C’era una volta una di quelle “Cinderella Stories” che tanto piacciono in America, ma anche qui da noi, dove inaspettatamente una squadra arriva a compiere un’impresa, come si dice in gergo, “out of the blue”.

Casacca gialla sgargiante, un passato di eterna sconfitta, Nashville si qualificava come ottavo seed a dei playoff conclusi in Finale, contro il Cerbero che erano i Penguins di Crosby, Malkin e Kessel.

Purtroppo la favola non è finita con Mike Fisher che alzava la coppa, ma non ci si è andati troppo lontani. Laviolette e la sua stoica difesa avevano conquistato i cuori di tutti: Smashville, come ormai i fan dei Predators chiamavano la loro franchigia, era un luogo di gioco vecchia scuola, fisico, un po’ cattivo e sicuramente efficace.

Punta di diamante di quella squadra? Il core difensivo: in first pair un Norris Trophy Winner in PK Subban ed un futuro vincitore di quello stesso premio, Roman Josi. Subito dietro, Matthias Ekholm e Ryan Ellis, due che avrebbero ottenuto molta più luce da qualsiasi altra parte o quasi, ma che dietro quei due sembravano “giocatori normali”.

Insieme a loro, scalavano le gerarchie i due giovani fenomeni Forsberg e Arvidsson, un mago del disco ed un’opportunista nato, pronti entrambi ad insaccarla in qualsiasi occasione. Li completava Ryan Johansen, ex stella di Columbus finita in lidi, a quanto pare, più verdi.

Sembrava tutto destinato ad originare una serie di stagioni al top, con chance dopo chance di vittoria della coppa. Ma purtroppo questo non succede: le cose iniziano ad andare meno bene del previsto, e la colpa la si da alla poca produzione al di fuori della first line. Kyle Turris, Matt Duchene, Mikael Granlund sono 3 nomi che approderanno a Nashville, ma la musica non cambia. Non si raggiunge più quella Finale tanto ambita, e iniziano a saltare le teste.

PK Subban non ritorna, tanto c’è il giovane Dante Fabbro a sostituirlo, e Josi può farcela da solo. Di ali o centri veramente utili alla causa non ne arrivano. Pekka Rinne, data l’età, un po’ rallenta.

Ed in quattro e quattr’otto la Cenerentola di quelle finali del 2017 diventa una delle sorellastre: fuori dai giochi, cambio di allenatore ed ora perseguitata dallo spettro della Rebuild.

Perché a questo siamo arrivati: Nashville, pare, si vuole svendere. Vuole ricominciare, e nessuno, tranne Roman Josi, è fuori discussione. I nomi girano: c’è chi ipotizza Filip Forsberg premio principale di questa trade deadline del 12 aprile, ma i nomi dei compagni di linea sono tirati in ballo altrettanto spesso.

Granlund è dato come sicuro partente, anche se ha ritrovato un po’ di continuità con Coach Hynes. Mattias Ekholm è un altro che spesso è gettato nel calderone.

Ma quindi, chi andrà via da Nashville? E dove finirà?

E va fatta anche un’altra osservazione: Nashville ha tutta l’aria di dover iniziare una rebuild, ma alla fine quel quarto posto per i playoff in Central Division non è irraggiungibile. Tolta Detroit, è una battaglia totale a 4 tra Chicago, Columbus, Dallas e gli stessi Preds.

Vero che i Blackhawks di Kane e i Jackets di Jones e Werenski sono sicuramente favorite, vedendo come sta andando la stagione, ma Nashville vorrà comunque arrendersi ora, o tenterà una scalata almeno ad un’ultima chance in postseason?

In ogni caso, vediamo quali sono i principali rumor sui pezzi forti del roster della franchigia del Tennessee.

Matthias Ekholm. È il nome più chiacchierato: 1.93 metri di altezza per 90 chili di peso. Gioco two-way, 12 punti in 22 partite. 30 anni, esperienza da vendere e giocatore assolutamente di squadra. Un toccasana per ogni top 4 in difesa della lega.

