice-Chubb d’esperienza

Quella che stanno vivendo i Browns è stata a mio avviso una buonissima offseason. Le ripercussioni della trade di Watson avevano ridotto al minimo il margine di manovra ma ciò nonostante mi sento di dire che siano comunque riusciti ad aggiustare un roster ora obbligato a rendere.
Se sono proprio obbligato a individuare una pecca credo che non aver aggiunto un running back affermato alle spalle di Nick Chubb sia sì un errore, ma totalmente risolvibile. Il duo Chubb-Hunt è stato per anni il cuore pulsante dei Marroni, trainati alla competitività da uno dei running game più efficienti dell’ultimo lustro capace di compensare ai disastri del quarterback di turno. Al momento il vice-Chubb è Jerome Ford, ragazzo con 12 rushing yard in carriera: credo possiate capire le ragioni dietro questa critica.


Pittsburgh Steelers – La conferma di Matt Canada

Dire che Matt Canada non sia particolarmente popolare a Pittsburgh costituisce uno dei più grandi eufemismi su cui possiate posare lo sguardo mentre leggete un articolo di football americano. Nei due anni sotto la sua guida gli Steelers si sono posizionati in 23esima posizione per yard guadagnate e in nessun caso sono andati oltre la 21esima casella per quanto concerne i punti fatti e no, non è come sembra, non è chiaramente il talento il problema. Occorre precisare che gestire la transizione da Roethlisberger a Pickett non deve essere stato facile, dopo tutto Big Ben è stato il quarterback titolare degli Steelers per quasi due decenni, quindi sì, qualche attenuante gliela possiamo dare, ma il tempo a sua disposizione sta per esaurirsi.
Il suo sistema di gioco è asettico e noioso, posso comprendere la decisione di proteggere da se stesso un quarterback rookie ma nel 2023 è difficile pensare di fare strada a suon di dink and dunk, soprattutto con un gioco di corse così scialbo. La linea d’attacco è stata abbondantemente rinforzata, vediamo se questo basterà a renderli più esplosivi e imprevedibili.


AFC EAST

Buffalo Bills – Non essersi garantiti un running back di primo livello

Ogni anno la stessa storia. Per carità, questa volta si sono almeno presi la briga di dare un contratto annuale all’ex Patriots Damien Harris, ma non sono sicuro che questo rappresenti obbligatoriamente un miglioramento rispetto al buon Devin Singletary. Reputo probabile che incrementeranno il ruolo di James Cook, tuttavia credo che Buffalo potesse fare molto di più per alzare la qualità di un backfield che continua a dipendere dalle gambe di Josh Allen.
Se vuole avere una carriera lunga Allen deve cominciare ad assorbire meno botte, è impensabile che un quarterback del genere abbia concluso la scorsa stagione con una sessantina scarsa di yard in meno rispetto al leading rusher Singletary, soprattutto perché è uno dei rari quarterback che dal contatto non scappa mai. Fossi in loro aggiungerei un veterano.


Miami Dolphins – Aver (quasi) ignorato la linea d’attacco

Non ho molto da rinfacciare a Miami che ha avuto il merito di provare a rafforzare quanto più possibile un reparto difensivo che ha visibilmente sofferto l’addio di Brian Flores. Miami è assolutamente all-in, le vogliono provare tutte a vincere ora e non posso che concordare con la loro aggressività, tuttavia credo potessero fare qualcosina in più lungo la linea d’attacco, reparto che nonostante gli sforzi profusi nelle ultime offseason lascia ancora molto a desiderare.
Hanno sì aggiunto profondità con Isaiah Wynn e Dan Feeny, ma sono ancora schiavi di Austin Jackson e Liam Eichenberg, giovani su cui hanno investito pesantemente al draft e che per un motivo o per l’altro devono ancora cominciare a rendere come speravano. Considerando la situazione Tagovailoa sono obbligati a sperare che chi di dovere compia uno – o più – salti di qualità per proteggere il quarterback dalla salute più cagionevole della lega.


