E’ sempre complesso esprimersi riguardo i valori di una franchigia Nfl dopo aver visto solamente la prima gara di campionato; il football americano è una disciplina di studio, fatta di mille e più sfaccettature tattiche, e la conoscenza delle tendenze degli avversari è senz’altro molto più approfondita nella parte conclusiva del campionato rispetto a quanto lo sia in questi giorni di settembre. La diminuzione delle partite disputate in preseason e la crescente attitudine degli head coach nel tenere in panchina le superstar preservandole da infortuni gravi, sono fattori che non permettono di vedere in azione una franchigia nella sua completezza, costringendo a prendere appunti solamente a regular season in corso.

L’attesa apertura delle ostilità nella notte italiana dello scorso giovedì ha tuttavia fornito delle indicazioni tutto sommato parziali ma precise, pur sempre un piccolo ago della bilancia che tende a spostarsi dal lato positivo o negativo a seconda di quanto si è potuto osservare. In quella che doveva essere la cerimonia dei Los Angeles Rams freschi campioni uscenti, il palcoscenico l’hanno rubato i Buffalo Bills, gli stessi il cui cammino verso il Super Bowl si interruppe durante gli scorsi playoff, per motivazioni peraltro strettamente legate all’assai discutibile gestione nel regolamento dei tempi supplementari, e non certo per meritocrazia. In quel 23 gennaio 2022 così amaro per Josh Allen e compagni era difatti stato un touchdown ricevuto da Travis Kelce a costringere Buffalo ad abbandonare i sogni da titolo a sole due partite dal traguardo, sigillando un 42-36 assai esemplificativo nel fornire l’idea dello spettacolo offensivo appena vissuto. Allen, così come i suoi compagni, ha dovuto convivere con lo spettro di quell’overtime, accettando di non aver nemmeno potuto fare ingresso in campo per tentare un pareggio (o una vittoria) a causa di disposizioni regolamentari che guardano più al tempo complessivo della gara che non ad evitare chiare ingiustizie, trascorrendo la offseason tanto a torturarsi la mente riflettendo su cosa sarebbe potuto essere.

Meglio quindi spostare l’attenzione sul ciò che sarà quest’anno, perché i Bills sono certamente venuti qui per produrre un chiasso assordante. Non è il caso di sbilanciarsi troppo perché è presto, c’è sempre la variabile infortuni ed è necessario fare i conti con l’enorme pressione che questi ragazzi dovranno sopportare nel ruolo di assoluti favoriti, un esercizio anti-mediatico quotidiano che ogni singolo componente della squadra deve saper gestire nel migliore dei modi. Ciononostante, vi sono pochi dubbi sul fatto che Buffalo abbia conservato la maggior quantità di veleno per questo torneo, una sete di rivincita che andrà a placarsi solo con l’ottenimento di un titolo che potrebbe rimettere a posto tante cose, tra le quali fare pace con un passato che ha visto la squadra uscire perennemente perdente dal Super Bowl. Allen è ripartito esattamente da dove aveva terminato, ovvero dalla fiducia nel fatto che, qualora fosse riuscito a giocare almeno un possesso offensivo in più all’Arrowhead Stadium, avrebbe sicuramente vinto quella maledetta gara che gli avrà tenuto compagnia in chissà quante notti primaverili.

Giovedì l’attacco dei Bills ha girato con i cilindri in funzione al massimo della potenza, oltre a fornire miglioramenti difensivi sono sotto gli occhi di tutti: il 31-10 finale non è nemmeno vicino al punteggio presunto dalle previsioni, per le quali il So-Fi Stadium avrebbe dovuto ospitare un equilibrato spettacolo offensivo degno di quella gara a Kansas City. La partita ha piuttosto ricordato un tema essenziale della stagione entrante, sottolineando che chiunque desideri fare strada quest’anno dovrà adeguatamente comprendere come fermare Josh Allen. Nulla ci hanno capito i Rams, ai quali non è nemmeno servito il favore giunto sotto forma di tre turnover letteralmente regalati dall’attacco di Buffalo per trovare il minimo incentivo nel prendere le redini della partita, tanto schiacciante è stata la differenza nella resa nella qualità offensiva mostrata dalle due compagini.

