BEST

BAKER MAYFIELD

Per fare strada nel campionato Nfl serve anche vincere le partite contro le squadre più deboli, e dimostrare di poter risolvere situazioni assai intricate trovando la strada corretta per la vittoria nelle situazioni di pressione. I Browns hanno svolto questo esercizio con precisione, andando a battere i derelitti Bengals dopo aver rischiato una sconfitta di proporzioni disastrose per il morale e per il computo divisonale. Stavolta il merito è tutto quanto di un Baker Mayfield finalmente tornato a sfoggiare sicurezza nei propri mezzi.

Per il quarterback da Oklahoma non erano state settimane facili, tante erano state difatti le critiche da sopportare a seguito di prestazioni involutive rispetto al normale processo di crescita di un regista originariamente scelto alla prima assoluta. Mayfield ha raddrizzato una partita cominciata con un primo quarto terribile, nessun completo in cinque passaggi tentati con tanto di intercetto al primo lancio, Cincinnati pericolosamente in vantaggio con tutte le conseguenze psicologiche del caso e Odell Beckham fuori per la stagione a causa della rottura del crociato, non proprio un biglietto da visita consono ad un congruo prosieguo della marcia.

Baker si è ripreso infilando una serie di 20 completi consecutivi dirigendo un attacco non più limitabile, giocando un secondo tempo stratosferico e ai limiti della perfezione in una gara dove le due contendenti hanno continuato a sorpassarsi a vicenda nel punteggio, fino all’entusiasmante epilogo. I Browns hanno portato a termine quattro serie di giochi consecutive con una meta, e Mayfield è salito in cattedra nel momento della verità, con un minuto e qualche secondo da giocare, lanciando tre completi in fila per 51 yard prima di infilare la spirale decisiva nelle mani del rookie Donovan People-Jones, un millimetrico laser di 24 yard che ha sigillato la vittoria di Cleveland.

Sono stati 22 alla fine i lanci completati sui 28 tentativi chiamati, e togliendo i cinque incompleti iniziali i dovuti conti presto si fanno. Per una gara è tornato il quarterback che produceva grandi giocate al college e nell’anno da matricola, con quella sfacciataggine tipica della sua personalità. C’è molto da dimostrare, perché senza Beckham si fa ora tutto più ostico e Cincinnati non è il banco di prova definitivo per chiarire i dubbi, ma resta una prestazione che potrebbe regalare a Mayfield quella fiducia in sé ultimamente smarrita, in vista di una corsa per i playoff per la quale i Browns possono certamente dire la loro.

TOM BRADY E DEVIN WHITE

I Buccaneers si sono ripresi dalla sconfitta contro Chicago di un giovedì notte dov’era opportunamente cresciuto qualche dubbio sull’effettiva consistenza di squadra, ottenendo due vittorie dominanti contro Packers e Raiders con un parziale di 83-30, firmando la loro storica prima volta nel portare a casa due affermazioni di fila con più di 25 punti posti a referto. Decisiva è stata la prestazione di un Tom Brady di cattiveria agonistica analoga alla sua versione bostoniana, dando l’impressione di trovarsi perfettamente in agio nel sistema offensivo di Bruce Arians dopo la pratica effettuata nel primo mese di gioco.

Grazie a The Goat tutto è possibile. Rob Gronkowski è tornato ad essere una presenza rilevante, non c’è bisogno di miglior Mike Evans disponibile – sta attualmente giocando infortunato – perché le sue limitazioni possono essere sopperite da un Chris Godwin in grado di ricevere tutti i nove palloni indirizzatigli e da uno Scotty Miller senz’altro felice per aver centrato la prima prestazione di carriera oltre le 110 yard, perché Brady riesce ad elevare le prestazioni di chiunque gli stia accanto. Grazie al leggendario numero dodici Tampa detiene ora il miglior differenziale tra punti segnati e subiti (+80), e le sue prestazioni cominciano a somigliare in maniera sinistra a quelle letali costruite sotto le direttive di Belichick e McDaniels, e i Bucs viaggiano spediti verso i playoff tenendo sotto controllo tutte le statistiche positive utili ad allungare il più possibile il loro percorso.

