Dopo la shortened season 2020-21, la NHL ci ha regalato la prima delle serie playoff che caratterizzerĂ  la corsa alla Stanley Cup.

Ad affrontarsi saranno i giovani leoni rampanti di coach Rod Brind’amour, i Carolina Hurricanes, ed i sopravvissuti della recente dinastia Predators, guidata da coach John Hynes. Sarà la prima serie in assoluto ai playoff tra le due franchigie.

LA STAGIONE

Come sono arrivate fino a qui queste due franchigie? Entrambe in una Central Division estremamente competitiva, i Canes hanno messo la ciliegina sulla torta ad un’evoluzione da tempo in corso: il cambio di passo arrivò proprio con Brind’amour in panchina che, riportando Sebastian Aho alla posizione di centro ed affidandosi ad un core difensivo stellare, ha cambiato l’atteggiamento di questa squadra, portandola ora ad essere vista come una delle migliori nell’intera NHL, ed una possibile candidata alla vittoria finale.

I Preds, invece, sono reduci da diversi anni di postseason garantita, trascinati da una spina dorsale composta da defensemen eccezionali e da un tandem di goalie altrettanto solidi. Ma le incertezze, dovute soprattutto ad una produzione offensiva non sempre efficace, hanno portato cambi nell’organico, vedi il trade di PK Subban, e sulla panca, con Hynes a sostituire lo storico coach Peter Laviolette.

È il nuovo che sfida la vecchia guardia, partendo però da favorito. È forse l’ultimo ruggito delle tigri in giallo, che vorranno sicuramente farsi sentire. Ma allo stesso tempo, la grinta dei Canes sarà ostacolo difficile da sormontare per permettere un upset che rovescerebbe le sorti dell’intera divisione.

LO STILE

Due franchigie simili in un aspetto: hanno una mentalitĂ  di gruppo. Non si affidano ai singoli, ma a un gioco coeso e ad uno spirito di sana grinta e competizione.

L’unità del gruppo di Brind’amour è stato proprio l’aspetto per il quale l’ex giocatore di Carolina è stato più volte elogiato: ha dato ai Canes la sua passione, la sua dirompenza nel giocare. Sono veloci, sono fisici, giocano un hockey moderno ma con quel tocco di vecchia scuola, di fisicità in più, che rende tutto molto efficace.

Uno stile che richiama molto i Preds di Laviolette: grinta, fisicità, ordine, pochi sprechi, concentrazione e unità di squadra. Stile che è passato anche sotto Hynes, nonostante qualche difficoltà, soprattutto a livello forward. Ma Nashville ha dato prova di grande coesione: in una regular che non stava andando per il verso giusto, con i Preds per molti dati sconfitti, e con Stars e Hawks alle porte, Nashville si è rialzata in grande stile, e ha fatto la differenza negli scontri diretti, dimostrando di aver conservato quella personalità e quella determinazione che li hanno contraddistinti sin da quella magica stagione 2016-17, dove arrivò la finale di Stanley Cup contro i Penguins di Sidney Crosby.

Altro elemento, da sottolineare senza dubbio, è il core difensivo delle due squadre. Anche qui un passaggio di testimone: per diverse stagioni il poker Subban-Josi-Ellis-Ekholm era considerato il top della completezza sulla blue-line, ora i Canes vantano Hamilton, Slavin, Skjei, Pesce, Bean. Una schiera di giocatori veramente impressionante, a cui si aggiunge il vantaggio anagrafico. Hanno rubato lo scettro della franchigia con il miglior gruppo difensivo, ed ora potranno dimostrare ai precedenti padroni di essersi meritati le lodi.

Ma certo ci sono anche delle differenze: Carolina si presenta con i favori dei pronostici sicuramente a causa della maggior dinamicità offensiva, offerta tra gli altri da Sebastian Aho e Andrei Svechnikov e completata da Teravainen, Staal, Niederreiter, Necas e molti ancora. Un gruppo forward più minaccioso e funzionale di quello Preds, spesso criticato per non fornire un’alternativa a quella linea, Forsberg-Johanssen-Arvidsson, che ha fatto la maggior parte delle fortune di Nashville, e che a causa di una partenza a rilento stava inabissando la squadra.

E in effetti, questa alternativa non si è veramente manifestata: i Preds sono ancora poco attraenti sottoporta, ma sono solidi in difesa, davvero solidi, in tutte le situazioni di non possesso. La loro fibra ed il loro temperamento è stata un’arma segreta, che sarà utile anche nei playoff, ma che forse non sarà abbastanza.

IL CONFRONTO

Sebastian Aho vs. Roman Josi

Le due stelle, i due franchise player. Il primo, un giovane fenomeno finlandese evoluto in una superstar offensiva completa, il secondo un defenseman elvetico spesso eletto miglior pattinatore dell’intera lega nel suo ruolo.

Aho ha guidato Carolina in regular sia in goal che in assist, e sarĂ  dunque chiamato ad essere protagonista nei momenti chiave, mentre Josi dovrĂ  mostrare la sua solita costanza su entrambi i lati del ghiaccio, con la sua difesa e la sua capacitĂ  di illuminare una franchigia spesso povera di goal.

Andrei Svechnikov vs. Filip Forsberg

Scontro tra funamboli del disco, gente che ha regalato momenti di grande divertimento e stupore, con tiri e passaggi acrobatici, dribbling da urlo, giocate al limite del credibile.

Il primo è giovane e ha appena iniziato a farci vedere il suo potenziale, ma ha poca esperienza. Il secondo ha forse rallentato un po’, ma sa accendersi quando conta. I loro goal potrebbero cambiare la direzione di punti chiave all’interno della serie.

Jaccob Slavin vs. Matthias Ekholm

Specialisti difensivi dei rispettivi team, leader sul campo, Slavin è spesso sottovalutato anche dal punto di vista offensivo, e registra sempre performance superlative nella sua zona, in modo attento e preciso.

Ekholm invece può far valere la sua presenza fisica ed il suo reach, ed ha esperienza da vendere. Saranno le loro prestazioni a determinare quanta libertà avranno i top scorer avversari.

LA CONCLUSIONE

In uno sport mai scontato come l’hockey, l’upset è dietro l’angolo. In quel 2017, i Preds arrivarono in fondo come ottavo seed della Western Conference, e solo la bestia a tre teste di Pittsburgh, Crosby-Malkin-Kessel, riuscì a fermare la corsa di un treno guidato da Subban, Josi e Rinne. Due di quei giocatori sono ancora lì, a Smashville, e la fame non è passata per niente. Prima di darsi per vinti, i Predators cercheranno l’ennesima scalata a quello che sembra un miraggio.

Ma i Canes sapranno, e vorranno, rispondere: il nostro momento non è domani, ma ora.

 

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