Altre due squadre hanno mangiato la proverbiale polvere, un altro centinaio di giocatori ha visto il proprio sogno professionale infrangersi nel momento in cui tale sogno stava per diventare realtà: immagino che questi non saranno i migliori giorni nella vita di giocatori, dirigenti e tifosi di Packers e Titans, ma arrivare al Championship Game può comunque essere visto come segnale stupendamente positivo per il futuro.
A settembre non credo molte persone vedessero una delle due squadre come papabile materiale da Super Bowl, o almeno ciò sicuramente risulta essere vero per i Tennessee Titans, in quanto con l’accecante talento di Rodgers under center il Lombardi sembra sempre a portata di mano: in modi diversi entrambe le compagini sono riuscite a superare ostacoli, risolvere dubbi ed incertezze e trovare la quasi definitiva quadratura di un cerchio che solamente un anno fa non era neanche lontanamente nominabile.
Seguirò ancora l’ordine cronologico già propostovi la scorsa settimana, pertanto guardiamo la situazione in casa Titans.

Se proprio devo essere sincero mi viene alquanto difficile puntare con fermezza il dito contro qualcosa o qualcuno in particolare, in quanto il semplice fatto che Tennessee sia arrivata ad una sola partita di distanza dal rappresentare l’AFC al Super Bowl è di per sé qualcosa di sensazionale: durante la offseason potevamo sì vederli come una possibile squadra da playoff, ma immaginarli forza numero due della AFC era semplicemente impossibile.
Contro Kansas City è emerso l’unico grande problema di questa squadra, ovvero la “monotonia” del loro gameplan: questa versione dei Titans mi ricorda – con le dovute differenze – Vasyl Lomachenko, prodigioso boxer in grado di far soccombere per sfinimento qualsiasi avversario grazie ad una tanto pulita quanto semplice tecnica e disumana resistenza. I Titans sono stati questo, una squadra iper fisica in grado di sfiancare gli avversari con estrema pazienza e metodicità: avete presente la statistica per la quale Henry è di gran lunga il miglior running back della lega nella seconda metà di gioco? Ecco, questa altro non è che una logica conseguenza della loro filosofia di gioco, improntata su massicce ed al contempo ben ragionate dosi del mastodontico numero 22: contro Kansas City Tennessee si è sì trovata sopra di due possessi, ma l’effimera durata del loro vantaggio li ha portati a dover rincorrere per tutta la seconda metà e quando KC è riuscita a restituire il favore incrementando il gap Vrabel non ha più potuto affidarsi alla formula vincente.
Il seguente collasso del reparto difensivo altro non è stato che la conseguenza logica di tale incapacità di correre con consistenza il pallone e di tenere in vita drive di cinque-sei-sette minuti, pertanto mi sentirei di dire che Tennessee abbia perso contro una squadra migliore che ha meritato più di loro la vittoria finale vanificando con spaventosa velocità quasi venti minuti di ottimo football: déjà-vu?

Lo spazio salariale non manca, in quanto senza aver ancora compiuto nessun’acrobazia nella rischiosa disciplina della ginnastica del salary cap potranno contare su circa 57 milioni: sfortunatamente, però, le decisioni chiave che li attendono al varco non mancano poiché entrambi i responsabili di questa magica cavalcata saranno free agent fra poche settimane.
Ryan Tannehill e Derrick Henry avranno entrambi ottime ragioni per battere cassa, anche se i loro casi sono completamente diversi; Tannehill con ogni probabilità tenterà di mettere nero su bianco un contratto a lungo termine non particolarmente remunerativo – almeno per gli standard dei quarterback – su una cifra che si aggirerà intorno ai 20/25 milioni di dollari, cifra tutto sommato ragionevole in una offseason nella quale molto probabilmente Patrick Mahomes sarà il primo uomo nella storia NFL a sfondare il muro dei quaranta milioni: credo che sia nell’interesse di entrambe le parti prolungare questa convivenza, in quanto nonostante l’ottima seconda parte di stagione non saprei dirvi quante squadre sarebbero disposte a fare follie per lui.
Derrick Henry, invece, potrebbe chiedere la Luna e pretendere pure un pezzo di Marte in quanto il recency bias gli darà ogni singola ragione per richiedere un contratto superiore a quello firmato da Zeke Elliott lo scorso settembre: ciò che depone particolarmente a suo favore è il ridotto grado di deterioramento in quanto fino a questo punto della propria carriera, in regular season, Henry ha totalizzato “solamente” 861 tocchi, numero ridicolo se messo vicino ai 1358 di un Elliott costretto a saltare sei partite per una controversa sospensione nel 2017. Si può quindi affermare che Henry sia ancora relativamente fresco e che potrebbe avere almeno altri due o tre anni di prime: immagino ci saranno molte squadre disposte a fare i salti mortali per lui, indispensabile e perfetto meccanismo per concretizzare l’esatto tipo di football che ha reso grandi questi Titans.
Il front office dovrà prendere delle decisioni potenzialmente in grado di alterare il prossimo lustro di una squadra che comunque è ancora lontana dal poter essere vista come completa: a mio avviso servono importanti investimenti in secondaria, reparto nel quale i vari Butler e Ryan non hanno mai dimostrato di meritare fiducia, rubando spesso spazio al promettente Jackson che nella scorsa regular season sembra essere definitivamente sbocciato.

