L’eroe che non ti aspetti, 4 gare per decidere chi, contro Nashville, solleverà la coppa più bella del mondo, la Stanley Cup. Chris Kunitz da veterano la decide con un gol dopo un doppio overtime, ma sarebbe riduttivo fermare a lui una storia di finale di Conference molto emozionante.

Pittsburgh @ Ottawa gara 4 (1-2)

Il vulcanico Sullivan ed il suo assistente Tocchet trovano il modo di scalfire la difesa di Ottawa, nonostante i continui cambi in line up dovuti ad infortuni

Spalle al muro e incerottati, i Penguins fanno il bis in terra canadese per riaprire i giochi. Dopo la disastrosa gara 3 c’è la panchina per Marc-Andre Fleury, al suo posto l’eroe del 2016 Matt Murray.

I primi a mettere pressione al giovane portiere sono Hoffman e Stalberg ma Murray risponde bene, così come Ryan e Brassard provano a superarlo senza successo.

Pittsburgh impiega un po’ per rispondere al fuoco, le ripartenze sono sempre pericolose, sopratutto se iniziano con Sidney Crosby. La sua presenza galvanizza la sorpresa di questi playoff, Jake Guentzel, assist perfetto per Olli Maatta che trova l’angolo impossibile per battere Anderson a 46 secondi dalla fine del primo periodo.

La seconda frazione di gara si apre con Pittsburgh all’attacco. Dopo 6 minuti di gioco sciocchezza di Pageau su Crosby che regala il power play agli ospiti, con vendetta del numero 87 che in coabitazione con Stalberg riesce a depositare il disco in rete dopo più tentativi davanti al goalie.

Serve anche un briciolo di fortuna per andare avanti, Brian Dumoulin tira il puck per Malkin ma nella traiettoria il disco colpisce il pattino di Phaneuf e si deposita alle spalle di Anderson, 3-0 e vittoria in cassaforte.

Il gran cuore di Ottawa però non smette di battere, scivola Hainsey su un indiavolato Bobby Ryan, assist al centro per Clarke MacArthur e disco sotto la traversa, 3-1.

Il periodo finale sul 3-1 vede l’assalto di Ottawa con le ripartenze dei Penguins. Su una di queste parte tutto solo Phil Kessel ma il giocatore è ipnotizzato da Craig Anderson.

I Senators riaprono una partita quasi chiusa con Tom Pyatt che si trova nella traiettoria del tiro di Erik Karlsson, dando ulteriori speranze di recupero per l’arena di casa.

Il 3-2 però arriva troppo tardi, Pittsburgh per due volte in partita mette troppi giocatori sul ghiaccio regalando due power play a Ottawa, l’ultimo a 30 secondi dalla fine, resistendo con i denti all’assalto canadese e riportando la serie in parità.

Ottawa @ Pittsburgh gara 5 (2-2)

Olli Maatta festeggia il goal del vantaggio in una gara dominata dai Penguins

Ripresa la serie per i Penguins è tempo di dare una scossa ai Senators. La gara in Pennsylvania è un autentico Mortirolo per la squadra canadese, che ci capisce ben poco e trova una serata negativa.

La partita si sblocca dopo otto minuti con un gran tiro di Olli Maatta che dalla distanza supera Anderson. Ottawa fa l’errore di lasciare il power play a Pittsburgh e con l’artiglieria che si ritrovano i padroni di casa sono letali.

Malkin apre per Daley, tiro e deviazione di Crosby con Anderson che ha l’espressione stupita di chi in un modo o nell’altro l’ha fregato.

I Penguins sono indemoniati, Rowney attacca chiunque gli passi di fianco, recupera un disco, lo scaglia contro il portiere ospite, parata, arriva Bonino, tiro, devia Rust, gol, 3-0!

Il periodo horror per Craig Anderson si conclude con la conclusione di Scott Wilson che colpisce il goalie e vede il disco insaccarsi per il 4-0.

Per Anderson la partita finisce dopo 20 minuti, ma Pittsburgh non intende chiudere lo show.

Streit mette al centro per Cullen, anche Condon è battuto, 5-0 e partita chiusa.

L’ultimo periodo, con Ottawa già con la testa a gara 6, si apre con i magnifici tre in power play, Malkin, Crosby e assist al centro per Kessel, gol di Phil, 6-0.

Ancora superiorità numerica, Daley dalla distanza, 7-0 e chiusura dei giochi per i Penguins.

Murray chiude con uno shutout, Anderson prende 4 gol su 14 tiri, sembra che la serie sia un discorso chiuso, ma Pittsburgh ignora la vendetta del portiere di Park Ridge.

Pittsburgh @ Ottawa gara 6 (3-2)

Capitan Erik Karlsson si congratula a fine match con il proprio goalie Anderson, autentico one man show nella vittoria di misura ottenuta dai Senators che rimanda tutto a gara 7

Craig Anderson non è un tipo che ha paura. Ha passato una stagione intensa sia come giocatore ma sopratutto come uomo. La moglie, Nicholle, sta combattendo con un cancro alla gola e Craig, da ottimo marito, ha perso svariate partite per starle accanto, rientrando poi sul ghiaccio, chiudendo la porta dei Senators più volte, tra applausi e visi commossi.

Ebbene, in gara 6, quella sul ghiaccio canadese, Anderson chiude la porta per ben 45 volte, un muro invalicabile con un cuore immenso.

