L’ultimo posto della Central Division dopo un quarto di stagione regolare lasciava presagire un fallimento epocale dalle parti di St. Louis, anche alla luce degli investimenti ed obiettivi che dal 2017 ad oggi hanno comportato dalle parti del Missouri un total cap superiore a 80M di dollari.

Per carità, in questo sport serie positive o negative sono all’ordine del giorno e frutto anche di buona o cattiva sorte; infatti nel periodo sopracitato le medie erano a metà della classifica sia per gol fatti che subiti e l’ex team di Mike Yeo – esonerato da Doug Armstron per questo cattivo inizio di stagione – avrebbe meritato di sostare in zone più nobili della Western Conference.

Ricordiamo benissimo come in quei momenti il GM fosse investito da critiche, il roster da gossip di trade e l’allenatore ad interim Craig Berube doveva ancora decifrare i motivi di simili debacle. Quel che successo dopo è ormai storia, la Central viene oggi vista come conquista, Jets e Predators sono nel mirino, la squadra è finalmente esplosa, il nuovo coach ha dimostrato pugno nel ricompattare il club, la zona wild card è a distanza di sicurezza e tra le ceneri è anche sbocciato un diamante grezzo a difesa della porta: Jordan Binnington.

L’esordiente classe 1993, un altro rookie goalie di quest’anno, sta letteralmente dettando legge dal suo debutto a Philadelphia! Nelle sue prime 15 partenze in carriera ha strabiliato col record di 13-1-1, gol subiti attorno a 1.50, percentuali limitrofe al .950, 3 shutouts e 9 vittorie filate.

Il suo impatto ha senza dubbio contribuito a pareggiare, da parte dei compagni, la striscia di 11 W consecutive, vecchio primato di franchigia. La sua esplosione è derivata dall’incapacità del talentuoso ma discontinuo Allen di rivestire il ruolo di portiere a tempo pieno e dalla cessione a Buffalo di Carter Hutton.

Il nuovo arrivo sembra aver giovato anche all’ormai esperto Jake, che da quando si è ritrovato backup se l’è cavata egregiamente, a parte le imbarcate con Boston e Carolina, ottenendo 4 vittorie e lasciando due volte a secco gli avversari.

Durante la famosa streak 3.90 reti a partita realizzate, 1.45 quelle subite, 4 shutouts, scalpi eccellenti fra i quali Tampa, Toronto, Nashville due volte e migliori percentuali negli special team. La già robusta retroguardia è passata da un .906 Sv (27°) sotto Yeo ad un .942 di inizio 2019 nelle percentuali 5-on-5 con Berube, secondi solo dietro agli Islanders!!

Questo grazie ad un’ inversione di marcia netta che ha permesso alla D-Zone di fortificare la propria area con un maggior gap control attorno alla red line e miglior copertura nella neutral zone. Da qui una drammatica riduzione sia delle occasioni facili da fronteggiare per i loro goalies – come si evince dal secondo posto per tiri a ridosso dello slot (dietro agli Wild) – che quella sugli shots subiti per game, passata dai 30.8 col vecchio allenatore all’attuale 28.7 che pone i Blues terzi nella categoria subito dopo Hurricanes e Sharks.

A fare la differenza, a nostro parere, è stato un miglioramento ossessivo nel forecheck, mai così tenace come in questo periodo, unito ad uno stile di gioco e di pensiero all round (ovvero in tutte e due le fasi) più veloce rispetto al ciclo pre natalizio.

Recentemente però, dalla vittoria casalinga contro i Maple Leafs, l’ultima della striscia vincente, abbiamo ricominciato a vedere dei difetti proprio da questo punto di vista (l’aggressività), che unito a discontinuità e deconcentrazione hanno leggermente fatto sfumare quanto di buono visto durante il “perfect time” che va dalla trasferta di Anaheim fino a quella di Minnesota.

Un momentum inaspettato fino a un certo punto dato che, come detto all’inizio, lungo il Mississipi le ambizioni erano elevate ad inizio stagione! Il campionato appena trascorso aveva infatti lasciato l’amaro in bocca per una qualificazione ai playoff sfuggita sul più bello, dopo che a dicembre Tarasenko e compagni rappresentavano la vera sensazione NHL, appaiati ai Lightning nella vetta dell’intera lega.

Il singolo punto col quale Colorado soffiò i sogni primaverili dei Blues ha convinto la dirigenza a pigiare sull’acceleratore tentando di migliorare i vecchi difetti, in particolar modo nel power play, spesso inceppato, con l’acquisizione di due “pezzi da 90” come O’Reilly – fenomenale all’ingaggio – e Tyler Bozak.

I due centri hanno accresciuto esponenzialmente il livello qualitativo di un attacco mai banale, grazie alle strepitose stagioni giocate da Brayden Schenn e Alex Pietrangelo, ottimi ancora oggi col difensore/capitano in progressione durante il periodo d’oro, proprio come Ryan, l’ex Buffalo oggi ventottenne e splendido atleta, che ha trovato da queste parti la sua completa consacrazione come uno dei più forti centerman NHL e prossimo a quota 70 punti, massimo di una lunga e onorevole carriera. Il suo arrivo ha sopperito alla partenza di Stastny e Berglund e nessuno deve scandalizzarsi se qualche rumors lo pone come contender per l’Hart Trophy!

David Perron, uno degli eroi di Vegas 2017, fermato solo di fronte a un upper body injury (35 pts su 45 match comunque) e Patrick Maroon completano gli acquisti di livello che hanno migliorato le statistiche offensive negli special team, passando dalla 30° piazza del 2017 alla 16° di oggi.

Rispetto al passato segnaliamo con piacere la ripresa dal terribile infortunio di Jaden Schwartz, uno dei motivi fondamentali per passare dal declino a stagione in corso dell’anno passato alle ottime prestazioni odierne.

Ovviamente l’ago della bilancia della offensive zone è Vladimir Tarasenko (adesso out per almeno 10 giorni), un giocatore che se trovasse la continuità potrebbe spostare gli equilibri di ogni partita. Infatti il grande gennaio dei Blues coincide fatalmente col miglior periodo della sua stagione, dove ha performato la bellezza di 10 gol e 12 assist, un incredibile plus 12, 5 punti in power play e 4 game winning goal.

Se in avanti questi talentuosi elementi si mantenessero ai massimi livelli St. Louis potrebbe rappresentare in postseason una delle mine vaganti della Western, conference forse meno qualitativa dell’Est, ma più propensa a “scoprire” e tirar fuori sorprese dal nulla (vedere i Knights).

Lo diciamo perché la difesa, come detto in precedenza e nonostante il pessimo inizio, si mantiene sempre tra le migliori 6/7 come in passato, grazie all’ottimo mix tra giocatori estrosi e solidi prospetti in grado di fare male in avanti!! Parliamo di Dunn, Parayko, Bouwmeester, Edmundson, Bortuzzo oltre naturalmente al leader Pietrangelo.

La postseason sembra ormai una conquista effettuata, anche se Sharks, Jets, Predators e Vegas a nostro avviso pare abbiano ancora un qualcosa in più difficilmente eguagliabile: ci riferiamo più che a tecnica e qualità alla cattiveria e costanza in ogni prestazione che conta.

Da queste parti però, grazie ad una rimonta impensabile, si è acquisita una gioia e un’unione di gruppo mai viste prima che rimarrebbero intatte anche in caso di sconfitta ai playoff.

La voce di Laura Branigan e “Gloria” nella locker room echeggeranno fino all’ultima partita della stagione, sia che si vinca che si perda.

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