Non riesco a capire come mai, nonostante anni d’esperienza, ci ostiniamo a filtrare ogni risultato di Week 1 con sorpresa e stupore: di cosa ci sorprendiamo se non abbiamo nulla su cui basare le nostre aspettative?
Come potete facilmente intuire, è successo veramente di tutto.

Il nostro viaggio non può che partire dall’incredibile vittoria dei Pittsburgh Steelers sui Cincinnati Bengals, un 23 a 20 su cui si potrebbero scrivere romanzi, non striminziti paragrafi.
Malgrado un primo tempo da incubo scandito da errori – ben quattro turnover in due quarti -, i Bengals sono riusciti a restare aggrappati alla contesa sfruttando l’avvilente sciatteria dell’attacco degli Steelers: presentarsi negli spogliatoi sotto solamente 17 a 6 dopo trenta minuti in cui l’attacco ne ha fatte di tutti i colori può essere di per sé considerato una vittoria.
Il reparto offensivo di Pittsburgh è stato sinistramente simile a quello dello scorso anno, il povero Najee Harris – estromesso anzitempo dalla contesa per un infortunio – non ha mai trovato un buco nel quale infilarsi e macinare yard: è solo Week 1, ma con Trubisky al comando delle operazioni gli Steelers hanno faticato enormemente a muovere le catene.

Con pazienza, e con la collaborazione dell’attacco avversario, i Bengals sono rientrati in partita con un touchdown di Boyd – accompagnato da una conversione da due – seguito poco dopo da un piazzato di Boswell che ha riportato gli ospiti sopra di sei. Malgrado un turnover of downs sembrava aver messo in ghiaccio il risultato, Trubisky non è stato in grado di bruciare il cronometro regalando a Burrow e soci un’ultima opportunità.
Con la freddezza che lo ha già reso iconico, Burrow ha trascinato i suoi in red zone: anche grazie a un paio di penalità, Cincinnati è riuscita a riacciuffare la parità all’ultimo snap utile grazie alla connessione Burrow-Chase.
A tempo scaduto solamente un extra point separava Cincinnati dalla sudatissima vittoria: l’onnipresente Fitzpatrick – già entrato nel tabellino grazie a una pick six – a quel punto ha deciso di entrare nella leggenda sporcando il calcio di McPherson.
Overtime.

L’ovvio punt degli Steelers sembrava direzionarci verso un finale già scritto, soprattutto perché Burrow, ancora caldo, ha trascinati i suoi in pienissima zona field goal: anche grazie a uno snap rivedibile, però, il calcio della vittoria di McPherson – un ragionevole piazzato da 29 yard – si è spento a destra dei pali.
Tutto da rifare.
Gli Steelers, galvanizzati dal fatto di essere ancora in partita, hanno fallito il proprio match point replicando l’errore di McPherson – anche se da distanza ben più proibitiva, 55 yard.
A due minuti dal pareggio, Cincinnati non ha avuto modo di mettere il kicker in posizione di redimersi e apparentemente soddisfatta del pareggio, ha optato per un punt.
Trubisky, con fortuna e tenacia, ha azzeccato un paio di lanci a Freiermuth che zitti zitti hanno dato a Boswell un’ultima insperata possibilità di vincerla: da 53 yard il kicker di Pittsburgh non ha fallito l’appuntamento con l’epica regalando ai suoi un’incredibile vittoria, rovinata però dagli infortuni occorsi ad Harris e Watt.
I Bengals, cari lettori e care lettrici, si riprenderanno mentre gli Steelers, nel bene o nel male, sono stati inquietantemente simili a quelli visti nel 2021: con una difesa del genere, però, si può battere chiunque.

Andiamo avanti con le sorprese.
Sotto un incessante diluvio torrenziale, i Chicago Bears hanno sorpreso il mondo NFL rovinando “l’esordio” di Trey Lance: Chicago ha battuto San Francisco 19 a 10.
Le condizioni meteorologiche hanno indubbiamente rallentato entrambi i giochi aerei e San Francisco, costretta a rinunciare a Mitchell per infortunio, sembrava essersi costruita un vantaggio tutto sommato sicuro: con metodicità Chicago ha risalito la china inanellando 19 punti consecutivi ai quali San Francisco non è stata in grado di rispondere.
Non reagiamo eccessivamente alla prestazione negativa di Lance, il meteo ha rovinato tutto – e stiamo pur sempre parlando di una settimana di football. Eroici, invece, sia i Chicago Bears che Justin Fields che malgrado abbia completato solamente 8 passaggi è stato capace di segnare due touchdown: sono umanamente contento per lui e per tutta la squadra.

