Benjamin Thomas “Ben” Zobrist nasce ad Eureka, provincia sperduta dell’Illinois. Amante del baseball fin da piccolo, Ben è un ragazzo gioviale ma pacato, mai sopra le righe, sempre disponibile. Ama il baseball, dove travasa la sua natura.

Ben non cerca mai il colpo all’effetto, il fuoricampo a tutti i costi, ma preferisce la battuta sicura che fa vincere la partita.
Finito il liceo, passa completamente inosservato alle selezioni nazionali. In linea col suo carattere, accetta l’idea che il baseball non sia nel suo futuro.

Poi un allenatore del liceo lo spinge a fare un provino, ed è così che si guadagna una borsa di studio nella piccola Olivet Nazareth University – non proprio i Texas Longhorns.

Si diverte, gioca shortstop, seconda base, outfielder e perfino lanciatore. A livello regionale, nella “Chicagoland”, riceve molti riconoscimenti, e completa gli studi l’ultimo anno nella Dallas Baptist University.

Selezionato dagli Houston Astros nel 2004, nel 2006 passa a Tampa Bay per cui esordisce in MLB quasi subito. Fra alterne fortune, promozioni e ritorni alle leghe minori, nel 2008 fa la sua prima apparizione nelle World Series, da cui Tampa esce sconfitta.

Ancora stagioni altalenanti, in cui comunque migliora dal punto di vista della potenza, quindi nel 2015 viene scambiato due volte finendo prima ad Oakland ed infine a Kansas, con cui vince le World Series 2015.

Finalmente, molte squadre si accorgono di lui. Ben però decide di tornare a casa, in Illinois. Ai Chicago Cubs, i perenni perdenti.

Senza troppi clamori, lavorando duro, con gentilezza ma anche fermezza, Ben contribuisce in maniera incontestabile alla stagione trionfante dei Cubs.

Nelle World Series contro Cleveland, Chicago va sotto 3 partite a 1, ma recuperano fino al 3 – 3. In gara 7 sono in vantaggio, ma vengono recuperati per andare ai supplementari.

Con un giocatore in seconda base, gli Indians avanzano volontariamente il temutissimo Rizzo per affrontare Zobrist. Il giocatore utile, ma non determinante. Almeno, questo credono in Cleveland.

Zorilla, come ora viene chiamato in Chicago, va sotto di due strikes. La pressione, gli occhi di chi da 108 anni aspetta questo momento, sono su di lui. Il giocatore utile, ma non indispensabile.

Il resto è storia: RBI double che scappa sotto il guanto del terza base, i Cubs sono campioni del mondo dopo 108 anni, Zobrist è eletto MVP delle finali.

Ci voleva un antieroe per sconfiggere la maledizione. Grazie per sempre, BenZo.

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