“Nessun vincitore crede al caso”: Friedrich Nietzsche, filosofo e poeta tedesco, con una delle sue celebri frasi ci permette di raccontare ciò che esattamente 7 anni dopo sono riusciti a costruire i Pittsburgh Penguins, che nella notte italiana fra domenica e lunedì hanno conquistato la quarta Stanley Cup della loro storia, ancora una volta vincendo la gara decisiva in trasferta.

Sono passate 366 domeniche dall’ultima Stanley Cup, 2557 giorni in cui capitan Sidney Crosby ed il geniale Evgeni Malkin si sono ritrovati a dover costantemente soccombere nei momenti clou della stagione, portandosi sulle spalle la pesante zavorra di essere definiti come due fenomeni solamente quando il disco non scotta, ossia in Regular Season, e non trascinare la squadra nel periodo più importante della stagione, ossia ai playoff; non nascondiamo che qualcosa di vero ci sia in queste affermazioni, ma una catena di eventi ha permesso al #87 (che porta a casa anche il Conn Smythe Trophy, premio per essere stato selezionato come l’MVP di questi playoff) ed al #71 di prendersi una grandissima rivincita in questa stagione iniziata malissimo e conclusa dolcissimamente.

Trascinati dalla caparbietà in panchina del neo coach Mike Sullivan (arrivato a dicembre in sostituzione di Mike Johnston con Pittsburgh momentaneamente fuori da un posto playoff con sole 15 vittorie al fronte di 17 sconfitte) e dalle mosse azzeccatissime del General Manager Jim Rutherford (Carl Hagelin e Trevor Daley a metà stagione sono stati fondamentali per la rinascita dei Penguins) la formazione della Pennsylvania ha realizzato una delle più belle cavalcate degli ultimi anni, scavalcando ogni pronostico ed aggiudicandosi meritatamente il titolo di campioni.

La gara decisiva poteva essere gara 5, fra le mura amiche mai avevano vinto un titolo i Penguins e la città di Pittsburgh, grande affamata di sport, non viveva un evento simile dalla vittoria dei Pirates (MLB) nelle World Series del lontano 1960; San Jose ha chiuso in gola l’urlo del popolo oro-nero e sperava di potersi giocare le proprie chance di rimonta sfruttando il ghiaccio amico in gara 6, andiamo a raccontare brevemente cos’è accaduto.

GAME 6: Penguins @ Sharks 3-1 

PITTSBURGH WON STANLEY CUP FINAL 4-2

L’intro per questa gara 6 non è dei migliori: 2 giorni fa infatti muore ad 88 anni Mr.Hockey, Gordie Howe, ieri l’incredibile strage di Orlando dove un killer spietato entra in un locale armato fino ai denti uccidendo 50 persone e ferendone 53 prima di essere ucciso anch’egli dalla polizia; il minuto di silenzio prima dell’inno nazionale è triste, molto triste, ed un applauso al termine di esso ci avvicina alla partita senza dimenticare quanto accaduto.

Si parte: potrebbero essere gli ultimi 60 minuti della stagione NHL.

Pittsburgh preme subito sull’acceleratore dimostrando di aver digerito la sconfitta subita fra le mura amiche ma rischia grosso sul turnover concesso da Nick Bonino che concede una grandissima occasione a Matt Nieto di potersi prendere le luci del palcoscenico, ma sul suo slap shot Matt Murray chiude ogni spiraglio mantenendo il risultato a reti bianche.

Dopo 7 minuti e 50 ecco il primo “turning event” della partita: Zubrus sgambetta con la stecca Dumoulin e manda in powerplay la formazione ospite che concretizza immediatamente tale opportunità, il disco passa da Kunitz a Schultz, prima di partire dalla stecca di Brian Dumoulin, abile a fintare il tiro mandando a vuoto il tentativo di block da parte di Karlsson, ed a battere un Martin Jones stranamente poco reattivo. 1-0 Penguins e Stanley Cup che si avvicina.

Il primo periodo scorre piacevole con i Penguins assoluti padroni del ghiaccio con la consueta velocità che manda in confusione la formazione di casa così come accaduto praticamente per tutto l’arco della serie; a stoppare le avanzate di Pittsburgh però ci pensa come di consueto Martin Jones, il goalie di San Jose si è dimostrato un vero gladiatore alla difesa della propria gabbia, ed anche in quest’ultima occasione si mette in mostra piazzando almeno tre interventi devastanti nei primi 20 minuti di gioco sui tentativi di Crosby, Sheary e Kessel permettendo ai suoi di rimanere in partita.

