“Dicono che fuggire non sia un gesto molto nobile. Peccato, è così piacevole.”

Con una citazione di Amélie Nothomb, scrittrice belga, apriamo la terza review stagionale dedicata alla Pacific Division, zona in cui tre squadre sono scappate in vetta staccando le inseguitrici che sino ad un mesetto fa sembravano poter dire la loro per la conquista dei primi posti.

Gli Oilers, gli Sharks ed i Ducks hanno condotto un mese di gennaio sublime a cospetto di Calgary Flames e Los Angeles Kings che invece si ritrovano impantanate nella lotta per un posto playoff, raggiunte dai sorprendenti Vancouver Canucks di capitan Henrik Sedin (a cui abbiamo dedicato la foto copertina in onore al raggiungimento dei 1000 punti in carriera NHL) a cui nessuno inizialmente aveva dato chance di “potersela giocare” in questa stagione ma che invece, complici le splendide prestazioni casalinghe, stanno dando filo da torcere a chiunque li affronti.

Stendiamo un velo pietoso invece per ciò che accade nel deserto dell’Arizona, dove il continuo viavai di giocatori dalle minors e di waivers richiamati da altre franchigie non sta portando a nulla di buono.


Festeggiano gli Edmonton Oilers dopo il 4-1 a San Jose con cui hanno raggiunto proprio gli Sharks in vetta alla Pacific Division

“Le tre sorelle”

SAN JOSE SHARKS 64 punti; 31W-17L-2OTL

EDMONTON OILERS 64 punti; 28W-15L-8OTL

ANAHEIM DUCKS 63 punti; 27W-15L-9OTL

Giunti al giro di boa della Regular Season, stoppata dall’inutile All Star Game previsto per questo weekend in quel di Los Angeles, San Jose Sharks, Edmonton Oilers ed Anaheim Ducks hanno scavato un solco importante fra loro e le dirette inseguitrici.

Gli uomini copertina per le formazioni in vetta alla Division sono sicuramente tre: nella Bay Area di San Jose il barbuto Brent Burns sta dettando legge dall’alto dei suoi 51 punti stagionali (miglior difensore dell’intera NHL) con una media strabiliante di 1.02 punti a partita; nella south California di Anaheim invece è il centro di seconda linea Ryan Kesler a guidare il team di Randy Carlyle ai vertici, con i suoi 39 punti messi a referto sino ad ora ed una straordinaria capacità di conquista dei faceoff (con il 57% risulta uno dei centri più affidabili della lega), fondamentale importantissimo specialmente in situazione di powerplay; spostandoci in Canada, precisamente ad Edmonton, l’uomo cardine per gli Oilers è, come previsto ad inizio stagione, il fenomenale nonchè capitano di franchigia Connor McDavid che dall’alto dei suoi 59 punti (17 goal e 42 assist) guida l’intera lega con 4 lunghezze di vantaggio su Sidney Crosby per la disputa alla conquista dell’Art Ross Trophy, premio che un giocatore di Edmonton non fa registrare dal lontano 1986/87 quando, indovinate un po’, un certo Wayne Gretzky metteva a segno la bellezza di 183 punti stagionali!

Soffermiamoci fra le tre capoliste proprio in quel di Edmonton.

Gli Oilers sono giunti a questa sosta con una bella serie di 3 vittorie esterne consecutive, molto importanti se andiamo ad osservare gli avversari affrontati: dopo il 7-3 inflitto ai Calgary Flames infatti McDavid e compagni si sono imposti con grande sicurezza sia in quel di Anaheim (secco 4-0) che in quel di San Jose (4-1) raggiungendo così a pari merito in vetta alla classifica gli Sharks.

Detto di queste 3 ultime vittorie va sottolineato che Edmonton nelle ultime 8 uscite ha perso una sola volta per di più solamente agli shootout contro i Nashville Predators, dimostrando grande maturità ed una affidabilità del reparto arretrato alle quali non ci aveva assolutamente abituato negli ultimi disastrosi anni.

Grandi protagonisti durante questa cavalcata sono stati Connor McDavid (ovviamente) ed il centro tedesco Leon Draisaitl che con 11 punti a testa hanno inoltre superato la milestone dei 100 punti totali realizzati in NHL, obiettivo che sarà destinato a moltiplicarsi anno dopo anno per due fra i più talentuosi elementi della brigata guidata da coach McLellan.

Draisaitl inoltre risulta essere il miglior marcatore della squadra con 19 reti, una in più di Patrick Maroon che dalla ultima nostra review (metà dicembre) ha realizzato la bellezza di 10 goal (compreso un hattrick).

Cam Talbot in gabbia è il titolare inamovibile della formazione canadese; il forte goalie vanta il maggior numero di presenze stagionali sino a questo momento dell’intera NHL (45), è terzo per numero di gare vinte (26) dietro solamente a Bobrovsky e Dubnyk e para con una buonissima percentuale di salvataggi (.922%SV) addolcita inoltre da 4 shutout.