Domanda mia personalissima: nonostante il record suggerisse il contrario, i Green Bay Packers vi hanno mai dato l’idea di valere meno del 13-3 con cui hanno terminato la regular season? Carissime cheeseheads, sarete sicuramente a conoscenza del mio affetto per i vostri amati colori, ma questi Packers non mi hanno mai particolarmente convinto: tale perplessità ha come luogo d’origine quell’Aaron Rodgers che ho pubblicamente lodato, amato e pateticamente incensato in questi tre anni e mezzo, ma lasciatemi spiegare con calma. Le statistiche, prese senza alcun contesto, ci parlano dell’ennesima buonissima stagione del numero 12, ma studiando meglio i film salteranno agli occhi diversi fatti: in molte partite, soprattutto nella seconda metà di gioco, Rodgers e l’attacco dei Green Bay si sono spenti a suon di lanci imprecisi ed errori di comunicazione. Circa un terzo dei suoi touchdown sono arrivati contro Giants e Raiders, contro due delle più deboli secondarie della lega e, più in generale, spesso ho avuto l’impressione che più che cercare la giocata vincente stesse tentando di evitare l’errore: probabilmente sarò l’unico, ma dopo aver assistito ad un decennio di magie le aspettative tendono ad essere decisamente alte.

Sopravvalutati o meno, San Francisco ieri non ha perso tempo a mettere in chiaro quale delle due squadre fosse la migliore, evidenziando veementemente ogni singolo problema di questi Packers: un running game sicuramente migliorato ma ancora lontano dal poter essere definito consistente, un passing game che al di fuori dell’eccellente Adams non può contare su opzioni affidabili ed una linea d’attacco ben lontana dall’essere accostata alle migliori. E non ho neanche lontanamente parlato del reparto difensivo che nonostante i miglioramenti apportati dall’acquisizione degli Smith, è stato messo in ridicolo per tutto l’anno soprattutto nella difesa sulle corse: non che la secondaria si sia comportata eccessivamente meglio, ma come visto domenica nemmeno nel momento in cui le intenzioni degli avversari erano piuttosto chiare – e per “piuttosto chiare” intendo OTTO lanci tentati da Garoppolo in tutta la partita – Green Bay era in grado di rallentare la marcia avversaria.
Nemmeno con il più affollato dei box.
Come potete vedere Green Bay di difetti ne aveva più di uno e San Francisco, in ben due occasioni, si è divertita a sbugiardare le loro ambizioni sfruttando ogni singola loro debolezza: molto probabilmente se Russell Wilson avesse potuto contare su dei veri e propri running back, la stagione di Green Bay nemmeno sarebbe arrivata a questo punto.

