I Big Three di Miami hanno fallito al primo tentativo. Il 2012 per loro non ha altre alternative che il titolo NBA.

Ciao 2011,

sei stato l’anno in cui tutto il mondo parla a tavola o al bar di Btp, Bund, tripla A, soprattutto dello spread, un anno in cui l’euro ha scricchiolato fino quasi al tracollo e durante il quale abbiamo chi più chi meno sbattuto la testa contro un muro che si chiama crisi.

Sei stato l’anno delle rivolte del mondo arabo, prima in Algeria, poi in Tunisia e in Egitto, dove decennali regimi hanno perso la testa, compreso quelle dello “zio” di Ruby Mubarak, poi anche in Siria e un po’ in tutto il mondo arabo.

Un capitolo a parte per la Libia, così vicina e così lontana, dove finalmente non inveisce più il delirio di Gheddafi, preso di forza e giustiziato sommariamente ma con sollievo da parte di tutti, italiani in prima fila.

Sei stato l’anno in cui questo sottile vento di rivolta si è spostato da quelle terre brulle di democrazia fino al cuore della vecchia Europa, tutti in piazza dalla Spagna fino a San Giovanni in Laterano in fumo, indignati contro le banche e la finanza mondiale, contro le ingiustizie sociali, poi in giro a spaccare tutto tra le strade della Londra meno british, per motivi tanto diversi quanto comuni.

Sei stato l’anno del terribile tsunami in Giappone, oltre 10.000 morti come minimo, e della paura apocalittica delle radiazioni nucleari incontrollabili, l’anno del matrimonio a corte del futuro Re d’Inghilterra William con la borghese Kate (bissato poi da Alberto di Monaco), dell’attacco neonazista in Norvegia dove un folle ha ucciso una per una 76 persone, quasi tutti giovanissimi.

Ancora, sei stato l’anno in cui Obama ha catturato Osama, e finalmente da 10 anni abbiamo messo le mani sulla paura più grande della nostra generazione. Evento tanto atteso quanto oramai imprevisto.

Evento tanto atteso ma imprevedibile. E’ caduto Silvio Berlusconi, per ora, per sempre ? Sembra che sia davvero la fine ma il ragazzo ha dimostrato grande resistenza, non solo a letto con tante belle ragazzine in fila solo per lui. Un po’ la popputa Minetti un po’ il cinico spread hanno messo in panchina il premier, ora il Professor Senator Mario Monti ci parla di sacrifici e noi ne risentiamo. Di sicuro ci divertiremo di meno. Ciao Silvio.

Ciao 2011, ciao Amy, ciao Sic, ciao Steve Jobs padrone con Facebook e similari della nostra quotidianità contemporanea, un saluto a Giovanni Paolo II proclamato beato con un milione e oltre di persone stipate nei dintorni di San Pietro, e dal Borgo per tutta Roma un saluto alla nostra cara nazione tanto amata quanto ogni giorno di più offesa.

Auguri per i tuoi 150 anni, nostra grande passione chiamata Italia.

Queste le storie che rimarranno per NBA, MLB e NFL per quest’anno che volge al termine.

10. 27 ANNI BUTTATI IN UN LANCIO
Notizia fresca fresca. Appena lunedì scorso uno dei record NFL più prestigiosi e longevi è stato abbattuto. Drew Brees lancia più di 5084 yards in una sola stagione, lo fa con un TD nel suo stadio. Dan Marino è stato lassù in vetta per 27 anni, ora è il turno del bravo ragazzo che ha ridato speranza ad una città intera.

9. THE ROSE THAT GREW FROM CONCRETE
Un MVP a Chicago dopo Michael Jordan ? La risposta subito dopo il ritiro di MJ sarebbe stata più o meno questa. “Non ci sarà mai più, o perlomeno passerà tantissimo tempo”. Dal 1998 al 2011 ne è passata di acqua sotto i ponti certo, ma c’è ancora Stern al comando, c’è ancora Kobe Bryant, non siamo dal medioevo al rinascimento.