Da Edmonton scendiamo verso sud ed andiamo ad analizzare la prima delle due californiane, sia per disposizione geografica (situata sulla baia di San Francisco) che per motivi di classifica: parlo chiaramente dei San Jose Sharks, primi a 64 punti raggiunti (e battuti!) proprio nell’ultimo turno disputato dagli Oilers che ha messo fine ad una streak di vittorie che durava da ben 6 giornate.

Come dicevamo in apertura un nome su tutti durante questo ultimo mese e mezzo di gioco ha caratterizzato le buone prestazioni della formazione allenata da coach DeBoer: Brent Burns.

Il possente difensore canadese a quota 51 punti è il leader della sua squadra sia a livello realizzativo che per minuti disputati (media di 24 minuti e 55 secondi a partita); il #88 inoltre è il miglior marcatore della franchigia con 21 goal stagionali, 4 in più di Logan Couture e Patrick Marleau.

Proprio il veterano Patrick Marleau è sobbalzato agli occhi di tutti negli ultimi giorni per il clamoroso poker di reti rifilato ai malcapitati Colorado Avalanche (peggiore squadra dell’intera lega) in un solo periodo: tale evento non accadeva dal lontano 1997 quando un certo Mario Lemieux ipnotizzava la difesa dei Montreal Canadiens chiudendo la gara sul 5-2 (stesso risultato fra l’altro registrato fra Sharks ed Avalanche).

Se il barbuto Burns pensa più ad offendere che a difendere ecco che a suo soccorso arrivano i vari Paul Martin, Marc Eduard Vlasic e Justin Braun a rappresentare la corazzata di giocatori del reparto arretrato che concedono poco allo spettacolo ma badano al cercare di non far prendere reti al goalie Martin Jones; San Jose infatti è la quarta miglior difesa dell’intera NHL, la migliore della Pacific Division con una media goal subiti pari a 2.32 a partita.

Da ricordare come al solito le ottime prestazioni registrate dal capitano Joe Pavelski che con 42 punti stagionali divisi fra 16 goal e 26 assist è il secondo miglior marcatore della squadra.

Procediamo verso il sud della magnifica California e sostiamo in quel di Anaheim dove i Ducks di Randy Carlyle stanno procedendo nella più classica delle loro stagioni “in scioltezza nei primi posti” della Pacific Division, cosa che ormai non ci è nuova da perlomeno un decennio.

La solidità di questa squadra e la capacità di ogni linea offensiva di mettere a segno punti è sicuramente il segno più importante per un team che, diciamocelo, da anni punta al traguardo più ghiotto, ossia la conquista della seconda Stanley Cup (la prima vinta fra l’altro proprio sotto la guida di Carlyle 10 anni fa).

Il miglior marcatore della squadra è l’esperto centro della seconda linea offensiva: quel Ryan Kesler (39 punti conditi da 18 goal e 21 assist) spesso utilizzato per catturare faceoff in situazioni delicate vista la sua grandissima capacità in questo fondamentale.

Il duo delle meraviglie Ryan Getzlaf (7 goal e 30 assist) e Corey Perry (9 goal e 26 assist) non sono più quelle macchine da goal di un tempo, ma fanno sentire il loro peso aiutando i numerosi giovani che si stanno dimostrando pronti e che rispondono al nome di Rickard Rakell (20 goal e 9 assist) Jakob Silfverberg (13 goal e 16 assist), Nick Ritchie (11 goal e 5 assist) ed Ondrej Kase (4 goal e 8 assist).

Positivo inoltre il bel turnover gestito nel duo di goalie: lo starter John Gibson ed il backup Jonathan Bernier stanno disputando un’annata sicura con percentuali per entrambi superiori al .900% di media salvataggi.

Come sempre ottimi gli special teams che si piazzano nelle prime 10 posizioni dell’intera lega sia per quanto riguarda il powerplay che per il penalty kill.

Per la sicurezza di un piazzamento utile per la post season ci vorrà ancora tempo, ma i presupposti ci sono tutti…basta non dimenticare inserito il freno a mano come fatto da qualcuno qui sotto…


“Le tre inseguitrici”

CALGARY FLAMES 53 punti; 25W-24L-3OTL

LOS ANGELES KINGS 52 punti; 24W-21L-4OTL

VANCOUVER CANUCKS 52 punti; 23W-21L-6OTL

Appaiate all’inseguimento di un sogno (i playoff) con diversi stati d’animo: sto parlando di Calgary Flames, Los Angeles Kings e Vancouver Canucks.

Se nell’ultima review avevamo elogiato i miglioramenti compiuti dai Flames che avevano raggiunto il gruppo di testa, in quest’occasione non possiamo non tirare le orecchie al team allenato da coach Glen Gulutzan, ricaduto nei vecchi problemi di una difesa che fa acqua da tutte le parti ed un attacco che non rientra praticamente mai a dare una mano al reparto arretrato, risultando in questa maniera la seconda peggior difesa della Division.

Nel mese di gennaio per Calgary sono arrivate solamente 5 vittorie al fronte di 8 sconfitte che hanno fatto precipitare la squadra in piena lotta per un posto in Wild Card assieme alle formazioni di una Central Division decisamente ridimensionata rispetto alla passata stagione.

