Attendavamo fuochi d’artificio e non siamo stati delusi: l’epopea di Antonio Brown si è finalmente conclusa e, in un certo senso, l’esito era quello che molti si aspettavano.
Nella sua lunga e fruttuosa avventura agli Steelers, Antonio Brown si è pressoché garantito una giacca d’oro e la sua produzione consistentemente da videogame lo ha reso uno dei volti di questo decennio NFL, e nonostante gli ultimi mesi costellati di Instagram stories e dichiarazioni al vetriolo contro il proprio ex quarterback possano averlo reso antipatico, egocentrico ed inopportuno agli occhi dei più, non dobbiamo assolutamente dimenticare quanto sensazionale sia il giocatore in questione.

Partiamo dall’ovvio, ovvero dal prezzo pagato da Oakland: una chiamata al terzo ed al quinto round del draft per un giocatore così produttivo ed in grado di cambiare completamente il destino di un intero reparto può essere tranquillamente essere visto come un furto, ma occorre ricordare che data la chiara volontà del giocatore di essere ceduto, chiedere di più era pressoché impossibile per Pittsburgh. Chiunque si aspettasse il coinvolgimento di una scelta al primo round è stato ovviamente deluso, ma ripeto, tali aspettative erano assolutamente irrealistiche: nessun front office, per quanto buono sia il giocatore in questione, arriverà a sacrificare una scelta al primo round per un ricevitore di trentun anni sempre più famoso per i propri colpi di testa.
In sostanza i Raiders cedendo Amari Cooper e due scelte nei round centrali si sono garantiti Brown ed una prelibata chiamata al primo round: mica male.

Complimenti a Mayock, l’intelligenza artificiale di Madden avrebbe rifiutato tale scambio!

Ma come escono gli Steelers da tutto ciò? Potrei dire “soddisfatti”, anche se il numero di virgolette utilizzato potrebbe essere un filo riduttivo: oltre ad aver perso il proprio miglior giocatore, Pittsburgh ha di fatto sacrificato ventuno milioni di dollari in dead-money, un numero paragonabile a quanto pattuito in un anno da Khalil Mack a Chicago. Proprio Khalil Mack dovevo andare a menzionare? Sì, e potete facilmente immaginare che non sarà l’ultima volta che leggerete il suo nome in queste frenetiche righe.
L’assenza di Brown, in definitiva, non si farà sentire solamente nel rettangolo di gioco, ma pure nella scarsa flessibilità con cui Pittsburgh si affaccia alla free agency, in quanto con una somma del genere si sarebbero potuti garantire due buoni difensori: situazione non idilliaca, certo, ma più di così gli Steelers non potevano fare.

Ciò che più mi perplime analizzando questa trade, è però la mancanza di consistenza decisionale dei Raiders: lasciatemi spiegare meglio. Lo scorso settembre, in nome di una rifondazione come vedete già ben avviata, Oakland ha lasciato andare il proprio miglior giocatore, nonché uno dei migliori difensori della nostra generazione, Khalil Mack: per motivi mai completamente chiari, Gruden non ha voluto garantirgli un contratto che rispecchiasse la sua produzione in campo e spedendolo in Illinois ha permesso ai Bears di compiere un deciso e decisivo salto di qualità che ha reso il loro reparto difensivo uno dei migliori, se non il migliore, dell’intera lega.
Posso comprendere la volontà di Gruden di fare piazza pulita e ripartire da zero, dopo tutto il contratto firmato durante la scorsa offseason era un decenalle, non un triennale con retrogusto win now, però permettetemi di alzare un sopracciglio: l’innesto di Brown non credo sia una mossa pensata sul lungo termine, pertanto come si può spiegare tale mossa dopo aver fatto abbondantemente capire che il presente non è la preoccupazione principale? Perché non assicurarsi un probabile Hall of Famer con una reputazione pressoché immacolata nel proprio prime a settembre e, a circa mezzo anno di distanza, rompere il salvadanaio per una altrettanto probabile giacca gialla con mesi e mesi di controversie alle proprie spalle?
Vogliono vincere adesso? Soprattutto, Brown li mette già da ora in posizione di vincere da subito?

Questi Raiders hanno un piano o stanno gloriosamente improvvisando?

Non credo proprio: per giustificare la mia risposta mi basta farvi presente che la vera forza dei Raiders in questo momento è l’abbondanza di scelte alte al draft e, probabilmente lo saprete meglio di me, per buone che siano sarà difficile che tali scelte rendano da subito.
Mettendo tutte le carte sul tavolo, però, è facile rimanere entusiasti da quanto fatto da Gruden in questo primo e movimentato anno al comando dei Raiders: oltre ad averci guadagnato un buon numero di scelte di qualità al draft, Oakland si è pure garantita una delle armi offensive più devastanti dell’ultima decade di football americano.
Però, questo è il mio punto, le incertezze all’interno della franchigia sono troppe per giustificare una mossa ed un impegno economico di tale portata.