Oltre al fatto che per la terza volta nelle ultime quattro partite la linea non ha concesso alcun sack, Brady ha concluso la terza partita consecutiva e la quarta delle ultime cinque senza intercetti, portando a 12 il computo dei suoi passaggi vincenti nel solo mese di ottobre. La difesa sta collaborando come meglio non si potrebbe pur facendo ingresso in partita lievemente in ritardo, come dimostrato dall’attualmente insignificante tendenza della squadra a trovarsi in svantaggio nelle fasi iniziali degli ultimi due confronti, correre contro i Buccaneers è un’autentica impresa e giocatori come Devin White, mostruoso con i 3 sack ai danni di Derek Carr, stanno eseguendo un ottimo lavoro in termini di pass rush. Il giovane linebacker è spesso in cima alla lista dei placcaggi settimanali ed ha concluso la sua gara di Las Vegas pure con 11 interventi complessivi ed un fumble forzato, una vera prestazione da Mvp difensivo a soli 22 anni per una compagine che comincia a fare la voce grossa nella Nfc, come da pronostico.

49ERS RUSHING GAME

A San Francisco abbondano gli infortuni ma non certo le scuse, e Kyle Shanahan sta lentamente ritrovando un modo per riportare i decimati ma volenterosi Niners verso il clima dei playoff nonostante quest’anno non lo possa più fare da protagonista assoluto, rincorrendo invece chi tende già a scappare con il prezioso bottino divisionale. L’approccio alla gara esterna contro i Patriots è risultato ai limiti della perfezione, con il piano di gioco offensivo basato sulla fisicità del backfield al di là delle pesanti assenze, una strategia che ha prodotto esattamente i frutti sperati provocando una figura di spessore maggiorato dal fatto di aver inflitto a New England la più pesante sconfitta casalinga dell’era-Belichick.

E’ servita tutta la cattiveria di Jeff Wilson, che nell’ordine preferenziale della depth chart di squadra non è nemmeno terzo, e nonostante ciò si è sempre fatto trovare presente quando gli è stata chiesta la giocata saltuaria, con grande pazienza e senso fedeltà al programma di Shanahan. Il suo contributo di domenica saltuario non è stato, Wilson ha totalizzato 112 yard e 3 mete (6,5 yard medie a portata) in due quarti e mezzo prima di lasciare anch’egli il campo per un infortunio alla caviglia, colpendo la difesa dei Patriots nel mezzo, proprio dov’era meno preventivabile. Nonostante l’inserimento di Mostert e Coleman in lista infortunati e l’utilizzo limitato che al momento si può pensare per McKinnon, reduce da due anni di operazioni e di conseguenza risparmiato quando possibile, non è stato impedito un pomeriggio eretto sulle 197 yard prodotte con le corse ed il conseguente dominio del cronometro, con ben 38 minuti di possesso a favore di San Francisco, ed un benefico alleggerimento del carico per un Garoppolo preciso, ma non certo impeccabile.

La resa del backfield ha permesso al quarterback dei Niners di completare 14 dei 15 passaggi tentati in fase di esecuzione della playaction, valorizzando la prestazione complessiva di una linea offensiva oramai improvvisata a causa delle assenze senza che l’infortunio di Wilson incidesse in maniera troppo negativa, data la buonissima prestazione della matricola JaMycal Hasty in sua sostituzione, senza dimenticare il sempre prezioso contributo di Kyle Juszczyk, perennemente nel mezzo di ogni mischia per spianare la strada al running back e premiato con una portata terminata direttamente in meta.

Un grande esempio di continuità al di là del tremendo bollettino medico, con la sfortuna che peraltro non accenna a mollare la presa, a dimostrazione del grande spessore del figlio d’arte che presenzia sulla linea laterale rosso-oro tutte le domeniche.

HONORABLE MENTION: JUSTIN HERBERT

Finora Herbert ha mostrato carattere e qualità tecniche che alcuni addetti ai lavori non gli avevano trovato addosso, ponendo dubbi sulla sua possibile transizione in Nfl. Il rookie ha risposto mostrandosi per nulla intimidito dall’impensabile esordio, avvenuto solo per il curioso incidente occorso a Tyrod Taylor, si è gettato nella mischia misurandosi con chiunque, Tom Brady compreso, e domenica ha finalmente portato i Chargers alla vittoria. Per lui contro i Jaguars nessun turnover a fronte di tre passaggi da touchdown ed uno su corsa oltre a 413 yard di total offense, e soprattutto la freddezza nel condurre il drive terminato con il field goal decisivo producendo giocate con braccio e gambe, portando a spasso il suo attacco per 75 yard con tutta la pressione addosso. Quel posto non glielo toglie più nessuno.