A proposito di eroismi, che dire del sorprendente 21 a 20 con cui i Giants hanno sorpreso i Titans?
Malgrado una prima metà di gioco offensivamente raccapricciante, New York ha rimontato piuttosto agevolmente i 13 punti di vantaggio dei Titans sfruttando alla perfezione un Saquon Barkley da 194 yard totali. Sotto 20 a 13 con l’ultimo quarto da giocare, Jones ha architettato un incoraggiante game winning drive conclusosi con un touchdown di Myarick e la conversione da due di Barkley. Tennessee, molto stoicamente, ha messo Bullock nella posizione di vincerla con un piazzato da 47 yard spedito però troppo a sinistra dei pali.
Il Barkley visto ieri mi ha ricordato quello che ci aveva collettivamente incantati da rookie.

A sorprendere, qua, non è tanto il risultato ma piuttosto il modo in cui è arrivato: dopo aver controllato per tutta la partita, Cleveland si è sbarazzata di Carolina con un incredibile field goal da 58 yard del rookie Cade York che ha messo il punto sul 26 a 24 finale. Per buona parte della contesa l’attacco dei Panthers è stato impalpabile, tetramente simile a quello visto con Darnold under center, ma con rabbia e orgoglio l’ex-possibile-franchise-quarterback dei Marroni ha aiutato i suoi a segnare 17 punti negli ultimi quindici minuti. Brissett, sorprendentemente sotto con un minuto da giocare, ha fatto il sufficiente per regalare al proprio kicker rookie la possibilità di diventare l’eroe di una città intera: esiste qualcosa di più esaltante che vincere grazie a un piazzato da 58 yard al proprio esordio in NFL?
Dei Panthers salvo sicuramente il cuore e la rabbia: per tre quarti, occorre essere obiettivi, sono stati offensivamente inesistenti.

Dopo una sola giornata abbiamo già il primo pareggio: al termine di una furiosa rimonta nel quarto quarto, Indianapolis non è stata in grado di dare il colpo di grazia ai pestiferi Texans condannando i propri tifosi all’apatia di un incredibile 20 a 20.
Houston è stata pressoché perfetta per tutta la giornata, ma con rabbia Indianapolis ha messo a referto 17 punti consecutivi che hanno trascinato la contesa ai tempi supplementari dove, però, Blankenship ha mancato il colpo del KO sbagliando un fattibilissimo piazzato da 42 yard. Mi viene difficile commentare la prima di Ryan a Indianapolis: sì, la rimonta del quarto periodo è stata esaltante, ma per più di tre quarti l’attacco dei Colts non è apparso poi così diverso da quello visto lo scorso anno con Wentz al timone.
Ottimi invece i Texans che, fra non molto, impareranno a vincere partite del genere.

Quasi clamoroso a Detroit, dove i Lions sono quasi riusciti a mettere insieme una rimonta epocale ai danni dei Philadelphia Eagles: 38 a 35, però, il punteggio finale.
Sopra per quasi tutta la partita, Philadelphia si è presentata all’ultimo quarto con un rassicurante vantaggio di 17 punti: Detroit, mai doma, ha riaperto il discorso con due touchdown consecutivi ma Philadelphia, con quattro minuti a separarli dalla vittoria, ha mosso il pallone quel tanto che bastava per assicurarsi la vittoria finale.
Non mi è affatto dispiaciuto Jalen Hurts che malgrado lo zero sotto la voce “touchdown lanciati” ha condotto con abilità un attacco tutto sommato efficace ed efficiente capace di mettere a segno quattro rushing TD – eccezionale l’impatto di A.J. Brown. Dispiace veramente per i Lions, condannati alla sconfitta principalmente dall’insipidezza di Jared Goff – anche se i 38 punti concessi gettano qualche ovvia colpa pure sulla loro difesa.

