Nella Grande Mela sponda Rangers un giustificato entusiasmo caratterizza l’inizio della nuova stagione, nonostante precoci alti e bassi portino con se anche dubbi e perplessità.

Il materiale sul quale costruire qualcosa di imponente e soprattutto duraturo però, c’è eccome! L’ampio distacco dall’ultimo spot per la vecchia postseason, rappresenta infatti un punto bassissimo dal quale ripartire e che perciò dovrebbe lasciare i passionali tifosi newyorchesi pazienti di fronte a un’eventuale assenza pure dai prossimi playoff.

Il nome che fa sognare è quello di Artemi Panarin, giunto per 7 anni a 82 milioni in free agency, per merito del quale ognuno sarà spronato a dare qualcosa in più e verrà invaso da miglioramenti assicurati (parole di David Quinn). E’ reduce dal career-high di 87 punti in 79 match più 11 nelle 10 di playoff.

Con lui l’altro importante innesto dal draft è quello del finlandese Kaapo Kakko (2nda pick generale), 22 gol in 45 incontri di TPS Liiga, ovvero sia il massimo per un 18enne nella storia di tale campionato, nonché attore protagonista nel 2018 IIHF under18 World Championship e 2019 IIHF World e Junior Championship!

Mandato in trade a luglio verso Buffalo Jimmy Vesey, per un terzo giro 2021.

Pavel Buchnevich – rinnovato a 6,5M biennali – è forse la vera sensazione di inizio stagione e sembra finalmente esploso dopo la cocente delusione dello scorso anno, invischiato anch’egli nell’apatia generale, uscendo dai radar delle top line! Oggi invece, attendendo la futura consacrazione, l’ovvio assestamento e le preventivate iniziali difficoltà di Kakko, Quinn sta puntando forte su di lui nel lato destro di una linea sulla carta indifendibile, con Zibanejad (hat trick contro Ottawa) e Panarin nel lato opposto.

Lo stesso Vitali Kravtsov, nona scelta assoluta 2018, eccellente speed on the rush e jolly offensivo, è stato momentaneamente spedito in KHL, dopo un assist in 5 match di American Hockey League, pronto però a rientrare in qualunque momento.

Chi invece sta cogliendo l’occasione è Libor Hajek, 21enne difensore che chiuse a marzo il torneo precedente per infortunio alla spalla, dopo un gol in 5 presenze da big league e 5 assist ad Hartford (AHL).

Il ceco ala destra, ancora 24enne, rappresenta una risorsa inaspettata per come si sta muovendo sul ghiaccio, chiamato in causa per quasi 18 minuti a match, tra gli scoring leader assieme ai compagni di tridente e punto di riferimento in superiorità numerica. Per aumentare le statistiche offensive, oggi a metà graduatoria 5-5 e sotto stima in power play, e generare maggior hype nelle altre forwards formations, viene spesso spostato con Panarin nella linea di Ryan Strome, inviando il rookie finlandese e il vecchio Chris Kreider in prima con Zibanejad, lasciando nelle bottom il sempre arcigno Lemieux (re-firmato), Howden, Andersson, Smith e i nuovi free agent Greg McKegg e Michael Haley.

Anche nella prima unità in vantaggio uomini l’altro grande acquisto, Jacob Trouba (56 milioni per 8 anni da Winnipeg), è sovente rimpiazzato da Tony DeAngelo (rinnovato annualmente), giocandosi così il quarterback spot in second unit con Adam Fox, prelevato da Carolina ma prodigio debuttante e proveniente dal campionato universitario. Pure nei defensive pairings l’ex Jets – comunque sempre tra i più prolifici – lascia momentaneamente la top DL al rookie, assieme a Marc Staal, accoppiandosi in seconda con Hajek.

E’ proprio la retroguardia a tinte Rangers che sta lasciando insoddisfatti, privatasi per sostenere i nuovi innesti e fare spazio salariale di Neal Pionk (Winnipeg), Kevin Shattenkirk (Tampa) e Fredrik Claesson (UFA non esteso), con gli ultimi posti nei gol e tiri subiti, che mettono l’icona Lundqvist e l’ottimo Georgiev in costante affanno. Finora al cospetto di team veloci e qualitativi le imbarcate sono state epiche, dando l’impressione di non riuscire a stare al passo dei vari Bergeron, Kucherov, Marchand, Oshie, Ovechkin, Draisaitl, Palmieri e McDavid.

Dignitose le penalty killing lines, grazie agli stessi Trouba e Strome, che insieme fra gli altri ad Anderson, Jesper Fast e Brady Skjei mantengono il gruppo a galla.

La Eastern Conference è una giungla feroce e difficile da scalare; per raggiungere o avvicinare quota 90/95 e sperare di proseguire la corsa bisogna superare le carenze di inizio stagione, trovare cioè alternative offensive e ripristinare solidità davanti allo slot.

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