Allen ha registrato a referto 26 completi su 31 tentativi, giocando un primo tempo di assoluta precisione nel corto e medio raggio sfruttando in maniera letale le lacune nella copertura difensiva losangelina, costretta a tenere i safety in profondità lasciando in parte sguarnita la zona di pattuglia dei linebacker, permettendo a Stefon Diggs – che ha esordito con 122 yard ed una meta – di accendere fuochi artificiali in fase di uno contro uno contro il defensive back di turno. La cattiva comunicazione tra le secondarie ha fatto collezionare diverse figuracce a questi nuovi Rams, con un Jalen Ramsey particolarmente sotto tono. Se da un lato una produzione di 353 yard complessive ed una diretta responsabilità sulla realizzazione di quattro mete rappresentano ormai per Allen una tranquilla giornata dietro la scrivania, impossibile non notare l’evidenza dei nuovi segni di dominio che l’attacco ora coordinato da Ken Dorsey ha mostrato con aggressività, facendo dei Bills la quarta squadra dai primi anni ottanta ad oggi a convertire il 90% dei terzi down giocati. Impressionante inoltre il fatto che per la quarta occasione nelle ultime sei Buffalo non abbia calciato nemmeno un punt, segno di una continuità offensiva mostruosa che ripulita dai (in ogni caso non costosi) turnover commessi da McKenzie, Moss, dal rookie Cook e dai due intercetti lanciati da Allen (di cui uno bruttino), avrebbe potuto condurre ad un divario ancora più significativo.

Non è stato un inizio incoraggiante per Matthew Stafford, già oggetto di numerose attenzioni durante il training camp per via di un gomito dolorante, lo stesso del braccio con cui lancia. Le illazioni sull’efficacia del quarterback dei Rams andrà probabilmente relazionata all’eventuale dolore dell’arto per tutto il corso dell’anno creando attenzioni mediatiche non certo desiderate, anche se si fatica davvero a pensare che la qualità delle gare di Matt non sia destinata ad aumentare con il trascorrere delle settimane, viste le tante novità significative he l’attacco deve ancora assorbire. Il confronto di giovedì ha sottolineato che la chimica tra il regista ed il nuovo arrivato Allen Robinson è ancora arretrata nel suo sviluppo, come attestano i soli due tentativi effettuati verso l’ex-ricevitore dei Bears e le numerose circostanze in cui il medesimo, seppur smarcato, non è nemmeno stato oggetto di attenzione. E’ fondamentale che Robinson diventi quell’opzione primaria progettata per creare problemi alle difese grazie alla contemporanea presenza di Cooper Kupp, che con 128 yard ed una meta si è rivelato essere la consueta coperta di Linus, così come sarà essenziale sviluppare un gioco di corse più incisivo, attendendo di comprendere se Darrel Henderson Jr. sia destinato ad essere il titolare fisso nel lotto dei running back e se Cam Akers avrà adeguatamente recuperato dal disastroso infortunio della pre-stagione scorsa. Il particolarmente ridotto utilizzo di quest’ultimo suggerisce che il re-inserimento in campo sarà lento e graduale, per quanto Los Angeles necessiti delle sue duttili qualità di corridore e ricevitore.

Non sono stati certo d’ausilio i sette sack subiti da Stafford, sorti dal mini-match nettamente perso dalla nuova linea offensiva (il ritiro di Andrew Whitworth è destinato ad avere un peso) contro l’efficace pass rush dei Bills, che hanno giustificato in pieno il danaroso stipendio part-time di Von Miller, che a febbraio vestiva i colori gialloblu ed era stato determinante nella vittoriosa cavalcata nei playoff. L’assenza del veterano si è sicuramente fatta notare nelle file di Los Angeles, dato che con la sola esclusione del solito Aaron Donald, la pressione apportata su Allen è stata sostanzialmente pari a zero, a maggior ragione se considerata l’enorme percentuale di conversioni di terzi down sopra menzionata.

La vittoria fa sperare i Bills nel buon auspicio, essendo giunta in maniera indiscutibile all’interno delle mura di quello stesso impianto dove sarebbero potuti essere loro protagonisti in occasione dello scorso febbraio. Superato l’ostacolo Rams, per il resto della lega è meglio cominciare a riempire il taccuino di appunti: il fiuto innato di Allen per il marker del primo down, le sue enormi possibilità fisiche, il suo modo di giocare più maturo, l’attacco complessivamente elettrico, ed una difesa che spera di aver risolto i vecchi problemi di pass rush grazie al vecchio Von, rischiano di essere un miscuglio di ingredienti molto arduo da fermare da qui ai playoff.

 

One thought on “Bills dominanti sui Rams, sorpresa nella notte di apertura Nfl

  1. In attacco abbiamo ancora ampi margini di miglioramento (quattro palle perse son tante, Allen deve correre meno), mentre la difesa mi ha davvero impressionato.

    Se possiamo puntare a dominare la stagione regolare lo scopriremo presto, perché il calendario sembra aver raggruppato le partite più difficili proprio nelle prime settimane.

    Comunque sono fiducioso: credo che solo un infortunio di Allen potrebbe frenarci.

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