Non lasciamoci ingannare dal risultato tutto sommato netto, il 24 a 9 con cui i Ravens si sono imposti sui Jets è arrivato al termine di una partita tutt’altro che facile. Jackson, particolarmente convincente nell’arte di lanciare un pallone da football, ha messo a segno tre touchdown con il proprio braccio – tutti a ricevitori, incredibile! – risultando però atipicamente inefficace nel guadagnare yard con le proprie gambe. A costare la sconfitta a New York, condannata a schierare titolare Joe Flacco, è stata senza ombra di dubbio la putrida percentuale di successo su terzo down: è difficile vincere in NFL convertendo solamente 2 dei 14 terzi down giocati.
Incoraggiante, lo ripeto, vedere Jackson connettere in profondità con i propri ricevitori – a proposito di ricevitori, chapeau a Devin Duvernay per i suoi due touchdown.

Buona vittoria, seppur eccessivamente sofferta, quella dei Commanders sui Jaguars: a termine di un incontro oggettivamente gradevole, Washington l’ha spuntata 28 a 22.
Wentz è stato Wentz e ha alternato ottime giocate – ben quattro touchdown lanciati – a vere e proprie flatulenze cerebrali – due intercetti – che hanno permesso a Jacksonville di restare in partita: non mi sono affatto dispiaciuti nemmeno Lawrence e compagni, indubbiamente più competenti rispetto al 2021. A deciderla, comunque, ci ha pensato il secondo touchdown della giornata di un ispiratissimo Jahan Dotson arrivato a poco meno di due minuti dal termine.
Il fatto che questa partita sia definibile come tale ci mette davanti ad apprezzabili progressi da parte di entrambe le compagini, apparse ben più frizzanti sul versante offensivo.

Vittoria enigmatica quella dei Miami Dolphins sui New England Patriots, battuti 20 a 7 a termine di una partita dominata dai reparti difensivi.
Non saprei sinceramente esprimermi sulla prestazione di Tua e del nuovo attacco, lasciatemi dire solamente che il gioco di corse, punto d’enfasi del nuovo coaching staff, ha ricordato sinistramente da vicino quello dello scorso anno: fortunatamente per loro, però, l’attacco di New England è stato, se possibile, ancora meno ispirato.
La linea d’attacco dei Patriots non è stata in grado di garantire protezione a Mac Jones, malmenato per tutta la durata dell’incontro: non è un caso che la giocata chiave del pomeriggio sia stato un fumble riportato in end zone dal neo-arrivato Melvin Ingram dopo uno strip sack.
Entrambi gli attacchi, comunque, possono e devono fare di meglio.

Una delle vittorie più soddisfacenti della settimana arriva da Atlanta, dove i Saints sono riusciti a rubare una più che meritata doppiavù ai Falcons: il 27 a 26 finale è stato frutto della classica partita da Falcons da parte dei Falcons che, a un certo punto dell’ultimo quarto, erano sopra di ben 16 punti dopo aver dominato tutto il pomeriggio.
Un paio di touchdown ricevuti dal redivivo Michael Thomas hanno permesso a New Orleans di prendere la scia per poi completare il sorpasso a tempo quasi scaduto grazie a un ottimo piazzato da 51 yard di Will Lutz. Per quarantacinque minuti Atlanta è stata pressoché perfetta ma, purtroppo, una partita di football americano si protrae per quattro quarti, non tre: a questo punto dovrebbero averlo ben presente, no?

Buona la prima per i Los Angeles Chargers, sopravvissuti alla reazione d’orgoglio dei Raiders: 24 a 19 il punteggio finale.
Per gran parte della contesa Los Angeles ha tenuto saldamente in mano le redini del gioco condannando Carr a un vero e proprio pomeriggio di passione: il neo-rinnovato quarterback ha lanciato tre intercetti e assorbito ben cinque sack. L.A., seppur non esaltante in attacco, è stata capace di gestire il vantaggio in doppia cifra con cui si sono presentati all’ultimo quarto – anche se immagino che a un certo punto non fossero più tanto sicuri del risultato finale. Prestazione fantascientifica dell’ex di lusso Khalil Mack: i tre sack non compendiano il dominio che lo ha portato a piantare le tende nel backfield avversario.

