Dopo una settimana di pausa torna l’appuntamento con il Top & Worst e lo fa con un unico comune denominatore nelle ultime due week, ovvero l’attacco dei Minnesota Vikings, che dopo le tante critiche piovute sulla testa di Kirk Cousins dopo la tremenda sconfitta a Chicago di quindici giorni fa ha saputo riprendersi e, oltre a mostrare segni di risveglio, dare spettacolo sul terreno di gioco, mandando ripetutamente a segno i suoi target primari, Dalvin Cook, Stefon Diggs, Adam Thielen, ridando lustro a “vecchi” guerrieri, Kyle Rudolph, e lanciando in orbita nuove potenziali stelle, come il rookie WR Olamisi Johnson, che ha sostituito più che degnamente il numero 19 dopo l’infortunio subito in seguito alla segnatura del primo TD domenica contro i Lions. Viene da chiedersi dove l’OC Kevin Stefanski avesse finora tenuto nascosti gli schemi visti negl’ultimi match, corredati da una serie di bootleg e play action che esaltano le caratteristiche del tanto vituperato quarterback.

TOP 5

Aaron Rodgers
Mattatore e protagonista indiscusso del weekend il QB che mantiene i rivali Packers in vetta alla NFC North sfoderando una delle migliori prestazioni della sua carriera contro i Raiders, dei quali si è preso costantemente gioco colpendoli ripetutamente, non solo con i suoi sempre temibili lanci, 5 TD pass ricevuti rispettivamente da Aaron Jones, Jamaal Williams, Jake Kumerow, Jimmy Graham e Marquez Valdes-Scantling, ma anche con una corsa personale, da 3 yards, che in apertura di terzo quarto ha dato la spinta decisiva a Green Bay, regalandogli un +18 in un momento clou del match; sempre più a proprio agio nel nuovo sistema offensivo costruitogli intorno dal HC Matt LaFleur e dal OC Nathaniel Hackett, ha concluso la sfida con Oakland completando 25 passaggi su 31 per 459 yds confezionando per la prima volta nella storia della franchigia del Wisconsin il rating perfetto da parte di un QB, 158.3.

Zach Pascal

Zach Pascal

Domenica da incorniciare e ricordare a lungo per l’undrafted rookie 2017, autore di 6 prese per 106 yards e 2 touchdowns fondamentali per permettere ai Colts di conquistare la sfida divisionale contro i Texans e consentire al team di assicurasi la seconda vittoria casalinga, quarta in totale, della stagione; entrato in NFL nel Maggio di due anni fa come free agent, dopo essere stato per quattro mesi nella practice squad dei Redskins si è trasferito a Tennessee, nei Titans, con i quali ha cercato inutilmente di ritagliarsi uno spazio a roster fino all’estate successiva, precisamente fino al 14 Giugno 2018, giorno del suo rilascio e giorno precedente alla firma che ha cambiato il corso della sua carriera, quella con Indianapolis. Giocatore tenace, che fin dalla Wise High School di Marlboro, in Maryland, ha dimostrato di essere dotato di un talento straordinario, dopo aver ricoperto con successo i ruoli di WR e CB al liceo ha scelto di optare per la borsa di studio offertagli da Old Dominion perchè era l’unica università ad avergli garantito di poter giocare come receiver; scelta azzeccata che nel corso delle stagioni giocate in Virginia oltre a rivelarsi manna dal cielo per i Monarchs gli ha dato la possibilità di emergere come uno dei prospetti più interessanti della nazione, confermandosi anche una risorsa importante per gli special team, gli stessi che gli hanno consentito di fare breccia nel football professionistico prima di ritagliarsi uno spazio nel passing game di Indy, diventando un target fondamentale per Jacoby Brissett.