Se nel primo periodo una sola squadra ha dimostrato la propria superiorità, nel secondo periodo San Jose mette sul ghiaccio tutto ciò che ha nel tentativo di ribaltare la situazione; la pressione ed il forecheck altissimo imposto da coach DeBoer inizia a dare i suoi frutti, mettendo alle strette la formazione ospite che però, nonostante l’assedio, ha due ghiottissime opportunità per portarsi sul 2-0, la prima con Nick Bonino sul cui tiro Jones riesce a metterci il gambale, la seconda con Bryan Rust che servito da un assist sontuoso di Malkin spreca tutto tirando addosso al portierone di San Jose anzichè tornare il disco al compagno posizionato meglio rispetto ad esso.

E così al sesto minuto di gioco ecco che arriva la punizione per Pittsburgh, dopo una grande pressione da parte degli Sharks la formazione ospite tenta il cambio di linea ma ciò che ne consegue è il goal di Logan Couture che approfitta dello spazio lasciatogli per avanzare e battere Murray con un tiro tanto rapido quanto preciso che si infila fra i gambali del goalie #30.

Il SAP Center di San Jose esplode, sperando nel clamoroso comeback riuscito solamente ai Toronto Maple Leafs nel lontanissimo 1942 ai danni dei Detroit Red Wings, purtroppo per la gente della California però passano solamente 79 secondi e la formazione ospite torna subito in vantaggio, dimostrando una volta per tutte che le paure passate sono state rinchiuse in un armadio che sperano di non riaprire mai più; il disco gestito ottimamente da Letang, Sheary e Crosby in zona offensiva finisce dietro la gabbia di Jones, il capitano dei Penguins è il più lesto a riconquistarlo, inventando l’assist per l’accorrente Kris Letang, che di prima scaglia un tiro che con ogni probabilità avrebbe cercato Hornqvist posizionato come al solito di fronte al net ma fortunosamente trova il blocker di Jones che anzichè respingere il tiro lo trascina alle proprie spalle.

2-1 Penguins e Sharks nuovamente a testa bassa alla ricerca del pareggio.

Ci prova Marleau, con un tiro simile a quello di Burns che in gara 5 aveva bucato dopo pochi secondi Murray, ma stavolta il goalie di Pittsburgh è attento e chiude lo spiraglio; ci prova capitan Joe Pavelski, ma questa non è la sua serie, non lo è mai stata, nemmeno il goal in empty net realizzato nella scorsa partita l’ha aiutato, a porta praticamente vuota colpisce a botta sicura, sembra il più facile dei suoi goal in questi playoff ed invece il disco sfiora il palo terminando clamorosamente fuori stoppando l’urlo di gioia di compagni, tifosi e chiunque altro segua gli squali, incredibile!

I Penguins difendono con ordine e ripartono appena possono, il due contro uno di Malkin e Kunitz è qualcosa di clamoroso, ma un passaggio di troppo non permette alla formazione di Sullivan di chiudere i conti lasciando il discorso aperto prima di arrivare agli ultimi 20 minuti di gioco.

Nel terzo ed ultimo periodo San Jose sembra aver terminato la benzina, ha dato tutto ciò che aveva nei primi 40 minuti di gioco, non sfruttando le numerose occasioni avute per riaprire gara e serie; Pittsburgh difende con ordine, blocca ogni tiro dalla distanza dei padroni di casa che anzichè impensierire Murray rischiano il k.o altre due volte in un tempo che passa via via sempre più veloce e con pochissime occasioni, la prima parte dalla stecca di Dumoulin (bella parata di Jones), la seconda arriva con uno scambio sontuoso fra Chris Kunitz e Phil Kessel, il cui tiro a colpo sicuro però viene neutralizzato dal gambale di uno strepitoso Martin Jones.

Una serie interminabile di offside ed icing permette numerosi faceoff nei restanti minuti di gioco, ed in questo settore Pittsburgh in gara 6 è stata davvero notevole, conquistandone nel 65% dei casi il possesso del disco; così ad 1 minuto e 2 secondi dal termine con San Jose alla ricerca del pareggio con l’uomo in più e la gabbia vuota ecco che ad immolarsi sul puck scagliato verso la porta di Murray da Vlasic è capitan Sidney Crosby che blocca il tiro, respira, vede libero Patric Hornqvist che si invola verso la porta sguarnita infilando il puck in rete facendo esplodere l’intera panchina dei Penguins, la città di Pittsburgh e tutti i tifosi sparsi nel mondo del team oro-nero.

