La storia della MLB è fatta di miti e leggende. Nessun’altra disciplina è tanto radicata nel cuore e nella coscienza collettiva degli americani quanto il Baseball. Uno sport fatto di grandi eroi, di record indimenticabili, di numeri che non sono semplici cifre, ma testimonianze di imprese epiche: 714, come gli home-run di “Babe” Ruth; 56, come le partite consecutive con almeno una hit del grande “Joltin’ Joe” Di Maggio; 2130, la striscia di partite giocate senza soluzione di continuità da Lou Gehrig. E come questi molti altri.
Praticamente ogni americano sarebbe in grado di abbinare ciascuno dei grandi numeri della storia del Baseball a colui che ne fu fautore. Il cosiddetto “record book” delle Grandi Leghe è qualcosa di magico, intoccabile. Puro.
Già, la purezza. Il Baseball non è solamente lo sport degli eroi intoccabili. Il Baseball e il suo libro dei record ci raccontano anche storie di imbrogli, di scandali, di macchie indelebili.
Basti citare i “Black” Sox, otto uomini dei “South siders” di Chicago che nel 1919 si “vendettero” per perdere le World Series: tra di loro c’erano giocatori divenuti leggenda come “Shoeless” Joe Jackson (l’eroe di Kevin Costner ne “L’uomo dei sogni”), “Buck” Weaver, Eddie Cicotte e molti altri (consiglio caldamente la visione di “Eight men out” per una fedele ricostruzione dei fatti), che furono squalificati a vita dall’allora commissioner Kenesaw Mountain Landis.
O il grande Pete Rose, ancora oggi detentore del maggior numero di battute valide nella storia, che, si scoprì, aveva scommesso su alcune partite del Campionato, compresi alcuni match dei suoi Reds. Fino alla competizione “truccata” per il maggior numero di fuori campo nel 1998, tra Mark McGwire e Sammy Sosa: una corsa macchiata dall’uso di sostanze dopanti.
E poi, per citare uno dei casi più noti, Barry Bonds e i suoi tanti record: da quello assoluto di home-run in carriera a quello in una singola stagione. Anche lui, in un caso ancora discusso, avrebbe utilizzato sostanze proibite che ne avrebbero alterato le prestazioni.
Ogni volta, però, il Baseball ha saputo redimersi, trovando nuovi eroi “puliti” capaci di ridare credibilità allo sport, ricostruendo quell’alone di magia attorno alle grandi performance, individuali o di squadra che fossero, e restituendo dignità al grande Passatempo nazionale.
Questo lungo prologo non vuole essere una celebrazione della storia delle Major. Tantomeno una invocazione di quel sentimentalismo “drammaturgico”, tipicamente americano, di cui, pure, il Baseball è abilissimo interprete.
La storia che sto raccontando ha a che fare con l’attualità giocata e con la stagione in corso, che sta rapidamente volgendo verso il termine della Regular season, per inaugurare la fase più intensa, l’apice emotivo per ogni appassionato: Ottobre; che significa Post season. Ottobre; che significa World Series.
Parlavo, qualche riga fa, dei record e del significato che essi portano con sé.
Al di là dei grandi numeri, ogni stagione affida alla storia i propri leader, i propri campioni. E la stagione 2012 rischia seriamente di consegnare un eroe “impuro” al libro dei record. Sì, perché Melky Cabrera, il forte dominicano dei San Francisco Giants, attualmente squalificato per livelli di testosterone oltre la norma (causati dalle cd. PEDs), rischia di rimanere agli annali come vincitore del “batting title” della National League.
Per i motivi di cui parlavo poc’anzi sarebbe uno smacco terribile per il mondo del Baseball americano. Proprio adesso che la cosiddetta “Steroid era”, quel decennio (si parla, approssimativamente, del periodo che va tra la metà degli anni ’90 fino a 5/6 anni fa) di statistiche “pompate” come i muscoli dei battitori, stava finalmente scomparendo dalle cronache lasciando solo un ricordo, un brutto ricordo, delle feroci polemiche che generò negli anni convulsi dei grandi record stracciati.
Ed invece questa vicenda rischia di diventare una “patata bollente” per Selig & co. E tutto questo alla vigilia del confronto, che riceverà senz’altro una grande eco mediatica, sull’ammissione o meno a Cooperstown dei vari Barry Bonds e Roger Clemens.
Nel grande gioco della redenzione, rimane una possibilità per il Baseball di salvarsi la faccia. Almeno per ora. Questa possibilità ha un nome ed un cognome: Andrew McCutchen. L’esterno dei Pittsburgh Pirates, che ad oggi, con 15 partite rimaste da giocare, batte con media .339, è l’unico che ancora può raggiungere i .346 di Melky Cabrera. Da tenere presente che, essendo squalificato, lo slugger dei Giants non potrà più giocare per tutta la stagione in corso e la sua media battuta, di conseguenza, non può scendere.