Lamar Jackson
Tutti ci chiedevamo cosa sarebbe stato in grado di fare quest’anno il talento da Louisville con difese che hanno avuto modo di testarlo nel corso della rookie season e che solitamente rendono decisamente più difficile la vita alle ex matricole nel secondo anno da giocatori professionisti, invece, anche se sembra impossibile andando a ritroso nella storia di questo sport, il buon Lamar impressiona e cattura l’occhio di ogni fans ogni volta che scende in campo e decide di dare spettacolo, mettendo in grossa crisi tutti i reparti difensivi che se lo trovano di fronte; in ombra due settimane fa contro i rivali Steelers, dopo aver avuto buon gioco nell’altra sfida divisionale con i Bengals ha stupito al cospetto dell’esperto collega Russel Wilson, vicendo la sfida a distanza con il QB dei Seahawks e volando letteralmente sul terreno di gioco, tanto da sembrare a tratti imprendibile ed in grado di fare qualsiasi cosa ad ogni snap. Personalmente, anche a rischio di tirarmi addosso le critiche dei suoi estimatori più accesi, per la facilità con cui conquistava primi down a ripetizione nel match di domenica mi ha ricordato parecchio il primo Michael Vick, giocatore pazzesco, dotato di un’inventiva e di una fluidità di corsa impressionanti, nonchè potenzialmente capace di galoppare fino all’endzone avversaria ogni volta che decideva di “tenere palla e correre”. Ricordi di una gioventù che, ahimè, non c’è più…

Chase Edmonds

Chase Edmonds

David Johnson gioca pochissimi snap a causa di un infortunio alla caviglia che continua a dargli noie e a togliere le castagne dal fuoco ad Arizona nel match con i Giants ci pensa il folletto da Harrisburgh, Pennsylvania, che con 150 yards, 126 su corsa, 24 su ricezione, e 3 touchdowns perfora ripetutamente la difesa newyorkese favorendo la vittoria dei Cardinals nella sfida tra rookie quarterback che ha visto Kyler Murray primeggiare su Daniel Jones; una prestazione notevole per un ragazzo che ha saputo rilanciare la propria carriera dopo essere stato scartato da diversi programmi di Division I a causa delle sue misure fisiche, dimostrando che quando uno è dotato di un talento naturale il modo di emergere lo trova sempre, e così è stato anche per Edmunds, diventato il quinto di sempre nella storia della FCS con 5,862 yds corse in NCAA dopo essere stato una stella indiscussa, sia nel football che nel basket, con la divisa della Central Dauphin East High School nella sua città natale, trampolino di lancio di una storia che ha tutte le caratteristiche necessarie per trasformarsi presto in leggenda, e che ha trovato il punto di svolta fondamentale in un pomeriggio primaverile di due anni fa, quando il telefono di casa squillò per comunicargli la selezione al quarto turno del Draft NFL da parte degli Arizona Cardinals.

Marvin Jones
E’ possibile giocare una delle migliori partite della propria carriera, completare 10 ricezioni per 93 yards, ricevere per 4 volte un lancio del proprio quarterback in endzone e riuscire comunque a perdere il match? La risposta è si, assolutamente si, e se non volete crederci basta guardare la prestazione sfoderata dal WR dei Lions domenica, autore di 4 segnature e costantemente in grado di tenere sotto scacco la valida difesa di Minnesota ma comunque incapace di imprimere la spinta positiva decisiva ai suoi nella sfida divisionale che è costata la terza sconfitta stagionale a Detroit, adagiato sul fondo della NFC North dopo sette week di football giocato. Situazione pessima, probabilmente anche inattesa che nel corso della sfida divisionale contro i Vikings ha portato addirittura i cronisti ad evidenziare come il WR da California, ex Bengals, con una prova del genere lanciava un chiaro messaggio ai team potenzialmente interessati ad acquisirlo via trade; nella speranza che non ci sia un ennesimo team disposto a sacrificare la season 2019 in cambio di alcune buone pick del prossimo Draft, andiamo a rifarci gli occhi con i suoi highlights domenicali, e soprattutto con l’ultima ricezione vincente, quando come un novello Houdini prestato al football americano è scomparso tra due difensori purple & gold prima di riapparire, completamente libero, in endzone.

WORST 5

Andy Dalton
Nel corso dei suoi anni da professionista di giornate nere vissute dal prodotto di Texas Christian ne abbiamo viste diverse, ma quello che ha combinato domenica ha quasi dell’incredibile visto che è riuscito nell’impresa i lanciare ben 3 intercetti consecutivi in atrettanti possessi  giocati dai Bengals nel quarto finale; decisivi per l’esito negativo della sfida con i Jaguars, soprattutto perchè uno dei palloni pizzicati è stato riportato in endzone da Yannick Ngakoue quando mancavano 4 minuti al termine del match, hanno fatto salire a 8 il numero di quelli lanciati in stagione da Dalton, pareggiando il conto con i TD pass confezionati fino a questo momento. Un numero decisamente poco positivo per un QB che ora inizia a sentire il fiato sul collo da parte del collega rookie Ryan Finley, fourth rounder da North Carolina State che potrebbe essere gettato nella mischia in modo da testarlo per affrontare con le idee più chiare il Draft 2020 e programmare una ricostruzione a cui probabilmente non parteciperà il numero 14, in procinto di lasciare Cincinnati dopo nove stagioni.

