Certe volte guardiamo un giocatore giocare una stagione, e siamo già pronti a coronarlo grande stella del futuro, pronto ad annate di gloria, fama e chi più ne ha, più ne metta.

E poi magari un crollo, un rallentamento inaspettato, un cambio di linea o di ruolo destabilizzante, e ci dimentichiamo di loro, soprattutto se arriva qualche altro giocatore a rubare il suo posto nella nostra memoria.

Penso che così si sentano diversi giocatori che questa stagione stanno dimostrando di non essere da dimenticare, ma piuttosto da tenere fissi in mente.

Il primo, sicuramente da incorniciare, è Tyson Barrie: il defenseman Canadese per anni trova casa a Colorado, negli Avalanche pre-entusiasmo dovuto alla linea dei tre fenomeni McKinnon-Rantanen-Landeskog e poi nei primi anni di rinnovato successo.

Tyson viene sempre etichettato così: un defenseman bravo, capace, da top 4 e che produce. Ma non abbastanza per essere visto come parte dell’élite della sua posizione.

L’anno scorso arriva però un esperimento importante: Toronto, nel tentativo di dare quella scintilla offensiva in più al suo back-end, decide di prenderselo. Barrie, offensivo com’è, ci si aspetta che faccia fuoco e fiamme con Tavares, Matthews e Marner, diventando l’arma in più per i Leafs e finalmente ascendendo all’olimpo dei grandi D della lega.

E invece buio: Tyson regredisce, e arrivata la free agency non riceve neppure una proposta di rinnovo.
Da ottimo D da top 4 pronto al salto di qualità, Barrie diventa quasi un role player che non arriverà mai oltre il suo passato.

Ed ecco l’opportunità: Edmonton Oilers. Un anno solo, di nuovo, ma un anno con McDavid e Draisaitl davanti. E poca, pochissima concorrenza nel gruppo difensivo, soprattutto con Oskar Klefbom fuori dai giochi causa grave infortunio. E Barrie stavolta paga. 30 punti in 34 partite, il 51% ad even-strength, di cui 4 goal. Plus/minus a +8.

Penalità praticamente nulle: solo una minor da due minuti dall’inizio della stagione. 22 minuti circa di average ogni volta che scende in campo. Per contestualizzare: l’anno scorso, in 70 partite, il doppio di quelle attuali, di punti ne aveva 39.

Il suo miglior anno a livello statistico fu proprio l’ultimo che passò a Denver, dove in 78 partite totalizzò 59 punti con goal in doppia cifra, ben 14. Come di consueto però, Barrie registrò in quella stagione, come in molte altre, un plus/minus negativo, spesso associato al fatto che fosse un undersized defenseman più avvezzo al gioco offensivo.

La media punti della sua stagione di punta fu di 0.76, mentre quest’anno è salita a 0.88, un salto notevole. Accompagna anche il tutto un plus/minus ampiamente positivo, +8, che rimarchiamo essendo un dato in netto contrasto con le passate stagioni.

Un’analisi a freddo suggerisce dunque diverse cose:

  • Barrie ha ripreso a segnare punti come suo solito, con l’anno precedente probabilmente eccezione alla regola a causa di una chimica veramente mai trovat
  • Il plus-minus positivo non deve essere soltanto attribuito ad un’ottima produzione offensiva. Questa Barrie l’ha sempre avuta, ma accompagnata da valori anche molto negativi nella colonnina di cui stiamo parlando. In generale, indica comunque che Barrie ha miglior chimica con il proprio compagno di pair, e che ha colmato alcune lacune difensive presenti nel suo gioco
  • Approfondendo ulteriormente il discorso, Barrie è in linea a livello di hit e blocks rispetto alle precedenti stagioni, ma il suo numero di Takeaways è aumentato vertiginosamente. Con Toronto l’anno scorso furono 16 in 70 partite, ora sono 13 in 34.
  • Sicuramente, lo spazio offerto dagli Oilers in situazioni offensive e la presenza dei due fenomenissimi McDavid e Draisaitl aiutano molto. Ma l’anno passato, Barrie giocava in una squadra con più talento difensivo e un talento forward per nulla distante: dire che Matthews, Tavares e Marner siano meno di McDavid e Draisaitl mi sembra decisamente esagerato. Perlomeno è giusto considerarli alla pari.

Dunque, considerando anche le attenuanti che potrebbero smorzare l’entusiasmo, sembra proprio che Barrie abbia trovato la quadra. Edmonton sta giocando sui suoi punti forti, che sono l’abilità di ottimo quarterback da power play, la mobilità, la visione, lo stick-checking e la capacità di creare turnover.

Per quanto io sia scettico nel dire che sia un favorito per il Norris, che ribadisco sarà al 90% di Victor Hedman, Barrie comunque le sue carte in tavola le ha messe, giocando bene. Dove ha sempre brillato continua a brillare, a ritmi ancora più alti, mentre dove in passato ha fatto vedere del difetto ora fa vedere stabilità, per meriti suoi, dei compagni e dell’allenatore.

Alla fine, potrebbe anche darsi che Barrie non rimarrà ad Edmonton per un anno di prova, ma riuscirà a trovare un posto che possa valorizzarlo, dandogli le chiavi della produzione offensiva dalla blue-line per diverso tempo a venire.

E magari per la prima volta si parlerà di lui come un defenseman da franchigia.

 

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