Incassata l’ennesima delusione da postseason con relative tossine smaltite a inizio torneo, gli Avalanche hanno poi ingranato la proverbiale “marcia alta” che li ha resi celebri e funambolici negli ultimi anni, divenendo oggi un dream team a tutti gli effetti, completo qualitativamente, protetto bene dinanzi la gabbia e potente, roccioso e soprattutto realizzativo in ogni checking spot, sia offensivo che difensivo.

Racchiudiamo quest’ultimo concetto parlando di Nazem Kadri, feroce macchina da colpi e forecheck ma anche sopraffino assistman e scorer, probabilmente peggior cessione di sempre dei confusi Leafs e miglior pesca per Joe Sakic, adesso futuro UFA da acquolina in bocca per chiunque se lo potrà accaparrare, visto il plausibile contratto della vita a 31 anni.

Ebbene il libano/canadese nell’ordine incrementa, raddoppia e triplica le statistiche sui goal per game, shooting percentage, punti (72 su 55 gare, leader di squadra) e passaggi, ora a 0.41, 11.8%, 1.33 e 0.93; irreale inoltre la progressione sui game score vs average e nel plus/minus, attualmente a +1.07 e +0.43, quasi 10 volte le medie di carriera!

La bellezza di questo sport sta nell’equilibrio istantaneo che i playoff generano rispetto alla regular season al solito dominata da Colorado, più veloce fra tutte nel playmaking e distaccata dalle altre coi suoi quasi 90 punti e 230 reti con ben 24 partite ancora in lista, e che perciò la condurrà nell’imminente primavera a misurarsi coi demoni del passato recente, a cui aggiungere netminder – Kuemper su tutti – spesso traballanti, discreti ma sotto la top ten per SV% e GA/G, scarna attitudine a bloccare conclusioni e una difesa in inferiorità numerica deficitaria.

In loro aiuto però c’è una Conference tutt’altro che inarrestabile rispetto alla Eastern, dove di antagoniste contender ne contiamo almeno 8, a differenza dei soli Vegas, Blues e i redivivi Flames a Ovest.

Per di più appare agli occhi dello scrivente impresa impossibile per chiunque fermare l’offense degli Avs, vista la capacità di un roster epocale di performare hockey in qualsiasi zona del ghiaccio e con qualunque metodo, per merito di stecche fluide e sopraffine nel puck movement 5/5 e power play, delle ripartenze fulminee dopo il recupero disco e della qualità da fuori di blue linesmen del calibro di Girard, Toews e la stellina Cale Makar, quarterbacks da 40 punti in vantaggio uomini e Top 5 NHL per plus/minus!

A conferma di ciò troviamo il vertice in shot attempts, goals for above expected, percentuale sia sui tiri nello specchio (9.23) che totali (5.11) e nelle aspettative sui gol, egregie allo 0.36 di differenziale.

Con Jared Bednar al timone di comando si punta sempre a imporre il proprio ritmo piuttosto che subirlo, per questo non sorprende la periodica scoperta di nuovi creatori di gioco, come il rookie delle meraviglie Alex Newhook, che apporta qualità vicino a JT Compher in terza linea, e la presenza fino a un mese fa di 6 uomini fra i primi 15 per segnature a partita.

Tuttavia perfezionamenti difensivi, con o senza l’ex Grubauer, si sono intravisti eccome, ragion per cui quando il disco diverrà bollente e incontrollabile non escludiamo un’ascesa di livello anche nelle retrovie, specialmente negli expected goals against, sfruttando la fisicità dei due Johnson, la new entry Aube-Kubel, Helm, O’Connor, Jost e Nichushkin, supporting cast eccellente per capitan Landeskog, leader per hits e da anni, grazie al playbook del coach, miglior top linesman insieme a Rantanen e Nathan MacKinnon.

Quest’ultimo è semplicemente il giocatore più fondamentale di tutta l’NHL, abile a migliorare se stesso (1.39 pts per game, record in carriera) e chiunque si avventuri al suo fianco, soprassedendo gli infortuni nella parte bassa del corpo e i protocolli Covid.

La bontà del lavoro di Bednar si vede comunque da un attacco atomico che ormai va a memoria a prescindere dal proprio leader e fuoriclasse, dato che nel minutaggio 5/5 per 60 minuti ci sono ben 6 elementi che ne disputano di più rispetto a lui, e in sua assenza o quando è in panchina a rifiatare, il team va addirittura a tabellino in misura maggiore che col 29 sul ghiaccio, performando una percentuale vittorie superiore. Infine, la prima linea dei sogni può benissimo essere alternata e divisa col cecchino Burakovsky.

Detto questo, le performance di MacKinnon, prima scelta generazionale che ha cambiato il destino di un club intero e dal suo avvento secondo esclusivamente al Big Duo di Edmonton nello score, elevano a nostro avviso Colorado una spanna sopra ai roster di tutte e 4 le Division, persino rispetto ai pluridecorati Lightning, sicuramente abituati a vincere ma spesso acciaccati e in là con gli anni.

5 thoughts on “Colorado Avalanche: anatomia di un dream team

  1. Io vedo gli Avalanches favoriti da almeno tre anni. Peccato che poi ai playoffs si sciolgano sempre come neve al sole. Vedremo se quest’anno andranno fino in fondo!

    • i playoff NHL insieme a quelli della Major League sono un terno al lotto, visto che il divario fra contendenti si riduce e di molto, infatti il detto “si vive di adesso” qui è un mantra..basta guardare Capitals e Lightning prima della Stanley Cup..non si tratta quindi di “sciogliersi al sole” ma di approcciarsi a un campionato a parte dove forma fisica, mentale e (molta) fortuna hanno la loro gran fetta della torta…

  2. Già!!concordo pienamente. I playoff sono sempre un torneo a parte. Tampa era uno squadrone già anni fa ma è arrivata al successo dopo anni di sberle. Così come Colorado che a mio avviso non può permettersi ulteriori debacle. Anche Vegas da quando e’ nata c’è da dire che sta facendo il suo perché oltre al primo anno con finale persa è uscita dai playoff in una gara 7 contro gli sharks con la serie in pugno e la finale di conference persa 2 anni fa contro Dallas, sulla carta più debole..

  3. Concordo, i playoff NHL sono la cosa meno prevedibile dell’intero mondo professionistico mondiale. Basta un mm, un puck che va dove non deve andare, un mezzo infortunio, un power play… e tutto può cambiare. Questa imprevedibilità, a volte dolorosa, è la vera magia di questo meraviglioso sport. Però in Colorado la cosa si sta ripetendo un po’ spesso… e forse qualche limite caratteriale c’è. Quest’anno filano come treni. Ci sta poi che perdano in una serie secca con qualche altro squadrone per carità, ma se mi esci al primo turno ripetutamente… beh allora stai perdendo gli anni migliori che difficilmente torneranno nell’immediato!

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