Esiste un unico quesito per rispondere alle prospettive stagionali dei Pittsburgh Steelers: è l’anno buono per vincere un altro titolo ed aggiungere nuovo prestigio ad una delle bacheche più copiose di tutta la National Football League? Non c’è una risposta agevole da fornire, questo è football americano signori, significa che ci sono troppe incognite da calcolare – su tutte gli infortuni dei giocatori più importanti – e che esiste pur sempre l’antipatico ostacolo Patriots da valicare nella lotta alla conquista della corona della AFC. Tuttavia sulla carta le prospettive sono molto buone e questa sensazione rappresenta di certo un inizio molto migliore rispetto a quello di molte altre squadre disastrate che campeggiano in giro per la Lega senza un buon futuro a lungo termine.

A Pittsburgh, che giocherà per la prima volta dopo lunghissimi decenni priva dell’ex proprietario Dan Rooney, deceduto lo scorso aprile, la parola stabilità è di casa. Gli head coach che hanno diretto le sorti degli Steelers sin dalla loro fondazione li si possono contare sulle dita di una mano, e ciò vale anche per Mike Tomlin, il quale si appresta a vivere la sua decima stagione in Pennsylvania portandosi appresso un curriculum di grande consistenza, composto da un Super Bowl, due titoli della AFC e cinque conquiste della AFC North, division di cui il team è campione in carica. Tomlin, al quinto posto tra gli allenatori in attività più duraturi su una sideline, ha eseguito alla perfezione il compito assegnatogli al momento della sua assunzione, permettendo che gli Steelers continuassero a rappresentare un modello vincente come pochissimi ve ne sono in giro per la NFL.

La offseason è trascorsa con due amletici dubbi che hanno riguardato i due terzi di uno degli attacchi più pericolosi che esistano: Ben Roethlisberger ha lanciato segnali importanti sul suo futuro ed alla fine, pur confermando la volontà di proseguire la propria carriera, ha lasciato intendere che non gli rimane molto da giocare, mentre la situazione di Le’Veon Bell non si è ancora risolta mentre vengono scritte queste righe, lasciando il running back ad allenarsi lontano dai compagni in attesa che arrivino segnali dalla dirigenza per un adeguamento contrattuale che per quest’anno è oramai sfumato, lasciando solamente aperta la porta per siglare il franchise tag di 12 milioni di dollari per un anno che impedirebbe a Bell di divenire free agent.

Inutile sottolineare l’importanza dell’ex-Michigan State nelle economie di squadra, semplicemente perchè stiamo parlando del top che il ruolo possa riservare nel panorama professionistico attuale. Il comportamento sinora non è sempre stato maturo e responsabile (motivo per cui il nuovo contratto non è arrivato quest’anno?), ci si è messo di mezzo qualche infortunio di troppo ed il numero di partite giocate non è stato di conseguenza quello sperato, ma ciò che conta è che quando è in campo Bell può prendersi enormi responsabilità e soprattutto portarle fino in fondo, scrivendo cifre di produzione da cineteca. Un pò di numeri? Parliamo di 1.884 yard dallo scrimmage, circa 1.200 abbondanti su corsa e più di 600 su ricezione, 261 tentativi su corsa per 4.9 yard di guadagno medio ed un contributo di 155 yard totali per gara, il tutto eseguito nell’arco di 12 gare (4 sono state perse per squalifica), cifre inaccessibili per la maggior parte dei pari-ruolo impiegati per tutto l’arco della stagione e non rimpiazzabili da sostituti come Fitzgerald Touissant o Knile Davis, preso per riempire il vuoto lasciato da DeAngelo Williams, anche se c’è molta curiosità per vedere in azione l’eroe locale James Conner, molto produttivo all’università di Pittsburgh e vincitore nella lotta contro il linfoma di Hodgkin.

Se non altro Big Ben è al suo posto e nonostante i 35 anni di età rimane uno dei quarterback più efficienti e produttivi della NFL grazie anche alla profonda intesa con il coordinator Todd Haley, sotto il quale il numero 7 ha guidato il settimo attacco in assoluto per i passaggi e che, pur superando i 500 tentativi annui, ha collezionato ancora una volta ottime statistiche al netto di qualche rischio evitabile – vedasi i 13 intercetti – ma in ogni caso capace di realizzare 29 passaggi da touchdown, il suo terzo miglior conseguimento di carriera, un aspetto molto importante se si pensa che Pittsburgh è impostata per lanciare più che per correre nonostante le evoluzioni di Bell. Ciò che interessa maggiormente è la salute di Ben, che l’anno passato è stato graziato da infortuni potenzialmente più gravi, dato che in sua assenza il backup Landry Jones non è stato storicamente convincente, un elemento di peso considerando la differenza che può fare una vittoria in più o in meno in qualsiasi finale di regular season.

Il terzetto delle meraviglie è completato dal sensazionale Antonio Brown, altro appartenente all’elite del suo ruolo, reduce dall’ennesima stagione di carriera oltre le 1.000 yard con la consueta doppia cifra di touchdown a corredo. Nonostante la presenza della superstar il reparto necessita in ogni caso di una maggiore profondità e di una credibile seconda minaccia, ruolo che Eli Rogers (594 yard, 3 mete) ha recitato come meglio non gli si poteva chiedere giungendo a roster privo di aspettative, uscito com’era da Louisville due anni fa senza che nessun dirigente NFL chiamasse il suo telefonino. Restano necessità di conferme per una batteria che al completo potrebbe essere entusiasmante, resta da capire lo stato di salute di Sammie Coates, che ha alternato partite elettrizzanti ad altre da spettatore stringendo i denti a causa di una frattura al dita di una mano e che ora ha patito pure guai al ginocchio, e soprattutto se mai Martavis Bryant avrà messo la testa a posto, ora che la Lega lo ha reintegrato parzialmente in attesa di prendere decisioni sula stagione regolare. Lo schieramento è completato dal tight end Jesse James, titolare del ruolo a seguito del rilascio del deludente Lardarius Green, tra i ricevitori di riserva troviamo invece il girovago Justin Hunter, l’esperto Darrius Heyward-Bey ed il promettente rookie da Usc, JuJu Schuster-Smith.