Chi ci penserà a dirigere l’ovale nei pressi di Mr. Big Chest? Per una squadra con così tante lacune ha senso investire così tanto su un ricevitore già oltre i trent’anni d’età? Non è che la presenza di Brown vada a mettere a repentaglio i palesemente deboli equilibri di spogliatoio?
Proverò a rispondere ad ognuna delle tre domande, anche se non sarà semplice riuscire a trovare una verità assoluta in una situazione così intricata.
Varie voci vedono Gruden e Mayock interessati ed affascinati dall’idea di affidare le chiavi dell’attacco a Kyler Murray, candidato sempre più probabile alla prima chiamata assoluta al draft, per il momento in mano ai Cardinals: non aver ancora chiaro chi sia il proprio quarterback titolare raramente è sinonimo di win now, ed a mio avviso, qualsiasi fatto vada a contraddire queste due parole causa una piccola ed inevitabile perdita di senso nella trade, in quanto aspettarsi che Brown rimanga Brown per altri cinque o sei anni potrebbe non aver alcun senso. Vogliono vincere ora? Bene, la strada è ancora lunga e Brown sicuramente potrà aiutare, ma avere a roster un buon quarterback come Carr e nonostante ciò vederlo spesso e volentieri accostato a voci di trade confonde e non poco: dov’è la fiducia? Qual è il piano sul lungo termine?

Lo vedremo anche a settembre questa scena?

Perdere fa male, non è una novità, e spesso durante la scorsa stagione abbiamo letto di rumors che ci dipingevano lo spogliatoio di Oakland come ambiente tossico nel quale chiunque, Lynch a parte, era in discussione: che ruolo avrà Brown all’interno di tali complicati meccanismi? Siamo sicuri che la sua rumorosa presenza non complichi la situazione di una squadra con così tanti giovani e così poca leadership? Mi verrebbe da dire di no, ma i suoi ultimi melodrammatici mesi agli Steelers non possono non farci sorgere qualche domanda circa il suo carattere e le sue ambizioni personali e di squadra. Con ciò non voglio assolutamente insinuare che Brown sia una semplice distrazione o un possibile rovina-spogliatoi, ma chiedersi come reagirà ad un record probabilmente negativo, dopo anni passati al vertice della AFC, è assolutamente legittimo.

Mentre mesi fa mi venne piuttosto facile criticare Gruden e la sua gestione -e risoluzione- del caso Mack, ora non mi sento in grado di prendere una netta posizione circa tale scambio, poiché se ci limitiamo ad analizzare quanto dato e quanto ricevuto ovviamente Oakland ci ha guadagnato -anche se occorre tenere presente che sicuramente i soldi investiti su di lui limiteranno in futuro la flessibilità economica dei Raiders-, il mio problema risiede piuttosto nel capire il loro approccio al futuro prossimo: l’innesto di Brown sembra urlarci “vogliamo e possiamo vincere a breve” mentre un breve e superficiale sguardo al roster ci suggerisce tutt’altro.
Credo troverà il modo di rimanere consistente e produttivo anche in California, indipendentemente da chi si troverà a lanciargli l’ovale, ma temo genuinamente che qualche insuccesso iniziale possa innescare dei malumori in uno spogliatoio fragile e giovane e che la sua presenza altro non farà che esacerbare questi malumori, solo per il semplice fatto che i già tanti riflettori puntati sul duo Gruden/Mayock colpiranno pure un individuo che non ha nessuna timidezza ad aprire bocca ed essere controverso: Raiders, quali sono le vostre intenzioni?

Di dubbio gusto.

Solo il tempo saprà dirci se Gruden ed il suo bizzarro piano sortiranno gli effetti desiderati, ma per il momento mi limito a dichiararmi genuinamente perplesso, non per la trade in sé, ma per la già citata mancanza di consistenza decisionale: raramente i rebuilding di successo sono resi tali da un bisbetico trentunenne che sta chiedendo a tifosi e stampa di chiamarlo con un soprannome inventato da lui stesso in un inverno ricolmo di colpi di scena, dichiarazioni e tinte bionde localizzate ai soli baffi. Pure in questo caso, ai posteri l’arda sentenza, ma ho come l’impressione che la Gruden experience 2.0 o si rivelerà un successo di dimensioni epocali o un ridicolo fallimento: dopo tutto in un solo anno abbiamo avuto modo di constatare che per Gruden non esistano le vie di mezzo.

3 thoughts on “Analisi della trade che ha portato Antonio Brown agli Oakland Raiders

  1. Sicuramente i Raiders sono stati ingolositi dall’esigua contropartita che hanno dovuto sganciare (una chiamata al terzo giro ed una al quinto è veramente poco) per ottenere forse il miglior ricevitore della Lega, PERO’….. non mi sembravano proprio la squadra più adatta!! Per carità, il reparto ricevitori dopo la dipartita di Cooper non era granchè messo, ma nelle trincee, nella secondaria difensiva e nella pass rush hanno buchi pazzeschi. Insomma, credono davvero di riuscire ad essere competitivi subito (???) oppure è l’ennesima pagliacciata di Gruden? Non so, io vedo i Raiders un bel po’ distanti ancora dall’essere una squadra competitiva, Brown incluso. Sicuramente oggi, la brass dei Raiders può esultare perché ha portato a casa un asso con pochi spicci, ma vedremo se riusciranno a gestirlo e se riusciranno a tappare tutte le falle attuali del roster. A Pittsburgh invece nessuno si rammaricherà credo: i ponti erano stati tagliati abbondantemente durante l’ultima stagione e non si sarebbe potuto portare a casa molto di più.

  2. Mattia un commento sulle mosse di mercato dei Ravens.. Soprattutto quelle in uscita.. Immagino non sarai contento che Suggs e Mosley siano stati lasciati andare e senza niente in cambio (errore enorme averli fatti arrivare alla FA senza tentare niente prima.. ). Visto che al momento l’attacco non mi sembra il punto di forza della squadra, fatico a capire le scelte del GM di Baltimore. Gente come Suggs, leggende viventi in 1 franchigia, dovrebbe essere tenuta anche al di là delle prestazioni tecniche, tra l’altro ancora molto buone!!

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