Terzo tentativo per i Maple Leafs di diventare grandi e assaltare la gloria NHL!

Dall’avvento clamoroso di John Tavares a Toronto infatti, l’asticella delle pretese, sia nella fanbase ma soprattutto della dirigenza per mano di Kyle Dubas, ha raggiunto l’apice. Purtroppo, avere giovani di estrema qualità superiore alla media non da per scontato che a vincere siano loro, particolarmente in uno sport così violento e veloce, dove la scaltrezza nelle scelte da compiere supera eccome la bravura nell’intraprenderle.

Ed è così che nei due fallimenti antecedenti ad oggi ci si è trovati con eliminazioni (ormai classiche) drammatiche ai primi turni playoff e la consapevolezza di dover annettere ogni anno profili più attempati per sostituire prospetti futuri ma docili psicologicamente. Inoltre, tali stelle precoci, vanno sistemate a livello contrattuale nel momento che escono dagli accordi da rookie o quando c’è da discutere un’estensione, e il cap space prossimo allo zero da queste parti non permetteva mosse capienti!

Per tutto ciò le partenze dell’ultimo biennio dei canterani Kapanen, Johnson e Kadri fanno molto male, ma erano assolutamente obbligatorie! Il problema più che altro, da aggiungere all’ormai costante deficit nel lato destro della blu line, è che nel momento topico delle scorse stagioni, le tempeste degli epic fail hanno inondato un pò tutta la baracca, in primis le new entry d’esperienza, con Barrie non confermato e Jason Spezza a fare la spola fra bottom line e taxi squad!

Ecco dunque che adesso, fra i nuovi esperimenti del GM iper faccendiere, l’ennesimo tentativo di addizionare elementi con anni e anni di hockey sulle spalle per prestare soccorso alle stelline Matthews, Marner, Nylander e Rielly, i primi tre responsabili di una O-zone sempre al vertice in superiorità numerica e seconda in produzione solo a Lightning e Capitals l’ultima tornata, prende addirittura il volto di Joe Thornton e Wayne Simmonds, l’uno mito 41enne a caccia di titolo e l’altro two way player sui generis da 91 reti totali in power play, acquisiti per non allontanarsi dai diktat della casata, ma anche per portare stazza e potenza nel forechecking!

Le premesse per spiccare il volo ci sono tutte.

Difatti, ironia della sorte e discorso alquanto macabro da fare in piena pandemia, è tuttavia indubitabile che la ripartizione dei gironi in epoca Covid favorisca eccome il club di Keefe, il quale per arrivare nell’olimpo non dovrà più avventurarsi in impossibili matchup contro la ferocia Bruins o la classe di Tampa Bay, bensì qualificarsi fra le prime 4 della divisione tutta a foglia d’acero (la North) e poi vincere le due successive serie per sopraggiungere in Final Four con le migliori classificate dei restanti gruppi, bypassando vecchi e potenziali incontri ravvicinati con altre contendenti del calibro di Flyers, Capitals, Penguins, Hurricanes e le due newyorchesi.

Dire che questa è l’occasione della vita da non lasciarsi sfuggire non è eufemistico, anche perchè con l’expansion season 2022 si dovrebbe rientrare nell’infernale Eastern Conference, malgrado voci di una All-Canadian Division permanente siano all’ordine del giorno; è giusto altresì constatare che il core dei Leafs è fresco e pronto a competere ancora a lungo, cosa di cui non tutti si possono forgiare.

Le acquisizioni annuali poi, compensano indiscutibilmente le cessioni, e concedono all’head un roster profondo e adesso complementare sia nella qualità mantenutasi elevata che in tenuta agonistica, e l’età media in salita non consentirà più alcun tipo di scusanti su maturità, grinta e cattiveria latenti.