Derrick Rose, 25 punti e 7,7 assist di media, è il più giovane MVP della storia, a soli 22 anni. Mai poesia fu tanto dolce quanto profetica, la cantava il compianto 2pac. La rosa che cresce dal cemento, dove il cemento, si sa, è quello durissimo del playground sotto casa, nel South Side di Chicago di presidenziale memoria.

8. IT’S TEBOW TIME
Raramente si era vista tanta attesa per un “LeBron” della NFL. Tim però non è di quella pasta, oddio, tutto da dimostrare. Il suo è hype mediatico che va ben oltre il campo e abbraccia religione e politica. Resta che il fatto che non doveva mai essere al mondo, non doveva mai essere quarterback, poi l’Heisman Trophy e quest’anno il ruolo da titolare.

Da quando c’è lui al timone i Broncos sono 7-2, con ben quattro drive vincenti, tra l’altro consecutivi. E’ nata una stella, probabile, di sicuro è nato un personaggio di grande impatto per la NFL dei nostri giorni che non vuole avere sempre e comunque l’aurea cattiva dei suoi ragazzacci di strada.

7. EAGLES A TERRA, PHILADELPHIA NON E’ PIU’ UN SOGNO
Fallimento del Dream Team. Dopo una stagione esaltante finita subito nei playoff contro i Packers futuri campioni, gli Eagles mettono su la squadra imbattibile, acquistando uno dopo l’altro i pezzi più pregiati del mercato, da Asomugha a Rodgers-Cromartie, passando per Cullen Jenkins, Jason Babin, Ronnie Brown, Steve Smith fino al decaduto Vince Young.

Ora si aspetta l’ultima gara stagionale. Obiettivo un bilancio al 50%, 8 vittorie e 8 sconfitte. Non proprio i sogni di gloria della vigilia.

6. IL RITIRO DEL GIGANTE
Shaq si ritira, con lui se ne va un mondo di burla e dominio fisico sotto canestro. Diceva Federico Buffa che il nostro ha avuto la testa solo per tre stagioni, e per quanto è stato serio e concentrato non c’è stata storia.

Dominio assoluto. Ma forse è stato meglio così, non solo ne ha guadagnato il gioco ristabilendo una competizione tra umani, ne abbiamo in fondo guadagnato tutti noi. Indimenticabile il suo sorriso al pari delle tonanti slam dunk sui malcapitati che incrociavano LA nei primi anni di questo terzo millennio.

5. LA NOTTE E’ PICCOLA PER NOI
E’ stata una notte drammatica. L’ultima notte della regular season MLB, gara numero 162. Personalissima visione. Tifavo perché ai playoffs entrassero i Braves e i Red Sox, del resto già con un piede dentro ma in perdita costante.

Boom. Non ci va nessuna delle due ma i Cardinals e i Rays, quest’ultimi grazie ad un HR di Longoria nel dodicesimo inning. Due disfatte di due storiche squadre, soprattutto per i Red Sox, che pongono fine all’era trionfale di Terry Francona.

4. CHEESEHEAD CONTRO TERRIBLE TOWEL
Bel Super Bowl, dignitoso lassù in alto con molti dell’epoca più recente. Ha premiato la solidità di una squadra che ritorna ai fasti dopo l’era Brett Favre.

Sulla temibile difesa degli Steelers vince il talento ordinato di Aaron Rodgers, giustamente premiato col titolo di MVP. Il Vince Lombardi Trophy torna a casa, grazie anche ai troppi errori degli Steelers, compresi due intercetti di Ben Roethlisberger.

3. YEAR OF LOCKOUT
In tempi di crisi economica siamo costretti a guardare i capricci di tutti i protagonisti degli sport che tanto amiamo, divisi su contratti, regole, clausole, in fondo divisi sempre e soltanto per una cosa sola.

