In questo articolo, andremo ad analizzare tre giocatori nel roster di Detroit. In particolare, nostro obiettivo sarà selezionare:

  • Un giocatore che dovrà confermarsi, dopo un’ottima stagione l’anno scorso
  • Un giocatore che dovrà riaffermarsi, dopo una delusione
  • Un giocatore che dovrà sorprendere, tradendo, positivamente, le aspettative

 

LA CONFERMA: DYLAN LARKIN

Dylan Larkin viene nominato capitano dei Detroit Red Wings a metà della scorsa regular, nel gennaio del 2021. Una responsabilità, ma anche una dimostrazione di fiducia da parte di Blashill, ma soprattutto del management ora targato Steve Yzerman, che qualcosina sui Red Wings conosce.

Questa conferma a livello manageriale però deve trovare conferma anche sul ghiaccio, cosa che per ora non si è vista: Larkin è stato fino ad ora vittima di una carriera di alti e bassi, senza mai trovare una continuità che si richiede a quel giocatore che dovrebbe resuscitare una franchigia.

Oltretutto, essere capitano già è importante, ma essere quello dei Red Wings lo è forse di più: membro delle Original Six. Terza squadra più vincente in NHL e seconda per numero di partecipazioni alle Finals. Tradizione di capitani lunga e sontuosa. Una responsabilità colossale.

Larkin questo peso forse non l’ha sostenuto troppo bene: l’anno scorso sono 23 punti in 44 partite con un plus/minus di -14 e solo 9 goal. Vero, Detroit non sfoggia il miglior roster della lega, ma la stagione scorsa ha parlato di involuzione per un ragazzo che sembrava sul punto di esplodere.

I dati parlano chiaro: sin dalla sua stagione da rookie, Dylan realizza sempre più di 15 goal. Rompe tre volte la barriera dei 50 punti, e nel 2018-19 vive una stagione sensazionale, che ha sapore di breakout: 73 punti in 76 partite con 32 goal, che lo mettono all’interno dell’élite offensiva della lega. E non possiamo dire che negli anni passati i Red Wings abbiano avuto roster poi così attrezzati, dunque non si tratta solo di “gruppo”, il problema è personale.

Forse Larkin soffre la responsabilità, o forse soffre la situazione imposta dalla pandemia. Magari una combinazione delle due. Ma un fattore psicologico e/o morale è una delle poche spiegazioni sensate all’interruzione di una curva ascendente a livello di qualità di gioco da parte del centro americano. Già due stagioni fa si vede una piccola involuzione, nonostante un roster essenzialmente arricchito. 

Una nota da fare però c’è: l’anno scorso, Larkin si ritrova senza Tyler Bertuzzi a causa di un infortunio a lungo termine. Poi perde anche Anthony Mantha, sacrificato a Washington in un classico scambio da rebuild. Questo potrebbe essere stato un tassello determinante nello sfiduciare un giocatore ormai abituato ad una certa chimica, con quella che per molti fan dei Wings era la linea del futuro, purtroppo mai concretizzata in una linea del presente.

Vogliamo di più da Larkin. Vogliamo tanto miglioramento difensivo, perché ha le qualità fisiche ed atletiche per farlo, deve migliorare soprattutto in lettura. E serve un ritorno a quella produzione offensiva che lo ha reso il beniamino dei Red Wings di questi ultimi 5 anni.
Larkin si deve confermare giocatore di alto livello, meritevole della “C” maiuscola sulla casacca. Opinione personale: non sarà mai un giocatore da MVP.

Non è un McDavid, un Kucherov, un McKinnon, un Kane. È un buon giocatore che dovrebbe evolvere in un ottimo elemento, di quelli che per 10 anni si prendono la prima linea e non la mollano più.

Cosa serve per fare questo? Chimica con vecchi e nuovi compagni ed impegno. E, forse, un atteggiamento diverso per quanto riguarda la grossa responsabilità di essere al centro della rebuild di una squadra storica, con tradizione pregiata e sostenuta da milioni di tifosi.

