Le ultimissime piazze in classifica a Gennaio e la vittoria più bella nella magica notte di mercoledì al TD Garden di Boston, trionfando in trasferta, come logico che fosse viste le statistiche recenti on the road: sono queste le due iperboli della stagione ante litteram compiuta dai Blues, vincitori per la prima volta della Stanley Cup!!

Le 32 parate di Binnington, gli assist e la classe di Tarasenko e Schwartz e i gol di O’Reilly, Pietrangelo, Schenn e Sanford sono il riassunto di una gara 7 che racchiude in pratica ciò che avvenuto durante quell’arco temporale accennato pocanzi.

Un rookie esordiente (classe 93) che ha rinvigorito una già forte retroguardia, battendo record su record in regular season ma dando prova della sua grandezza in match che contano, ha dimostrato come la paura ad affrontare “puck che scottano” in partite della vita contro avversari offensivi formidabili (i Big three dei Bruins) sia sconosciuta per lui.

Rimanere all’ultimo round quasi imbattuto ha del miracoloso, i suoi strepitosi interventi fra gli altri su Marchand, Kuraly, Johansson e Nordstrom resteranno negli annali. Un ragazzo che alla sua prima apparizione ai playoff vanta un record di 16 W: siamo pronti a scommettere che ci vorranno decenni per raggiungere questo primato!

Vederlo travolto e quasi soffocato dall’affetto dei suoi più maturi compagni a fine incontro ci ha veramente emozionato; tra le meravigliose novità che ha lasciato questa stagione c’è senza dubbio la nascita di una stella dal futuro dominante.

Il capitano, commosso come un bimbo nell’abbracciare il trofeo, rappresenta una difesa formidabile come tecnica, qualità – il backhand gol del 2-0 ne è la riprova – e ferocia nel recupero disco. Una mentalità tramandata ai colleghi di reparto utile per ottenere performance eccellenti anche nel penalty kill, più volte loro punto di forza in tutta l’annata ma ancor di più in postseason, basilare nel fermare l’attacco in superiorità numerica di Boston, di gran lunga il migliore in NHL! La difesa in stagione regolare è stata per lunghi periodi seconda solo agli Islanders e nella fase conclusiva si è fatta notare per i pochi tiri concessi (meno di 29).

Ryan, storicamente fenomenale nell’ingaggio e giunto in Missouri assieme a Tyler Bozak (ottimo il suo bilancio) nelle trade con Buffalo, ha trovato dopo l’iniziale periodo di assestamento la giusta dimensione, acquisendo coi compagni di reparto un feeling intimistico, come ha poi rimarcato davanti ai microfoni di NHL.tv!

Insieme a Tarasenko, recentemente divenuto padre per la terza volta, rappresenta l’eccellenza nelle due prime linee e probabilmente è stato il loro supporto al top nelle sette sfide di Finals la causa della vittoria conclusiva. Difatti quel che spesso è mancato ai Blues è stato vedere i loro due giocatori di punta performare a livello eccelso contemporaneamente.

Il ventottenne di Clinton dopo tre quarti favolosi di regular season si era un po’ seduto mentre il russo ha fatto spesso vedere in carriera dei periodi di discontinuità che se limati ne farebbero sicuramente una stella al pari di Oveckhin, Kane o Taylor Hall!

I due hanno concluso la postseason con ben 40 punti combinati ed O’Reilly ha soprattutto trovato da queste parti la completa consacrazione come uno dei più forti centerman, non facendo rimpiangere la partenza di Stastny e Berglund. Lui e un altro “discreto” giocatore come Marc Messier sono gli unici a poter vantare una striscia a punti consecutiva (6) nella serie finale. Il Conn Smythe Trophy è il giusto riconoscimento per un giocatore affermatosi all’età della maturità e per il quale noi ci eravamo anche spinti a considerarlo contender per l’Hart Memorial!

Schenn e Sanford rappresentano la bontà e la lunghezza offensiva di un roster che fa paura, con Perron e Maroon decisivi nelle clutch performance (3 punti e 18 hit il primo, 9 tiri e 8 colpi il secondo).

Con grande felicità ci sentiamo di dare la menzione d’onore a Jaden Schwartz, da sempre acciaccato e reduce da terribili infortuni, che si è rivelato un attaccante straordinario chiudendo come leader di gruppo per gol segnati, ben 12!