HONORABLE MENTION #2: JOHNNY HEKKER

Nel football sono tanti i ruoli che non godono delle luci della ribalta, e spesso quando entra in campo il punter si cade nella tentazione di pensare che la sua sia solo un’azione scontata prima della pausa pubblicitaria. Giocatori come Hekker possono invece condizionare una partita mettendo in difficoltà l’attacco avversario, schiacciato dentro le proprie 10 yard in tutti i tentativi di punt effettuati contro i Bears nel Monday Night. Un vero e proprio capolavoro di potenza (più di 44 yard per calcio) e precisione.

WORST

ATLANTA FALCONS

L’impegno per concedere una vittoria a dir poco rocambolesca ai Lions è stato davvero massimo. Basta ricapitolare i fatti occorsi nel quarto periodo di una gara che Atlanta stava conducendo per 14-13, e la gestione degli stessi. In questi casi verrebbe da suggerire di lasciare l’atteggiamento aggressivo a chi sa praticarlo, e Raheem Morris non è tra queste persone. D’accordo, viviamo tempi in cui conta di più il calcolo delle probabilità di vittoria rispetto alla cautela di un tempo, ma questo non cancella l’alone di mistero che circonda la motivazione per la quale i Falcons hanno deciso di giocare un quarto e cinque alla mano nell’ultimo periodo anziché trasformare il comodo field goal del +4, una decisione tutto sommato facile da prendere se non altro perché l’attacco che si affrontava non era particolarmente irresistibile. O almeno così è stato fino all’ultimo drive della gara, quando nel disastro si è inserita pure la difesa dei georgiani, giusto per non far mancare nulla.

Nemmeno nella seconda circostanza favorevole Morris è riuscito a seguire i consigli non scritti del sacro manuale del football, uno sport da amare anche per i piccoli dettagli strategici che propone, e con cui stimola la mente. C’è la partita da vincere, sotto di un punto, la possibilità di far scendere il cronometro a pochi secondi e calciare il field goal della vittoria. No, Todd Gurley entra in endzone in maniera scomposta, frutto della clamorosa indecisione del momento, vero che c’è un touchdown che può mettere in saccoccia la partita, vero anche che il cronometro è fermo e la palla ora ce l’ha Stafford, che per quanto brutto sia il suo attacco attuale sa perfettamente come condurre un drive fino all’altra parte del campo nel giro di un minuto. Quattro completi, due superiori alle 20 yard, l’ultimo giunto a due secondi dal termine con T.J. Hockerson a celebrare la meta del pareggio, che il punto addizionale avrebbe presto trasformato in vittoria.

Li hanno definiti un cartone animato, e gli epiteti rischiano di non finire più. Hanno perso in tutti i modi possibili nonostante i loro vantaggi, domenica hanno pure dimostrato di non riuscire nemmeno a gestire una cosa semplice come un inginocchiamento atto a far trascorrere i secondi, attendendo solo il conseguente ingresso del kicker per un calcio da realizzarsi ad occhi chiusi. Riuscire a perdere segnando un touchdown…l’incredibile ma vera storia degli Atlanta Falcons targati 2020…

CAM NEWTON

I tempi in cui i Patriots lottavano punto a punto con i Seahawks sembrano lontanissimi, eppure non lo sono. Tale percezione si è formata dopo l’ennesima prestazione mediocre a carico di Cam Newton, il quale dal momento del rientro dall’assenza forzata per Covid non ha più ritrovato i ritmi di inizio stagione. Pesa di sicuro l’assenza di allenamento, tuttavia la più pesante sconfitta casalinga dell’era Belichick porta soprattutto il marchio negativo di Superman, che ha concluso la sua personale prestazione con tre pesantissimi intercetti da aggiungere ai due commessi la settimana scorsa contro Denver, a fronte di nessun passaggio da touchdown.

La figuraccia della più recente domenica porta quindi ad un totale di 18 punti segnati in altrettanti drive sostenuti, con crescenti difficoltà nel centrare correttamente le mani dei ricevitori, leggere correttamente le marcature sul profondo e i raddoppi, mancando un alto numero di occasioni che avrebbero altrimenti fatto la differenza nel gioco aereo. Inconsistente anche per quanto concerne le corse personali, Newton è stato sostituto da Jarrett Stidham a gara in corso, una decisione che ha certamente attirato l’attenzione dei media in ottica delle prossime partite generando speculazioni prontamente spente dallo staff di New England.

