Se tre indizi fanno una prova possiamo esordire dicendo che Barry Trotz è per distacco il miglior allenatore NHL.

Vincere una Stanley Cup a Washington è stato il suggello di carriera, ottenuta però grazie a un roster corazzata; ripartire dopo un annus horribilis e senza il miglior giocatore a New York, iniziando invece a convincere e rivedere la luce, sfruttando l’orgoglio dei superstiti, ha costituito il mantra dello scorso anno, concluso con le shockanti migliorie in difesa, spesso spada di Damocle in questi lidi, dando tuttavia a vedere lacune tecniche specialmente in power play.

Oggi le chiacchiere stanno invece a zero, gli Islanders sono contender a tutti gli effetti, affrontano bene qualunque fase di gioco, senza panico e ansia sotto nel punteggio, mantenendo il vantaggio con feroci checking line, partendo aggressivi in ciascun incontro e provando a sbloccare sempre la partita coi numerosi play creator adesso in fiducia grazie al loro boss, ogni componente sul ghiaccio ha personalità giusta per effettuare scelte responsabili, allungando perciò il roster ad almeno 8/9 uomini top e, udite udite, si comincia pure a segnare in superiorità numerica: il merito è gran parte del coach, coadiuvato ovviamente da un vecchio marpione quale Lou Lamoriello!

Trotz si ritrova fra le mani uno splendido giocattolo, da lui ricostruito mentalmente facendo tabula rasa, che dopo aver puntato per tutto il 2018/19 sulla pressione delle D-Pair ed aggressività e velocità verso gli avversari, generando molti turnover rispetto che a sviluppare nuovi schemi offensivi, ha adesso in Barzal la stella planetaria liberatasi del fardello Tavares, pronto a dirigere un attacco ora difficilissimo da stoppare, dove notevoli si possono definire le performance del sempre costante Bailey, magico assist man pregno di hockey sense, del solido Nelson, Eberle e capitan Lee, gente che unisce classe, abilità e furbizia a ridosso dello slot, ad una cattiveria nel forecheck e takeaway vista di rado e seconda a nessuno.

Inoltre Beauviller è prossimo ad elevarsi fino a vette estreme, lui assieme a Barzal freccia sulla quale costruire un’egemonia decennale, aspettando per di più i top prospect Dobson, Aho e Otto Koivula.

Infine Pageau si sta rivelando il miglior acquisto da deadline, sotto traccia rispetto ai vari Coleman, Zucker, Marleau e Kovalchuk, ma qui perfetto per i diktat dell’head a fianco del veterano Komarov o alto a sinistra nella first PP unit!

Il risultato di questa lunga premessa è che New York si trova in lizza per il trionfo finale, dopo aver strapazzato una super offense come Florida nel qualifying round, gli stessi Capitals al primo turno – diabolica vendetta dell’allenatore per un sacrosanto e mancato accordo salariale – ed è pienamente in corsa coi Flyers, umiliati fra l’altro con lo shut out di gara 1!

Magari è stata proprio la nuova formula playoff a dare stima agli Isles, impegnati nel preliminare anziché in un round robin servito solamente a mascherare i reali valori sul ghiaccio, come visto dalle performance al ribasso di Bruins e Lightning, esplosi poi e adesso favoriti nelle odds, nonostante l’abbandono di Rask e l’assenza di Stamkos.

Il quarto step per goal a partita in questa particolare postseason è finora un risultato eccellente, perché ottenuto tirando meno di 29 volte per game, e le 7 realizzazioni in power play al 16% sono un dato appunto in crescita!

Pelech, Pulock, Devon Toews, Mayfield, Leddy e lo stoico Andy Greene (eroe contro Phila) sono i pupilli di Trotz e le tre combo difensive al solito affidabili nel limitare gli shots avversi, in attesa di recuperare anche Boychuk, aiutate dalle quattro linee d’attacco a chiudere varchi avanti a Varlamov, e meritevoli di una spaventosa average a 1.73 rete per gara.

Il goalie, vecchio pallino di Lamoriello, unico ma essenziale arrivo da offseason e prodigioso grazie al lavoro del miglior coaching staff di categoria (Mitch Korn e Piero Greco), sta facendo la differenza – se si esclude la seconda partita contro Philadelphia – senza pause e turnover, con 7 W e una SV a .934!

Lo shock di Dallas sugli Avalanche nelle prime due gare di quarti di finale e il controllo che Boston e Vegas sembravano avere verso Tampa Bay e Vancouver, delineavano un quadro ben preciso sul proseguo di questo 24-team format, ma la strada per ognuno, NY in primis, si è al contrario scoperta lunga e tortuosa.

L’unica certezza è che Barry Trotz e gli Isles sono ormai in cima all’hockey mondiale e qualunque discorso futuristico sul titolo di Stanley Cup non potrà ometterli!

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