New England Patriots – Non aver investito con chissà quanta convinzione sull’attacco

Ho elogiato a più riprese le mosse compiute lungo il versante difensivo, ma purtroppo a football americano non si vince esclusivamente con la difesa. Soprattutto nel 2023. In AFC East.
Il ritorno all’ovile di Bill O’Brien potrebbe aiutare l’attacco a ritrovare l’accettabile smalto del 2021, tuttavia non sono sereno: siamo sicuri che basti un offensive coordinator per aggiustare un Mac Jones apparso spesso inadeguato?
L’innesto di Smith-Schuster altro non serve che a colmare la lacuna creatasi con il passaggio di Jakobi Meyers ai Las Vegas Raiders, per il resto la depth chart offensiva è rimasta sinistramente simile a quella dello scorso anno. Un DeAndre Hopkins in più migliorerebbe la situazione, ma vi confesso preoccupazione per quest’attacco, il 2023 sarà un anno cruciale per Mac Jones e, O’Brien a parte, il contesto nel quale dovrà operare è sostanzialmente lo stesso del disastroso 2022.


New York Jets – Essersi messi con le spalle al muro da soli

Per un futuro quarantenne particolarmente volubile New York ha sacrificato:

  • Una scelta al secondo round di quest’anno;
  • Una (plausibile) scelta al primo round dell’anno prossimo;
  • Broderick Jones poiché, seguitemi, dopo lo swap coi Packers New York è scesa di due caselle mettendosi nella posizione di farsi sopravanzare dagli Steelers;
  • Flessibilità salariale in quanto nel 2023 Rodgers riceverà ben 60 milioni di dollari… e circa 50 nel 2024;
  • Sanità mentale. Devono sperare che tutto vada per il verso giusto e, non secondario, che decida di giocare almeno anche nel 2024.

Solamente un Super Bowl potrebbe giustificare tutto questo.


AFC WEST

Denver Broncos – Noncuranza salariale

Posso capire la ratio dietro le loro mosse, hanno il dovere di provarle tutte: qui non c’è di mezzo solamente il futuro di Russell Wilson, ma pure di un intero front office che molto probabilmente non sopravvivrebbe a un campionato simile a quello terminato lo scorso gennaio.
Come già detto, approvo l’investimento Payton, tuttavia ho seri dubbi su alcune loro mosse. Come detto magistralmente da Bill Barnwell di ESPN, hanno pagato come stelle buoni giocatori e come buoni giocatori individui assolutamente nella norma. Rafforzare la linea d’attacco era un must, anche se credo potessero riuscirci pur senza spendere così tanto per McGlinchey e Powers: il primo in soldoni si porterà a casa più di 50 milioni garantiti nei prossimi tre anni, mentre il secondo qualcosa come 27 milioni nel prossimo biennio. O anche Zach Allen.
Dovevano provarle tutte, li capisco, però hanno veramente speso troppo per, forse, troppo poco.


Kansas City Chiefs – Il prezzo pagato per Jawaan Taylor

Quando ogni singola stagione del tuo ultimo lustro è terminata ALMENO all’AFC Championship Game un annoiato tardo-adolescente-ometto non dovrebbe aver ragione di mettere in dubbio il tuo operato. A questo punto li conosciamo, sono la nuova grande dinastia della NFL e, in quanto tale, ogni anno saranno i favoriti per arrivare fino in fondo e per alimentare una dinastia possono essere talvolta necessarie mosse drastiche.
Ciò nonostante alcune loro decisioni sanno ancora stupirci. Jawaan Taylor e Donovan Smith non dovrebbero far rimpiangere troppo Orlando Brown Jr. e Andrew Wylie, tuttavia se da un lato approvo il loro rifiuto di assecondare le folli richieste contrattuali di Brown, dall’altro fatico a capire perché siano andati a dare un contratto del genere a Taylor, soprattutto perché il lato di sua competenza è quello destro. Non accade spesso che una squadra paghi un giocatore per ciò che dovrebbe diventare piuttosto che per quello è.


Las Vegas Raiders – A malincuore, Jimmy Garoppolo

Lasciando perdere tutti i dubbi tecnici su un giocatore che abbiamo imparato a conoscere e dal quale sappiamo cosa aspettarci, ci deve essere del nervosismo nella fanbase. Riassumendo, Las Vegas ha messo sotto un contratto un quarterback che non ha passato la visita medica a causa di un infortunio al piede per il quale si è operato poco dopo la firma. Ahia.
Possono tagliarlo senza alcun tipo di ripercussione salariale, ma trovarsi senza quarterback nei mesi centrali dell’estate non è affatto ideale per nessuno, figuriamoci per un allenatore nella posizione di McDaniels.
C’è un improbabile ma reale rischio che Garoppolo non giochi nemmeno un singolo snap per i Raiders. Ripeto, improbabile.