Non reagiamo eccessivamente al 23 a 7 con cui Minnesota ha annientato Green Bay: certo, l’attacco dei Packers ha flirtato con l’incompetenza per quasi tutta la partita, ma devo forse ricordarvi che pure l’anno scorso la loro stagione si sia aperta con una demoralizzante sconfitta del genere?
A condannare Rodgers e compagni alla sconfitta ci ha pensato una offensive line rimaneggiata – quattro i sack subiti da Rodgers -, un corpo ricevitori inesperto che ha lasciato per strada probabili punti a suon di drop e pacchiani errori e, infine, un Justin Jefferson monumentale: il bersaglio preferito di Kirk Cousins ha dominato la secondaria di Green Bay ricevendo 9 palloni per 184 yard e due touchdown.
Attenzione, Minnesota ha il talento necessario per togliersi soddisfazioni più importanti di quanto possiamo credere, mentre per quanto riguarda Green Bay vi invito ad aspettare qualche settimana prima di organizzare il funerale, anche se a differenza del 2021 non ci sarà Davante Adams ad allietare Rodgers.

A un certo punto, però, si rischia di passare per ingrati, empi, blasfemi e ingiusti a continuare a dubitare di Patrick Mahomes: con o senza Tyreek Hill Patrick Mahomes resterà sempre Patrick Mahomes.
Non c’è molto da dire sul 44 a 21 con cui Kansas City ha schiacciato Arizona – il punteggio finale è assolutamente bugiardo, solamente un paio di touchdown in pieno garbage time hanno evitato ad Arizona l’imbarazzo di un passivo ben più veritiero e pesante. Il numero 15 dei Chiefs è stato semplicemente magistrale distribuendo il pallone a una golosa varietà di ricevitori e trovando i sei punti in ben cinque occasioni diverse. I Cardinals visti ieri erano oggettivamente poca roba, ma non posso porre sufficiente enfasi su quanto Kansas City abbia dominato la contesa: non c’è semplicemente stata partita.
Kansas City ha dominato e impressionato in tutte e tre le fasi del gioco: tutto facile, per ora.

La stagione dei Dallas Cowboys si è aperta nel peggior modo possibile: certo, il 19 a 3 con cui i Buccaneers li hanno divorati non può passare in secondo piano, ma credo che a tormentare il sonno dei tifosi più che il risultato finale sarà il fatto che Prescott dovrà operarsi alla mano destra.
I Buccaneers, seppur spuntati in red zone – ben cinque i piazzati tentati da Succop – hanno costantemente messo punti a tabellone mentre i Cowboys – se non lo avete intuito dall’eloquente “3” – annaspavano alla ricerca di soluzioni: con circa sei minuti da giocare Prescott ha rimediato un difficilmente digeribile infortunio alla mano che lo terrà lontano dal campo per un intervallo temporale al momento indefinito.
Non sicuramente l’inizio in cui speravano, anche se il reparto difensivo potrebbe tenerli in partita più spesso che non.

[Mi era mancato tutto questo, eccome se mi era mancato.]

3 thoughts on “Il riassunto della prima domenica del 2022 NFL

  1. Segnalo solo che i Dolphins hanno battuto 20 a 7 i Patriots in una partita brutta, dove quello che si è visto è esattamente uguale a quanto visto la stagione scorsa: l’attacco dei Patriots è miserabile, quello di Miami pure. La differenza l’ha fatta ancora una volta la difesa, nettamente superiore in casa Dolphins. Tua non ha brillato. Il gioco sulle corse di Miami non è praticamente esistito. la linea offensiva di casa ha sofferto. Solo le due superstar in ricezione (Hill e Waddle) hanno brillato. Insomma buona vittoria, ma a Miami non si è visto nessun concreto miglioramento nella fase di attacco. Per New England che dire? Difesa arcigna, ma poca poca energia in attacco, con un Mac Jones mediocre (si è pure infortunato alla schiena) e poco talento nelle posizioni offensive. Prima giornata interlocutoria. Ma almeno ci portiamo a casa una vittoria incoraggiante.

    • Concordo. Miami dovrà trovare un altro QB per non sprecare l’eccellente difesa.

      Burrow ha preso un sacco di botte: non gli dovevano rinforzare la tasca? Mah.

      S’è visto parecchio rodaggio: i Chiefs devono stare attenti a non stare in forma troppo presto…

    • Scusami tantissimo, mi sono proprio dimenticato di metterli e me sono accorto solamente ora.
      Si vede che sono fuori allenamento?

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