Dove eravamo rimasti l’ultima volta che avevamo parlato dei Bengals? Ah già, al fatto che la squadra era pronta per cavalcare l’onda dei playoff dopo una prima parte di stagione più che positiva.

Era il 2 dicembre e ci apprestavamo ad entrare nell’ultimo mese di regular season augurandoci che qualora i tigrati fossero giunti ai playoff non sarebbe stata solo un’apparizione fulminea come fu negli anni gloriosi – ma non abbastanza – di Marvin Lewis come head coach.

Ed ecco che l’apparizione fulminea è diventata una lunga cavalcata, piena di insidie, ma decisamente straordinaria. Tutto questo al primo tentativo di coach Zac Taylor che ha lavorato molto bene in queste tre stagioni, costruendo l’attacco che voleva – data la sua natura offensiva – il quale è esploso quest’anno, non appena Joe Burrow ha potuto giocare l’intero campionato e non appena è arrivato in città un certo Ja’Marr Chase.

I due si sono trovati sin da subito a meraviglia anche grazie al passato da congiunti in quel di LSU con cui hanno trionfato nel National Championship 2020.

Chase ha avuto dei numeri strabilianti, dando una risposta decisa e sonora a tutti i detrattori – compresi diversi tifosi dei Bengals – che avevano in primis criticato la scelta di Cincinnati nel selezionarlo così in alto nello scorso draft, poi durante la pre-season, in cui il giovane wide receiver era stato accusato di avere le mani di pastafrolla.

La risposta? 13 receiving touchdown e 1455 yard ricevute che gli hanno permesso di essere selezionato per il Pro Bowl, come second team All-Pro e di vincere il premio di Offensive Rookie of the Year. Non male per uno che non avrebbe dovuto acchiapparne nemmeno una.

Ma non si è limitato solo a questo. Difatti è stato grande protagonista anche nei playoff, in cui ha chiuso con un solo touchdown in quattro partite, ma compiendo giocate importantissime e mettendo sempre in grossa difficoltà le difese avversarie con la sua grande velocità sia prima che dopo il catch.

Ridurre, però, i meriti ai soli Burrow e Chase non è rispettoso nei confronti degli altri. I Bengals hanno schiacciato il piede sull’acceleratore quando più contava e l’hanno fatto all’unisono, credendo all’impresa sempre di più, partita dopo partita.

Joe Mixon è stato autore di un importante touchdown contro i Titans quando la sua prestazione non era sicuramente delle più brillanti. La difesa è riuscita a stoppare gli avversari nei momenti più importanti, salvo nel finale del Super Bowl, anche se sono serviti diversi tentativi e due flag ai Rams per poter trovate il touchdown che ha deciso la partita.

Ma il vero eroe di questi playoff è stato certamente il rookie kicker Evan McPherson che ha deciso ben due partite di fila, le più determinanti ed insidiose del percorso che ha portato Cincinnati fino in fondo.

Peccato per il finale, soprattutto perché i Bengals si trovavano in vantaggio ad un minuto e mezzo dalla fine. Peccato per quell’ultimo drive e per non avere chiuso la partita quando avrebbero dovuto, difetto che si è potuto vedere anche in altre gare quest’anno. Certamente non una disgrazia perché questa squadra è giovane e potrà certamente riprovarci nell’immediato futuro. Però ci hanno creduto fino all’ultimo per poi prendersi uno schiaffone che gli ha fatti risvegliare da un bel sogno e fatti ritornare alla realtà.

Un contraccolpo psicologico che potrebbe farsi sentire nella prossima stagione, in cui il calendario diventerà più complesso ed in cui Burrow e compagni saranno chiamati a confermare quanto di buono mostrato quest’anno, se non a fare ancora meglio. Qui dovrà essere bravo il coaching staff a recuperare innanzitutto questi ragazzi dal punto di vista mentale, poi a dar loro le giuste motivazioni per riprovarci, perché non avrebbe senso abbattersi dopo un’impresa del genere, dopo che sei stato a pochissimi passi dal vincere un Super Bowl.

Per quanto riguarda il concreto, i Bengals possono vantare uno dei roster più giovani della lega che ha già fatto tanto – per molti troppo – rispetto alle aspettative, ma che potrebbe regalare anni gloriosi alla franchigia dell’Ohio. Certo, le altre squadre della division non staranno di certo a guardare, ma Cincinnati parte avvantaggiata dalla consapevolezza di non temere nessuno.

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In più il proprietario, presidente e general manager – e chi più ne ha più ne metta – Mike Brown avrà a disposizione più di 50 milioni di spazio salariale per rifirmare chi verrà ritenuto opportuno (Bates su tutti) e aggiungere qualche altra pedina che possa rinforzare questo roster. Sicuramente un intervento che ci si aspetta verrà compiuto in questa off-season sarà quello di rinforzare una offensive line che è stata l’anello debole di questa formazione per tutta la stagione.

Difatti, per molti è quasi un miracolo che Burrow sia ancora integro ed è difficile vincere un Super Bowl se la tua linea offensiva ti molla nei momenti cruciali. Ma se consideriamo il fatto che i Bengals siano arrivati fin qui pur con questo problema evidente, beh vorrà dire che mettendolo a posto le chance di ripetersi aumenteranno.

Insomma, il futuro è potenzialmente radioso, ma bisognerà mantenere la testa salda anche perché poter ripetere questa impresa risulterà assai più complicato.

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