Che fosse una partita da difesa lo abbiamo intravisto dai due three & out immediati, uno 0-0 prolungato ce lo ha confermato e un punteggio basso per gran parte della partita lo ha sancito. L’attacco di Seattle è stato per tutta la stagione altalenate e lontano dagli anni migliori, mentre l’accatto di Detroit, dopo l’infortunio al dito di Stafford, è sceso moltissimo in efficacia e realizzazioni.

Alla fine però Seattle ha trovato il modo di sfondare il muro Lions, mentre Stafford è rimasto a guardare. Wilson e il suo gioco aereo hanno infatti faticato prima di essere incisivi e prima del risveglio la partita è stata tenuta in piedi, a sorpresa, dal signor-nessuno-fino-ad-adesso Richardson, dalla tanto criticata linea offensiva e dal poco produttivo, finora, parco corse. La linea offensiva ha messo in piedi una grande prestazione, anche se non esente da colpe e vecchi errori, e ha fatto un passo avanti, permettendo a Rawls di correre tanto e bene, al punto da segnare il record per yard corse ai playoff nella storia della franchigia, con tanti saluti a beast-mode Lynch. Ma anche dando a Wilson la protezione giusta per, come un motore diesel, scaldarsi lentamente, prendere consapevolezza e tenere lontane quelle botte che lo hanno perseguitato tutto l’anno costringendolo a giocare, male, sotto pressione e sotto antidolorifici.

Per il qb infatti non è stata una partita stellare, ma è stata efficace. L’asse Wilson-Baldwin si è svegliato tardi, ma giusto quando era necessario perché la difesa targata Lions, quasi perfetta in copertura, si stava anche aggiustando sulle corse, cercando di far pendere la bilancia dalla propria parte. Il ricevitore ha cominciato a trovare spazio e ricezioni rendendo vani i tentativi di Stafford e compagni di prendere il controllo del cronometro e del campo. I tardivi lanci da Wilson a Baldwin hanno mostrato ai Lions che non sono mai stati in controllo della partita e hanno dato quella mazzata definitiva che ha rotto le acque e anche la difesa si è sgretolata. Il punteggio finale e l’impressione generale mostrano un controllo totale di marca Seahawks, ma bisogna riconoscere che per tre quarti di partita Stafford e compagni erano a un solo possesso di distanza. Seattle è stata quindi bravissima, e in questo si vede la mano di Carroll, a essere paziente e adattare il proprio gioco in base al momento della partita.

Carroll ha visto la linea e Rawls in grande forma e gli ha permesso di far esplodere il potenziale intravisto. Quando poi Detroit ha cominciato a spostare gli equilibri perché ha capito che le corse la stavano uccidendo, Carroll ha dato al proprio qb l’ordine di tenere palla e lanciare nei buchi che si venivano a creare, sfruttando così un reparto di ricevitori relativamente riposato anche a causa di un poco utilizzo fino a quel momento. Certo la linea offensiva non è esente da colpe, ha concesso 3 sacks, di cui 2 in un terribile back-to-back per iniziare la partita e ha lasciato il proprio qb un po’ più sotto pressione di quanto Carroll avrebbe desiderato ma contro Detroit è bastato. Vic Beasley e la difesa di Atlanta sono un’altra cosa. Se Detroit sfoggia infatti tanti chili, i Falcons possono contare su un livello atletico ed esplosività superiori.

Piccole pecche a parte, questa è stata comunque una partita preparata alla perfezione in grado di sfruttare l’immagine che Seattle stessa ha costruito nelle menti degli avversari. In regular season infatti ha mostrato come la linea offensiva fosse in difficoltà, le corse tra le meno produttive della lega e l’attacco sui lanci dipendente. Di conseguenza le difese avversarie, studiando a tavolino, si sono armate in questa direzione, ma alla prima uscita Settale ha invece ribaltato tutto, puntando pesantemente sulle corse e sorprendendo tutti. Detroit ha tenuto botta, ha tenuto il divario basso ma non ha mai preso il controllo mentale della partita e alla lunga ha dovuto cedere anche tanti punti e yard.