Sam Darnold

Sam Darnold

Il suo ritorno la scorsa settimana sembrava aver rilanciato e rinvigorito i Jets, ma il tutto pare non sia durato poco più di sette giorni vista la pessima prova sfoderata dal team contro i Patriots in cui il quarterback al secondo anno da Southern California ci ha messo anche tanto del suo, con appena 11 completi per 86 yds lanciate in sessanta minuti di football; una miseria, che in altre occasioni, con una rushing offense in grado di dominare sul campo, può anche consentirti di portare a casa la pellaccia ed ottenere comunque la vittoria, ma che nel caso specifico dimostra invece quanto Darnold abbia patito la difesa di New England arrivando addirittura a scambiarne i defensive back per i suoi ricevitori. Solo così si possono infatti spiegare i 4 lanci perfetti nelle mani di Devin McCourty, Duron Harmon, Stephon Gilmore e Terrence Brooks che sono costati altrettanti turnovers ai Jets, favorendo non poco quello 0 che campeggiava sotto la scritta Home al termine del Monday Night Football della settima settimana; match in cui, nonostante manchino ancora più di dieci giorni a Halloween, il giovane Sam ha dichiarato di aver “visto i fantasmi”.

Chicago Bears Running Game
Che quest’anno la difesa dei Saints sia un osso duro per tutti è abbastanza chiaro, ma risulta davvero difficile comprendere come un attacco su corsa come quello dei Bears possa aver raggiunto il punto più basso nella storia della gloriosa franchigia dell’Illinois concludendo la partita con appena 7 portate, 3 realizzate da Tarik Cohen, 2 dal rookie David Montgomery ed 1 testa dai ricevitori Cordarelle Patterson e Anthony Miller; assurdo nonostante le avvisaglie arrivate nelle settimane precedenti, quando i due runningback avevano faticato a mettere insieme dei numeri importanti ma erano comunque stati in grado di incidere sui match, andando a segno in qualche occasione o consentendo a Chicago di mantenere facilmente il controllo del cronometro. Cosa decisamente non riuscita contro New Orleans, complici una linea incapace di reggere la pressione e l’aggressività della D avversaria ed un Mitch Trubisky ancora appannato dopo le due week di sosta forzata.

Melvin Gordon & The Chargers Goal Line Formation
Lo avevo già scritto in precedenza, probabilmente il lungo holdout non ha fatto bene al runner da Wisconsin, e a ulteriore conferma basta vedere quello che è riuscito a combinare domenica nel finale del match contro i Titans, nel quale un suo fumble a ridosso dell’endzone si è rivelato decisivo ai fini della quinta sconfitta stagionale rimediata dai Chargers; e dire che Tennessee ce l’aveva messa proprio tutta per farlo e farli segnare, anche chiamando un estemporaneo, e inspiegabile, timeout a pochi secondi dal termine della sfida. Con il senno di poi magari coach Vrabel aveva calcolato tutto, e quel tempo extra inatteso invece di consentire ai californiani di riorganizzarsi e scegliere la giocata giusta da fare li ha mandati in totale confusione, una sorta di “ice the kicker” in versione runningback, potremmo addirttura essere stati testimoni del lancio di una nuova moda senza saperlo. In ogni caso Los Angeles, vuoi per l’errore di Gordon, vuoi per l’assurdo rifiuto di Rivers di giocare una QB sneak, vuoi per una Goal Line Formation che sembrava una groviera di pessima qualità dinnanzi alla difesa avversaria, non è riuscita a conquistare quella yard, forse mezza yard, necessaria ad invertire il corso degli eventi, consegnando il RB al pubblico ludibrio dei fans e Jurrell Casey alla gloria.

