Dopo esserci concentrati sulla parte difensiva del gioco, ora passiamo ai forward, classicamente associati a goal, assist e divertimento, anche se le responsabilità nella propria zona contano.

Andiamo quindi a capire chi è meritevole di costituire la seconda linea tra i migliori rookie NHL della stagione trascorsa fino ad ora.

Menzione D’Onore: Yegor Sharangovich

Una delle sorprese di quest’anno: dalla Bielorussia, Sharangovich approfitta dei tanti infortuni che attanagliano il roster di New Jersey ad inizio stagione per assicurarsi un posto in top 6, e sinceramente, nei primi game della ancora giovanissima nuova regular, il ragazzo brilla per velocità, tecnica e senso della posizione.

Una dinamo, Sharangovich va talmente veloce che non ti accorgi di una cosa importante: è un ragazzone di quasi un metro e novanta. Insomma, fa quello che ti aspetti da un’ala minuta pur essendo decisamente ben piazzato. Ora ridimensionato in un ruolo di third liner, appare comunque pedina di valore per Coach Ruff, in quanto impiegabile un po’ in tutte le situazioni.

La tecnica di tiro, la velocità, lo stick handling e l’energia messa da Yegor, combinata alla fisicità che può ulteriormente migliorare, lo rende una minaccia in contropiede 5-on-5 ma anche un elemento ideale per la Penalty Kill.

Sharangovich non ha una gavetta semplice: nasce e cresce sportivamente nella Dinamo Minsk della Bielorussia, partecipante alla KHL ma, sinceramente, mai rilevante quanto le franchigie Russe. In ogni caso, si fa notare, ma non abbastanza: per ben due volte non viene draftato da nessuna squadra, pur essendo eleggibile. Alla fine, nel 2018, NJ ci scommette sopra e lo seleziona con la 141esima scelta. Ora sta giocando in NHL e non sta sfigurando: 16 partite, continuità, 3 goal e 2 assist. E sinceramente, sembra ci sia margine per vedere di più.

Left Wing: Nils Hoglander

La prima scelta per la nostra second line è questo giovane, inaspettato forward Svedese in servizio a Vancouver. Hoglander viene scelto nel 2019 con il 40esimo pick, che segnala comunque il fatto di essere visto come un top prospect già a livello junior. Veloce, skill di ottimo livello, fisicamente da non sottovalutare (176 centimetri per ben 86 chili), è un giocatore estremamente offensivo, aggressivo e che non ha paura di tentare, e spesso di portare a termine, giocate spettacolari.

Lo Svedese attualmente figura in third line, ma si alterna diverse volte nella top 6 con altri giocatori di Coach Green. Non è il miglior difensore della squadra, questo è vero, ma Vancouver sta vivendo un periodo non facile, con una squadra che sulla carta doveva dominare nella divisione tutta canadese, ma che in realtà sta facendo molta fatica.

In ogni caso, ha già 26 game NHL in tasca: abbastanza per fare in modo che l’anno prossimo non venga più considerato matricola. E li ha egregiamente accompagnati con 10 punti, di cui 4 goal, in una Vancouver che comunque ha tanti forward più esperti e quotati.

Come dicevamo, sul lato difensivo c’è da migliorare, ma Hoglander mostra grande energia, e non è assolutamente pigro, spesso un difetto per i giocatori offensivi che non tornano e non si spendono per la difesa, aspettando invece di poter fare male in contropiede. Hoglander ci prova, ma deve raffinarsi nel metodo. Siamo sicuri che lo farà, e a quel punto nulla potrà fermarlo dal diventare una vera e propria minaccia two-way a tutto campo.

Right Wing: Philipp Kurashev

A destra, uno dei due “Gemelli Svizzeri” della Windy City, Philipp Kurashev. Del compagno di merende, ne parleremo nel prossimo articolo.
Kurashev arriva in America molto prima del suo draft, e cresce a livello junior nella lega del Quebec, òa QMJHL, raffinandosi direttamente in ghiaccio nord-americano.