Los Angeles Chargers – Non aver ancora rinnovato il contratto a Justin Herbert

Sebbene i risultati di squadra non siano neanche lontanamente comparabili a quelli conseguiti da Joe Burrow, mi sento di poter affermare che pure Justin Herbert meriti un rinnovo contrattuale, asap possibilmente.
Prima lo rinnoveranno più milioni risparmieranno, intanto salvo catastrofi è inevitabile che Justin Herbert diventi uno dei quarterback più pagati della lega, se non il più pagato in assoluto. Raggiungere l’accordo prima di Burrow potrebbe essere fondamentale, anche perché credo che la base di partenza in casi simili sia l’ultimo rinnovo contrattuale firmato da un quarterback, quindi quello di Lamar Jackson. Riceverà una cinquantina abbondante di milioni all’anno, ma se non si sbrigano potrebbero essere costretti a dargliene di più.


AFC SOUTH

Houston Texans – Troppi contratti annuali (ben 18)

Negli ultimi anni i Texans si sono trasformati in una discarica a cielo aperto nel quale veterani reduci da stagioni sottotono tentavano di raddrizzare la carriera e, in luce del loro stato dell’arte, non avevo molto di cui lamentarmi. Ora, però, le cose sono drasticamente cambiate e con un possibile franchise quarterback e un pass rusher generazionale a roster farebbero bene ad allestire un’infrastruttura ragionata e razionale il prima possibile, insomma, metterlo nella posizione di fare bene fin da subito.
Diciotto contratti annuali sono decisamente troppi e se da un lato l’anno prossimo avranno la flessibilità salariale per ambire ai migliori free agent sul mercato, dall’altro è innegabile che la continuità sia fondamentale per un quarterback alle prime armi. Non vorrei che Stroud si trovasse a predicare nel deserto.


Indianapolis Colts – Come tradizione vuole, non aver fatto poi chissà quanto per il proprio quarterback

Tramite la free agency sono arrivati Isaiah McKenzie e Breshad Perriman, due onesti mestieranti che in un attacco funzionale non possono essere visti come qualcosa più di terze o quarte opzioni. Josh Downs, al terzo round, è stato indubbiamente un affare, ma poi?
Pure questa volta i Colts si affacceranno alla regular season con un receiving corp composto da Michael Pittman e un manipolo di giovani ricevitori che sperano possano cominciare a produrre fin da subito, non sicuramente il contesto ideale per mettere a proprio agio un quarterback come Anthony Richardson. Non sembrano voler imparare dai propri errori e, a questo punto, fatico a non liquidare il tutto con un «eh ma allora se la cercano» con una bella macchia di sugo sulla canottiera.


Jacksonville Jaguars – L’eccessiva (ma comprensibile) calma

Quella dei Jaguars del 2022 è stata una delle offseason più nevrotiche, convulse, caotiche, iperattive e arraffone che io abbia mai visto: non solo hanno messo sotto contratto pressoché ogni free agent, ma quasi sicuramente l’hanno pure strapagato.
Non deve quindi sorprenderci che quest’anno siano stati più sornioni e conservativi, lo spazio salariale sarà pure un’opinione ma a un certo punto si esaurisce. È un peccato che una squadra reduce da una stagione così esaltante non possa apportare gli ultimi ritocchi a un roster che ora sembra pronto a egemonizzare la AFC South per almeno il prossimo lustro.
Anche se qualcuno di voi potrebbe farmi presente che probabilmente sono arrivati fin dove sono arrivati anche grazie alle mosse dello scorso anno: non avreste torto.


Tennessee Titans – Qualsiasi cosa riguardi i wide receiver

Qui mi sento di poter essere sintetico in quanto mi sto lamentando della passività con i ricevitori dei Titans da mesi.
DeAndre Hopkins potrebbe aiutare – recentemente ha visitato il quartier generale -, ma è fuori questione che indipendentemente da cosa decideranno di fare con Will Levis nel 2023 avere qualcuno di diverso da Treylon Burks a cui indirizzare il pallone sarebbe ideale, oltreché dovuto. Giusto un po’.
Con un receiving corp formato da Westbrook-Ikhine, Philips, McMath, Dowell e Moore è impossibile pensare di avere successo in questo momento storico.


 

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