Nel primo tempo Pittsburgh ci prova 11 volte a superare il portiere statunitense, ma Anderson chiude ogni varco, con i Senators che in tutta risposta colpiscono un palo con Stone, con ripartenza immediata di Guentzel e naturalmente parata straordinaria del goalie.

I Penguins aumentano l’intensità nel secondo periodo, 23 tiri contro 10, col lampo di classe di uno che è allo stesso tempo straordinario con una faccia da svampito. Non deve certo concorrere a mister universo dunque Evgeni Malkin con bastone e disco fa ciò che vuole, anche segnare ad Anderson l’1-0 con conclusione, rimbalzo, dribbling e rete, nell’illusione che oggi non sia fiaba da portiere.

Pittsburgh sottovaluta Ottawa, concede alla franchigia 2 uomini di vantaggio con i falli di Hainsey e Cole, così per Bobby Ryan è una sentenza battere Matt Murray avendo tanto spazio.

I Senators sulle ali dell’entusiasmo colpiscono un palo con Zach Smith che fa impazzire il puck facendolo diventare una pallina da tennis.

Altro palo, di Mike Hoffman dopo 1 minuto e 34 secondi dall’inizio del terzo periodo, il suono del disco è magnifico, perché presuppone il boato, conclusione, palo e gol, Ottawa avanti 2-1 in una conclusione perfetta e stilisticamente bellissima.

Al resto pensa Anderson, ferma Crosby, ferma Kessel, poi il tempo scade e manda un bacio alla sua Nicholle, missione compiuta, si ritorna a Pittsburgh per gara 7.

Ottawa @ Pittsburgh gara 7 (3-3)

I soliti tre ad alzare il Prince of Wales Trophy: Crosby con alla sua destra l’eroe di gara 7 Kunitz ed alla sua sinistra Malkin

Vincere o morire, questione di eroi e non comuni mortali. E’ gara 7, lo spartiacque tra il sogno e l’incubo, inseguire la coppa o andare in vacanza.

Penguins e Senators ci arrivano dopo 6 battaglie più o meno combattute. “It’s a great day for hockey” è una frase che campeggia a Pittsburgh, detta dal vecchio coach Bob Johnson morto prematuramente durante la seconda scalata verso la Stanley Cup del 1992 e oggi è proprio un grande giorno per la Nhl.

Ogni gara 7 è un gran giorno per l’hockey.

La partita inizia a mille, ma con poche occasioni da una parte e dall’altra, MacArthur e Crosby disegnano il menu della battaglia sui portieri, con Murray e Anderson che rispondono presente e chiudono il primo periodo a reti bianche, con soli 11 tiri complessivi subiti.

L’intensità aumenta nel periodo due, tra i Penguins una battaglia dev’essere combattuta da un veterano. Chris Kunitz, classe 1979 da Regina, Saskatchewan, ha 3 Stanley Cup in bacheca, una nel 2006/07 con Anaheim e 2 con Pittsburgh, acquistato dai pinguini il 26 febbraio 2009 in cambio di Tangradi e Whitney, il collante tra Crosby e la coppa, con Pascal Dupuis come degno compagno di linea.

Oggi, Kunitz, a dispetto di carta d’identità e forma non più travolgente, si ritaglia ancor di più il posto nella leggenda, lo fa una prima volta quando scappa con Sheary e scambia con lui una serie di passaggi fino a depositare in gol il disco. Sembra facile, ma in una gara sette non lo è.

Non esiste assolutamente tempo per esultare, venti secondi dal vantaggio e Ottawa risponde, Karlsson per Stone e conclusione che batte Murray, tutto di una semplicità disumana.

Il terzo periodo può essere l’ultimo per una delle due squadre, Phaneuf compie un’ingenua scorrettezza su Kessel, power play pericolosissimo consegnato ai pinguini.

Il rumore dolcissimo del puck sul palo è ad opera di Justin Schultz che dalla distanza colpisce Anderson per il vantaggio di Pittsburgh, 2-1.

Ma gli Dei dell’hockey godono da matti per incasinare la mente dei tifosi, 3 minuti dopo il 2-1 gran tiro di Karlsson, palo, sponda su Murray e disco per Ryan Dzingel (8 minuti totali sul ghiaccio in tutta la partita!) che può solo depositare il tutto in rete.

E’ overtime.

Overtime di una gara 7.

Il supplementare sarebbe anche di troppo se il disco spinto dal pattino di Malkin finisse in rete anziché sul palo, ma Ottawa e Pittsburgh devono sudare e lottare se vogliono il paradiso.

Per due volte Anderson ferma Kessel lanciato a rete, alla terza è la traversa a dir di no a Phil e così il primo overtime va in pensione.

Serve un secondo supplementare, una seconda morte improvvisa, un lancio per Crosby che controlla, ma è marcato, apertura per Kunitz che prende la mira, tira, gol, 3-2, boato che esplode nell’Arena di casa, Pittsburgh vince, Penguins che avanzano alla finalissima, gioia locale ma applausi per i Senators capaci di un miracolo sportivo.

Avanza Crosby, viene eliminato Anderson, la gloria però per entrambi resta per sempre, in una standing ovation.

Tutta la sportività di Erik Karlsson a fine serie: il difensore di Ottawa nonostante combattesse da inizio playoff con un infortunio è stato sempre uno dei migliori dei suoi

E ora, sarà Penguins-Predators l’atto finale di uno sport bellissimo, misterioso quanto inenarrabile, fantasioso quanto incredibile e sarà qualcosa di unico, tutto per lei, la Stanley Cup.

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