Servono goal, almeno 25. Servono punti, almeno 60. Serve difesa, non d’élite, ma in modo che la differenza tra punti fatti e punti subiti dalla sua linea sia positiva. Perché il centro rimane, se non per poche eccezioni (vedi Mark Stone), la guida difensiva della propria linea. Va migliorata la fisicità, componente sempre mancata in Larkin e forse vero tallone d’Achille delle sue potenzialità difensive. Vanno ridotti i turnover, sia muovendo il disco verso i compagni, sia in transizione.

Dylan Larkin ha 25 anni, è sull’orlo della prime atletica e Detroit ancora punta su di lui: deve tirare fuori la grinta e dimostrare chi è davvero, con due idee che si scontrano: capitano a lungo termine, con un semplice e superato passo falso, oppure buco nell’acqua, frutto di una valutazione errata? Questa stagione sarà la risposta.

Dylan Larkin capitano

37esimo capitano nella storia dei Red Wings, Larkin deve imporsi definitivamente questa stagione.


IL RITORNO: TYLER BERTUZZI

Continuo a pensare che la sciagura più grande per Detroit la scorsa stagione sia stata proprio l’infortunio di Bertuzzi, arrivato oltretutto prestissimo. Giocatore che tre stagioni fa ha mostrato una crescita invidiabile sotto tutti i fattori, Tyler si ferma sul più bello dopo un inizio di stagione davvero promettente.

Spesso considerato il “picchiatore” della first line di Detroit, visto come un passo indietro in termini di talento dai compagni storici Larkin e Mantha, Bertuzzi, figlio d’arte di uno che picchiatore lo era davvero, Tyler tira fuori invece tanta tecnica e visione: conclude la stagione 2018-19 con 47 punti e 21 goal, per poi ripetersi l’anno successivo con 48 punti e sempre 21 goal. Non male per un picchiatore.

Non solo, conserva anche la fisicità e l’attitudine difensiva vista sempre nel suo gioco: vero che Detroit, a causa dell’ambiente, va ad influenzare molto le statistiche, in particolare il plus/minus. Ma non c’è dubbio che tra Larkin, Mantha e Tyler quello che si spende di più nella zona di casa sia proprio Tyler.

Però l’anno scorso arriva l’infortunio: gioca solo 9 partite. Quindi guarda dal divano la sua squadra farsi male, con Mantha finito a Washington ed un capitano, Dylan Larkin, in evidente difficoltà.

Per Tyler dunque non sarà un ritorno a prestazioni buone dopo una stagione da dimenticare, ma sarà un ritorno vero e proprio, dopo un’intera regular passata a recuperare da un guaio fisico.

Certo non aiuta la sua decisione di non vaccinarsi: non voglio aprire alcuna discussione sul tema del vaccino, non è questo il posto e non è questo l’obiettivo dell’articolo. Ma sicuramente le restrizioni imposte dalla lega qualcosa toglieranno alla sua stagione.
In ogni caso, sarà libero di giocare le partite negli USA (in Canada non potrà entrare) e se non ha la sfortuna di essere contagiato, probabilmente giocherà gran parte della regular.

Cosa serve a Tyler per ritornare in grande stile? Cementarsi definitivamente come un giocatore two/way da top six, il che vuol dire 45/50 punti con almeno 15 goal, un salto difensivo ragguardevole, aumentando hit, riducendo le penalità e risultando più determinante e il mantenimento di un tempo su ghiaccio, on average, intorno ai 20 minuti, come ha fatto nelle sue ultime stagioni in casacca rosso-bianca.

Tyler Bertuzzi scores in OT to lift Detroit Red Wings over Blue Jackets

Tyler Bertuzzi (59) festeggia con i compagni un prezioso goal in Overtime contro i St. Louis Blues


LA SORPRESA: PIUS SUTER

Parla un tifoso Blackhawks qui che ha visto probabilmente il miglior rookie forward della sua squadra spostarsi, in free agency, ai rivali di sempre. Mi è dispiaciuto vedere Suter lasciare la casacca della Windy City, perché è un giocatore molto interessante: sa fare sia il ruolo di centro che di ala, contribuisce difensivamente ed è molto intelligente. E sa produrre: nonostante sia arrivato in NHL già molto maturo a livello anagrafico, Suter è riuscito ad avere un ottimo impatto l’anno scorso, tradotto in 27 punti e 14 goal in 55 partite.

