Ho voluto prendermi il mio tempo e aspettare il più possibile, scrivere un articolo influenzato dall’emotività del momento sarebbe stato stupido, soprattutto se si tengono presenti le condizioni in cui i New York Giants si sono presentati al Levi’s Stadium giovedì scorso.
San Francisco naviga serena sul 3-0, non esce sconfitta da una partita di regular season dallo scorso 23 ottobre – per chi sta tenendo il conto è quasi un anno – e ciò nonostante dà l’idea di avere ancora un paio di marce da ingranare prima di poter affermare di girare a pieno regime. C’è margine di miglioramento, anche se al momento per (stra)vincere basta il cruise control.

In tutto ciò Brock Purdy mi impressiona sempre di più, principalmente perché sembra essere tutto fuorché un ragazzo con solamente otto partite da titolare a curriculum – tutte vittorie, fatalità. Lo scorso anno, quando ancora non sapevamo niente di lui, lo associavamo spesso al concetto di game manager – il sottoscritto in primis – il cui unico compito era quello di evitare gli errori ché, alla fine, tutti quei playmaker hanno solamente bisogno di essere imbeccati. Al resto ci pensano loro.
Sì, teoricamente è vero, McCaffrey, Aiyuk, Samuel e Kittle sono fra i più prolifici generatori di yard after catch della lega, ma non dobbiamo fargliene una colpa se chi di dovere ha assemblato un reparto offensivo di prima qualità. La brillantezza di chi gli sta attorno non deve indurci a considerarlo un semplice facilitatore.

Il problema – per la lega, sia chiaro – è che Purdy vittoria dopo vittoria stia scoprendo nuove dimensioni di sé: altroché game manager, Brock Purdy è semplicemente un buon quarterback. Contro Los Angeles, due settimane fa, ci eravamo meravigliati dinanzi a un paio di errori sul profondo e credo che la nostra meraviglia sia un buon indicatore di cosa sia già diventato questo quarterback. Da Purdy stiamo cominciando a pretendere la perfezione e – quasi – a ragione dato che non sembra essere in grado di perdere una partita.
Il touchdown lanciato a Samuel con cui ha chiuso i conti con i Giants non è il lancio “da game manager“. Lo stesso discorso vale per il lancio ricevuto in end zone da Ronnie Bell. È altresì vero che 215 delle 310 passing yard guadagnate dai ‘Niners durante l’ultimo Thursday Night Football siano arrivate dopo la ricezione, ma questo non è un segnale di debolezza, tutt’altro.

Purdy è un quarterback consapevole e lucido, sa benissimo come esaltare i punti di forza dei propri compagni di reparto e sarebbe sciocco a non farlo, per quale ragione non dovrebbe sfruttare l’esplosività di Samuel con la palla in mano? Quando però è chiamato a completare lanci senza margine d’errore risponde spesso presente: con un po’ di pazienza questo ‘spesso’ può trasformarsi in ‘sempre’.
Ciò che mi impressiona maggiormente di lui è la serenità con cui si barcamena nella tasca. Non è certamente la reincarnazione di un giovane Russell Wilson, ma movimenti come quello che vedrete nel video qui sotto non dovrebbero essere nell’arsenale di un ragazzo chiamato con l’ultima scelta al draft con nemmeno dieci partite da titolare in NFL.

McCaffrey non è stato in grado di completare quella che sarebbe stata una ricezione difficile, ma lanci come questi tolgono le parole di bocca. Un giovane inesperto come lui non ha alcuna ragione di essere così glaciale sotto pressione, vedersi arrivare due pass rusher a tutta velocità è un qualcosa di sufficientemente traumatico da costringere anche il più navigato dei veterani a darsela a gambe e abbozzare la propria personalissima fuga per la vittoria. È come avesse un sesto senso che gli permette di percepire l’arrivo dei pass rusher e di fare quei mini-aggiustamenti che gli permettono di prendersi il tempo sufficiente per completare il lancio.

Wink Martindale, il defensive coordinator dei Giants – che conosco piuttosto bene avendo allenato per anni il reparto difensivo dei Ravens -, ha lanciato tutto quello che poteva in direzione del numero 13 di San Francisco provando a soffocarlo a suon di blitz. Dire che non sia andata bene sarebbe un eufemismo, Purdy ha riso in faccia ai costanti tentativi di pressione avversaria: qui sotto trovate dati da brivido.