Filip Forsberg. Molti lo vedono off-limits, altri credono sia l’unico vero giocatore che potrebbe dare a Nashville abbastanza risorse per iniziare una rebuild concreta. Tanta abilità su ghiaccio, skating e shooting da capogiro, molti trovano che in un team più “offensivo” potrebbe dare anche di più.

Viktor Arvidsson. Anche qui, tutti amano quei giocatori che sanno infastidire l’avversario ed essere sempre al posto giusto al momento giusto. Arvidsson è stato erede di Patric Hornqvist a Nasvhille, e farebbe comodo alle top 6 di tantissime squadre nella lega, quasi al pari del compagno Filip.

Ryan Johansen. Nonostante i rumor, sono molto poche le voci riguardanti Johansen. E questo, per quello che ne sappiamo, potrebbe essere il segnale che sarà proprio lui ad andarsene.

Insomma, la community NHL tra fan ed esperti è abbastanza sicura: qualcuno partirà, che sia per riequilibrare il roster o per iniziare un nuovo percorso. E sarà qualcuno di importante, probabilmente tra questi 4.

La situazione di Ekholm: Mattias va in scadenza alla fine della prossima stagione, all’età di 31 anni. Ha ancora tanto hockey a ottimi livelli davanti, ma sicuramente conta questo dato, che sa tanto di “o lo scambi adesso, o non lo scambi più”. Possiamo metterlo sulla stessa linea del trade che portò Jake Muzzin a Toronto dai Los Angles Kings: la ricompensa giusta è un first-round pick più un prospetto “di buon livello” o due prospetti meno “seducenti”. Ma chi ha le carte in regola per prendersi il gigante svedese di Nashville?

Winnipeg, Toronto e Boston sono tutti compratori, e sono tutti possibili “landing spots” per Ekholm.
Un altro team che è attivamente alla ricerca di aiuto difensivo è Philadelphia, che potrebbe essere però destinazione meno gradita. Valutare un possibile rinnovo è negli interessi tanto della squadra che offre per prenderselo quanto del giocatore.

La situazione di Forsberg: le voci sono altalenanti, con alcune fonti che lo danno per partente ed altri che lo danno come intoccabile. Sicuramente la squadra che ha attivamente mostrato interesse nei suoi confronti sono i New York Islanders. Alla franchigia di Long Island manca proprio un uomo come Forsberg, soprattutto dopo l’infortunio da end-of-season di Anders Lee. Si dice stiano rincorrendo un possibile trade “one-shot” per Taylor Hall, ma con Forsberg dovrebbero essere meno creativi con il salary cap. Discorso simile per Colorado.

E anche se alcuni lo danno come “salvo” c’è un dato importante per Filip: va in scadenza alla fine dell’anno, e il rinnovo non è garantito, soprattutto se la situazione di Nashville dovesse peggiorare. In ogni caso, sarà chiesto tanto per il giocatore, e questa potrebbe essere la caratteristica che porterà il trade a non concretizzarsi.

La situazione di Arvidsson: Viktor ha ancora tre anni di contratto, dunque Nashville potrebbe aspettare e scambiarlo in futuro. Ma avere tre anni sicuri di contratto non è sempre un male neppure per la squadra che compra, dunque attenzione.
Vero anche che è un giocatore meno magnetico di Forsberg e che sicuramente ha un valore più abbordabile per una squadra in cerca di rinforzi.

Trovare però i compratori qui potrebbe risultare più difficile: sono proprio quei tre anni di contratto a rendere la situazione un po’ più complicata, con i GM presi a calcolare l’incastro giusto. Ma inserendo, ad esempio, Granlund o Haula, entrambi attivi nel roster grazie ad un one-year deal, chissà cosa potrebbe accadere.

La situazione Johansen (e Duchene, sinceramente): problema con questi due centri è sicuramente il contratto. Entrambi hanno contratti lunghi e abbastanza pesanti per come stanno rendendo. Entrambi per mio parere personale sono sempre stati fin troppo sopravvalutati.

Ma succede. Il punto è che ora Nashville dovrà, con tutta probabilità, tenerseli, rimanendo però convinto che la franchigia dei Preds preferirebbe rinunciare ad uno di loro piuttosto che agli altri nomi sulla lista.

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