Oltre a Thornton e Simmonds, l’offense si avvarrà infatti pure del rientrante alla base d’origine Jimmy Vesey, nella sinistra di Tavares e Nylander, mentre il famigerato lato destro delle D-pair annovera il già citato TJ Brodie, che dopo i trascorsi di fianco al Norris winner Marc Giordano entra nella top con il two-way star Morgan Rielly, e soprattutto Zach Bogosian, pervenuto dopo la magistrale campagna vincente a Tampa, e qui ipoteticamente chioccia per i progressi di Travis Dermott. Inoltre, la combo Muzzin/Holl è stata certamente la più affidabile del vecchio torneo.

Le sicurezze nei lineup offensivi di Sheldon Keefe non dovrebbero invece esserci mai, a parte la separazione ovvia nelle first two line di Matthews e Tavares; a seconda delle partite infatti la presenza di “Jumbo Joe” spostato dal centro ai lati di Auston e Marner servirà ad impostare quel famoso puck movement mantra del coach e principale novità post Babcock, sfruttando inoltre l’icona ex Sharks nella magistrale abilità ad assistere sia in 5/5 che da pivot in pplay, mentre la risalita di Hyman in prima linea – specialmente ora con Thornton out per una costola fratturata – starebbe a significare un approccio verso momentum conservativi. Da non escludere poi la scheggia Ilya Mikheyev per assalti dinamici nelle Top Six assieme alle due superstar prima nominate.

Da Tavares si attende la consacrazione quale deus ex machina dell’intero plotone, mettendo cuore, anima e soprattutto mentalità vincente nelle close situation, ciò di cui la sua straordinaria carriera un pochino difetta. A livello tecnico nulla si può più controbbattere al campionissimo natio dell’Ontario, che dopo aver visto i suoi desideri reconditi divenire realtà un paio di stagioni or sono, ha poi coronato l’ulteriore sogno di prendere i galloni da capitano della franchigia che ama e per cui tifa dalla nascita! Lui e Matthews rappresentano l’incontrastato one-two punch in mezzo al ghiaccio dell’intero hockey, paritetici al tandem dei sogni di Pittsburgh.

L’assenza di Kadri, quella probabilmente più pesante per dinamicità, agonismo e score, viene oggi ovviata nelle intenzioni introducendo i veterani Thornton e Simmonds in linee differenti, per spartirsi le peculiarità dell’attuale center di Colorado per più shift.

Le performance iniziali al ribasso di Brodie fanno preoccupare, proprio perchè col suo innesto ci si augura di placare gli innumerevoli errori individuali difensivi, uniti ai giveaway delle forward e causa dello spofondo nelle statistiche di categoria e premature uscite di scena nelle gare clutch. E’ vero anche che se Dermott e Holl sono tuttora giovani, le prove del nove mancate cominciano però ad essere molteplici pure per loro, ragion per cui a questo punto premiare lo scalpitante Sandin non sarebbe male!

Da Andersen non si è invece ricevuto quello step ahead che tutti pronosticavano e che lo avrebbe portato alle vette estreme del ruolo, appaiandolo ai miti Price e Bobrovskij. Le sue continue amnesie iniziate lo scorso torneo e proseguite in corso d’opera, hanno forse spinto Dubas a non darne per scontata la permanenza nel 2021/22, quando il danesone sarà UFA: i due anni a 3.3M per Campbell, tra i più affidabili backup goalie, vogliono evidentemente dire qualcosa.

Con la lunghezza attuale della back end unit, le numerose alternative di valore e la tecnica nel muovere il disco lontano dallo slot, ripetere il 26° step per gol subiti e il 21° in penalty kill al 77% sarebbe un delitto di cui Keefe diverrebbe il primo responsabile, malgrado con lui in panca migliorie di settore rispetto all’era precedente si erano intraviste.

Parlando di futuro, non va poi dimenticata la presenza a roster di Nicholas Robertson, ora almeno un mese ai box per acciacchi al ginocchio, già notato nel qualifying round e reduce da 55 gol in 46 gare da Ontario Hockey League.

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