I soldi. Senza entrare nei noiosi e burocratici particolari, fermi nella passione di voler raccontare di sport e non viaggiare a suon di carte bollate e assegni, abbiamo però da registrare l’arroganza, da parte di tutti e tutti già milionari, non di voler rinunciare in cuor loro nemmeno ad un centesimo nelle proprie tasche in virtù del sommo bene comune.

Il filo rosso dell’arroganza lega la NFL e la NBA, fortunatamente c’è anche il filo rosso del rinsavimento. Dopo la paura di fare a meno di entrambi i campionati per un anno si ritorna tutti in campo. Per la NBA c’è più sangue sui tavoli. Regular season a 66 partite e inizio a Natale. Comunque sia, meglio tardi che mai.

2. CARDINALS IN CRUNCH TIME
Sono entrati nei playoff all’ultimo minuto. Alle World Series hanno vinto contro Texas dopo essere stati per ben due volte con le spalle al muro.

In gara 6 i Rangers possono portare a casa il titolo, vanno due volte ad un solo strike dalla vittoria, uno solo. Invece i Cardinals in qualche modo resistono, vanno all’overtime e all’undicesimo inning trionfano con un walk-off homerun di David Freese. In gara 7 Texas cede e per il secondo anno consecutivo perde tutto sul grande proscenio.

I protagonisti sono l’asso Chris Carpenter, il grande Albert Pujols (ora però ad Anaheim con gli Angels) e il maestro Tony La Russa, che si ritira da terzo all-time per numero di vittorie, tre giorni dopo la conquista del suo terzo titolo.

1. IL PRIMO ANCORA NON ARRIVA
Miami primo estratto. Niente. Al primo anno insieme, Dwyane Wade e LeBron James si fermano sul più bello e sbattono contro Dirk Nowitzki e i Mavs. Onore a Dallas ovviamente, onore alla prova maestosa del tedesco ma ancora una volta a prendersi tutte le copertine è lui.

E’ LeBron, ancora alla caccia del suo primo titolo. Lo vuole lui, lo esige la storia, lo scrive il destino. Da liceale fenomeno, profeta di una nuova mirabile era a più odiato d’America. The decision è stato lo spartiacque della sua vita ma per ora non della storia.

Ci godiamo lo spettacolo in campo con Wade ma c’è solo questo. Non è poco ma è nulla. Serve il titolo, serve quell’anello. Al primo tentativo un’altra sconfitta. Anche quest’anno come lo scorso non può non vincere. E’ impossibile, dato anche l’indebolimento generale di tutti gli avversari.

Intanto eccolo ancora lì, a pensare. Numero 1 in campo ? Addirittura c’è chi dice in tutti gli sport. Il tormento è sempre dei primi, e il problema è proprio questo. Il primo ancora non arriva.

Buon 2012 a tutti !

12 thoughts on “2011 : Top 10 of USA Sports

  1. Buon 2012 a tutti quanti, amanti dei favolosi sport USA che così tante belle storie ci sanno regalare!! Buon 2012 a chi si nutre di passione, di gesti atletici al limite dell’incredibile, di grinta, di un tifo correttissimo e coloratissimo, di sogni e di gloria, seppure solo sportiva. Buon 2012 a chi apprezza, sogna, ama tutto questo!

  2. Davvero di cattivo gusto riprendere sta storia della the decision, temo che ci sara un’altro medioevo seguito dal rinascimento eppure ci sara’ sempre gente che per farsi dire bravo scrivera’ sempre le solite cazzate. Ma non e’ che interessa piu’ a voi seguire una telenovela che poi tanto telenovela non e’? ma piuttosto fatti gli auguri da solo visto la fine del lock out, invece di continuare ad apprezzare poco il prodotto reso limitandosi sempre a tirar fuori sta storiella che ha pure rotto le palle..