Averlo assalito con un blitz nell’84% dei dropback si è rivelato essere inutile, Purdy si è adattato al volo liberandosi del pallone in un battito di ciglia finendo per punire la sopraffatta secondaria dei Giants.
Quella che sto sviscerando non è in alcun modo una prestazione di portata storica che ha ridefinito i limiti del possibile per un quarterback, ma una rassicurante prova di maturità da parte di un ragazzo che non può umanamente essere così maturo. O almeno, non a questo punto della carriera in una squadra con ambizioni così importanti.
Che si parli di pass rusher o di aspettative, la pressione non sembra essere in grado di scalfirlo.

Con questo articolo non voglio in alcun modo insinuare che il contesto non lo stia aiutando, avere Kyle Shanahan nelle orecchie e tutti quei playmaker a cui indirizzare il pallone è indubbiamente d’aiuto, ma proviamo a ribaltare il discorso: quanto può essere complesso per uno entrato nella NFL nel modo più irrilevante possibile trovarsi a condurre il reparto di una squadra con ambizioni così importanti?
Quanti altri quarterback sarebbero in grado di non soccombere a una pressione del genere? Pensate a Zach Wilson, quarterback probabilmente più talentuoso di Brock Purdy tuttavia condannato all’inettitudine da una testa probabilmente non ancora pronta a palcoscenici del genere.

Con Purdy a condurre le operazioni l’attacco dei 49ers non solo non è calato di colpi, è addirittura migliorato. Durante l’era Garoppolo i San Francisco 49ers non sono mai stati così pericolosi, e questo non è un insulto a Garoppolo ma un sincero elogio a Purdy… anche se non credo ne abbia bisogno, soprattutto dopo che il front office ha accettato di prendersi le proprie responsabilità ammettendo di aver commesso un errore (madornale) con Trey Lance.
Non voglio in alcun modo insinuare che John Lynch abbia ancora un lavoro esclusivamente grazie a Purdy – un’occhiata alla depth chart dovrebbe mettere in chiaro che non sia un incompetente come qualcuno crede -, ma è indubbio che la sua ascesa stia creando il solco che ci aiuterà a individuare un prima e un dopo nella tenuta Shanahan-Lynch. Purdy è l’incarnazione del coraggio necessario per cospargersi il capo di cenere, ammettere l’errore e porre fine all’esperimento Lance.

Incoraggia vederlo giocare in questo modo, soprattutto in luce dell’infortunio patito durante il Championship Game dello scorso gennaio: c’è chi riteneva impossibile il recupero completo entro settembre e chi sosteneva che da malanni del genere un giocatore non possa riprendersi veramente.
Purdy non solo ha recuperato in tempo per il season opener, ma come già detto sembra addirittura essere migliorato. Ciò non può che creare apprensione al resto della lega, stiamo pur sempre parlando di un ragazzo alle prime armi che ha ancora bisogno di tempo per raggiungere la completa maturazione: figuratevi cosa diventerà nel momento in cui troverà la necessaria consistenza sui lanci in profondità.

Pure la precisione, a volte, lascia un po’ a desiderare, ma queste sono cose su cui può lavorare. La tenuta mentale, invece, è una vera e propria virtù donatagli probabilmente dagli dei del football in persona in quanto non ha alcun senso che gestisca così tranquillamente e razionalmente un attacco di una contender.
San Francisco ha l’obbligo morale di sognare. In questo roster c’è tutto il necessario per fare bene, la difesa è la solita schiacciasassi e l’attacco non ha mai reso meglio: tutto questo con Mr. Irrelevant a condurre le operazioni a fianco di Kyle Shanahan.
Sì, con Brock Purdy under center i San Francisco 49ers possono arrivare fino in fondo.

10 thoughts on “Brock Purdy è molto più di quanto possiamo credere

    • Tom Brady, sesto giro n.199…: non sono paragonabili ma, anche lui si è visto preferire 198 atleti….