Le 501 apparizioni al piatto di Cabrera sono una in meno di quante necessarie per poter essere eleggibili per il titolo di “batting champion”. C’è, però, una regola che stabilisce che al record di coloro che non hanno raggiunto il numero minimo di “plate appearances”, vadano aggiunti tanti turni alla battuta senza valide, quanti ne bastano per raggiungere la cifra indispensabile per la validazione del record. Nel caso di Melky Cabrera, va sommato al suo ruolino di marcia uno 0 su 1 che non cambia di una virgola la sua media. Una beffa.
Ci sarà dunque bisogno di un eroe senza macchia. E chi meglio di un giovane dalle straordinarie qualità come Andrew McCutchen? Un giocatore completo: battitore di potenza, veloce; grande guanto in difesa. Un “5-tools man”, come si dice in gergo. Colui che sta cercando di portare per mano, giorno dopo giorno, i Pirates verso la loro prima stagione vincente dal 1992, dopo diciannove anni di “losing record” consecutivi: nessuna squadra nel mondo dello sport professionistico americano ha fatto peggio.
Ma soprattutto Andrew McCutchen è un giocatore pulito. Ed oggi, tutto il mondo del Baseball fa il tifo per lui. Solo lui può evitare alla MLB l’onta di dover incoronare un giocatore che ha barato.
Un venticinquenne di belle speranze avrà il compito oneroso di salvare il Baseball. E, per lui, sarà l’occasione per diventare un eroe.
Bell’articolo!
Complimenti Alessandro.
Ottimo articolo!
Una domanda che forse ha una risposta scontata, ma non riesco a capire come
una maggiore forza fisica determinata da uso di steroidi o altro possa cambiare la media battuta o la capacità di fare dei fuoricampo.Certo se uno colpisce più forte ha un vantaggio, ma la palla deve comunque prima riuscire a colpirla.
Insomma ad uno che non la prende mai non basta prendere sostanze illecite.
Mi sono avvicinato al baseball da poco e non ho mai impugnato una mazza in vita mia, per cui non ho gli elementi sufficienti per una corretta valutazione, ma gli effetti del doping su altri sport sono più facilmente comprensibili (o immaginabili) che nel baseball,almeno per me.
Buongiorno a tutti,
complimenti anche da parte mia per l’ennesimo ottimo articolo!
Riguardo a quanto ha scritto Kornelius, premesso che anch’io mi sono affacciato al baseball (giocato, a livello dilettantistico) da poco – 2 anni – credo che il discorso steroidi/doping abbia influito, in MLB, soprattutto per quanto riguarda i fuoricampo o comunque battute molto profonde.
Spesso si vedono battitori di potenza andare K, anche in maniera abbastanza ridicola, nel tentativo di battere subito e il più forte possibile. Ovviamente, quando riescono ad avere un contatto pulito, però…buonanotte! :-)
Anch’io credo che il fattore doping sia più evidente e influente in altri sport (ciclismo su tutti, ad esempio, ma molti, moltissimi altri). a Volte, battitori a parte, mi sono chiesto se, magari in maniera meno evidente, coinvolga anche altri aspetti del gioco come, ad esempio, i lanciatori, chiamati a sopportare lo sforzo di molti lanci veloci e precisi…
Simon
Ciao Kornelius78,
fondamentalmete potrei essere d’accordo con te sul fatto che la palla va colpita, ma l’uso di sostanze dopanti migliora ed aumenta oltre che la forza fisica anche quella mentale e cioè l’attenzione, la concentrazione e la capacità di seguire la palla con maggiore intensità, il che si traduce in un netto miglioramento delle statistiche e quindi anche dei fuori campo!
Complimenti splendido articolo.
Mi sono avvicinato al baseball quest’anno, a causa dell’astinenza da football Nfl: la offseason è terribile. Ho imparato le regole principali e ho guardato tante partite di Mlb. La poesia che è dietro il baseball, la drammaturgia (come l’ha chiamata giustamente lei), le ho percepite nettamente, ma ancora non le ho ben identificate. Sono lì, lo so, ed è per questo che guardo le partite, ma mi sfiora solamente. Non le sento tra le dita, ancora. Grazie al suo articolo ho un po’ di materiale su cui indagare per imparare a conoscere le leggende, i miti e la poesia del baseball. Se vorrà in futuro scrivere articoli simili o comunque che si occupino della storia della Mlb, orientati sulla storia “umana” più che quella cronologica, sappia che le sarei davvero grato.
Grazie
Giacomo
Ottimo articolo il buon Mc sta davvero facendo un ottimo lavoro , infatti, in tanti anni di abbonamento MlbTV quest’anno le partite dei Pirates mi hanno appassionato e ne ho seguite veramente tante proprio come quelle dei Nationals che mi auguro vincano le World Series.
Il baseball come tutti gli sport dove girano tanti soldi come in Italia il calcio purtroppo non è esente da queste cose, la storia dei Black Sox è stata atroce all’epoca.
Ancor più che l’uso di sostanze strane che purtroppo probabilmente li aiutano a me fa più schifo la scommessa illecita o la vendita della propria squadra. Lì è sputare proprio nel piatto dove si mangia.
Ho sentito che Clemens forse rientra in Major? ho sentito male?