Col traguardo ad un passo, molti l’avevano predetto: “Succederà contro i Flyers“.

Sidney Crosby, 34 anni, capitano e super campione dei Pittsburgh Penguins segna contro gli odiati rivali di Philadelphia il suo gol numero 500 in carriera, una carriera d’oro che il talento di Halifax ha costruito con caparbietà, classe e voglia di riemergere dagli infortuni.

Lui è d’oro, come i suoi gol alle Olimpiadi Invernali, come il suo sorriso con le 3 Stanley Cup sollevate al cielo, come l’urlo di Lemieux quando la lotteria premiava Pittsburgh come prima squadra a scegliere per il draft 2005, quello dove avveniva il passaggio di consegne da Super Mario a Sid The Kid.

Crosby arrivava come prima scelta dopo un certo Alexander Ovechkin, uno che nella giornata dei 500 gol di Sid va a segno per la 761° volta, per la stagione numero 16 con almeno 30 gol, ad un passo dal record di Gartner che segnò in 17 delle sue 19 annate in Nhl, uno che non odia Crosby ma che in Crosby vede l’alter ego, le due potenze del pattino di inizio millennio.

E se Ovechkin ha come traguardo i gol di Gretzky (ora è a meno 133 da The Great One e a meno 5 dal neo cinquantenne Jaromir Jagr) per Crosby non esiste traguardo in cui non abbia già messo la firma.

Gli capita nel 2009 quando chiude gli anni dorati dei Detroit Red Wings conquistando la prima Stanley Cup alla Joe Louis Arena, guardando con cura quel Conn Smythe Trophy assegnato al compagno Evgeni Malkin, altra super stella martoriata dagli infortuni (il buon Geno è a quota 429 gol in Nhl, dai!!!) e che poi si porta in bacheca nel 2016 e 2017, imitato poi da… Ovechkin nel 2018, perché Sid e Alex si inseguono da sempre.

Nel 2010, a Vancouver per le Olimpiadi Invernali, Crosby fu un fantasma per l’intera finalissima contro gli Usa, poi unico disco buono toccato nel supplementare e gol decisivo, con foto della sua esultanza che finisce in copertina. Così come l’esultanza con parolaccia nella doppietta contro i New York Islanders.

Maleducato? Ma neanche per idea, Crosby in quel benedetto 5-0 agli Isles del novembre 2011 rappresentava il ritorno, la fine di un calvario che invece come vedremo ha avuto più capitoli.

Nel Winter Classic del 2011 una prima carica di Steckel dei Caps va a causare una commozione al talento di Halifax che torna sul ghiaccio la partita successiva, forse ritenendo non così grave lo scontro, ma una nuova carica sulla balaustra di Hedman di Tampa Bay ed ecco che il numero 87 esce dal ghiaccio tenendosi la testa, come se qualcosa si fosse inceppato.

La sua stagione, fin lì dominata con 66 punti in 41 partite, finiva in quel preciso istante, con buona pace dei propositi di Stanley Cup per i Penguins che senza il loro battito cardiaco spensero i sogni di successo.

Da quel momento Crosby fu perennemente in dubbio sul ritorno al 100%, saltando le prime 20 gare della stagione successiva fino alla già citata gara con gli Islanders condita da 2 gol e 2 assist. Ma la gioia è effimera e dura appena 8 partite, quando un nuovo scontro con Krejci dei Bruins gli fa tornare i sintomi della commozione cerebrale, con ritorno sul ghiaccio solo a metà marzo.

Col lock out del 2012/13 Crosby decide di non imitare i tanti giocatori in giro per l’Europa e questo aumenta i dubbi sulla sua tenuta fisica. Sempre nella stessa stagione, perché la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, viene centrato in pieno dal disco scagliato dal compagno Brooks Orpik causandogli la rottura della mascella e numerosi denti volati sul ghiaccio, con nuovo stop e rientro nei playoff quando con 15 punti in 14 partite si blocca davanti a Tukka Rask che nell’intera serie di finale conference concede solo due gol ai Pens, con 134 parate su 136 tiri.

Ma Crosby è Crosby, e dal 2013 si ripropone al top e si porta a casa 2 Stanley Cup, un altro oro alle Olimpiadi, un Mondiale a Praga nel 2015 e una Coppa del Mondo nel 2016 a Toronto, sempre ed esclusivamente con i gradi di capitano.

E siamo ad oggi, ai 500 gol in 1077 partite cui si devono aggiungere 871 assist per il giocatore più prolifico e più presente nei Pittsburgh Penguins, il degno erede di Mario Lemieux che però ancora lo sopravanza nei gol (690 in 915 gare). La rincorsa continua.

 

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