  3. @ Gekko cosa ci sarebbe di cattivo gusto nel dire che l’autoproclamato chosen one non solo si è abbassato a fare il secondo violino ma è risultato pure un perdente dopo la storiella del not 1 not 2 nort 3…a me sembra che di cattivo gusto ci sia solo la sua pagliacciata in diretta nazionale, poi oh de gustibus…

  4. è incredibile quanto questa cazzata del secondo violino continui a saltare fuori ovunque.

    mi chiedo sinceramente quanti ce ne siano di incompetenti/rancorosi (chissà poi perché).

    secondo violino? ma dite ancora sul serio?

    ha toppato la finale dopo aver battuto da star del quarto quarto boston e chicago.

    non ha ancora vinto. va bene. è nettamente il giocatore più forte dell’nba degli ultimi anni. non ha ancora vinto. ogni anno che passa spero che finalmente ce la faccia. non per lui (non lo conosco, mi piace vederlo giocare ma tutto qui), ma per non sentire più la valanga di fesserie sulla decision, sul perdente cacasotto che non conta niente.

    ah, già, anche se dovesse vincere ci sarà sempre qualcuno che scriverà ovunque “ma wade è più forte, ha un anello in più”.

    allora bisognerà sperare che wade si ritiri e che lebron vinca un anello da solo.

    ma immagino che gli incompetenti/rancorosi troveranno qualcosa da ridire anche allora…

    buon 2012 a tutti.

  5. Articolo godibile e ben scritto.
    Per coloro i quali se la prendono per il primo posto della classifica: è evidente che la notizia sia stata che non abbia vinto Miami piuttosto che abbia vinto Dallas!
    E di conseguenza che non abbia vinto Lebron…
    Va bene essere tifosi, ma se trovate di cattivo gusto che si ricordino gli eventi negativi..beh…andate a tifare il calcio, che fa più per voi!

  6. ma infatti io non ce l’avevo con l’articolo ma con il commento che approfittava dell’articolo (ottimo) per tirare fuori per l’ennesima volta la storia di lebron perdente, secondo violimo, maggiordomo di wade eccetera.

    tanto per chiarire.

  7. (tra l’altro specificavo di non essere tifoso, anche perché trovo assurdo tifare per una squadra di un altro continente).

    L’invito altezzoso a tifare il calcio è invece un altro dei luoghi comuni di chi si crede tanto figo a guardare il basket mentre i comuni mortali guardano il calcio.

    io amo il basket il calcio e altri sport, non faccio distinzione tra tifosi di basket e di calcio ma tra appassionati e imbecilli, e credimi, nel calcio come nel basket ci sono esemplari di entrambe le categorie.

    per quanto riguarda l’articolo farei soltanto notare che prima dell’inizio dei playoff la vittoria di miami non era affatto data per scontata (non stiamo parlando del mondiale del 50, quando 36 tifosi brasiliani si suicidarono e il governo aveva fatto coniare 20 medaglie doro per i suoi giocatori prima ancora che la finale si giocasse).

    personalmente credo che si sia montata tutta questa faccenda del fallimento dopo che erano stati dati favoriti per la finale (ma non erano la favorita numero uno all’inizio dei playoff.

    la squadra era nuova e al primo anno è arrivata in finale, dove un’altra squadra altrettanto valida ma più rodata e soprattutto meglio allenata li ha battuti.

    per quanto riguarda il caso personale di lebron, credo anche io che l’ennesima sconfitta pesi.

    secondo me c’è ancora tempo per rimediare.

  8. Io parlo di attitudine mentale non di qualità, LBJ è il più forte. Però è andato nella squadra di Wade. Se ti credi il Prescelto, fai venire quelli forti da te, sennò evita di darti etichette (specie se ancora non hai vinto nulla) e resta più umile, che male non fa..

  9. Tra l altro siamo proprio sicuri che il migliore sia lebron?no perché vedendo questo durant..

  10. Tim Tebow sempre troppo sopravalutato, e quando non troppo in la col tempo tutti si accorgeranno che non è altro che una immensa montatura mediatica, forse sparirà per sempre dai radar

Leave a Reply to Ronin2000Cancel reply

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.