Si salvano in questo periodo negativo i due giocatori che giostrano in seconda linea offensiva: il centro Mikael Backlund autore di 19 punti nell’ultimo mese e mezzo e l’ala sinistra nonchè rookie Matthew Tkachuk, positivo anch’egli con i suoi 16 punti registrati ed un fisico talvolta da pugile.

Ci si aspetta di più dal duo delle meraviglie Sean Monahan (16 goal e 15 assist) e Johnny Gaudreau (11 goal e 20 assist), non ancora pienamente centrati in zona goal nonostante il #23 sia capace di certi numeri tipo quello che andremo a farvi vedere nel video sottostante fatto registrare nell’ultimo match prima della sosta vinto contro gli Ottawa Senators all’overtime.

Da una canadese ad un’altra canadese, la quale però, ci sentiamo di dirlo, sta facendo più di quanto ci si sarebbe atteso: i Vancouver Canucks di coach Desjardins sono la piacevole sorpresa della Division e con i loro 52 punti possono ancora sognare un insperato piazzamento playoff.

Milestone raggiunta (ed a cui abbiamo dedicato la foto copertina dell’articolo) per il capitano Henrik Sedin che proprio contro il suo ex compagno Roberto Luongo ha trovato il millesimo punto di una splendida carriera che non è destinata a fermarsi qui.

32 punti in stagione per il #33 che guida le statistiche della formazione assieme al giovane e talentuoso Bo Horvat (14 goal e 18 assist) giunto forse alla maturità completa proprio durante questo primo scorcio di Regular Season; terzo miglior marcatore della franchigia il gemello Daniel con 27 punti divisi fra 11 goal e 16 assist.

Vancouver non è una squadra che segna molti goal, ci si aspettava sicuramente qualcosa in più dall’acquisto estivo Loui Eriksson che invece non ha ingranato mettendo a referto solamente 10 reti nelle 50 presenze stagionali.

La coppia di goalie formata da Ryan Miller e da Jacob Markstrom si sta dividendo i compiti in gabbia e stanno disputando una discreta stagione, entrambi sopra al .910% di media salvataggi.

Bene inoltre l’inserimento in line up del giovane difensore Troy Stecher diventato membro fisso della prima linea arretrata.

Il terzetto di inseguitrici si conclude con i Los Angeles Kings; la decaduta formazione guidata da coach Sutter non riesce ad infilare un filotto di partite convincenti e prosegue la sua stagione nel limbo dell’incertezza aumentata dalle ultime news relative allo stato fisico di Jonathan Quick.

Il forte goalie statunitense, fuori da inizio stagione, ha avuto una ricaduta dall’infortunio e sarà fuori sino a marzo, tant’è che il duo formato da Petr Budaj (molto positivo sino a questo momento) e da Jeff Zatkoff (disastroso ogni qualvolta è stato chiamato in causa) dovrà difendere ancora per un mese (o più?) i pali della gabbia della formazione californiana.

Ma se i problemi per Los Angeles fossero solo questi, i tifosi potrebbero dormire sogni tranquilli.

La squadra che ha vinto 2 Stanley Cup negli ultimi 5 anni ha tantissime difficoltà ad andare a rete e se non fosse per Jeff Carter (24 goal) e Tanner Pearson (15 goal) la situazione sarebbe ancora più tragica; decisamente insufficiente infatti l’apporto in zona realizzativa del neo capitano di franchigia Anze Kopitar (5 goal e 22 assist), forse schiacciato dal peso di quella C sul petto o forse semplicemente regredito come gran parte della formazione in questo ultime deludente anno.

L’assenza da metà dicembre di Tyler Toffoli (8 goal e 12 assist) per infortunio sta nuocendo alla salute di un reparto come già detto poco produttivo.

Drew Doughty dall’alto dei suoi 27 minuti di media disputati a partita tenterà in ogni modo di non far mancare l’obiettivo playoff ad una squadra che inizia ad odorare di antico.


ARIZONA COYOTES 38 punti; 16W-26L-6OTL

Secondo peggior attacco e seconda peggior difesa dell’intera NHL davanti solamente ai Colorado Avalanche, della formazione allenata da coach Dave Tippett sinceramente non ci sentiamo di aggiungere altro, la speranza per i Coyotes è che questa stagione termini in fretta per poter poi pensare a sistemare le cose in off-season con degli scambi sensati e non indotti solamente ad indebolire una squadra già poco dotata tecnicamente per acquistare ulteriori pick nei vari Draft destinate a ringiovanire ancor di più un team che mai come in questo momento (visto il probabile addio a fine stagione o forse addirittura nell’imminente Trade Deadline di capitan Shane Doan) avrebbe bisogno di gente esperta ed utile a far crescere i numerosi giovani talenti inespressi presenti in franchigia (da Duclair a Perlini, da Strome a Dvorak e cosi via…).


Godetevi lo “spettacolo” dell’All Star Game e poi sarà ora di rituffarsi nel mondo dell’hockey che conta, la parte più calda della stagione sta per arrivare signori!! 

Allacciatevi le cinture!! 

BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!

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