Devonta Freeman

Devonta Freeman Vs Aaron Donald

Direbbe un saggio “questa è una storia di frustrazione, di coraggio, e di stoltezza”. Frustrazione, perchè quando parti con l’intento di giocare una stagione ad alto livello e dopo sei partite hai già praticamente un piede nella fossa, avendo conquistato una sola vittoria, devi covare una rabbia dentro che non deve essere così facile da gestire, e l’ennesimo errore di un tuo compagno può provocare davvero delle reazioni inattese ed esagerate. Coraggio, perchè tra gli optional a propria disposizione, bisogna essere dotati di un buon fegato e un bel pelo sullo stomaco per andare ad attacar briga con uno che fisicamente è circa il doppio di te e che al tuo cospetto più che un Uomo sembra una Montagna; e stoltezza, assoluta stoltezza, perchè oltre ad esser ben coscente di come queste situazioni vengono lette dagli arbitri su un campo da football e quanto spesso si traducuno in un’immediata espulsione, dimostri anche di non essere un attento conoscitore della più stretta attualità, e di non sapere la fine che ha fatto nella vicina, o lontana, Westeros, l’ultimo coraggioso che ha scelto di confrontarsi con una Montagna. Sempre un saggio avrebbe detto, o forse scritto, “leggi ragazzo, che leggere ti salva la vita”.

RING OF HONOR

Tra gli sconfitti di giornata meritano sicuramente una menzione Matthew Stafford, 30 pass completati su 45 per 364 yards, 4 TD pass e 1 intercetto, e Ryan Fitzpatrick, 23 su 35 per 282 yds, 1 touchdown e 1 INT, che le hanno provate davvero tutte per cercare di portare alla vittoria i loro rispettivi team, con Fitzmagic che addirittura si è inventato una segnatura su corsa per mantenere vive le ambizioni di Miami nella sfida divisionale con Buffalo, persa solo in dirittura d’arrivo dopo una battaglia senza esclusione di colpi durata per tre lunghissimi quarti; decisamente più positivo il pomeriggio del loro collega Teddy Bridgewater, che sfruttando anche l’ottimo lavoro del reparto difensivo guida i Saints ad un’importante affermazione sui Bears, confermando con 281 yards e 2 TD pass quanto sia ormai alle spalle il brutto infortunio che aveva rischiato di porre fine in anticipo alla sua carriera professionistica.

Nello stesso match sugli scudi anche l’altro ex Vikings Latavius Murray, che in assenza del collega Alvin Kamara domina nel backfield di nwe Orleans totalizzando 119 yards e 2 segnature in 27 portate, numeri simili a quelli fatti registrare dal runner dei Cowboys Ezekiel Elliott, 22 tocchi per 111 yds e 1 TD, nel Sunday Night Football contro i rivali Eagles; in un’altra sfida divisionale, quella tra Colts e Texans, brilla la stella di Jacoby Brissett, che sfodera una delle migliori prestazioni della carriera lanciando per 396 yards e 4 touchdowns al cospetto di un Deshaun Watson che pare l’unico intenzionato a non mollare fino all’ultimo tra le fila dei texani. Migliori prestazioni, questa volta però solo stagionali, anche per il QB dei Rams Jared Goff, a segno in 3 occasioni, 2 su lancio ed 1 su run, nella vittoria su Atlanta, e per il tight end di Oakland Darren Waller, decisivo, con 124 yds accumulate e 2 TD realizzati, per permettere ai Raiders di centrare il bersaglio grosso contro i Bears.

Sul lato difensivo della palla oltre a citare le prestazioni complessive dei reparti arretrati di New England e New Orleans, vanno messe in evidenza alcune prove degne di nota come quelle messe in opera dal linebacker dei Cardinals Chandler Jones, 5 placcaggi, 3.0 tackles for loss, 1 forced fumble, da lui stesso recuperato, e 4.0 sacks fatti registrare nel match contro i Giants, dall’EDGE dei Rams Dante Fowler, 6 stops, 3.0 tkl for loss, 3.0 sacks messi a segno nella partita con i Falcons, e dall’ex cornerback degli stessi californiani Marcus Peters, che ha deciso di festeggiare la sua prima apparizione in divisa Ravens riportando in endzone, con un ritorno da 67 yards, l’ovale pizzicata a Russel Wilson.

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