L’abitudine a vederli vincere è consolidata, il pensiero che Belichick sia imbattibile schierando qualsiasi formazione ha solleticato tutti, in particolare dopo il già menzionato confronto con Seattle, ma la sentenza è molto chiara. Gare come quella giocata da Newton contro i 49ers sono il motivo per cui l’attacco è l’ultimo di lega per passaggi da touchdown e turnover commessi, terzultimo per punti segnati, quartultimo per yard aeree. Non solo l’assenza di Brady pesa come un macigno, se Newton è per giunta questo diventa difficile programmare a lungo termine in vista della prossima stagione, a meno che il resto del cammino dei Pats non prenda tutt’altra piega. L’unico metodo che ci viene in mente è la qualificazione ai playoff ma al momento New England è fuori anche da questo particolare quadro, nonostante l’allargamento delle partecipanti.

BEARS OFFENSE

Ogni anno si tende a prestare particolare attenzione al gruppo di squadre dal miglior record Nfl, cercando di soppesarne adeguatamente il valore. Ci perdoneranno gli affezionati al football della Windy City, ma il 5-1 che i Bears detenevano precedentemente alla sconfitta contro i Rams non ci pareva potesse detenere lo stesso valore di un identico bilancio mostrato, per esempio, dai Seahawks. Chicago ha vinto e lo ha fatto anche meritatamente, ma la prospettiva non può essere la stessa sul lungo termine a causa dell’evidente inconsistenza offensiva mostrata da quando Nick Foles è subentrato a Mitch Trubisky, segno che con molta probabilità la dirigenza dovrà seriamente guardarsi attorno per evitare di sprecare l’ennesima ottima edizione difensiva che la squadra può schierare.

Il ruolo di quarterback non è l’unico problema dei Bears, che avrebbero tante potenzialità da sviluppare grazie ad una mente creativa come quella di Matt Nagy, ma manca tuttavia la fase di esecuzione. I Rams hanno scoperto e punzecchiato adeguatamente questo nervo creando un divario reso solamente meno amaro da un touchdown difensivo, lasciando la produzione dell’attacco a soli miseri tre punti. Foles ha lanciato almeno un intercetto per la quinta partita consecutiva, ha mancato diversi ricevitori smarcati e forzato conclusioni in doppia copertura, negatività cui si aggiunge un gioco di corse che non ha toccato le 3 yard per portata per la quarta uscita consecutiva.

Il 5-2 dei Bears porta il marchio dell’inconsistenza offensiva, particolare essenziale da aggiustare nell’immediato ma per il quale non pare vi siano soluzioni di particolare attuabilità, a meno di un clamoroso ritorno in campo di Trubisky se non altro per creare maggior efficacia in fase di improvvisazione, ma pur sempre con tutti i difetti già abbondantemente mostrati negli anni. Pesa la situazione di una linea offensiva con parecchi assenti ed un tasso di talento non eccezionale, nonché un backfield cui manca il classico every down back che potrebbe far comodo per imporre uno dei classici punti di forza della franchigia, il gioco fisico a terra, una componente essenziale per rendere meno prevedibile un reparto che non offre una superstar nel ruolo di quarterback.

HONORABLE MENTION: STEPHEN GOSTKOWSKI

Nella battaglia tra squadre imbattute i Titans hanno rincorso gli Steelers per tre quarti interi senza capirci un granché, per poi estrarre la loro capacità di rimonta nel corso di un secondo tempo giocato finalmente in maniera idonea. Dal 27-7 che sembrava aver già chiuso le ostilità a favore della squadra di Mike Tomlin si è arrivati all’esplosione offensiva costruita sull’onda dei 17 punti consecutivi messi a segno, con Tannehill poi capace di condurre l’attacco fino alla linea delle 28 yard di Pittsburgh ad una manciata di secondi dal termine con la possibilità di un pareggio ormai insperato. Gostkowski ha mandato a lato una conclusione di 45 yard decretando la prima sconfitta di Tennessee, proseguendo una stagione troppo altalenante tra partite risolte dal suo piede (ben tre), autentici disastri (1/4 contro Denver salvo redimersi nel finale) ed un 1/3 nelle ultime due uscite, che stona molto con il 6/6 messo a segno un mese fa contro i Vikings.

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