La quarta Stanley Cup diventa realtà 62 secondi dopo; il suono della sirena di San Jose annuncia il termine della gara, della serie, della stagione 2015/16 ed i vincitori sono loro, ancora una volta in casacca bianca come tradizione sembra voler dimostrare, i Pittsburgh Penguins!!

E’ che la festa abbia inizio!

Pillole da Stanley Cup

  • Sidney Crosby come Joe Sakic: il capitano dei Penguins ha vinto come l’ex capitano dei Colorado Avalanche ogni cosa si possa vincere nel mondo dell’hockey su ghiaccio. Per il #87 la lista conta 2 Stanley Cup, 2 medaglie d’oro alle Olimpiadi con la casacca canadese, una medaglia d’oro ai mondiali, due Hart Ross Trophy ed ora il suo primo Conn Smythe Trophy.
  • Matthew Murray: il goalie selezionato come 83esima scelta al Draft del 2012 compie la grandissima impresa di approfittare dell’infortunio dello starter Marc Andre Fleury per realizzare una clamorosa scalata verso la Stanley Cup mettendo a segno 15 vittorie nelle 23 partite disputate da rookie e 6 vittorie su 6 a seguito di una sconfitta con una media di salvataggi pari al 92.3% ed una calma da veterano che mai si era vista in un portiere di soli 22 anni
  • Phil Kessel: è la prima Stanley Cup per Phil The Thrill Kessel, tanto criticato negli anni passati il #81 ex Toronto Maple Leafs si prende una meravigliosa rivincita in quel di Pittsburgh disputando dei playoff a livello straordinario totalizzando 22 punti (10 goal e 12 assist) nelle 24 presenze
  • Carl Hagelin e Nick Bonino: arrivati il primo a stagione in corso da Anaheim ed il secondo a seguito di uno scambio estivo da Vancouver hanno preso per mano la squadra assieme al sopracitato Phil Kessel formando una delle linee più letali di tutta la NHL, per il trio definito “HBK” ben 58 punti in 3 durante questi playoff
  • La difesa: arrivata a questi playoff come il reparto deficitario di Pittsburgh ha risposto alla grande con una disciplina sontuosa ed un sacrificio totale alla protezione del net con statistiche impressionanti riguardo i blocked shots
  • Pascal Dupuis: #doitforDuper è stato uno degli hashtag più usato in ogni social network da parte di ogni tifoso Penguins, alla fine i suoi compagni ce l’hanno fatta ed il #9 con un grande cuore malato costretto a ritirarsi durante l’arco della stagione regolare ha potuto realizzare nuovamente il sogno di poter alzare la Stanley Cup
  • I rookies: meritano una grande citazione i rookies che hanno generato una nuova linfa nelle linee abuliche di Pittsburgh sino al loro arrivo; parlo di Conor Sheary, Bryan Rust e Tom Kuhnhackl, 3 ragazzi terribili che, chi con la velocità, chi con la caparbietà ha permesso alla formazione oro-nera di poter sfruttare a pieno ognuna delle 4 linee offensive
  • Matt Cullen: il 39enne conquista la seconda Stanley Cup in carriera dopo una stagione sontuosa, a far da chioccia ai baldi giovani sopracitati lanciati nella mischia da coach Sullivan, che sia il caso di chiedergli un altro anno da Pinguino?
  • Mike Sullivan: per ultimo ma con un importanza forse ancora più determinante rispetto ad ogni “pillola da Stanley Cup” citata sin’ora arriva il nome di Mike Sullivan; l’Head Coach di Pittsburgh arrivato a metà dicembre con una squadra al totale sbando ha riportato entusiasmo in un gruppo quasi demotivato dall’hockey imposto da Johnston a tratti inguardabile, il 48enne statunitense ha portato con se i 3 gioiellini del farm team AHL dei Wilkes Barre Scranton ed ha pian piano assemblato le linee a suo piacimento facendo rendere ogni singolo elemento al massimo delle proprie capacità, non ultima la stratosferica disposizione tattica da parte della difesa che con la sua pressione altissima ha reso la vita difficile ad ogni team della Lega da quando su questa panchina si è seduto il tosto Mike.

La stagione è finita, i Pittsburgh Penguins sono campioni e per noi di PlayitUsa è davvero tutto, almeno per ora, mancano meno di 2 settimane infatti al Draft 2016 che consegnerà alla NHL ulteriori campioni futuri da ammirare, seguire e tifare!


BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!

 

One thought on “I Pittsburgh Penguins vincono la Stanley Cup!

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