Se a Est le prime della classe – tutte e due – hanno subito un ribaltone sonoro e per certi aspetti inaspettato, a Ovest le franchigie sembrano più rispettose della tradizione. Non quella degli ultimi anni o di chi si porta sul groppone uno o più Larry O’Brien Trophy (leggasi Denver Nuggets e Golden State Warriors), ma degli ultimi mesi.
OKC, da prima della classe, ha sofferto, lottato, ringhiato fino ad aggiudicarsi la serie contro le Pepite del Colorado con una vittoria roboante all’ultimo atto. Minnesota – complice uno stato di grazia di Julius Randle, un semidivino AntMan e l’infortunio a Steph Curry – ha gestito con relativa tranquillità lo scontro con la franchigia della Baia di San Francisco staccando il biglietto per le finali di Conference in cinque partite.
Insomma: OKC, Minnesota, Indiana, New York. Queste sono le ultime quattro, chi lo aveva predetto a inizio stagione si faccia pure avanti…
Oklahoma City Thunder (1) vs Denver Nuggets (4): 4-3
Le prime della classe a Ovest, senza ombra di dubbio. Dopo sfide al cardiopalma, da entrambe le parti, nel primo turno le favoritissime del versante pacifico si scontrano. E si inizia come meglio non si poteva, con un game-winner di Aaron Gordon a tre secondi dalla fine dopo un fatale errore dalla lunetta di Chet Holmgren. Il finale (121-119) e lo 0-1 fuori casa con cui Denver strappa Gara-1 fanno presagire una serie lunga ed estenuante, come effettivamente sarà. A trascinare le Pepite, manco a dirlo, è Nikola Jokic con 42 punti e 22 rimbalzi. Dalla parte di OKC, invece, sono il candidato MVP Shai Gilgeous-Alexander (33 punti e 6 assist) e un sorprendente Alex Caruso (20 punti, 5 rubate e 2 stoppate). Decisiva l’arma Jokic nel pitturato, che regge fisicamente ai vari Hartenstein e Holmgren e scardina la difesa dei Thunder, che durante l’anno era stata dominante.
Gara-2, giro di boa nettissimo: i Thunder scendono in campo con un piglio decisamente differente e offrono un’imbarcata a Denver. Sono 87 i punti (con il 43.5% da tre) che OKC rifila ai Nuggets solo nei primi due quarti, stabilendo un nuovo record per i Playoff NBA. SGA ne piazza 34 con 8 assist, Holmgren aggiunge una doppia doppia da 18-16 e all’intervallo lungo tutto il quintetto titolare è in doppia cifra. Ma soprattutto i primi della classe arginano Jokic a “soli” 20 punti. Il risultato parla da sé: 149-106 e si va a Denver in perfetta parità.
Altra gara, stessa storia (quella della prima partita). Se Jokic non brilla, con 20 punti e 16 rimbalzi ma un 7/22 al tiro, ci pensa Jamal Murray: 27 punti, 8 rimbalzi e 4 rubate per la guardia. E ci pensa ancora una volta Aaron Gordon, che con un’altra tripla spedisce tutti agli overtime, in cui poi la spuntano proprio i Nuggets. Per OKC a tirare il carretto è un sorprendente Jalen Williams, molto altalenante in questa postseason, con 32 punti. Con un quarto periodo + supplementare da soli 21 punti, contro i 33 di Denver, per i Thunder non c’è molto da fare: 113-104 e Nuggets di nuovo avanti 2-1.
Come dicevamo, però, la storia si ripete sempre e comunque. E questa volta, invece che uno schiacciasassi offensivo, il quintetto di OKC si presenta come una fortezza inespugnabile. In quattro quarti Denver raccoglie la miseria di 87 punti (tra le mura di casa), con un Jokic limitato nuovamente a un 7/22 dal campo, sebbene con i 27 punti a referto. E con uno 0/24 dall’arco per aprire la gara, not the best. Per OKC, che di certo non ha la sua migliore serata al tiro, sono decisivi i 9 punti di SGA nell’ultimo quarto (25 in totale) e il contributo della panchina, con un 6/9 da tre che sposta e non di poco l’ago della bilancia verso i primi della classe. È di nuovo parità, sul 2-2, con i Thunder che la spuntano per 92-87.
È Gara-5 e qualcuno deve sbloccare il pareggio. Per la prima volta nella serie ci pensa OKC, sulle spalle di un immenso – al solito – Gilgeous Alexander da 31 punti. Decisivo anche Lu Dort, che nel corso della serie è stato promosso come principale difensore di Jamal Murray e lo ha “limitato” a 28 punti in ben 27 tiri. Meno efficace la difesa su Jokic, che è tornato a rullare con 44 punti e 15 assist. Non abbastanza, soprattutto se la sua squadra subisce un parziale da 34-19 nell’ultimo periodo. I 29 punti del duo Holmgren-Hartenstein, la tripla finale di Jalen Williams e la torta è pronta: 112-105 e 3-2 per OKC. La ricetta per i Thunder sembra semplice: se non argini Jokic, segna più punti di lui. Banale? Mica tanto.