Molte delle sicurezze offensive si basano sull’ottimo lavoro eseguito da una linea che ha concesso un sack solamente nel 3.4% dei dropack eseguiti da Big Ben, capeggiata come sempre dal navigato centro Maurkice Pouncey, un ottimo analista nelle letture pre-snap, e da un blocco di titolari molto efficente che comprende i tackle Alejandro Villanueva e Marcus Gilbert, nonché la guardie David DeCastro ed il veterano Ramon Foster, tutti allenati dal coach di reparto Mike Munchak.

Il reparto difensivo ha vissuto qualche cambiamento dato da età e rendimento inferiore alle aspettative, ed ha salutato uno dei migliori placcatori di squadra, Lawrence Timmons, 31enne accasatosi a Miami ed il deludente Jarvis Jones, ex-prima scelta che non ha mai tenuto fede alle promesse in termini di apporto in fase di pass rush. Di pressione ce n’è sicuramente bisogno per uno schieramento che non possiede un elemento in grado di arrivare costantemente al quarterback, anche se le aspettative sono rinnovate ora che alcuni dei possibili protagonisti del presente hanno recuperato dagli infortuni dello scorso anno. Uno di questi è Bud Dupree, il quale è stato titolare nel mese conclusivo della regular season fornendo 4.5 sack al rientro da un problema all’inguine, giocatore su cui lo staff coordinato da Keith Butler conta moltissimo nel ruolo di linebacker esterno nella tipica 3-4 di Pittsburgh.

Il fronte è quanto di più solido ci possa essere in giro, ancorato alla consistenza di due end come Cameron Heyward e Stephon Tuitt, sicuri produttori di giocate positive per la difesa, in mezzo ai quali la squadra ha letteralmente scoperto la sorpresa Javon Hargrave, che senza troppe pubblicità (provenienza South Carolina State, FCS) si è insediato da matricola in un ruolo delicato come quello di nose tackle diventando un pezzo imprescindibile dell’allineamento. A consentire versatilità è arrivato il free agent Tyson Alualu, schierabile in due posizioni, che avrà il compito di allargare gli spazi per le giocate delle retrovie, nelle quali svetta il nome di Ryan Shazier, il talento più cristallino a disposizione, il quale sarà affiancato da Vince Williams nel cuore del reparto sperando che l’assenza di Timmons non venga a pesare troppo. Il settore linebacker vede la conferma del sempreverde James Harrison, 39enne fresco come una rosa grazie alle massacranti sessioni d’allenamento cui si sottopone e grazie ai quintali di grinta e leadership che ha sempre portato con sè, che servirà da esempio a T.J. Watt, scelto al primo giro dell’ultimo draft per inserire ulteriore capacità di pressione e gambe giovani a roster.

Il fatto che gli avversari abbiano scelto di attaccare gli Steelers preferibilmente per vie aeree risiede in statistiche che hanno rivelato la tendenza a subire un pò troppo: una percentuale di completi concessi di poco superiore al 60%, una media di 10 yard per passaggio giunto a destinazione ed un totale di 13 intercetti sono numeri che hanno relegato la squadra nella metà bassa dei ranking della Lega. Il pacchetto di defensive back è comunque molto giovane ed avrà un anno di esperienza in più da cui trarre giovamento, tutti fattori che possono mettersi in gioco per notare dei significativi miglioramenti per quello che è stato più volte definito come il tallone d’Achille di Pittsburgh.

Gli esperti Mike Mitchell, free safety molto preciso nei placcaggi, e William Gay, corner reduce da un’annata particolarmente soddisfacente, saranno difatti coadiuvati da un gruppo i cui protagonisti di spicco possiedono al massimo un paio d’anni di professionsimo all’attivo. Ci sono aspettative sicuramente alte per i progressi di tre appartenenti allo schieramento base come Russ Cockrell, Artie Burns e Sean Davis, e l’ampia rotazione spera di poter recuperare Senquez Golson, oggetto finora misterioso a causa di infortuni che da due stagioni ne ritardano l’esordio, contando pure sull’esperienza di Coty Sensabaugh e sulla freschezza del rookie Cameron Sutton, selezionato al terzo giro in uscita da Tennessee.

Gli special team confermano in blocco sia il punter Jordan Berry che il kicker Chris Boswell, entrambi piedi affidabili e discretamente precisi.

Gli Steelers, come visto, devono rispondere ad alcune importanti domande in settori particolarmente delicati. L’atteggiamento di Bell partorirà certamente delle conseguenze dato che saltare il training camp è sempre stato un qualcosa di dannoso per chiunque, mentre la difesa dovrà migliorare le percentuali contro i passaggi e garantire solidità nel mezzo arrivando da una stagione dove il settore è stato testato contro le corse meno di quanto dovuto.

Nonostante ciò, ci pare che la squadra così com’è allestita ed attrezzata di talento offensivo con pochi eguali non avrà grossi problemi ad aggiudicarsi ancora una volta la division, grazie alla completezza del roster ed alla cultura vincente che qui vige praticamente da sempre. Se avranno la fortuna di restare integri per tutto il campionato, gli Steelers hanno sicuramente le carte in regola per dare fastidio ai Patriots per la supremazia AFC.

 

 

 

 

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