Trovarsi da rookie ad essere centro top 6 di una Chicago inaspettatamente orfana di Jonathan Toews non è una situazione in cui molti giocatori brillano. Suter non ha scandalizzato, vero, ma ha fatto bene, meglio di quanto molti si aspettassero da lui.
Ora si sposta in una franchigia con un roster giovane, in linea con la sua età, aspettative ridimensionate ed in generale molto più spazio ed opportunità. Per questo, Suter si candida in tutto e per tutto ad essere la sorpresa di questa incombente regular per Detroit.

Secondo le previsioni, Suter dovrebbe prendersi la seconda linea insieme a Robby Fabbri e Filip Zadina. Sia lui che Fabbri potrebbero occupare la posizione di centro, e forse si alterneranno nel ruolo durante il corso della stagione, ma in ogni caso il potenziale per essere una linea efficace c’è.

Zadina infatti dovrà spingere per imporsi definitivamente come un buon pick, essendo una sesta scelta che ancora non ha dato quello che ci si aspetta.

Fabbri deve riprendersi i riflettori dopo una carriera fino ad ora purtroppo spesso frammentata da guai fisici.
Per tutti e tre ci saranno motivazioni importanti, e dunque volontà di fare bene: giocherà la sua parte, come sempre, la chimica di questo nuovo trio, che sulla carta però potrebbe esplodere, tenendo conto anche dello stile di gioco di Jeff Blashill, confermato come guida tecnica.

Suter dovrà ripetersi, per poi migliorare, dato il suo nuovo ruolo di centro top 6 fisso, con responsabilità di linea sicuramente maggiori rispetto a Chicago: serviranno 35/40 punti con un buon numero di goal (il meglio sarebbe superare le 15 marcature), un plus/minus migliore e più takeaways (turnover generati). Non si può chiedere maggior sforzo a livello di hit, che non è nelle sue corde, ma si deve invece evidenziare un ottimo atteggiamento sul conservare il disco: Suter ha totalizzato solo 19 turnover a sfavore contro 27 generati nella sua stagione rookie.

La faceoff percentage poi, se si manterrà nel ruolo di centro, dovrà sicuramente migliorare: il 42% non è un dato che fa esultare.

Red Wings agree to terms with center Pius Suter

Pius Suter giocherà la sua sophomore season in casacca Red Wings, dopo un debutto convincente con i Blackhawks

QUALCHE PAROLA SU DETROIT:

È chiaro che stiamo parlando di una squadra in rebuild, con tante promesse, come Filip Zadina e Moritz Seider. Ma è anche una rebuild che doveva avere delle certezze in Larkin, Bertuzzi, Hronek, e che invece si ritrova a dubitare su quelli che dovrebbero essere colonne portanti. Il calo di Larkin, l’infortunio di Bertuzzi e l’inconsistenza totale in difesa di Hronek sono tutti campanelli di allarme.

Vero anche che la gestione Yzerman ha da poco iniziato il suo corso, ed il primo first rounder scelto dall’ex GM dei Tampa Bay Lightning, il tedesco Seider poco fa citato, debutterà questa stagione, cercando di dare più solidità dietro. Steve ha poi draftato anche Simon Edvinsson, continuando un percorso basato sulla solidità nella blue-line che però potrà portare frutti solo a lungo termine.
Grande mossa quella di sottrarre, in modo piuttosto inaspettato, Alex Nedeljkovic agli Hurricanes, giocatore che potrebbe tranquillamente diventare long-time starter tra i pali per i Red Wings.

Insomma, ci vuole pazienza con questa squadra. Vero che dal 2008 sono stati quasi sempre fuori dai giochi, e 14 anni di attesa sono molti per chi è abituato ai successi targati Motortown, ma è ancora lontano il tempo per dichiarare i Red Wings pronti a contendere. Se però Larkin e Bertuzzi finalmente dimostrassero continuità, allora quel momento si avvicinerebbe sensibilmente.

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