    • Mah guarda, temo per la stessa medesima ragione per la quale Montana venne scelto solo al terzo giro, Joe Theismann al qaurto, Mark Rypien al sesto. Non è una roba recente: andando indietro, Bart Starr venne scelto al diciassettesimo giro (!), Roger Staubach al decimo (!).
      TB12, lo sappiamo, trovò una sistemazione al sesto giro, mentre Kurt Warner nemmeno fu draftato, dovendo quindi farsi quattro anni in giro per il mondo prima che qualcuno si decidesse a testarlo seriamente e scoprisse, quasi per caso, di che razza di QB si trattasse. Io ho una mia stupida teoria per tutto questo, ogni tanto la espongo, anche se mi sento scemo quando la scrivo. Eppure…

  1. Non so, io ho qualche dubbio in più. Ovviamente è troppo presto per dare giudizi ma non mi sembra un grande quarterback. Mi sembra invece il quarterback perfetto per san Francisco, ovvero un qb che non fa cazzate. Tanto basta a sf, e le sue statistiche sugli intercetti mi hanno impressionato (il campione di partite è piccolo ma non so se storicamente esistano qb con statistiche altrettanto buone su questo aspetto).

  2. Purdy è uno degli innumerevoli casi in cui un atleta, con doti di alto livello, rimane ammantato di una nebbia che sembra offuscarlo alla vista di chi dovrebbe lanciarlo nei piani alti dello sport praticato. Tra i tanti con questo destino, alcuni hanno la fortuna di trovare un dio dello sport che lo libera da quell’ombra. Adesso che Purdy è nella luce della ribalta, l’onere è tutto suo. Qualche entità contraria ha provato a troncargli la carriera sul nascere, ma al momento non sembra esserci riuscito…..
    Mi auguro che metta in saccoccia più esperienza possibile e porti una franchigia zeppa di campioni fin dove si auspica arrivi….
    Da tifoso Niners, non posso che fare tutti gli scongiuri possibili 🤞🏼🤘🏼🍀🐞🌶
    😁

  3. Da tifoso SF mi auguro che gli dei del football preservino lui ed i compagni di reparto per tutta la stagione. Abbiamo subito fin troppi infortuni lo scorso anno.

  4. Direi che tra due settimane, ovvero quando a Santa Clara arriverà la difesa dei Cowboys, il giudizio sarà sicuramente più completo. E qui arriva la domanda delle domande (ai tifosi Niners presenti e a Mattia che ci ospita): visto che i Chargers saranno in bye e il mio qb2 al fantasy è Carr, provo a prendere il buon Purdy al waiver oppure spero in un recupero dall’infortunio? Tra le alternative disponibili -e presentabili- non mi dispiacerebbe Stroud in casa di Atlanta, in alternativa Mac Jones (però contro la difesa dei Saints). A voi.

    • Sicuramente il match con i texani sarà una bella prova, non solo per Purdy. Io rischierei, ma da tifoso potrei essere fuorviante. Per quanto possa sembrare un match semplice, aspetterei di vedere come si comporterà nel divisional contro i Cards.
      Carr ha un infortunio alla spalla, che per un QB è una parte importante….e il match sarebbe contro i Patriots. Vedi un po’ come sarai ispirato 😉

  5. Personalmente, Trovo che Purdy sia bravo, di più di quanto certi commentatori inclini all’hype e ai luoghi comuni sembrino disposti ad ammettere. Anche se sinceramente penso che debba ancora migliorare (non poi un gran problema in una lega in cui i QB giovani a volte vengono lasciati anche anni a fare esperienza in panchina). A dire il vero, l’anno scorso quando si è trovato ad affrontare squadre di livello ai playoff, un poco il suo gioco ne ha risentito. Ma aveva una manciata di gare alle spalle, non aveva mai affrontato una corazzata NFL.
    Su tutto questo, lui pare proprio possedere almeno la prima qualità per giocare da quarterback: la testa sgombra, sicura, razionale. Sembra avere la sicurezza e la serenità per giocare meglio che può snap dopo snap, e la capacità di scegliere le soluzioni profittevoli scartando quelle rischiose. A mio parere un ottimo punto di partenza, in un mondo in cui i QB paiono misurati con gli attributi fisici. Non a caso alla Combine si fanno test fisici, ma non si gioca a football (e mi son sempre chiesto perchè). Insomma secondo me c’è ancora da mangiare della pastasciutta, ma la stoffa c’è. Concordo infine che tutta la squadra debba crescere, anche se per la stagione regolare va bene anche così. Spero proprio che mettano il turbo dopo Natale.

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