Tra i club più attivi nella free agency, impegnati in discussioni riguardo probabili rinnovi o cessioni anche eccellenti all’interno del proprio roster e con un Draft molto indicativo su cambiamenti tattici futuri, troviamo per la prima volta dopo lungo tempo i Pittsburgh Penguins!

L’inimmaginabile sweep subito dagli Islanders nel primo turno playoff ha acceso la spia del malumore all’interno della società, che dal giorno immediatamente successivo si è riunita a discutere il motivo di simile debacle.

La stagione regolare ha vissuto di poca costanza da parte dei leader; tutto ciò non preoccupava vista la storica capacità di uomini vincenti e con una classe superiore alla media di “abbassare la saracinesca” nei momenti che contano ed iniziare a macinare gioco, superando ogni tipo di ostacolo fino ai trionfi finali.

Le differenze con la vecchia offseason sono notevoli.

Lì si era reduci da una cocente ma onorevole eliminazione ai playoff con gli arcinemici di Washington, ma la fiducia che la dinastia fosse ancora intatta e presente c’era eccome. Il three-peat sarebbe stato il suggello a quello che è stato o è ancora (?) uno dei grandi regni nella storia dello sport! Crosby, Malkin, Kessel, Guentzel e Letang rappresentavano ancora l’eccellenza e lo zoccolo duro dal quale ripartire più forte di prima, con Rust, Hornqvist e Brassard eccellenti coprotagonisti e Murray tra le sorprese positive delle due ultime Stanley Cup conquistate. Poco pesavano difesa e penalty kill zoppicanti.

Ora non è la stessa cosa e se prima i malcontenti da primadonna di qualche star venivano accettati, come il vecchio Phil deluso di emigrare spesso in terza linea, oggi i diktat della proprietà per bocca di Rutherford sono di ricostruire qualcosa di “nuovo e brillante” attorno al Kid e Geno, che se ne dica ancora la più forte combinazione di centri NHL e il primo (opinione personale) sempre il “best in hockey”!! La stessa conferma del prodigio russo fino a qualche settimana fa non era così certa ma nel momento in cui scriviamo la paura di non vederlo più in Pennsylvania sembra svanita.

E’ proprio il paffuto trentunenne del Wisconsin il primo big sacrifice del vecchio squadrone per tentare di smuovere le acque: lui, assieme al prospetto Dane Birks e una scelta al quarto giro 2021 se ne vanno nell’arido deserto dell’Arizona in cambio di Galchenyuk e il D-man Pierre-Olivier Joseph!

Ci asteniamo dai giudizi, ma non possiamo non far notare come il nuovo arrivo ex Habs, oltre a ringiovanire la rosa, accrescerà vitalità e velocità nelle linee e magari porterà nuovi stimoli, ma regredire a un peso per gli altri un veterano capace di cambiare squadra e compagni d’attacco senza mai scendere dai 24 assist e 52 punti negli ultimi 11 anni di carriera, sia a Boston che a Toronto e Pittsburgh, ci sembra un tantino esagerato!

In precedenza era stato il turno di Olli Maatta, passato a Chicago in cambio di Dominik Kahun e una pick al quinto giro del Draft. La promessa ventiquattrenne, mai esploso come pattinatore veloce da moving puck e scorer, passa nella windy city per mettere la sua abilità difensiva al servizio delle unit Blackhawks, lui che può vantare ben 116 blocked shots nel 2019.

Anche l’ala/centro mancino ceco ha un po’ deluso, nonostante ad inizio regular season fosse messo in cima alle preferenze del vecchio coach, tanto da rilevare nel roster Ejdsell e Sikura.

L’arrivo di Brandon Tanev, free agent per 3.5M in 6 anni, non convince invece molto i critici e gli analisti qui in zona, se non altro perché offerti a un 27enne, e riporta alla memoria quel che Jim Rutherford fece lo scorso anno con Jack Johnson. Ha però effettuato 278 hits (3° NHL) e 81 Blk (3° tra le ali); sarà utile nel penalty kill.

Nuovamente firmati Zach Trotman e Kevin Czuczman per un contratto di due anni, con un valore annuo medio di 700.000$!

Potrebbero essere finiti qui i movimenti dato che Pittsburgh non ha molti asset o spazio salariale, anche alla luce degli 81.5M (dai 79.5) di tetto più basso del previsto e i 60.2 di lower limit comunicati dalla NHL in coda al Draft. Lo stesso executive ha dichiarato come più che gli innesti sarà decisivo il prossimo training camp, dato che di “players to win” la squadra trabocca.

Altra novità è stata quella di poter contare dopo un lungo periodo sulla scelta al primo giro del Draft e non è passato inosservato il fatto che alla fine di Sabato 22 Giugno ben 4 ali – Poulin (numero 21), Legare (74), Caufield (145), Puustinen (203) – siano state aggiunte al prospect pool, assieme al difensore Santri Airola (211).

Quel che risalta di questi ragazzi è la stazza enorme che probabilmente rimanda ad una nuova strategia, intenta a puntare più sulla fisicità che sulla velocità e abilità tecnica, i due mantra coi quali si è costruito l’impero. Non si possono d’altronde ignorare le evoluzioni del gioco che hanno portato, fra l’altro, due squadre forti e rocciose come Blues e Bruins a contendersi la Stanley Cup.

Tra i giovanissimi si attendono miglioramenti entro il 2022 da Bjorkqvist e dal top defensive prospect Calen Addison, mentre Adam Johnson non ha potuto farsi notare nelle poche apparizioni in big league (6 partite e 2 assist).

Innovare e cambiare qualcosa per permettere ancora a Crosby e Malkin di alzare il trofeo è lo scopo delle stanze di comando qui a Pittsburgh: le mosse fin qui adoperate almeno danno l’idea di come non si rimanga in attesa degli eventi ma si cerchi di movimentare l’ambiente.

Certo gli esempi del passato mettono un po’ di malumore e lasciano per la prima volta in tanti anni un senso dubbioso sulla possibilità che una grandiosa dinastia sia prossima a decadere. I playoff del 2009 furono il cambio della guardia tra Penguins e i Red Wings di Pavel Datsyuk, campione in carica, che insieme al giovane Zetterberg non ebbe poi più la possibilità di assaltare la coppa, vedendo oggi regredita ed in erosione una delle più celebri e forti squadre degli ultimi decenni.

Diverso il discorso su Anaheim, che ad un numero sostanzioso di star veterane (Selanne, Pronger, Niedermayer e McDonald) affiancò delle giovani leve dal futuro luccicante come Corey Perry, Chris Kunitz e Ryan Getzlaff: ebbene, nonostante ciò, anch’essi non sono riusciti a mantenere stabile e costante la propria legacy, scomparendo in pratica dai radar di Lord Stanley. Tornando ancora più addietro rimembriamo come pure Islanders e Oilers, imbattibili negli anni 80, siano stati incapaci di ricostruire un regno istantaneo.

Chiunque segue la NHL da qualche lustro si auspica che due trai più grandi giocatori di sempre abbiano ancora la possibilità di giocare per vincere il campionato. In uno sport sempre più fisico e robotico, lunga vita a magici campioni dalla inarrivabile classe sopraffina.

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