Gara-6, come pronosticabile, riporta tutto ancora in parità. Jalen Williams firma la sua peggiore partita in canotta Thunder nei Playoff, con soli 6 punti e un 3/16 dal campo. Denver è trascinata da un Murray febbricitante (25 punti, 8 rimbalzi e 6 assist) e dal solito Jokic da 29-15. Ma l’eroe, a sorpresa, della serata è Julian Strawther: 15 punti, tutti nel secondo tempo, e strappo decisivo alla partita per il definitivo 119-107. E sempre parlando di strappi… l’infortunio al bicipite femorale di Aaron Gordon è l’unica nota stonata della notte denveriana.
Ed eccoci a Gara-7, la seconda di fila per i Nuggets. L’epilogo, questa volta, è l’esatto opposto. Le Pepite iniziano bene, mettono il naso davanti e poi… spariscono. Sono 22 i turnover, conditi da uno Jokic completamente cancellato dal parquet da Alex Caruso e un Michael Porter Jr. che – come in tutti questi Playoff – è sembrato un lontanissimo cugino di dodicesimo grado di un giocatore di basket. Aaron Gordon, nonostante il grave infortunio, scende in campo claudicante (e non in grado di correre) stampando 8 punti e 11 rimbalzi in 24 minuti. OKC, però, è semplicemente troppo: 35 punti di SGA, 26 di Jalen Williams e un quarto quarto condotto in carrozza con le riserve sepolte in panchina. Una vittoria dominante, di 30 punti, per staccare il biglietto per le finali di conference che in quel dell’Oklahoma mancavano da troppo tempo: 125-93.
Minnesota Timberwolves (6) vs Golden State Warriors (7): 4-1
Doveva essere una serie interessante, combattuta, senza un vero e proprio favorito. È stata l’esatto contrario. Al netto di Gara-1, ovviamente, che ha aperto un impossibile spiraglio a dei Golden State Warriors che proprio durante la partita di apertura della serie hanno perso l’unico giocatore che non potevano permettersi di perdere.
Sono 13 punti in 13 minuti per Steph Curry prima di uscire, anche lui, per un infortunio al bicipite femorale e non fare più ritorno sul parquet per il resto della serie. A trascinare i Warriors ci pensa però Buddy Hield, reduce dall’exploit contro i Rockets: 24 punti, più la doppia doppia da 20-11 per Jimmy Butler. I Timberwolves sembrano quasi colti alla sprovvista, quell’attacco letale che aveva spazzato via i Lakers è un lontano ricordo. E il 5/29 da tre ne è la riprova: 99-88 e Golden State strappa l’1-0.
Una serie sulla carta interessantissima si trasforma così in un semplice monologo di AntMan e compagnia. Una vittoria che, sia chiaro, sarebbe potuta ugualmente arrivare con Steph in campo ma che ovviamente perde di peso, caratura e prestigio. Ma pur sempre di vittoria si tratta. Si passa così a Gara-2, con Golden State che subisce il contraccolpo psicologico e i T’Wolves che passeggiano in casa per 117-93. Anthony Edwards ne piazza 33, Randle registra una doppia doppia da 20-10. Dei Warriors nessun pervenuto.
Per Gara-3 si va nella Baia, e i Guerrieri provano il colpo di reni e di orgoglio. A mettersi in mezzo è sempre AntMan: 36 punti totali, 28 solo nel secondo tempo. Accanto a lui ancora un sorprendente Julius Randle, che addirittura piazza una tripla doppia da 19 punti, 10 rimbalzi e 10 assist. Golden State risponde colpo su colpo con la forza della disperazione, conduce di cinque a otto minuti dalla fine ma poi cede alla lunga distanza. Il 102-97 finale porta gli ospiti sul 2-1 e sembra già mettere una pietra tombale abbastanza pesante sulla stagione dei californiani.
Secondo atto in quel di San Francisco, il risultato finale però non si schioda da una scottante delusione per i Warriors. I protagonisti per Minnesota sono i soliti: 30 per Edwards, 31 per Randle. Per i Warriors sono tanti i giocatori in doppia cifra, Kuminga arriva ai 23 ma è troppo troppo poco. 117-110: Si torna a Minneapolis con i Timberwolves che hanno il match point, che sono saldamente al timone e che ormai si stanno solo accanendo su una preda già spacciata.
E così è. Gara-5 è ancora una volta un assolo del duo Edward-Randle: il rimo ci mette 22 punti e 12 assist, il secondo 29 punti. Per i Warriors il canto del cigno lo intonano un Podziemski da 28 punti e un Kuminga da 26. Per il resto è il deserto dei tartari. Scomparso Draymond Green, scomparso Buddy Hield. Non pervenuto Playoff Jimmy, che pure era stato preso proprio per questi momenti. È 121-110 per Minnesota, 4-1 secco e finali prenotate per il secondo anno di fila.
23 anni, folgorato fin da bambino dal mondo americano dei giganti NBA e dei mostri NFL, tifoso scatenato dei Miami Heat e – vien male a dirlo – dei Cincinnati Bengals. Molto desideroso di assomigliare a un Giannis, basterebbe anche un Herro, ma condannato da madre natura ad essere un Muggsy Bogues, per di più scarso.

