Sabato 3 settembre 2016: per cercare di salvare una stagione compromessa in partenza dall’orribile infortunio di Bridgewater, Minnesota imbastisce una trade con Philadelphia per garantirsi Sam Bradford. Per una prima scelta nel prossimo draft, ed una eventuale scelta al quarto giro nel draft del 2018, gli Eagles accettano. Avendo saltato quasi tutta la preseason per un infortunio alla costola, sembra palese che contro i Browns la domenica successiva Carson Wentz non giocherà: coach Pederson infatti conosce Chase Daniel, arrivato da Kansas insieme all’ex offensive coordinator, da due anni, ed il fatto che sotto il centro contro Cleveland partirà lui, appare scontato.

Ma non è così.

Coach Pederson annuncia da subito che, una volta sano, sarà proprio Wentz il titolare, lo stesso giocatore che in preseason ha giocato solamente 38 snaps, con 12 miseri completi su 24 tentativi, un 50% ben lontano dal 60-65% che un qualsiasi front office si aspetta da colui che dovrà diventare un franchise quarterback.

image-41La sensazione generale fra gli addetti ai lavori vedendo Philadelphia draftare Wentz era che gli Eagles avessero preso un giocatore assolutamente non pronto a dirigere un attacco NFL: Carson infatti viene da North Dakota State University, che non fa parte di division prestigiose come SEC o Big10, ma è nella modesta Football Championship Subdivision. Immediatamente vari analisti hanno criticato aspramente la mossa di Philadelphia: consegnare a Cleveland 5 scelte al draft, di cui due al primo round, per garantirsi un quarterback non ancora pronto per la NFL, è sembrato una follia tipica da Eagles.

Martedì 20 settembre 2016: la trade che ha portato Wentz a Philadelphia è considerata tutto fuorchè follia.
In poco più di due settimane, infatti, Wentz sembra aver dato motivo ai tifosi degli Eagles di guardare al futuro con serenità: Philadelphia è infatti 2-0, e se il record di vittorie-sconfitte va spesso preso con le pinze, le prestazioni di Wentz stanno cancellando ogni dubbio espresso su di lui in preseason. Nella partita contro i Browns, squadra che ha rinunciato alla possibilità di draftare Wentz, l’ex North Dakota State ha dimostrato un’incoraggiante precisione nei lanci lunghi, come testimoniano i due touchdown da 19 e 35 yards. Di fronte ad una maggiormente minacciosa difesa dei Bears, ed in prima serata nazionale, ha dimostrato di non aver nessun timore a caricarsi l’attacco sulle proprie spalle, senza però mai strafare, facendo sempre la scelta giusta a seconda della situazione di gioco.

Certo, ci stiamo solamente avvicinando a week 3, è ancora presto, ma con l’aiuto dei dati proviamo a fare chiarezza: in due partite, Wentz ha completato poco più del 60% dei suoi passaggi (43 su 71 tentati), lanciando 3 touchdown a fronte di zero intercetti. Nulla per cui spellarsi le mani, ma dobbiamo tenere presente che nella partita appena vinta contro Chicago, Nelson Agholor e Jordan Matthews hanno droppato due palloni perfetti, palloni che sarebbero stati buoni per due touchdown, portando il totale da tre a cinque. Numeri a parte, ciò che più impressiona di Wentz è la calma con la quale gestisce un attacco che ricorre spesso e volentieri alla no huddle, il footwork con cui riesce a muoversi agevolmente nella tasca e gestire i blitz non può essere non elogiato: oltre ad essere un pocket passer di livello, Wentz può essere visto come dual-threat quarterback, capace di guadagnare il primo down correndo così come capace di completare con estrema precisione un passaggio in movimento.

19941301-mmmainI tifosi degli Eagles dovranno riuscire a contenere il proprio entusiasmo, nella NFL i successi raramente durano nel tempo, e come la storia di RGIII ci insegna, un’annata da rookie spettacolare non è per forza garanzia di una carriera lunga e ricca di successi; a maggior ragione, sono solo trascorse due partite, la stagione è ancora terribilmente lunga, e tutto può ancora succedere. Ma il 2-0 con cui Philadelphia si prepara ad affrontare Pittsburgh domenica, non è un risultato da attribuire al solo Wentz. Gli Eagles infatti sono molto di più.

Bears e Browns non vantano certamente due fra i migliori attacchi della lega, ma la difesa degli Eagles, front seven in particolar modo, merita sicuramente rispetto da parte degli offensive coordinator dell’intera lega, ed è facile capire il perchè: con giocatori del calibro di Fletcher Cox (che ha firmato in offseason un contratto da 102 milioni in 6 anni), Brandon Graham e Connor Barwin (giocatore e persona fantastica, guardare il suo E:60 per credere), i quarterback avversari sono destinati a lunghissimi pomeriggi nella tasca. La vera abilità della difesa degli Eagles è quella di causare turnover, e anche se spesso si rivela vulnerabile al gioco di lanci, sotto la guida del fortissimo Malcolm Jenkins, negli ultimi anni è riuscita sovente a portare il pallone nella endzone avversaria.

In quella che sembra essere la division più aperta dell’intera NFL, in sole due partite Philadelphia è riuscita a levarsi di torno l’etichetta di squadra materasso della NFC East trovandosi al comando (con New York) della stessa, e quindi, dato il disastroso inizio di Washington, l’assenza di Romo (ottimo comunque anche Prescott) e la tendenza ad autosabotarsi dei Giants, a dicembre potrebbero trovarsi in piena corsa per un posto ai playoff che avrebbe dell’incredibile.

usatsi_9449420Il match up di domenica al Lincoln Financial Field porrà Wentz davanti a Ben Roethlisberger, quarterback a cui è stato spesso paragonato durante tutto il periodo pre-draft: anche se una vittoria appare improbabile, una performance di livello lancerebbe un segnale fortissimo a tutta la lega. Il messaggio probabilmente è già stato recepito a Cleveland che, dopo il 29-10 vistosi rifilare dagli Eagles di Wentz e gli infortuni di Griffin e McCown, starà rimpiangendo la scelta di passare oltre l’ex Bison.

Per arrivare a parlare di rimpianti è ancora presto, anche se fino a questo momento, Philadelphia sembra essere finalmente riuscita a trovare un franchise quarterback che avrà l’onere di condurre la città dell’amore fraterno alla conquista del primo Lombardi.

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