Se la difesa ha quindi limitato i danni per molto tempo, l’attacco purtroppo ha messo in scena una delle uscite peggiori in stagione. L’infortunio di Stafford ha quindi continuato a influenzare l’efficacia dei lanci, ma lo 0 registrato alla voce TD deve far cadere la colpa su tutta la squadra, sull’attacco e sul coaching staff. Detroit ha semplicemente mostrato di non essere una squadra da playoff. Le chiamate arbitrali, discutibili, non giustificano affatto i 20 punti di deficit e i Lions sono stati incapaci di fermare le corse, di mettere a referto più di un sack dopo i due iniziali e di tenere la palla in mano con dei drop letali e un attacco pesantemente squilibrato. Hanno perso nettamente il possesso, dando a Seattle il controllo, hanno perso anche la “battaglia” delle penalità e non sono stati in grado di convertire terzi down se non per 2 volte su 11 tentativi. Una sconfitta su tutta la linea che va ad aggiungersi alla striscia di L ai playoff che dura dal 1991 e che ci regalano ancora una volta una Detroit lontana dalla altre contendenti per mentalità e capacità di vincere le partite decisive.

Seattle ha quindi messo in piedi una prova di forza, mostrando di essere una squadra compatta ed equilibrata, come quella della Legion of Boom e delle due partecipazioni al Super Bowl consecutive. La partita di ieri è una di quelle che ti fanno chiedere dove fossero questi Seahawks finora e che te li fa immaginare come seri contender. La partita messa in campo è infatti una dichiarazione e tutti gli avversari sono ora sul chi va là. Il compito difficile sarà dimostrare che questa partita può essere replicata e che la vittoria non dipende da sorprese o colpi di fortuna come l’incredibile TD catch di Richardson o la prestazione monstre di Rawls. E il primo grande banco di prova sarà la trasferta ad Atlanta con Ryan e uno degli attacchi più prolifici pronti ad aspettarli e quel Dan Quinn che tanto ha reso grande la Legion of Boom pronto a mettere in chiaro le cose.

Una nota negativa, la crew di arbitri. Non mi piace affatto parlare di errori e vizietti, fa tanto italietta, ma ieri sera semplicemente non sono stati all’altezza, alcuni errori davvero gravi hanno influito non poco sul punteggio e sul clima generale, fortunatamente gli errori non giustificano, da soli, la sconfitta dei Lions, ma Detroit ha di che arrabbiarsi, per fortuna non lo fa troppo e dimostra ancora una volta che il rispetto per il difficile lavoro arbitrare oltreoceano ha un peso e un’attenzione diversa. Chapeu.

2 thoughts on “Seattle: una dichiarazione da Super Bowl?

  1. Bah il tuo commento mi sembra un po’ troppo entusiasta. La Legion of Boom dei due Superbowl consecutivi (e soprattutto quella del primo al quale preferisco non ripensare perchè vorrei venisse rimosso per sempre dalla mia mente) era un’altra cosa. Ho visto una squadra come tu dici equilibrata, tosta, con grandi personalitĂ  ma quella era un’altra cosa.
    Tieni conto anche dell’assoluta modestia dell’avversario. I Lions in attacco sono stati semplicemente inguardabili, complice l’infortunio di Stafford e un parco ricevitori che si è segnalato soprattutto per i drop e gli errori e le stupidate costose di Boldin.
    Sicuramente la sfida con gli altri rapaci e poi, eventualmente, il Championship con una delle tre tra Dallas, Green Bay e Giants saranno tutt’altra cosa. Mi sembra che debbano ancora migliorare per arrivare sino al rande Ballo.
    Ma con uno come Pet Carrol sulla sideline ce la possono sicuramente fare.

    • D’accordo: buona prova di Seattle ma l’attacco di Detroit ha fatto pena.
      Lynch era di un’altra categoria rispetto a Rawls (che è giovane, ricordiamo che Marshawn è esploso dopo 5 anni di lega) e Graham rimane troppo sottoutilizzato: male, visto che sembra in forma.
      In sostanza l’aspetto positivo è stato non far picchiare Wilson, che rimane il faro della squadra: quando è libero da pressione produce magate in serie.
      Con Atlanta, che ha molto piĂą gioco di corse e un attacco aereo top, saranno cazzi.
      Offensive line appena sufficiente, e solo grazie all’aiuto fenomenale di Willson.

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