Si fa notare e viene scelto, con la 120esima, nel 2018 proprio dai Blackhawks ed ora, dopo un ottimo periodo in AHL, arriva a destinazione.
L’anno scorso, in una stagione AHL ridotta a causa della piaga pandemica, Philipp si comporta bene tra gli adulti, con 19 punti in 36 partite. Chicago è affamata di giovani giocatori pronti al grande salto, e la chiamata non tarda ad arrivare. Philipp risponde: energia, tecnica, velocità. Un giocatore che nell’hockey moderno ha collocazione e che comunque ha ancora margine.

Dopo 22 partite, colleziona 9 punti, con 5 di essi goal, mostrando un certo feeling con la rete. Considerando il fatto che Kurashev gioca attualmente in second line, ma che per la prima parte di queste 22 gare ha giocato in third line, si può capire anche un plus minus non proprio incoraggiante. Similmente a Hoglander, Philipp dovrà preoccuparsi di raffinare la tecnica in difesa, il posizionamento, ma non manca la spinta che è elemento basilare e principio per migliorare.

Ricordiamo poi che a Chicago mancano i 3 centri titolari: Toews è un mistero. Dach è fuori per la stagione. Strome, pronto a tornare, ha comunque dovuto stare fuori dalla formazione per diverso tempo. Sicuramente non avere i centri titolari porta difficoltà, è sarà bello capire cosa questo ragazzo, e altri nella lineup Blackhawks, potrà fare una volta che quei tre torneranno operativi.

Center: Josh Norris

La scelta per il centro è Josh Norris di Ottawa. Di questi tre, è l’unico a figurare in maniera continuativa in una first line NHL, che già rappresenta dato di fatto della qualità del giocatore.

Arrivato come principale premio dell’ormai famoso trade che ha portato Erik Karlsson, forse il giocatore più forte che abbia mai giocato in casacca Senators, a quei San Jose Sharks che scelsero Norris diciannovesimo assoluto nel draft 2017, Norris è subito lanciato in trincea in una Ottawa in piena rinascita.

La carriera nel settore di sviluppo giovanile statunitense, quindi le esperienze ai World Juniors, al college e soprattutto in AHL hanno fatto vedere la qualità di Norris: l’anno scorso con Belville totalizza 61 punti in 56 partite, 31 dei quali goal. Insomma, la produzione nella lega minore c’è e porta Josh ad essere in lizza per una promozione in prima squadra, che meritatamente arriva.
Ottawa certo non è una squadra top, e questo può essere visto come un elemento “a doppio taglio” per il giocatore qui discusso.

Da una parte infatti, la totale rebuild che Ottawa sta portando avanti può essere vista come una fonte facile di grandi opportunità: Norris ha spazio, è il centro della first line con a fianco Tkachuk e Brown per la prima parte di stagione, e recentemente è stato invece messo al centro di una linea “all green” insieme ad altre due matricole, Tim Stutzle e Drake Batherson. È anche parte della seconda unità power play.

Per concludere, essere parte di un team in rebuild quando si è giovani e promettenti paga.
Ma dall’altro lato, le responsabilità spesso sono tante. Viene lanciato al debutto come first line center, cosa non da poco, e da un centro di prima linea ci si pretende molto, soprattutto in termini di produzione. Norris non è ancora pronto a far suo quel ruolo, ha bisogno di rodare, e lo si è visto.

In ogni caso, porta a casa 13 punti in 25 partite, 4 di questi goal. Un bottino per nulla male considerando che di partite ne mancano più della metà, in una stagione accorciata da 56.

Ci si aspetta maturazione, ma il potenziale per essere un top six per i Sens c’è, e sicuramente verrà fuori sempre di più anche nelle partite a venire.

Alla prossima concluderemo la nostra analisi sui rookie di questa stagione con la first line di forwards scelti in base alle loro performance fino ad ora.

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