Bada bene, c’è da sorprendersi fino a un certo punto visti i movimenti in entrata degli ultimi anni che hanno perciò portato ad un total cap gonfio ed occupato ad inizio torneo. La rosa era ambiziosa e ricca di talenti ma soprattutto la qualificazione in postseason pareva un obiettivo raggiungibile secondo Doug Armstrong che quindi, dopo il bad start, è stato obbligato dalla proprietà a virare su Craig Berube come coach ad interim al posto dello sfortunato Mike Yeo.

Un allenatore messo lì per caso quasi come traghettatore, che riporta però sulla retta via i suoi ragazzi sulle note di “Gloria” di Laura Branigan alzando la coppa più prestigiosa, è la prima di una serie di “anomalie” e pazzesche sorprese che hanno portato St Louis all’inimmaginabile exploit.

I Blues sono arrivati alle Stanley Cup Finals dopo aver conquistato un tabellone terribile e difficile, sopravvivendo a lunghe battaglie contro franchigie forti ma dallo stile diverso l’una dall’altra. Diciannove sfide per avere la meglio di Winnipeg, sulla carta la più completa, degli Stars e la loro forza difensiva ed infine del dream team offensivo di San Josè, superando anche la probabile ingiustizia di un gol col guanto di Timo Meier.

Hanno così fatto vedere al mondo intero di che pasta sono fatti, nonostante una serie di fattori negativi che più di una volta li hanno portati sotto a un baratro e vicini all’eliminazione: recuperato il doppio fattore campo usurpato ai Jets con un drammatico overtime, si sono rifatti vincendo 4-2, sotto di una partita e prossimi all’addio contro gli Stars hanno regnato all’American Airlines prima di batterli in casa alla bella in OT e contro i californiani sono riusciti a controllarli dominando senza storia le ultime due partite.

L’equilibrio della contesa contro Boston è stato spaventoso: una vittoria a testa fino a gara 5, un sussulto di Pietrangelo e compagni per arrivare al doppio match point (e ad un 72% di probabilità di trionfo), la solita forza mentale dei Bruins a recuperare, per finire col dominio Blues di mercoledì! Una successione di emozioni infinite dove l’inerzia andava da una parte all’altra senza sosta e dove Boston la faceva da padrone nei primi dieci minuti, con feroci attacchi nello slot di Binnington e St Louis ad uscire fuori alla distanza.

Decisivi a turno sono stati i due goalie, col gioiellino Jordan e il mitico Rask a stoppare a turno le avance avversarie.

Concludiamo con un po’ di considerazioni e statistiche su questi playoff, che verranno ricordati come i più pazzi degli ultimi decenni. E’ stata infatti la prima volta nella quale tutte le vincitrici delle quattro division sono state eliminate al primo turno: una serie di upset imprevisti e clamorosi tra i quali risalta ovviamente lo sweep perpetrato dai Blue Jackets ai Lightning.

Nel secondo round sono giunti ben tre club su otto a non aver mai vinto la Stanley Cup (Columbus, San Jose e proprio i Blues) e quattro a mantenere di questa coppa ricordi sbiaditi (Hurricanes 2006, Avalanche 2001, Stars 1999 e Isles 1983). L’ultima epocale sorpresa, cioè inserire nel prestigioso albo d’oro la squadra del Missouri, speranzosa dal 1967/68, è avvenuta nella gara 7 al Garden, con Sabres e Canucks, seconde per vecchiaia con 49 anni ad aspettare, che entrano ora come le prossime in lista d’attesa.

Boston è il club che ha perso più finali tra tutti (14). Tra i primati e le curiosità di questa folle postseason non possono mancare quelli relativi alla media sul prezzo dei biglietti per assistere a gara 7, arrivati a 3.600$, col ticket più economico da 1.500 fino a quello astronomico di 10.000! Solamente il Super Bowl tra Patriots e Rams di qualche mese fa ha fatto registrare cifre maggiori, per quanto riguarda “finalissime” con team di Boston presenti. In più il maggior numero di hit in media a partita playoff (più di 57) e nelle sette di Stanley Cup (più di 74).

Il road team ha inoltre vinto la coppa in gara sette per la quarta volta e i Blues hanno concluso 10-3 il proprio record in trasferta; sono il settimo club di sempre, primo dal 2000, ad aver vinto tre volte fuori casa l’ultima serie e in tutte queste circostanze si è alzato il trofeo.

Sempre su questo argomento la compagine di Berube ha raggiunto il primato per vittorie lontano la propria arena in una singola postseason ed è la quarta – prima in 30 anni – a fare l’impresa senza avere in roster nessun vincitore del trofeo!

Onore dunque ad una squadra che ha riscritto i libri di storia dell’hockey, portando in Missouri la prima Stanley Cup!!

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