Oggi parliamo del film uscito nel 1994, su uno dei più forti giocatori di tutti i tempi, il primo inserito nella Hall of Fame.

Tratto dal libro di Al Stump, co-protagonista ed interpretato da Robert Wuhl, mentre Cobb ha il volto di Tommy Lee Jones, attore davvero superiore.

Il film, dopo una breve intro sul personaggio (per dar modo a chi non lo conoscesse di capire che giocatore era), parte dal 1960, quando un Cobb ormai anziano e malato vuole incontrare Al Stump, giornalista in ascesa, perché racconti la storia della sua carriera sportiva: nativo della Georgia, professionista a 17 anni con i Tigers, pochi giorni dopo l’assassinio di suo padre, sindaco della cittadina dove vivevano, litigava con tutti, avversari, arbitri e pubblico, era il giocatore più odiato d’America.

Ubriacone, dipendente dai farmaci, razzista e misogino, coinvolto nel 1926 in uno scandalo sportivo da cui esce assolto ma macchiato, poi è partecipe di un omicidio, conosce i suoi molti punti oscuri ma vuole rimangano fuori dal libro.

Stump, che non è d’accordo, inizia segretamente a scrivere 2 libri: quello che gli detta Ty e quello con tutto il contorno, familiare e psicologico, che ritiene più aderente alla realtà.

Quando Cobb finalmente crede di aver trovato in Stump un amico, si imbatte nei doppi appunti. Il 17 luglio 1961 muore e Stump è libero di decidere quale versione pubblicare.

Film in cui il baseball è coinvolto solo marginalmente, ed in cui la (solita) orribile traduzione dei termini di gioco rovina le orecchie degli appassionati.

Crudo in certi passaggi, la tradizionale biografia all’americana, in cui i difetti dei campioni non sono taciuti, anzi forse sono enfatizzati. Bella la frase finale, dove Stump motiva la sua scelta, ma anche il modo in cui viene raccontata (per 3 volte) la morte del padre di Cobb.

Un film che consigliamo anche a chi non conosce il baseball.

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