Si può migliorare? Certamente, ma con una parte ingente del salary cap già destinata a Rodgers occorre avere particolare fortuna al draft, sfruttando così i criminalmente da revisionare contratti di suddetti giovanotti: l’impresa non è delle più semplici, considerando soprattutto il numero di lacune presenti nel roster.
A mio avviso la cosa più importante sarà rafforzare il supporting cast attorno al quarterback, in quanto poter contare su un solo ricevitore non è mai ideale, soprattutto contro una difesa come quella dei ‘Niners: a differenza di Tennessee, squadra con ottimi motivi per guardare al futuro con il più radioso degli ottimismi, Green Bay deve sì essere soddisfatta del primo anno di LaFleur, ma deve altresì tener presente che anno dopo anno il tempo di Rodgers in questa lega si sta inevitabilmente riducendo.
Concludere la prima annata con un interessante 14-4 complessivo non può che far ben sperare per il futuro, ma come ripetuto più e più volte, la sconfitta – le sconfitte – contro San Francisco hanno messo ben in chiaro che per riportare il Lombardi a casa servirà di più, molto di più: dopo un 2018 da 6-9-1, però, il front office potrà perlomeno dormire con la rassicurante convinzione di aver intrapreso la strada giusta.

3 thoughts on “NFL: le condizioni di Titans e Packers dopo la sconfitta ai Championship Games

  1. Fatti loro, s’intende, ma se i Titans ingessato il cap si condannano a ripiombare nel nulla: il loro modello deve essere San Francisco (che di RB ne ha 3, però, se ne facesse male qualcuno…).
    I Packers invece sono finiti: con la concorrenza che c’è in NFC il massimo ottenibile è quello di quest’anno.
    Rodgers è svogliato… che siano ragioni personali o altro il risultato non cambia. C’è mezza squadra da sistemare e serve un miracolo manageriale. Not gonna happen.

  2. Ciao Mattia, premetto che non sono un grande esperto di football, provo però ad offrire il mio pensiero che richiederà ovviamente degli aggiustamenti da parte di chi ha più esperienza e occhio. Sono un tifoso Titans da quando seguo la NFL e non posso che essere sopreso di aver visto questi ragazzi arrivare fino alla semifinale. Negli anni ho sofferto politiche societarie tendenti al risparmio e all’acquisizione di persone in qualche modo “di famiglia”, però dall’arrivo di Robinson, in parte di famiglia in parte Patriot sembra essere cambiato qualcosina, non tanto nei risultati (2019 a parte) quanto nella gestione delle acquisiziono di giocatori. Ritengo che i Titans siano sulla buona strada per comuniciare un ciclo vincente, ritengo anche, però, che siano molto lontani dallo stare stabilmente nelle prime 5-6 della lega. La partita contro Kansas City mi pare abbia mostrato tutti i limiti del team: la difesa sui lanci è ancora lontana da livelli contender, così come, secondo me, manchi ancora qualcosina alla OL, già ottima ma, vedendo la semifinale, spesso sotto pressione tale da mettere agitazione al discreto (e niente più) Tannehill. Firmare Henry, trovare un ottimo DB, un LB e un OL penso siano priorità, ma, dati i risultati di quest’anno ho la sensazione che l’aspetto più impellente sia trovare finalmente un vero QB. Per quanto possa crescere la squadra nel complesso potremmo sempre trovare momenti di difficoltà e forte pressione alla OL, e senza un bravo QB continueremo a lanciare solo aggrappati alla speranza che vada tutto bene e non con la salda consapevolezza che è probabile che vada bene. Dunque, secondo il mio ragionamento, che senso ha firmare Tannehill (se non con un biennale di medio livello in attesa del pesce grosso) quando un grosso step in avanti lo si farebbe con un QB di fascia alta o medio alta? Che ne pensi? Oltre alla scarsa free agency ci sono speranze di trade (tipo Carr?) o di trovare un bel prospetto al draft?
    Grazie,
    Leandro.

    • Ciao Leonardo, grazie per il commento!
      Purtroppo (o per fortuna) Tennessee pescherà verso la fine del primo turno: Russell Wilson e Lamar Jackson – per dirne due – ci hanno insegnato che è più che possibile pescare un franchise quarterback pur non potendo contare su una scelta particolarmente alta, ma non saprei effettivamente chi potrebbe esserci quando saranno on the clock. La situazione non è facile, in quanto dopo il fallimento di Mariota Tennessee è quasi costretta a rinnovare il “salvatore” Tannehill, specialmente dopo “aver buttato” (anche se qualche capatina in postseason l’hanno fatta pure con Mariota) tutti questi anni nell’attesa che Mariota diventasse IL giocatore attorno a cui costruire intorno una contender. Più che altro spero che gli diano un contratto in grado di premiare l’ottima metà di stagione giocata ma che non sia fuori di testa, anche se il mercato dei quarterback ha logiche tutte sue.

      Saluti e grazie ancora!

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